31/05/07

Amleto a Tor Bella Monaca

Con oltre 174 giorni di programmazione, 98 recite proposte e 27.571 presenze, il Teatro Tor Bella Monaca si avvia a chiudere la sua seconda stagione con un grande spettacolo, ''La tragica storia dell'Amleto principe di Danimarca'', il testo di William Shakespeare diretto e riletto da Giuseppe Marini, ''prima vera produzione del teatro che, da Tor Bella Monaca, andra' poi in scena in tutta Italia'', ha dichiarato all'Adnkronos Cultura Michele Placido, direttore artistico di questo teatro della periferia romana.

In scena da domani al 3 giugno, l'Amleto di Giuseppe Marini sara' un ulteriore dimostrazione di come il Tor Bella Monaca rappresenti, anche grazie alla collaborazione del comune, della regione Lazio, dell'Ente Teatrale Italiano e dell'Universita' di Roma Tor Vergata, un luogo in cui arte e sociale, narrazione popolare e titoli colti e raffinati riescono finalmente a dialogare, raccogliendo il consenso di un pubblico in continua crescita.

''La Capitale oggi ha piu' centri e piu' cuori - ha dichiarato all'Adnkronos Cultura Silvio Di Francia, assessore alle Politiche Culturali del comune di Roma - e l'attivita' del Tor Bella Monaca ha sfatato il luogo comune secondo il quale la cultura alta si fa solo in centro. Questo spettacolo, inoltre, rappresenta un motivo di orgoglio perche' il problema del teatro italiano sta proprio nelle produzioni: con l'Amleto, questo palco di periferia si presenta come un teatro a tutto tondo, in grado di produrre e di uscire dai suoi confini, e non solo come un'esperienza estemporanea''.

Fonte: AdnKronos Cultura

Le segrete cose di Dante

''Dante, la sua Commedia e le segrete cose'' e' il titolo di una conferenza organizzata recentemente dal Consolato d'Italia in Atene e dal Comitato greco della Societa' Dante Alighieri, nella capitale greca. Il dantista Gianni Vacchelli, docente di letteratura italiana, autore di numerosi saggi e da anni impegnato in Italia e all'estero nella diffusione degli aspetti piu' esoterici dell'opera del Sommo Poeta, ha parlato davanti ad un attento pubblico.

Tema centrale dell'incontro e' infatti stato -come ha riferito il Console Fabrizio Lobasso- "il mondo velato delle visioni dantesche che rivalutano in modo inestimabile il viaggio e l'espansione della coscienza umana al seguito di una creativita' artistica frutto di intuizioni non comuni e di tipo superiore".

Nel corso del suo intervento Vacchelli ha illustrato quei significati nascosti che rendono l'Opera, oltre ad un percorso letterario, un viaggio mistico alla scoperta delle profondita' dell'uomo, mirato a riconoscere (e trasformare) i propri demoni interiori (Inferno), le scelte dolorose di vita da affrontare (Purgatorio) e l'estasi del possibile incontro con la nostra parte divina (Paradiso).

Significativi anche gli interventi del professor Gerasimos Zoras, co-direttore del dipartimento di italianistica dell'Universita' di Atene, e del prof. Andreas Risiotis, dantista greco che ha tradotto la ''Divina Commedia'' nella lingua greca parlata per renderla accessibile ad un maggior numero di persone.

Fonte: AdnKronos Cultura

30/05/07

Venezia e l'Islam

Dalla toponomastica alla cucina, a Venezia non e' difficile rintracciare ancora oggi i segni della cultura islamica (le iscrizioni dal Corano e le decorazioni arabesche di San Pietro in Castello, i marmi di Costantinopoli nella Basilica di San Marco). Al complesso legame che uni' la Serenissima al mondo islamico, e' dedicata la grande mostra "Venezia e l'Islam 828-1797" che arriva a Palazzo Ducale, luogo simbolo della citta' e della sua millenaria civilta', dopo le tappe di Parigi e New York. La rassegna illustra questo rapporto, particolarmente fecondo tra XIV e XVI secolo, attraverso l'esposizione di oggetti, dipinti e vetri, ceramiche e metalli, tessili e materiali a stampa che testimoniano il reciproco influsso delle due culture nel linguaggio artistico e nell'evoluzione delle tecniche, ma anche la continuita' degli scambi commerciali e diplomatici. La mostra sara' aperta al pubblico dal 28 luglio al 25 novembre, tutti i giorni dalle ore 9 alle 19.

Se il VII secolo vide nascere ed espandersi la civilta' musulmana, alla fine di questo stesso secolo Venezia, avamposto bizantino settentrionale, nomino' il suo primo doge; se nell'827 gli arabi sbarcarono in Sicilia, l'anno seguente i veneziani trafugarono da Alessandria d'Egitto le spoglie dell'evangelista Marco, che divenne poi il protettore della citta'. Dal IX al XVIII secolo si susseguono guerre, crociate, piraterie, conquiste, ma anche trattati mercantili e doni da parte di sultani, tra i cui gli splendidi vetri dai quali i veneziani appresero l'arte artigianale che li rese, nel tempo, celebri in tutto il mondo.

