29/12/09

Una biografia di Thomas Merton

Il 10 dicembre del 1941 un giovane insegnante di inglese di 26 anni, da poco convertitosi al cattolicesimo, bussò al portone del monastero trappista di Nostra Signora del Gethsemani, in Kentucky. Il volto mite, gli occhi azzurri, i capelli rossicci e radi, Thomas Merton lesse per la prima volta l’iscrizione «Pax intrantibus» che campeggia all’ingresso. Erano passati tre giorni dall’attacco giapponese a Pearl Harbor; due dall’entrata in guerra degli Stati Uniti. Il paese raccoglieva le forze, i giovani facevano la fila davanti agli uffici di reclutamento. La decisione di farsi accogliere in un convento poteva apparire poco coraggiosa, eppure Merton non scappava né voleva nascondersi. E non cercava l’isolamento. Al contrario, era convinto di poter fare per la pace più con la preghiera che su un campo di battaglia.
In quell’abbazia Merton trovò una vita austera e una comunità che voleva vivere per Dio, ma non l’anonimato, anzi. Non sarebbero passati dieci anni e il mondo avrebbe parlato della sua testimonianza, per molti versi profetica, intorno ai temi della giustizia sociale, del razzismo, del dialogo fra le religioni, dei diritti civili, della santità.
Guardato con sospetto dalla gerarchia ecclesiastica, accolto ovunque con straordinario interesse da un pubblico eterogeneo di credenti e di atei, di cristiani e di seguaci di altre religioni, Merton è stato un leader spirituale moderno e uno scrittore religioso capace di toccare il cuore di generazioni diverse. I suoi scritti sono espressione di una ricerca personale di senso e di destino – un cammino fatto di dubbi, cadute, errori, ma anche di slanci generosi e di un profondo desiderio di Assoluto – che oggi ancor più di ieri accomuna un’umanità disorientata e intimorita, bisognosa di speranza e di verità.

L'AUTORE

Jim Forest è nato a Red Bank, New Jersey, nel 1941. Amico di Thomas Merton, con cui ebbe per anni una fitta corrispondenza, scrittore, dirigente della Orthodox Peace Fellowship, redattore della rivista «In Communion», vive dal 1977 ad Alkmaar, in Olanda, insieme ai suoi sei figli e ai nipoti. Tra i suoi numerosi libri, ricordiamo: Road to Emmaus. Pilgrimage as a Way of Life; Praying with Icons e, edito in Italia, Thomas Merton. Solitudine e comunione (scritto insieme a D. Allchin, R. Williams, L. S. Cunningham, P. Pearson e B. Thurston).

Jim Forest, Vita di Thomas Merton, pp. 384, euro 28,00

(http://www.lindau.it/schedaLibro.asp?idLibro=1193)


28/12/09

"L'unità delle nazioni" di Joseph Ratzinger

C'è già tutto Ratzinger in questo libro, tanto prezioso quanto poco conosciuto, che risale alla sua stagione giovanile. Al centro vi è il problema della politica, affrontato con il metodo che caratterizza l'autore sin dalla formazione, e cioè con uno sguardo storico e teologico rivolto con attenzione alla tradizione cristiana, ripensata con intelligenza filologica e creatività. L'interesse è qui rivolto esclusivamente al mondo antico e ai Padri della Chiesa, rappresentati da due nomi significativi: Origene e Agostino. Attraverso lo studio della patristica viene così impostata in modo originale l'indagine su un tema che, a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, diventa di attualità con la teologia politica. Per Ratzinger seguendo Agostino, che insiste sulla presenza permanente nella Chiesa dell'unità delle nazioni preannunciata a Pentecoste - l'aspirazione è quella di "rendere presente la nuova forza della fede" in questo mondo provvisorio. Dove il cristianesimo relativizza tutte le realtà, compresa quella politica, perché guarda all'unico assoluto.

(Fonte:http://www.deastore.com)

19/12/09

L'enciclopedia alternativa Metapedia ha raggiunto i 5000 articoli

Si chiama Metapedia ed è disponibile in svariate versione: inglese, francese, spagnolo e tedesco. Ma anche romeno, svedese, ceco, russo, danese, ungherese, portoghese e sloveno. Insomma, in Europa manchiamo solo noi.

