28/12/08

Jean Borella: "Problèmes de gnose"


Da più di trent'anni lo scrittore cattolico Jean Borella (1930), professore di metafisica e storia della filosofia antica e medievale all'Università di Nancy, che sicuramente ha la nostra simpatia e stima, viene accusato di essere il partigiano di una delle più pericolose e perniciose eresie cristiane: la “gnosi” (“l'eresia delle eresie”). Il Nostro tuttavia non si è mai lasciato intimorire da questi ingenerosi e poco cristiani attacchi e ha sempre risposto puntualmente ai suoi detrattori in maniera dotta e circostanziata, oltre che con coraggio, intelligenza e onestà, fornendo le più ampie dimostrazioni dell'esistenza di una vera gnosi cristiana. Il concetto corretto - e non quello usurpato dallo gnosticismo -, lo si trova esposto in profondità soprattutto negli insegnamenti di San Paolo, ma anche in quelli dei grandi Dottori della Chiesa e dello stesso magistero ecclesiastico ultimo. A questo proposito Borella cita un discorso del Pontefice Papa Benedetto XVI che in una pubblica udienza del 18-04-07 ha parlato di “gnosi autentica come sviluppo della Fede, suscitata da Nostro Signore Gesù Cristo quando l'anima si unisce a Lui”. Dunque in senso vero lo “gnostico” non è colui che appartiene ad una corrente di pensiero o a una setta, ma chi ha realizzato uno “stato spirituale” e “una conoscenza di Dio, interiore e salvifica”. Secondo le stesse parole del Salvatore: “E questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo” (Giovanni, 17, 3). Scrive Borella: «Il cristianesimo tutto intero, nella sua essenza, è un messaggio di gnosi: conoscere e adorare Dio in spirito e verità, e non più solamente attraverso delle forme sensibili e rituali, unirsi a Gesù Cristo, lui stesso gnosi del Padre. Il concetto di “gnosi” è certamente di origine biblico-ellenica, ma la conoscenza interiore e salvifica, il carisma della gnosi che è la fede nella sua perfezione definitiva, è semplicemente e fondamentalmente cristiano».
Tra gli autori a cui Borella deve molto c'è senz'altro René Guénon e a quest'ultimo è anche dedicato un capitolo dal titolo Gnose et gnosticisme chez René Guénon, dove si prendono le distanze dalla metafisica guénoniana, pur riconoscendo a quest'ultima un ruolo certo importante nella restaurazione del termine “gnosi” nel suo significato di “conoscenza metafisica” o “conoscenza sacra”.
Altro autore che nel secolo scorso ha avuto un ruolo primario nella chiarificazione del concetto di “gnosi” è l'alsaziano Frithjof Schuon (titolo del capitolo: Dogmatique chrétienne et gnose schuonienne). L'originalità di Schuon rispetto ad altri pensatori gnostici che si sono limitati a sviluppare una interpretazione “metafisica” (=gnostica) dei dogmi cristiani è consistita secondo Borella nell'essere riuscito ad affrontare tali dogmi e tali formulazioni canoniche anche nella loro espressione teologica. Tuttavia l'ermeneutica “critico-gnostica” di Schuon non riesce per davvero a penetrare il mistero del dogma il quale diventa “logicamente commestibile” esclusivamente per un cristiano. Quella di Schuon è dunque solo una “interpretazione individuale” che non può mai stare al confronto con l'interpretazione che deriva da una fede vissuta o da quella realizzata dalla Chiesa in oltre 2000 anni e con l'aiuto dello Spirito Santo. Schuon, conclude Jean Borella, «fa del luteranesimo riveduto è corretto dal Vêdânta». Impossibile essere più radicali nella critica a Schuon. Siamo qui alla condanna esplicita di tutte le forme di interpretazione schuoniane del cristianesimo.
Un discorso simile viene riservato anche ad altri autori “gnostici” del '900, come Abellio, Corbin, Amadou e Voegelin, ma il nostro tempo non ci consente qui di trattarne. Volevamo solo consigliare la lettura di questo importante libro e con l'occasione di raccomandare a chi ci segue di affrontare l'opera omnia di Borella che ha sicuramente tanti pregi e molti punti in comune anche con il nostro “punto di vista” metapolitico ed escatologico. 