Fonte: AdnKronos Cultura

Commedia Occulta

Esiste una struttura nascosta nel poema di Dante Alighieri, una lettura inedita e originale indagata dalla glottologa Edy Minguzzi in "La struttura occulta della Divina Commedia", volume pubblicato da Libri Scheiwiller. "Edy Minguzzi, allieva di Vittore Pisani, grande maestro della linguistica milanese - scrive Silvia Morgana nella prefazione del volume - riesce ad aprire la strada a una nuova lettura del poema e del linguaggio dantesco, fornendo le chiavi interpretative per decifrarne il complesso sistema di relazioni logico-simboliche: relazioni che sfuggono al lettore moderno, estraneo al sistema culturale medievale che aveva operato una sintesi 'inestricabile' di platonismo, aristotelismo, neoplatonismo e cristianesimo".

Un viaggio affascinante nella cultura dantesca, tra scienza, fede e magia, linguaggio cabalistico, astrologico e alchemico che conduce il lettore verso la scoperta di una struttura che sarebbe stata deliberatamente occultata dal poeta. Il volume si concentra sulla cultura medievale di Dante, analizzando le dottrine del ritorno e i codici cosmici, riti, credenze e filosofie. EdyMinguzzi partecipa da anni alle attivita' della cattedra di Linguistica Generale nel corso di laurea in Scienze umanistiche per la comunicazione della Facolta' di Lettere e Filosofia dell'Universita' degli Studi di Milano, ed e' docente di Teoria dei Linguaggi e di Semeiotica nella Facolta' di Medicina e Chirurgia dello stesso ateneo.

Fonte: AdnKronos Cultura

Addendum:

Minguzzi è anche autrice dei saggi “Alchimia” (Milano ‘75) e “Femminilità e femminismo” (Genova ‘81) oltre che di numerosi studi ed articoli sull’esegesi del mito e sulla cosmologia classica e medievale.

29/05/07

L'ex presidente iraniano ospite della Cattolica

"Bisogna favorire il dialogo tra civiltà. È l’unica possibilità per debellare guerra e terrorismo». Parola di Seyyed Mohammad Khatami, già Presidente della Repubblica islamica dell’Iran e presidente dell’Istituto internazionale per il dialogo tra le civiltà. L’occasione, una conferenza organizzata dalla Università Cattolica, a cui hanno partecipato il professor Vittorio Emanuele Parsi, docente di relazioni internazionali e moderatore del dibattito, Riccardo Redaelli, docente di antropologia e cultura islamica, e Camille Eid, giornalista libanese di Avvenire.

Ha fatto gli onori di casa il rettore Lorenzo Ornaghi. «Voglio esprimere gratitudine autentica al presidente Khatami per aver accettato l’invito a partecipare alla conferenza – ha detto il rettore -. È per noi un privilegio avere lei oggi quale ospite d’onore, come studioso autorevole e come uomo che si impegna per il dialogo tra religioni». Il professor Ornaghi ha richiamato l’attenzione sull’importanza del confronto tra mondi diversi e sulle difficoltà che incontra. «Ci troviamo in un’epoca in cui le civiltà non sembrano intenzionate a comunicare – ha affermato -. C’è un elevato rischio di scontro culturale e politico. Molte volte lei ha esortato a conoscere l’altro aprendosi e a contrastare l’idea che esista un antagonismo irriducibile tra le civiltà». «I rapporti tra cristiani e musulmani – ha detto Ornaghi citando un discorso di papa Bendetto XVI agli ambasciatori dei paesi islamici - devono proseguire e svilupparsi sulla base di reciproche aperture, nel rispetto delle differenze. Ognuno uscirà arricchito e più fiducioso sull’incontro tra civiltà».
Dopo il saluto del Rettore, Riccardo Redaelli ha parlato del dialogo in prospettiva storica. «Il passato è pieno di esempi di interazione tra culture, come nel caso dei filosofi greci, Aristotele in testa».
In relazione all’attualità il docente della Cattolica ha invitato alla comprensione reciproca tra i popoli, evitando uno sguardo che si concentri solo sugli aspetti esteriori e superficiali e ha chiesto a Khatami se il lavoro per l’integrazione debba rinunciare all’oggi per pensare solo al domani.
Una domanda a cui si è aggiunto l’interrogativo posto da Camille Eid all’ex presidente iraniano: «La Repubblica dell’Iran si definisce islamica. È possibile modernizzare questo paese senza una separazione tra politica e religione?».
Khatami non si è sottratto alle domande. «Se consideriamo bene la storia, non vediamo uno scontro di civiltà bensì uno scambio. Civiltà e culture hanno sempre avuto un incontro – ha argomentato l’ex premier iraniano -. Persiani e romani facevano scambi anche durante le guerre. Durante le crociate, si è realizzata la maggior parte degli scambi tra le diverse civiltà; lo stesso Alessandro Magno ha portato l’Occidente in Oriente e questo incontro ha arricchito entrambe le parti. Possiamo quindi parlare di una dialettica tra culture».
Il leader iraniano, ha definito la società occidentale «dominante e orgogliosa», sottolineando che «il mondo è invaso dall’aspetto hardware della vostra cultura: auto, mezzi di produzione, elettricità, urbanizzazione». Khatami ha quindi analizzato il potenziale ruolo della religione per la pace tra stati e le storture che ne hanno adulterato la funzione sociale. «Le religioni sono venute per offrire sicurezza. Chi è fonte dell’insicurezza? Gli estremisti egoisti e violenti che utilizzano l’opinione pubblica per portare avanti i loro obiettivi. Il dialogo deve tradursi nell’isolare gli estremisti. Come è possibile separare l’opinione pubblica dai violenti?» si è chiesto Khatami. «Il disastro comincia quando la politica si sveste della morale. La religione aiuta a moralizzare la politica, fatta di interessi e potere. Tuttavia la religione non può essere imposta a ogni costo. In questa visione l’Islam può essere concorde con la democrazia – ha proseguito - . Tuttavia, dobbiamo ridurre gli aspetti negativi e far sì che la religione sia più presente nella vita quotidiana».
Vittorio E. Parsi ha ricordato che la cultura occidentale è dappertutto. «Questo ci dovrebbe portare a esercitare più responsabilità verso i nostri valori». Parsi ha espresso però perplessità per un modello statale che vede la religione come protagonista principale, in contrasto con le scelte compiute dalle democrazie occidentali nella loro evoluzione. «Ciò che rende difficile il dialogo è il fatto che in Occidente si sia scelta la secolarizzazione, la laicità e lo Stato, valori che non hanno cancellato tutti i mali, ma che hanno smorzato i conflitti all’interno della nostra civiltà. Lei – ha detto rivolto a Khatami - ha contrapposto lo spirito della religione giustamente inteso a quello della politica. Secondo me, entrambe hanno alti valori ma ambedue possono anche essere praticate in modo basso. Non è che per disarmare i politici corrotti si sono armati i falsi profeti?