La “missione” di Metapedia è spiegata in modo esplicito nella pagina introduttiva. “Presentare con concetti e definizioni proprie, così come con interpretazioni proprie dei vari fenomeni e fatti politici, una parte vitale della lotta culturale e politica. Metapedia è uno strumento imprescindibile per fare conoscere l’altra faccia della storia negli episodi più rilevanti degli ultimi secoli. Una storia che per interessi politici è vietata, ghettizzata e distorta e la cui diffusione è fondamentale per equilibrare la nostra visione del mondo, conoscere il nostro passato e rafforzare la nostra identità culturale. Ciò è ancor più importante nell’epoca attuale, in cui molti concetti sono stati distorti e hanno perso il loro originale significato a causa dell’opera permanente degli organi di informazione di massa”. Propositi ampiamente condivisibili, anche se poi i temi vengono declinati in modo che definire dubbio è generoso.

Basta dare un’occhiata ad alcune voci, un po’ a caso. Specialmente delle versioni spagnola, francese e inglese, per molti un po’ più agevoli da decifrare. Siamo ancora lontani da un livello accettabile e condivisibile, non solo per lo stato forzatamente iniziale del progetto. Metapedia portoghese, ad esempio, ha appena 529 articoli; quella romena 977, quella francese 1117. Vanno un po’ meglio l’edizione spagnola (3800 voci) e inglese (4415) e soprattutto tedesca (5664). Curiosamente la Metapedia più fornita è quella ungherese, con più di 70 mila articoli. Purtroppo inaccessibili per i non magiari… Wikipedia Italia, tanto per fare una comparazione, ha più di 560 mila voci.

Come detto, però, il progetto è tutt’altro che esente da critiche. Molte voci sono appena abbozzate, oppure carenti dal punto di vista del rigore culturale. Va bene, anzi benissimo, voler creare una specie di Wikipedia non conforme, ma per raggiungere un livello accettabile di credibilità internazionale ci vorrebbe più equilibrio e meno faziosità. Per esempio strappa un sorriso che nella versione spagnola la voce su Peròn sia delle stesse dimensioni di quella su tal Alejandro Biondini, capo di un improbabile partitino argentino più o meno neo-nazista. Oppure - ma qui fa meno ridere - che l’articolo su Che Guevara (peraltro piuttosto articolato e completo) definisca il guerrigliero “un assassino al servizio del giudeo-marxismo”. E sullo sfondo s’intuisce un sostrato di “suprematismo bianco” ingenuo quanto fastidioso.

Insomma, “it’s a long way to Tipperary”. O per dirla alla nostra maniera, ne deve ancora mangiare di pagnotte, ’sta Metapedia… E se a qualcuno verrà in mente di vararne una versione italiana, speriamo che per lo meno faccia tesoro degli errori e delle ingenuità altrui.

Una notazione di cronaca: fatti salvi tutti suoi limiti, Metapedia sta comunque subendo una discreta censura dai giganti del Web. Wikipedia non ne fa neppure menzione e Google, secondo quanto denunciato dall’editore francese Jean Robin, ometterebbe molti suoi articoli dal motore di ricerca più usato nel mondo. Per chi fosse interessato a dare un’occhiata, ecco i link alle principali versioni europee:

- inglese: http://en.metapedia.org/wiki/Main_Page

- francese: http://fr.metapedia.org/wiki/Accueil

- spagnolo: http://es.metapedia.org/wiki/Portada

- tedesco: http://de.metapedia.org/wiki/Hauptseite

(Fonte: www.ariannaeditrice.it)

La voce “Metapolitica” è a cura di Alberto Buela e si trova nel link seguente:

http://es.metapedia.org/wiki/Metapol%C3%ADtica

E' uscito il nuovo numero di EURASIA

Editoriale
L’Africa nel sistema multipolare (Tiberio Graziani)

Eurasiatismo
Aethiopia (Claudio Mutti)
Islam e Cristianesimo. La relazione distorta
(Dimitris Michaelopoulos)
Terra ed essenza egiziana (Aladár Dobrovits)

Dossario AFRICA
Scannatoio, discarica, magazzino e granaio del mondo “civile” (Giovanni Armillotta)
Prospettive di unità continentale panafricana: Thomas Sankare e il Burkina Faso (Marco Bagozzi)
Africa oggi: una scheda (Aldo Braccio)
L’india in Africa: passato e presente (Côme Carpentier de Gourdon)
La riconfigurazione della lusofonia (Maria do Céu Pinto)
L’AFRICOM, la Cina e le guerre congolesi (F. William Engdahl)
La Russia e l’Africa (Vagif A. Gusejnov)
Il programma nucleare del Sudafrica (Alessandro Lattanzio)
L’esperienza politica africana di Barack Obama (Thierry Meyssan)
La nostra Africa (Fabio Mini)
1956: l’aggressione contro l’Egitto
(Claudio Mutti)
Il ruolo della Libia nel Nordafrica e nel Mediterraneo (Claudio Mutti)
La zuffa per l’Africa (Spartaco Alfredo Puttini)
L’Africa nella politica estera italiana (Daniele Scalea)
Africa e Cina: presente e futuro, problemi e prospettive (Roman Tomberg)
La Francia e l’Africa nel XXI secolo (Pierre Verluise)