Problèmes de gnose (Édit. L’Harmattan, 32 Euro).
BIBLIOGRAFIA
Bérard, Bruno, and Jean Borella. Jean Borella, La révolution métaphysique: après Galilée, Kant, Marx, Freud, Derrida. Religions et spiritualité. Paris: Harmattan, 2006. ISBN 2296007279
  • Esotérisme guénonien et mystère chrétien, L’Age d’Homme, Lausanne, 1997.
  • Histoire et théorie du symbole, L’Age d’Homme,Lausanne, 2004 (édition revue et corrigée du "Mystère du signe", Maisonneuve et Larose, 1989).
  • La charité profanée, Editions Dominique Martin Morin.
  • La crise du symbolisme religieux, L’Age d’Homme, Lausanne, 1990.
  • Le poème de la Création. Traduction de la Genèse 1-3, Ad Solem, 2002.
  • Le sens du surnaturel, Ad Solem, Genève 1996.
  • Lumières de la théologie mystique, L'Age d'Homme, Lausanne, 2002.
  • Penser l’analogie, Ad Solem, Genève 2000.
  • Symbolisme et réalité, Ad Solem, 1997.

27/12/08

Si prepara un nuovo "uroboros" tecnologico nei pressi di Roma

Potrebbe nascere nelle vicinanze di Roma, il nuovo acceleratore di particelle che aprirà una nuova finestra sull'Universo primordiale per ricrearne le condizioni iniziali di 13,7 miliardi di anni fa. Si chiamerà SuperB, un anello di 1800 metri all'interno del quale correranno e si scontreranno fasci di elettroni e della loro controparte nell'antimateria, i positroni.
Il progetto internazionale SuperB, per il quale l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), sta lanciando gli studi di fattibilità, e' complementare a quello del grande acceleratore di particelle LHC del CERN di Ginevra. La rivoluzionaria macchina di Roma, che verrà costruita con una tecnica innovativa inventata dai laboratori di Frascati su un'intuizione del fisico italiano Pantaleo Raimondi, dovrebbe sorgere nell'area di Tor Vergata, a sud est di Roma, non distante dai laboratori nazionali dell'INFN di Frascati. Il compito del nuovo acceleratore che è basato su un nuovo schema di acceleratori di particelle sperimentato con successo a Frascati, sara' quello di ricreare condizioni simili a quelle in cui si trovava l'Universo bambino, subito dopo il Big Bang, quando la materia e l'antimateria coesistevano prima che la materia prendesse il sopravvento.
Il Comitato Direttivo dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) ha approvato all'unanimita' l'avvio degli studi internazionali (la cosiddetta "fase TDR" technical design report) per un progetto di Super Flavor Factory ("SuperB Project"), per formare una struttura scientifica e tecnica internazionale di altissimo livello e ha deciso di far partire il progetto di fattibilità di superB per far sì che l'inizio della costruzione della macchina possa avvenire nel giro di due o tre anni.
All'iniziativa collaboreranno scienziati e istituzioni di ricerca di Stati Uniti, Russia, Francia, Germania, Canada e di altri paesi.

(Fonte:Notizie.Alice)

Il popolo conserva la Tradizione: Evola e il ROMA

Julius Evola, I testi del Roma. A cura di Vincenzo Campagna, pp. 568, Edizioni di Ar, euro 60,00


"Gli scritti che, tra il 1934 e il 1973, Julius Evola, compone per il Roma manifestano - nota Piero Di Vona nella sua introduzione - l'evidente volontà di comunicare con il popolo. Negli auspici dell'Autore, il popolo era il ricettacolo della tradizione; era una energia di carne e voci e nervi latente, in attesa dell'ideale che l'animasse e della decisione che lo muovesse; era il compendio, sovente inconsapevole, di una spontanea resistenza alle oligarchie che hanno pervertito la storia ultima; era infine un contingente di riserva, capace talora di forza e fervore, pur rudi. Aristocrate magnanimo e vigoroso, per essenza e non per polverosi echi araldici, Evola rivolse al popolo parole accensive e pensieri divampanti: le parole dell'anima e i pensieri dello spirito universale, supremo e intimo, ineffabile e istintivo, che, per la propria causa (né buona né cattiva, ma la semplice e sola), non distingue tra guerra e pace, non discrimina tra odio e amore".

Perché non possiamo non dirci "cristiani".