Khatami ha risposto in questo modo: «Dobbiamo cercare di disarmare tutti quelli che amano la violenza, sia falsi profeti che politici, e trasformare l’odio in conoscenza». Ha concluso con un auspicio e un impegno personale, al quale sta lavorando da anni.«Se Oriente ed Occidente potessero conoscersi reciprocamente, forse potremmo rompere il circolo vizioso di insicurezza che si è alimentato nel tempo. Dobbiamo cercare di cambiare con perseveranza ed essere ottimisti. Come non esserlo – ha detto il presidente agli studenti presenti - davanti a una platea di giovani come voi?».

27/05/07

Cristina Campo, note e metafisica

In alcune lettere ci si dà del tu, in altre ci si dà del lei. Ma non è detto che le prime siano più illuminanti delle seconde. Al contrario, può accadere che proprio l'ostacolo opposto dalla forma - non dal formalismo - costringa a una maggior profondità. Lettere in cui ci si dà del tu, come quelle che Cristina Campo invia tra il 1953 e il 1967 a Leone Traverso, poeta e traduttore di poeti. E lettere in cui ci si dà del lei, come quelle che la stessa Campo scambia, tra il 1961 e il 1974, con Alessandro Spina, forse il più enigmatico tra i narratori in lingua italiana del secondo Novecento. Più enigmatico anche dell'«imperdonabile» Cristina, al secolo Vittoria Guerrini, vita breve (morì nel 1977, a soli 54 anni) per un'arte che sarebbe stata, in ogni caso, troppo lunga.
Arrivano in libreria insieme, le lettere del lei e quelle del tu. Già noto per quanto riguarda le missive inviate da Cristina, il Carteggio Campo-Spina viene infatti proposto da Morcelliana in un'edizione che si intuisce allestita dallo stesso romanziere, che si è di recente aggiudicato il premio Bagutta con la monumentale e definitiva sistemazione della sua opera, I confini dell'ombra, mille e duecento pagine coraggiosamente pubblicate dalla stessa casa bresciana. Dal Carteggio si evince soltanto che anche quello di Alessandro Spina è uno pseudonimo tenacemente custodito, ma basta scorrere con attenzione il volume gemello, Caro Bul curato per Adelphi da Margherita Pieracci Harwell, ed ecco che il mistero si risolve: Spina è in realtà siriano, ha studiato in Italia, è un insospettabile industriale in Libia e autore di racconti - e romanzi - di abbagliante precisione, primo fra tutti quel «Giugno '40» che attira l'attenzione della Campo. L'incontro fra i due avviene all'inizio degli anni Sessanta, nel momento in cui il sodalizio tra la scrittrice e il più anziano Traverso (nato nel 1910, morirà nel 1968) ha ormai perduto ogni connotazione sentimentale e si sta sempre più affievolendo anche sul piano dell'intesa culturale. In un certo senso, la giovane intellettuale che incontriamo nelle prime pagine di Caro Bul non è esattamente Cristina Campo, e non soltanto perché non ha ancora adottato il suo nome di battaglia e preferisce firmarsi con il diminutivo "Vie". Anche se è già avviata nella ricerca di un'esattezza implacabile e fatalmente elitaria, si appassiona alle vicende della cronaca italiana e della politica internazionale, spendendosi in particolare per la causa di Danilo Dolci. All'orizzonte, però, ci sono gli incontri decisivi: quello con Elémire Zolla, anzitutto, che sarà suo compagno di vita e di esplorazioni spirituali, ma anche quello con le opere di T.E. Lawrence, la cui figura sembra in qualche modo riverberarsi sulla persona e sui personaggi di Spina, a sua volta insuperato narratore di vicende militari. E proprio sulla lettura dei Sette pilastri della saggezza si incentra l'unica lettera superstite di Traverso, nella quale il grande traduttore di Hölderlin lamenta con dolorosa dignità di essere ormai escluso dal "reame" di Cristina e dei suoi simili. Al contrario, Spina è senza dubbio uno degli eletti, capace di cogliere la minima sfumatura in una frase di Hoffmannsthal e di apprezzare il furore metafisico delle esecuzioni pianistiche di Arturo Benedetti Michelangeli, oltre che di dedicarsi con dedizione monacale - sotto l'attenta supervisione di Cristina - alla versione di una novella delle Mille e una notte, quella Storia della città di rame che, apparsa nel 1963, rimane uno dei vertici ineguagliati nella produzione editoriale di Vanni Scheiwiller. Alla fine, però, è in una lettera al negletto Bul che appare, in tutta semplicità e chiarezza, una delle più profonde confessioni che Cristina Campo ci abbia lasciato: «la letteratura (parola orrenda) non è un fine per me, uno scopo, ma solo un mezzo, uno dei modi (infiniti) di vivere con libertà e solitudine». Il corsivo, non a caso, è già nell'originale.