Interviste
Luisa Todini, imprenditrice (Tiberio Graziani e Antonio Grego)
Ramatanu Maitra, analista (Tiberio Graziani e Daniele Scalea)
Fabio Pipinato, direttore “Unimondo” (Enrico Galoppini)

Recensioni

Con il velo in Europa? La grande sfida della Turchia di Bassam Tibi (Aldo Braccio)
Il rischio Cecenia di Carlo Benedetti (Luca Bionda)
Note sul genocidio armeno (Costanzo Preve)
Paride, o il futuro della guerra di Basil Liddell Hart (Daniele Scalea)
Chasing the Dragon. Will India catch up with China? di Mohan Guruswamy e Zorawar Daulet Singh (Daniele Scalea)
La Mecca e Medina. Le città sante dell’Islam di Ali Kazuyoshi Nomachi e Seyyed Hossein (Enrico Galoppini)

(Fonte: www.eurasia-rivista.org/)

14/12/09

Una nuova edizione della nietzschiana "Verità e menzogna in senso extramorale"



Segnaliamo la nuova pubblicazione delle Edizioni di Ar, disponibile da oggi, e informiamo che sul sito della Libreria Ar - www.libreriaar.com - è stata inserita una galleria di immagini dedicata a Friedrich Nietzsche


O l’uomo ha spalle larghe e cuore robusto per sopportare la verità di Sileno, “ottimo è non nascere…”, o è meglio che non parli proprio di verità, giacché questa sarebbe soltanto un’escogitazione a servizio del suo risentimento e la velatura di una insolente, egocentrica volontà di potenza (inventio veritatis: auxilium vitae). La verità innerva di sé la sfrenatezza bacchica - il sangue che scorre copioso in tali riti non è che una sua metafora incarnata -: è un urlo assordante, un terribile silenzio, non una concatenazione mansueta di concetti. Verità è la precarietà, l’instabilità del tutto, lo spavento pieno di orrore della maggior parte dei bipedi, che sono fragili e sentimentali, bisognosi di sicurezze, di riscontri cordiali, e perciò si appellano all’artificio della conoscenza, dei nessi razionali, implorando cittadinanza agli intermundia ragionevoli (e mortalmente privi di dèi) della scienza. Della verità può darsi il rito, non il concetto; il sacrificio, non il precetto. E’ più facile negarla con pertinenza che affermarla. Pur di scongiurare la sua liaison oscena con la morale, meglio muovere nel sogno dell’arte (che rimane prossimo all’Ur sorgivo della verità), tra giocose e libere parvenze. Pur di evitare di incattivirla entro le reti di un Dio-persona, meglio distruggerla. Questo fa il giovane Nietzsche, con armi elleniche. Ma se i filosofi non possono millantare l’invenzione di un concetto astrattamente persuasivo di verità, esistono pur sempre i veritieri (cfr. la formula “noi veritieri” dell’Al di là del bene e del male) e saranno costoro a generare, a istituire avventurosamente ciò che si offre, e si lascia indovinare, come vero. Loro è, infatti, il diritto alla verità.
(dall'introduzione)

Friedrich Nietzsche, La Weltanschuung dionisiaca - Verità e menzogna in senso extramorale. A cura di Luciano Lìcandro. Testo a fronte. Edizioni di Ar, 2009. Euro 9,00


Collana Alter Ego
(collana di testi nietzscheani, con testo a fronte)

I. L'anticristiano. Imprecazione sul cristianesimo.

II. Lo Stato dei Greci. L'agone omerico.

III. Ditirambi di Dioniso. Idilli di Messina.

IV. La filosofia nell'epoca tragica dei Greci.

V. La Weltanschuung dionisiaca - Verità e menzogna in senso extramorale.


09/12/09

Tolkien: un fenomeno culturale


Quinto volume per la collana "Tolkien e dintorni", pubblicata dall'Istituto Filosofico di Studi Tomistici in collaborazione con la casa editrice Marietti 1820: Tolkien. Un fenomeno culturale di Brian Rosebury è il più importante studio dell’opera di Tolkien dal punto di vista strettamente estetico-letterario, e quindi fa da complemento ideale agli altri saggi già apparsi nella collana: all’approccio filologico di Shippey, a quello biografico di Garth e a quello più propriamente filosofico della Flieger, si affianca ora l’impostazione letteraria di Rosebury, che particolarmente nei due capitoli dedicati al Signore degli Anelli permette al lettore di scoprire aspetti dell’opera di Tolkien che raramente vengono messi in luce.