Per i novant'anni di Alda Croce, ripubblicato il saggio di Benedetto Croce Perché non possiamo non dirci "cristiani". Eccone uno stralcio:

«Il Cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l'umanità abbia mai compiuta: così grande [...] che non meraviglia che sia apparso o possa ancora apparire un miracolo, una rivelazione dall'alto, un diretto intervento di Dio nelle cose umane che da lui hanno ricevuto legge e indirizzo nuovo. Tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana non sostengono il suo confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate. Tutte, non escluse quelle che la Grecia fece della poesia, dell'arte, della filosofia, della libertà politica, e Roma del diritto: per non parlare delle più remote della scrittura, della matematica, della scienza astronomica, della medicina, e di quanto altro si deve all'oriente e all'Egitto...
E le rivoluzioni e le scoperte che seguirono nei tempi moderni, in quanto non furono particolari e limitate al modo delle loro, ma investirono tutto l'uomo, l'anima stessa dell'uomo, non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana... perché l'impulso originario fu e perdura il suo. La ragione di ciò è che la ri-voluzione cristiana operò nel centro dell'anima, nella coscienza morale, e conferendo risalto all'intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fino allora era mancata all'umanità. Gli uomini, gli eroi, i geni, che furono innanzi al Cristianesimo, compirono azioni stupende, opere bellissime, e ci trasmisero un ricchissimo tesoro di forme, di pensiero, di esperienze; ma in tutti essi si desidera quel proprio accento che noi accomuna e affastella, e che il Cristianesimo ha. dato esso solo alla vita umana». B. Croce

Addendum

Biografia breve di Benedetto Croce con annotazione anti-massonica

di Alfredo Marranzini s.j.

Croce, nato il 25 febbraio 1866 a Pescasseroli (L'Aquila), si trasferì con suo padre a Napoli e fu ammesso al collegio diretto dal B. Ludovico da Casoria nel palazzo rinascimentale Del Balzo, sito nella piazza S.Domenico Maggiore. Scampato al terremoto di Casamicciola (1883) per il quale perirono i suoi genitori, fu accolto a Roma in casa di Silvio Spaventa e vi rimase fino al 1886.

S'iscrisse alla facoltà di giurisprudenza nell'Università "La Sapienza", ma più volentieri si chiudeva nelle biblioteche, frequentando solo le lezioni di Antonio Labriola (Cassino 2 luglio 1843 - Roma 12 febbraio 1904), filosofo marxista e cultore di filosofia della storia.

Tornato a Napoli, egli partecipò alla vita politica da critico letterario. Nominato nel 1910 senatore da Giorgio Sidney Sonnino (Pisa 11 marzo 1847 - Roma 24 novembre 1924), fece parte del governo Giolitti come ministro della pubblica istruzione dal 1920 al 1921. Anche dopo l'avvento del fascismo egli rimase fermo al liberalismo, in cui predominavano i motivi propri della sua cultura filosofica. Quando dai fascisti fu presentato un disegno di legge per la proibizione della Massoneria, egli non esitò a fare questa dichiarazione di voto:

"Sempre nella mia opera di scrittore ho avversato la massoneria, perché, a mio giudizio, l'ideologia da essa rappresentata e promossa era semplicistica e antiquata e impediva, con la sua superficialità, quella soda cultura che io auguravo al mio Paese. Inoltre ero con molti altri di avviso che il segreto di cui quella associazione si circondava, dando luogo a infiniti sospetti se non addirittura a illeciti maneggi, non giovasse a mantenere sana la nostra vita civile.

Questa mia insistente polemica... è nota ed è stata ricordata da molti nelle discussioni che hanno accompagnato il presente disegno di legge. A questo io dovrei essere sostanzialmente favorevole, e anzi lieto di vederne l'attuazione come io stesso avevo desiderato. Ma la mia polemica contro la massoneria si svolgeva in condizioni di libertà ed era mossa da spirito liberale, che sentiva incompatibili le associazioni segrete di qualsiasi sorta. Invece il presente disegno di legge ci viene innanzi quando non solo le condizioni della pubblica libertà sono assai turbate in Italia, ma si ode proclamare con feroce gioia la distruzione del sistema liberale e questo disegno di legge è considerato come parte integrante di un unico tutto di leggi antiliberali. Esso, perciò, se materialmente risponde al mio desiderio, spiritualmente ne discorda non poco e per questa seconda considerazione io non potrei dargli il mio voto.

Quando ci si trova nel bivio in cui io ora sono posto, e si sente il dovere di non venir meno, neppure in apparenza, al proprio passato e nel tempo stesso si sente l'alto dovere di non venir meno alla propria coscienza che avverte che il presente non è quale era il passato, si ha il caso tipico, a me pare, in cui è necessario trarsi in disparte e astenersi. E io mi asterrò dalla votazione del presente decreto di legge" (Testo in Il sole-24 ore, 10 nov. 2002, p.37, sotto il. titolo "Non amo i Gran Maestri ma non voterò per abolirli").