Cristina Campo
CARTEGGIO
Morcelliana
Pagine 254. Euro 14,00

CARO BUL
Lettere a Leone Traverso (1953-1967)
Adelphi
Pagine 214. Euro 19,00

(Fonte: Avvenire del 26/05/2007; autore: Alessandro Zaccuri)

Addendum:

Poetessa, traduttrice, saggista di straordinaria eleganza, studiosa della fiaba e della tradizione spirituale dell'Oriente cristiano, Cristina Campo è da alcuni anni al centro di una vera e propria riscoperta editoriale. Il merito va anzitutto ad Adelphi, che ne «Gli imperdonabili» e «La tigre assenza» ha riordinato rispettivamente la produzione saggistica e quella poetica dell'autrice. Si sono poi susseguiti i volumi «Lettere a Mita» (l'epistolario all'amica Marghertia Pieracci Harwell) e «Sotto falso nome», che raccoglie scritti giornalistici e d'occasione. Sempre presso Adelphi è apparso «Belinda e il mostro» di Cristina De Stefano, prima organica biografia dedicata alla figura della Campo.

26/05/07

Nessun veleno per i Borgia

Ridimensionata la 'leggenda nera' dei Borgia, almeno per quanto riguarda l'accusa di veneficio. Non e' mai esistito un ''veleno dei Borgia'', inteso come sostanza di straordinaria efficacia e provvista di caratteristiche uniche, in grado di compiere omicidi in modo piuttosto rapido. Molto verosimilmente Papa Alessandro VI (al secolo Rodrigo Borgia, 1431-1503) e suo figlio Cesare Borgia (1475-1507) per compiere i loro crimini - avrebbero fatto uccidere otto cardinali, ma forse furono solo tre - fecero somministrare un preparato a base di arsenico, dosato con altre sostanze minerali che si erano andate affermando intorno alla fine del XIV secolo: il nitrato d'argento, l'antimonio, l'acetato neutro di piombo.

A queste conclusioni e' giunta la ricerca scientifica del dottor Luca Zucchi, docente dell'Universita' di Ferrara, sintetizzata nel saggio ''I Borgia e il sapere tossicologico rinascimentale'' che appare nel volume ''Lucrezia Borgia - Storia e mito'' (Olschki editore) a cura degli storici della letteratura italiana Michele Bordin e Paolo Trovato.

I Borgia, sostiene Zucchi, non furono depositari di alcun misterioso veleno, come invece si e' a lungo creduto anche sulla scorta della menzione del biografo e storico Paolo Giovio (1483-1552), medico del cardinale Giulio de' Medici, che attribui' alla famigerata famiglia rinascimentale il possesso di ''una polvere di mirabile bianchezza, da ingannare ognuno, di sapore anche non molto spiacevole'', con la quale avrebbero compiuto gli avvelenamenti nel desiderio di impossessarsi del patrimonio delle vittime.

Fonte: AdnKronos Cultura

Nota a margine:
Gli studiosi seri già avevano stabilito che il "veleno" fosse una fola almeno venti o più anni fà.
Brutta cosa la calunnia.

25/05/07

La Tizona

Torna nella sua citta' natale, a Burgos, la Tizona, la spada simbolo del Cid, soprannome di Rodrigo Diaz, conte di Vivar (1043-1099), figura leggendaria della Reconquista spagnola. La giunta regionale della Castilla y Leon ha acquistato il cimelio per 1,6 milioni di euro, depositandolo temporaneamente nel Museo di Burgos, in attesa di destinarla alla cattedrale della stessa Burgos, dove riposano i resti mortali del Cid, forma contratta di Campeador, ovvero ''campione''.

La spada, proprieta' di Jose' Ramon Suarez de Otero, marchese di Falces, era stata offerta, in prima istanza, al ministero della Cultura spagnolo. Finora la Tizona era custodita nel Museo dell'Esercito a Madrid. La spada sara' esposta dal prossimo settembre nella cattedrale di Burgos in occasione di una mostra in onore di Rodrigo Di'az de Vivar, allestita nell'ambito delle celebrazioni per l'ottavo centenario del poema del ''Mio Cid''.

