29/05/07

L'ex presidente iraniano ospite della Cattolica

"Bisogna favorire il dialogo tra civiltà. È l’unica possibilità per debellare guerra e terrorismo». Parola di Seyyed Mohammad Khatami, già Presidente della Repubblica islamica dell’Iran e presidente dell’Istituto internazionale per il dialogo tra le civiltà. L’occasione, una conferenza organizzata dalla Università Cattolica, a cui hanno partecipato il professor Vittorio Emanuele Parsi, docente di relazioni internazionali e moderatore del dibattito, Riccardo Redaelli, docente di antropologia e cultura islamica, e Camille Eid, giornalista libanese di Avvenire.

Ha fatto gli onori di casa il rettore Lorenzo Ornaghi. «Voglio esprimere gratitudine autentica al presidente Khatami per aver accettato l’invito a partecipare alla conferenza – ha detto il rettore -. È per noi un privilegio avere lei oggi quale ospite d’onore, come studioso autorevole e come uomo che si impegna per il dialogo tra religioni». Il professor Ornaghi ha richiamato l’attenzione sull’importanza del confronto tra mondi diversi e sulle difficoltà che incontra. «Ci troviamo in un’epoca in cui le civiltà non sembrano intenzionate a comunicare – ha affermato -. C’è un elevato rischio di scontro culturale e politico. Molte volte lei ha esortato a conoscere l’altro aprendosi e a contrastare l’idea che esista un antagonismo irriducibile tra le civiltà». «I rapporti tra cristiani e musulmani – ha detto Ornaghi citando un discorso di papa Bendetto XVI agli ambasciatori dei paesi islamici - devono proseguire e svilupparsi sulla base di reciproche aperture, nel rispetto delle differenze. Ognuno uscirà arricchito e più fiducioso sull’incontro tra civiltà».
Dopo il saluto del Rettore, Riccardo Redaelli ha parlato del dialogo in prospettiva storica. «Il passato è pieno di esempi di interazione tra culture, come nel caso dei filosofi greci, Aristotele in testa».
In relazione all’attualità il docente della Cattolica ha invitato alla comprensione reciproca tra i popoli, evitando uno sguardo che si concentri solo sugli aspetti esteriori e superficiali e ha chiesto a Khatami se il lavoro per l’integrazione debba rinunciare all’oggi per pensare solo al domani.
Una domanda a cui si è aggiunto l’interrogativo posto da Camille Eid all’ex presidente iraniano: «La Repubblica dell’Iran si definisce islamica. È possibile modernizzare questo paese senza una separazione tra politica e religione?».
Khatami non si è sottratto alle domande. «Se consideriamo bene la storia, non vediamo uno scontro di civiltà bensì uno scambio. Civiltà e culture hanno sempre avuto un incontro – ha argomentato l’ex premier iraniano -. Persiani e romani facevano scambi anche durante le guerre. Durante le crociate, si è realizzata la maggior parte degli scambi tra le diverse civiltà; lo stesso Alessandro Magno ha portato l’Occidente in Oriente e questo incontro ha arricchito entrambe le parti. Possiamo quindi parlare di una dialettica tra culture».
Il leader iraniano, ha definito la società occidentale «dominante e orgogliosa», sottolineando che «il mondo è invaso dall’aspetto hardware della vostra cultura: auto, mezzi di produzione, elettricità, urbanizzazione». Khatami ha quindi analizzato il potenziale ruolo della religione per la pace tra stati e le storture che ne hanno adulterato la funzione sociale. «Le religioni sono venute per offrire sicurezza. Chi è fonte dell’insicurezza? Gli estremisti egoisti e violenti che utilizzano l’opinione pubblica per portare avanti i loro obiettivi. Il dialogo deve tradursi nell’isolare gli estremisti. Come è possibile separare l’opinione pubblica dai violenti?» si è chiesto Khatami. «Il disastro comincia quando la politica si sveste della morale. La religione aiuta a moralizzare la politica, fatta di interessi e potere. Tuttavia la religione non può essere imposta a ogni costo. In questa visione l’Islam può essere concorde con la democrazia – ha proseguito - . Tuttavia, dobbiamo ridurre gli aspetti negativi e far sì che la religione sia più presente nella vita quotidiana».
Vittorio E. Parsi ha ricordato che la cultura occidentale è dappertutto. «Questo ci dovrebbe portare a esercitare più responsabilità verso i nostri valori». Parsi ha espresso però perplessità per un modello statale che vede la religione come protagonista principale, in contrasto con le scelte compiute dalle democrazie occidentali nella loro evoluzione. «Ciò che rende difficile il dialogo è il fatto che in Occidente si sia scelta la secolarizzazione, la laicità e lo Stato, valori che non hanno cancellato tutti i mali, ma che hanno smorzato i conflitti all’interno della nostra civiltà. Lei – ha detto rivolto a Khatami - ha contrapposto lo spirito della religione giustamente inteso a quello della politica. Secondo me, entrambe hanno alti valori ma ambedue possono anche essere praticate in modo basso. Non è che per disarmare i politici corrotti si sono armati i falsi profeti?

Khatami ha risposto in questo modo: «Dobbiamo cercare di disarmare tutti quelli che amano la violenza, sia falsi profeti che politici, e trasformare l’odio in conoscenza». Ha concluso con un auspicio e un impegno personale, al quale sta lavorando da anni.«Se Oriente ed Occidente potessero conoscersi reciprocamente, forse potremmo rompere il circolo vizioso di insicurezza che si è alimentato nel tempo. Dobbiamo cercare di cambiare con perseveranza ed essere ottimisti. Come non esserlo – ha detto il presidente agli studenti presenti - davanti a una platea di giovani come voi?».

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