Come storico e critico, Croce ha scritto pagine che rimangono per profondità d'intuizione e finezza di penetrazione psicologica, ma alcuni suoi giudizi risentono di una parte, anche se inconscia, polemica. In coerenza con 1'immanentismo del suo sistema filosofico, contraddisse non sempre con serenità il cattolicesimo. Senonché negli ultimi suoi anni si orientò verso una valutazione più obiettiva delle benemerenze storiche della Chiesa cattolica e della sua concezione antropologica, pur rimanendo egli estraneo allo spirito più profondo del cristianesimo.



22/12/08

Contro il mondo moderno

Dello storico britannico di origini norvegesi Mark J. Sedgwick, professore di storia del Medio-Oriente moderno all'università americana di Cairo, “maestro di conferenze” al dipartimento di Scienze Religiose all'università di d'Aarhus (Danemark) e amministratore di un sito web ben documentato e decisamente raccomandabile www.traditionalists.org/, ci siamo già occupati in passato. Come si ricorderà il Nostro è autore di un'importante opera dal titolo Against the Modern World (2004) che ora la benemerita editrice Dervy, propone al pubblico francese con il titolo Contre le monde moderne, Le traditionalisme et l'histoire intellectuelle secrète du XXe siècle (Introduzione di Jean Pierre Brach, postfazione del tradutore Thierry Giaccardi, un tradizionalista appartenente alla "confraternita sufi" dell'italiano Abd al-Wahid Pallavicini), . L'argomento di questo importante e impegnativo volume è il “perennialismo” e “il pensiero della scuola tradizionalista” con riferimento soprattutto alle opere di René Guénon, Frihjof Schuon e Julius Evola. E' un'indagine storica a tutto campo sull'influenza che questi “punti di vista” hanno esercitato e continuano ad esercitare, a volte con esiti straordinari e imprevedibili, negli ambiti più diversi: dalle organizzazioni con pretese “iniziatiche”, alla cultura e letteratura, agli ambienti accademici, universitari e infine politici. Un'occasione di lettura e di approfondimento imperdibile in una eccellente traduzione nella bellissima e impeccabile lingua di Francia.


21/12/08

Natalis solis invicti


Il giorno del solstizio cade in genere il 21 Dicembre, ma i suoi effetti iniziano a essere visibili intorno al terzo o quarto giorno successivo, come attestano le mitologie, i calendari e le narrazioni di civiltà diversissime tra loro, accomunate dalla registrazione dell’effetto simbolico di un Sole che pare precipitare nell’oscurità, poi fermarsi, infine riprendere forza e rinascere.
Si approssima il nostro Santo Natale.

20/12/08

Ignazio e Filippo, il guerriero e il giullare




Provate gli spiriti se sono da Dio

Dagli «Atti» raccolti da Ludovico Consalvo
dalla bocca di sant'Ignazio
8Cap. 1, 5-9; Acta SS. Iulii, 7, 1868, 647)

Essendo stato appassionato divoratore di romanzi e d'altri libri fantasiosi sulle imprese mirabolanti di celebri personaggi, quando cominciò a sentirsi in via di guarigione, Ignazio domandò che gliene fossero dati alcuni tanto per ingannare il tempo. Ma nella casa, dove era ricoverato, non si trovò alcun libro di quel genere, per cui gliene furono dati due intitolati «Vita di Cristo» e «Florilegio di santi», ambedue nella lingua materna. Si mise a leggerli e rileggerli, e man mano che assimilava il loro contenuto, sentiva nascere in sé un certo interesse ai temi ivi trattati. Ma spesso la sua mente ritornava a tutto quel mondo immaginoso descritto dalle letture precedenti. In questo complesso gioco di sollecitazioni si inserì l'azione di Dio misericordioso.
Infatti, mentre leggeva la vita di Cristo nostro Signore e dei santi, pensava dentro di sé e così si interrogava: «E se facessi anch'io quello che ha fatto san Francesco; e se imitassi l'esempio di san Domenico?». Queste considerazioni duravano anche abbastanza a lungo avvicendandosi con quelle di carattere mondano. Un tale susseguirsi di stati d'animo lo occupò per molto tempo. Ma tra le prime e le seconde vi era una differenza. Quando pensava alle cose del mondo era preso da grande piacere; poi subito dopo quando, stanco, le abbandonava, si ritrovava triste e inaridito. Invece quando immaginava di dover condividere le austerità che aveva visto mettere in pratica dai santi, allora non solo provava piacere mentre vi pensava, ma la gioia continuava anche dopo.
Tuttavia egli non avvertiva né dava peso a questa differenze fino a che, aperti un giorno gli occhi della mente, incominciò a riflettere attentamente sulle esperienze interiori che gli causavano tristezza e sulle altre che gli portavano gioia. Fu la prima meditazione intorno alle cose spirituali. In seguito, addentratosi ormai negli esercizi spirituali, costato che proprio da qui aveva cominciato a comprendere quello che insegnò ai suoi sulla diversità degli spiriti.