Fonte: AdnKronos Cultura

Nota a margine.
Non possiedo dati tecnici attendibili e verificabili, benchè abbia trovato una conferma in rete, ma la presunta Tizona dell'articolo sopra riportato è senz'altro, a mio immodestissimo parere, difficilmente riconoscibile nell'arma originale di Rodrigo Diaz.
Nella migliore delle ipotesi potrebbe essere originale, o comunque coeva, la lama della spada, ma il suo fornimento è senza ombra di dubbio successivo e tipico delle spade a una mano del tardo XV secolo e primo 500.
Attendiamo lumi da qualche serio oplologo.

Dalmazio Frau

Le spade d'Europa

Quaranta tra le spade piu' belle e meglio conservate d'Europa per ripercorrerne l'evoluzione dall'eta' del bronzo, passando per l'epoca romana, il Medioevo, fino al Rinascimento italiano. Un'esposizione sui generis in programma dal 29 giugno al 4 novembre al MAR (Museo Archeologico Regionale) di Aosta dal titolo 'A bond droyt. Spade di uomini liberi, cavalieri e santi', che verra' inaugurata il prossimo 29 giugno alle ore 18.00 alla presenza di Laurent Vie'rin, assessore all'Istruzione e alla Cultura della regione autonoma Valle d'Aosta. Gli oggetti esposti, provenienti dai musei di Francia, Germania, Belgio, Austria e da molte regioni d'Italia, sono stati scelti per offrire la piu' ampia testimonianza delle fogge e decori dell'intera Europa, dalla Scandinavia alla Spagna, dalla Polonia alle isole britanniche.

Fonte: AdnKronos Cultura

22/05/07

Il ritorno di Dante

Grammatiche, antologie, guide culturali. La societa' Dante Alighieri, impegnata nella diffusione della lingua e della cultura italiane, presentera' nella sua sede romana di Palazzo Firenze un progetto editoriale ideato per incrementare la propria attivita' di sostegno e promozione dell'Italia e dell'italiano in tutto il mondo. La presentazione avra' luogo il 25, il 26 e il 27 maggio, alla presenza dei rappresentanti delle Istituzioni e dei delegati degli oltre 500 comitati della ''Dante'' in Italia e all'estero.

Il piano editoriale, che parte quest'anno, prevede due sezioni: "Letteratura e Cultura Italiana" e "Lingua e Didattica", la prima dedicata alla diffusione di testi letterari e culturali rivolti agli italiani e agli stranieri, la seconda pensata per fornire strumenti didattici per l'insegnamentoe l'apprendimento della lingua italiana nel mondo.

Nella prima sezione, le collane Anniversari, Antologie, Classici e "Itinerari della Dante - I Luoghi dell'identita' italiana", Museo, Saggi; nella seconda, le collane Didattica, Juniores e Insegnare. All'apertura dei lavori saranno presenti, tra gli altri, l'ambasciatore Bruno Bottai, presidente della societa' Dante Alighieri; il consigliere Paolo Peluffo, capo dipartimento per l'Informazione e l'Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri; Ettore Pietrabissa, direttore generale Arcus.

Fonte: AdnKronos Cultura

19/05/07

Oceano Atlantico, «mare nostrum»

«Tutti i nostri ragionamenti intorno alle cause e agli effetti derivano dall'abitudine». Il principio formulato da David Hume potrebbe a buon diritto essere posto come incipit al lavoro di Bernard Bailyn Storia dell'Atlantico, (edito da Bollati Boringhieri, pagine 128, euro 13) considerando la grande attenzione che il filosofo inglese dimostrò nei confronti degli avvenimenti politici e culturali americani.
La citazione è inoltre rilevante perché la proposta avanzata dallo storico americano Bailyn con il suo breve saggio rappresenta una sfida ad una convenzione interpretativa tanto antica e plausibile da essere ormai radicata nel senso comune. Bailyn propone infatti di abbandonare la concezione dell'oceano Atlantico come uno spazio di separazione tra Europa e Americhe, e di iniziare a considerarlo come una sorta di mare interno, sulle cui sponde si affacciano nazioni europee, nord e sud americane, caraibiche e africane. «Visto in questa prospettiva - spiega il professore di Harvard - l'Atlantico assume i caratteri di una via di comunicazione e la storia dei popoli che vi si affacciano rivela sorprendenti tratti in comune, rimasti a lungo nascosti per la mancanza di un'interpretazione unitaria che li accostasse».