«Lo scopo principale di questo libro è quello di capire e valutare le opere di Tolkien in quanto composizioni, ovvero prodotti dell’arte letteraria che costituiscono esperienze estetiche per i lettori; di spiegare le opinioni di Tolkien sull’arte, sulla religione, sulla morale e sulla politica; e di discutere la ricezione della sua opera e alcuni dei fenomeni culturali che ne sono derivati. [...] La mia personale opinione è che le debolezze intrinseche ai metodi di base della critica letteraria, che gli sviluppi della teoria della letteratura negli ultimi quarant’anni non hanno fatto nulla per eliminare, abbiano danneggiato la comprensione dell’opera di Tolkien, la quale, in particolare, ha dovuto subire la proiezione di significati ad essa estranei, significati talvolta riduttivi, tendenziosi o storicamente impossibili, e ne ha perciò sofferto. La causa principale di questo fenomeno (che ha coinvolto anche altri scrittori oltre a Tolkien) è che, per buona parte del XX secolo, è stato in un certo senso soffocato il principio in base al quale un’opera letteraria, come qualsiasi altro prodotto dell’attività umana, ha bisogno di essere interpretata più o meno correttamente prima di poter essere ragionevolmente analizzata, valutata, applicata o fatta oggetto di libere associazioni».
(Dall'introduzione dell'autore)

03/12/09

I trovatori e la crociata contro gli albigesi

    In sintesi

    La grande fioritura della poesia trobadorica coincise, nella seconda metà del XII secolo, con l´irresistibile diffusione - in una parte della stessa area geografica, la Linguadoca occidentale - dell´eresia catara. Quando la Chiesa, per reprimerla, scatenò la Crociata contro gli Albigesi, i trovatori non tacquero: sentirono incombere una minaccia di distruzione su tutta la civiltà cortese che avevano cantato e fecero sentire la loro voce di rivolta e di speranza. I resti poetici raccolti in questo volume sono fra i più belli e i più importanti dì una produzione civile e politico-religiosa che ebbe esponenti di altissima levatura. come Peire Cardenal, Guilhem Figueira o l´Anonimo autore della seconda parte della Canzone della Crociata albigese autori di fra le più feroci satire o invettive anticlericali (oltre che antifrancesi) che ci abbia lasciato la letteratura medievale. Non che questi trovatori - a eccezione di qualche caso isolato - aderissero alla fede eterodossa: ma i loro argomenti polemici si trovano spesso in così stretta consonanza con quelli dei Catari, che molti eretici -come attestano i documenti dell´Inquisizione- ne conoscevano a memoria le poesie. Ciò che le rende oggi ancora più emozionanti è il fatto che si tratta della testimonianza dei vinti, dei portavoce di quel mondo di Paratge - "Nobiltà", "Patria", "Civiltà", occitana - che stava crollando sotto i colpi congiunti della Chiesa e della monarchia francese. Il sogno di Raimon de Miraval, che era certo del pronto recupero del suo castello conquistato dai Crociati di Simone di Montfort - «poi donne e amanti potranno/tornare alla gioia che hanno perduto» non si sarebbe più realizzato.

  • Zambon Francesco, I trovatori e la crociata contro gli albigesi, Editore Carocci, 2009, euro 14.

02/12/09

Fascisti eretici


Questo è un libro che percorre frammenti del movimento fascista che, con il consenso degli italiani, governò per oltre vent'anni. Dopo oltre sessant'anni alcuni personaggi "eretici" sono ancora oggetto di studio e di sicura ricerca. Molte altre personalità potrebbero affiancarsi a quelle trattate nel libro.
Alcuni nella idea di eresia rimasero fascisti, altri divennero mussoliniani e pochi abbandonarono la barca sulla quale erano saliti da ragazzi. La questione non riguarda soltanto la coerenza nel fascismo. È più complessa. Il volume ha sorprese e segreti. Chi lo leggerà si accorgerà che l'eresia tra le due guerre era una cosa seria: in libertà tutti scrivevano ed esprimevano il loro pensiero. Troverà motivi per intendere, senza schedature stupide, gli anni che videro un'Italia che sperava di testimoniare nella storia europea.

Francesco Grisi, FASCISTI ERETICI, Edizioni Solfanelli, Pagg. 160 - € 10,00