Dialogando con Bailyn si scopre che quest'approccio «si è sviluppato negli Stati Uniti nel secondo dopoguerra, sotto la spinta di esigenze politiche: si voleva rinsaldare il rapporto tra Europa e America e si iniziarono a rintracciare i precedenti storici di questo legame». Tra i primi sostenitori della prospettiva pan-atlantica il professore di Harvard cita gli storici cattolici Hoffman e Hayes, sensibili a difendere la cristianità occidentale contro la minaccia dell'espansione comunista. In particolare Hayes fu uno dei primi a porre l'accento sul disinteresse storiografico per «la comunanza di tradizioni, prospettive e interessi tra l'Europa e la sua frontiera americana». Per l'Italia Bailyn tiene invece a ricordare "«l ruol o centrale svolto da Franco Venturi, con i suoi studi sull'illuminismo e sulla circolazione delle idee di Beccaria in Occidente».
Questione controversa è la precisa definizione dei limiti cronologici di tale storia atlantica, un esercizio metodologico al quale Bailyn non si sottopone volentieri, mostrando d'essere più interessato a una concezione della storia come racconto che all'indagine strettamente scientifica. Sollecitato a fornire un quadro generale di riferimento, il professore di Harvard spiega che la storia atlantica copre «i tre secoli successivi alla scoperta dell'America, dalle esplorazioni geografiche sino alle trasformazioni economiche, politiche e sociali della fine del XVIII secolo». Un periodo vasto, che nel suo saggio è suddiviso in tre fasi successive, dai contorni piuttosto irregolari.
Nel primo periodo - spiega Bailyn - si assiste alla creazione di una nuova terra di confine della civiltà europea, in cui si conduce una vita barbara: una lotta che agli occhi di tutti i soggetti coinvolti - nativi americani, deportati africani ed europei - era condotta contro gente aliena, straniera, ostile, selvaggia e incolta. Le guerre in queste zone furono caratterizzate da brutalità senza freni, da distruzione di intere civiltà e dei loro simboli. «E queste vicende, che si svolgevano in America, ebbero ripercussioni anche in Europa: penetrarono la coscienza comune e generarono l'idea che questo fosse un mondo in cui le regole di civiltà fossero sospese».
Sviluppo e integrazione furono invece le caratteristiche della seconda fase. Con tempi diversi, si formarono e fiorirono in America comunità stabili: a nord città portuali e sistemi di piantagioni, a sud le grandi città come Lima, Città del Messico, Bogotà, che costituirono i bastioni del potere spagnolo. «E le rotte commerciali che univano i produttori e i consumatori sui due continenti - chiarisce ancora Bailyn - fecero dell'Atlantico un sistema di comunicazione coeso, più percorribile e sicuro di molte linee terresti europee». Questo mondo era strettamente interdipendente e ciò che accedeva in un punto aveva ripercussioni a mille miglia di distanza. Ad esempio l'economia del «New England dipendeva dalla tratta degli schiavi africana, dato che le piantagioni delle Indie occidentali erano il mercato dei suoi prodotti agricoli: e dipendeva dai mercati portoghesi e spagnoli per i carichi di pesce spediti nei porti settentrionali della penisola iberica e da lì portati a dorso di mulo negli sperduti villaggi dell'entroterra».
Nel primo secolo della colonizzazione (e anche poi) il centro motore di questo sistema commerciale pan-atlantico fu la Spagna, che deteneva il monopolio dei commerci con le Americhe. Il miglior modo per descrivere questo sistema commerciale, nel quale venivano indifferentemente scambiate cose e persone, resta l'affermazione dello storico Pufendor, secondo cui «la Spagna custodiva la mucca e il resto d'Europa beveva il latte».
La terza fase e ultima fase della storia atlantica è caratterizzata «dalla fortuna dei creoli, persone nate in America da antenati europei», che con il loro spirito d'indipendenza posero la basi per l'inizio di una vicenda autonoma. «Le élites creole - chiarisce Bailyn - iniziarono a vedere la madrepatria come un mondo oppressivo e assorbito in se stesso, avaro e indifferente alle sue responsabilità». Sino al XIX secolo le regioni americane andarono definendo la propria identità e sia il continente americano che quello europeo furono percorsi da uno spirito riformatore. Al termine di questo periodo però l'Europa, l'emisfero occidentale e l'Africa hanno preso strade diverse sono entrati a far parte di un sistema mondiale globale, ponendo così fine all'unità atlantica.

(Fonte: Avvenire; autore: Marco Unia)

Il Tabernacolo del Beato Angelico

Opere d'arte di livello eccezionale, autentici tesori patrimonio dell'arte mondiale, in Valdarno grazie all'Ente Cassa di Risparmio di Firenze e al progetto ''Piccoli Grandi Musei''. In questa occasione per la prima volta sara' possibile ammirare in Italia il restauro di un capolavoro del Beato Angelico. E' stata appena inaugurata infatti la mostra ''Rinascimento in Valdarno'', in programma fino al 25 novembre, nei comuni del Valdarno fiorentino e aretino. L'iniziativa consente di apprezzare capolavori di Giotto, Masaccio, Ghirlandaio che arrivano dai piu' grandi musei di Firenze e un'assoluta novita': un pannello della predella del Tabernacolo dei Linaioli di Beato Angelico da poco restaurato dall'Opificio delle Pietre Dure.

Riportato all'antico splendore, il particolare dell'opera viene esposto per la prima volta in Italia, dopo essere stato nel 2006 al Metropolitan Museum di New York, in occasione di una mostra monografica dedicata al Beato Angelico. In attesa di rivedere il Tabernacolo completamente restaurato dagli esperti dell'Opificio tutt'ora al lavoro, l'intervento dovrebbe concludersi nel 2009, i visitatori di ''Rinascimento in Valdarno'' potranno quindi apprezzare, nel museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie di San Giovanni Valdarno, questa interessante anteprima.

Il pannello, che rappresenta La predica di San Pietro davanti a San Marco, e' uno tre pannelli della predella del monumentale Tabernacolo dell'Arte dei Linaioli, commissionato all'Angelico nel 1433 dagli Operai dell'Arte dei Rigattieri, Linaioli e Sarti, per essere collocato all'interno della loro sede, trasferito alla fine del 1700 alla Galleria degli Uffizi, e oggi custodito nel Museo di San Marco.

17/05/07

La Pace dal punto di vista dell'Islam e del Cristianesimo

Mohammad Khatami, l'ex presidente iraniano di cui anni orsono si è occupata positivamente anche la nostra Rivista "Metapolitica", è arrivato finalmente in Italia per partecipare alla conferenza intitolata "La Pace, l'Islam e il Cristianesimo". Il viaggio di Khatami in Italia è stato auspicato e fortemente voluto da Papa Benedetto XVI e sarà molto interessante seguirne gli sviluppi.

Quando a Londra c'erano i Romani

Un affresco romano di 1900 anni fa, è stato scoperto sotto i locali di un ristorante italiano a Londra. I frammenti pittorici, scoperti da un gruppo di archeologi, raffigurano grappoli d'uva e si ritiene appartenessero alla casa di un personaggio molto facoltoso, visto che la zona del ritrovamento, Line Street, pare corrisponda ad un quartiere "bene" dell'antica Londinium romana.

Fonte: agenzia GRT

16/05/07

La Stella e la Porpora

A Firenze, all'interno di Palazzo Medici Riccardi, si nascondono tanti tesori. Le sue stanze sono state decorate da artisti che sono passati alla storia per la loro creativita' e perizia. Fra questi, al piano nobile, la Cappella dei Magi, famoso ciclo di affreschi che rappresenta il capolavoro del fiorentino Benozzo Gozzoli. Proprio per scoprire, apprezzare e studiare la vita e le opere del grande artista del XV secolo, giovedi' 17 maggio, nella Sala Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi, alle ore 15,30, prendera' avvio il convegno ''La stella e la porpora: il corteo di Benozzo e l'enigma del Virgilio riccardiano''.

Questo, al fine di realizzare un proficuo confronto, coinvolgera' studiosi con competenze specifiche di diverse discipline. La giornata di studio entra nel quadro degli eventi del ''Genio Fiorentino'', ricca rassegna organizzata dalla Provincia di Firenze.

Nelle tre pareti di maggiori dimensioni della Cappella, realizzata nel 1459, e' raffigurata la Cavalcata dei Magi che, seppure di soggetto religioso, fa da pretesto per rappresentare il preciso avvenimento politico che dette lustro, proprio in quegli anni, alla casata dei Medici e cioe' il corteo di personalita' che arrivo' a Firenze da Ferrara in occasione del Concilio del 1438-1439. Durante quella occasione i Medici ebbero l'onore di presiedere alla riunificazione fra la Chiesa latina e quella bizantina anche se, in realta', questo accordo rimase solo sulla carta.

Fonte:AdnKrons Cultura

08/05/07

La Porta d'Oriente

Verra' presentata a Palazzo Ruspoli la neonata rivista ''La Porta d'Oriente'', diretta da Franco Cardini, docente di Storia Medievale all'Universita' di Firenze. Il progetto editoriale intende offrire un ponte al dialogo, basato su una nuova chiave di lettura culturale: religioni, tradizioni e popoli possono andare d'accordo se si conoscono in profondita'.

La rivista, pubblicata dalla Casa Editrice Pagine diretta da Luciano Lucarini, verra' presentata l'8 maggio alle ore 17.30; all'incontro, moderato da Luciano Lucarini interverranno l'on. Gianni Alemanno, parlamentare di An, Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore, Guglielmo de Giovanni Centelles, accademico pontificoe l'on. Silvano Moffa, parlamentare di An.

Fonte: AdnKronos Cultura

07/05/07

8 Maggio

Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. …

" ...Vidi poi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell'Abisso e una gran catena in mano. Afferrò il dragone, il serpente antico - cioè il diavolo, satana - e lo incatenò per mille anni; lo gettò nell'Abisso, ve lo rinchiuse e ne sigillò la porta sopra di lui, perché non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni.

"...Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava "Fedele" e "Verace": egli giudica e combatte con giustizia. I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco, ha sul suo capo molti diademi; porta scritto un nome che nessuno conosce all'infuori di lui. È avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è Verbo di Dio. Gli eserciti del cielo lo seguono su cavalli bianchi, vestiti di lino bianco e puro. Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti. Egli le governerà con scettro di ferro e pigerà nel tino il vino dell'ira furiosa del Dio onnipotente. Un nome porta scritto sul mantello e sul femore: Re dei re e Signore dei signori.

"...Vidi poi un altro angelo, possente, discendere dal cielo, avvolto in una nube, la fronte cinta di un arcobaleno; aveva la faccia come il sole e le gambe come colonne di fuoco. Nella mano teneva un piccolo libro aperto. Avendo posto il piede destro sul mare e il sinistro sulla terra, gridò a gran voce come leone che ruggisce" .

04/05/07

Il Cantico dei Cantici a Teatro

In occasione dell'edizione 2007 della Fiera Internazionale del Libro di Torino, che vede la Lituania in veste di Paese ospite d'onore, approda al ''Teatro Alfieri'' lo spettacolo ''Cantico dei Cantici'', proposto in lingua lituana con sopratitoli. Si tratta di una produzione ''Meno Fortas'', con la co-produzione del ''Baltic Theatre'' di San Pietroburgo e del ''Festival de Otoño de Madrid'', in collaborazione con il Ministero della Cultura Lituana e Aldo Miguel Grompone di Roma. La regia dello spettacolo, in scena il 13 maggio alle ore 20.45, e' di Eimuntas Nekrosius; le scene di Marius Nekrosius; i costumi di Nadezda Gultiajeva e le musiche di Mindaugas Urbaitis. L'interpretazione e' affidata a Aldona Bendoriute, Salvijus Trepulis, Povilas Budrys, Ausra Pukelyte, Diana Gancevskaite e Vaidas Vilius.

Il lavoro del regista parte da questi presupposti: il carattere descrittivo della Cantica di Salomone, il significato allegorico e profetico dei pittoreschi concetti, l'amore mistico tra Dio e gli uomini, esaltato con frasi passionali che giungono fino all'erotismo. Il Cantico dei Cantici ha un punto di partenza profondamente umano, segno di una viva incarnazione della Parola. Al centro degli otto capitoli in cui e' stato suddiviso e della sua struttura piuttosto fluida ci sono ''lui e lei, l'uomo e la donna, senza un vero nome: sono tutte le coppie della storia che ripetono il miracolo dell'amore''.

L'amore umano, che e' certamente il nodo che tiene insieme la composizione, puo' diventare paradigma del rapporto tra Dio e l'umanita'. Lungi dall'essere un puro e semplice documento storico sulla prassi nuziale o sui canti d'amore del popolo ebraico, il Cantico dei Cantici e' una celebrazione dell'amore umano come grande simbolo (non come mera metafora) dai molteplici valori e significati.

Fonte: AdnKronos Spettacolo

Gesù di Nazaret "a passo d'uomo"

Sara' il Duomo di Milano ad ospitare, venerdi' 18 maggio 2007 alle ore 21.00, la prima presentazione pubblica in Italia del libro 'Gesu' di Nazaret' di Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI, edito da Rizzoli.

L'evento si colloca all'interno di 'A passo d'uomo', il progetto culturale ideato e condotto da Massimiliano Finazzer Flory, in collaborazione con l'Ufficio per la Cultura della regione Ecclesiastica Lombarda e voluto dall'Arciprete del Duomo di Milano, Monsignor Luigi Manganini, che dal 2004 ogni sei mesi mette a confronto pensatori credenti e laici su temi centrali e decisivi nel nostro clima culturale, filosofico e teologico.

A discutere del libro di Joseph Ratzinger, alla presenza dell'Arcivescovo di Milano Card. Dionigi Tettamanzi, interverranno, moderati da Massimiliano Finazzer Flory, il Cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unita' dei Cristiani e lo storico Ernesto Galli della Loggia.

Fonte: AdnKronos Cultura

01/05/07

Le Forme del Mito

Nello Benintende, Gianfranco Bevilacqua e Giuseppe Giardina: questi gli scultori che si fanno interpreti de "Le Forme del Mito", esponendo le loro opere nella mostra collettiva allestita presso la galleria Roma Arte Contemporanea di Siracusa, dal 5 al 30 maggio, a ingresso libero. Gli antichi miti greci si fondono con quelli siciliani, ispirando attraverso il tema del sacro, oggi come ieri, gli artisti che hanno dato vita a concetti e simboli che si fanno interpreti di passioni eterne, raccontando storie di eroi immortali. I tre artisti hanno lavorato per anni su questo tema, confrontandosi e discutendo sul simbolismo mitologico e sui temi da trattare. Le opere esposte in mostra sono, dunque il frutto di una ricerca formale e filosofica, oltre che antropologica e religiosa, e si prestano a due livelli di lettura: una di tipo estetico sugli stili e sulle concezioni artistiche di ognuno; un'altra di tipo simbolico che riporta ai vecchi motivi antropologici dei miti.

Fonte: AdnKronos Cultura

La Casa di Goethe

La Casa di Goethe, l'unico museo tedesco all'estero, festeggia il suo decimo anniversario. Dieci anni durante i quali, oltre alla mostra permanente su Goethe a Roma, la Casa ha allestito piu' di trenta mostre temporanee dedicate all'opera di Goethe, alla sua fortuna, alla tradizione del viaggio in Italia e al confronto culturale tra la Germania e l'Italia. I festeggiamenti inizieranno ufficialmente il 3 maggio, quando il ministro della Cultura Bernd Neumann inaugurera' la mostra dei preziosi disegni di Max Beckmann (1884-1950) per il "Faust" di Goethe. Fino al 1 luglio sara' possibile ammirare 62 fogli scelti dalla serie di illustrazioni realizzate nel secolo scorso per il capolavoro di Goethe, provenienti dal Frankfurter Goethe-Museum e per la prima volta in Italia.

Fonte: AdnKronos Cultura