Preghiera

O Dio, che a gloria del tuo nome hai suscitato nella Chiesa
sant'Ignazio di Loyola, concedi anche a noi, con il suo
aiuto e il suo esempio, di combattere la buona battaglia
del Vangelo, per ricevere in cielo la corona dei Santi. Amen

Preghiera

O mio caro e santo patrono Filippo
io mi butto fra le tue braccia e per amore di Gesù,
per amore di quell'amore che fece di te un eletto
ed un santo, io ti supplico di pregare per me,
affinché come Egli ha condotto te al cielo,
così a suo tempo conduca al cielo pure me.
Tu hai provato le tribolazioni ed i periodi di questa vita;
tu conoscesti bene quale conto si debba fare agli assalti
del maligno, degli scherni del mondo e delle tentazioni
della carne e del sangue. Tu apprendesti quanto sia
debole l'umana natura, e quanto sia traditore il cuore umano
e questo ti ha colmato di una simpatia e di una compassione
così tenera che anche ora godi della gioia di una gloria
ineffabile e di una ineffabile beatitudine, puoi, io lo so,
dedicare a me un pensiero. Ricordati dunque di me, o
mio caro san Filippo, ricordatene nonostante che io talvolta
sembri dimenticarmi di te. Ottienimi tutte quelle cose
che mi sono necessarie a perseverare nella grazia di Dio
ed operare la mia salute eterna. Ottienimi mediante la
tua potente intercessione, la forza necessaria a combattere
una buona battaglia, a rendere testimonianza del mio Dio
e della mia religione, in mezzo ai peccatori, la forza di
reggere allorché Satana vorrebbe schernirmi o forzarmi
a fare qualche cosa di male, la forza di superare me stesso,
di fare tutto il mio dovere e così poter andare esente da
colpa nel giorno del giudizio. Vaso dello Spirito Santo,
apostolo di Roma, santo dei tempi primitivi,
prega per me.

Card. John Henry Newman C.O.)

19/12/08

La grandezza del Rahner «minore»


Si spegneva, dopo una lunga malattia, il 21 di­cembre di quarant’an­ni fa a Monaco il gesuita Hu­go Rahner, l’autorevole pa­trologo, storico della Chiesa e studioso della spiritualità ignaziana. Intimo amico di uno dei padri della psica­nalisi, Carl Gustav Jung, fu un uomo, come ebbe a dire il suo amico e discepolo Alfonso Rosenberg, «inna­morato dei Padri della Chie­sa e del cristianesimo pri­mitivo » e con una predile­zione per il ' Padre' della Compagnia di Gesù: Igna­zio di Loyola. Un cognome quello di Rah­ner associato per i più al fra­tello minore di Hugo, di quattro anni più giovane il teologo di fama internazio­nale e perito al Concilio Va­ticano II, il più noto Karl.
«Ho conosciuto entrambi – rivela il discepolo e biografo dei due teologi gesuiti, Karl Heinz Neufeld, autore tra l’altro di un bel libro, edito da San Paolo, dal titolo Hu­go e Karl Rahner –. I due fra­telli erano molto diversi tra loro. Hugo pur essendo un solitario era molto gioviale e affabile, una persona sem­pre allegra mentre Karl era un uomo più chiuso in se stesso, un animo forse più riflessivo. Tutti e due si so­no aiutati nella loro carrie­ra accademica e forse il ve­ro punto di incontro tra il dogmatico e tomista Karl e il patrologo Hugo sta pro­prio nella comune passione per la spiritualità ignaziana, l’ascetica e la mistica. Io cre­do che per conoscerli biso­gna studiarli assieme. C’è un filo rosso ideale che li u­nisce» .
Tornano alla mente del professor Neufeld, un gesuita dai tratti gentili, già docente di Teologia a Inn­sbruck, la stessa università che formò e in cui mossero i primi passi accademici i fratelli Rahner, e oggi diret­tore spirituale del semina­rio vescovile di Osnabrück, in Bassa Sassonia, l’infanzia dei due fratelli. «Per uno strano caso della vita nell’autunno del 1921 ospite di casa Rahner fu Pier Giorgio Frassati – racconta padre Neufeld –. Conobbe i due fratelli e prese lezioni di tedesco dal padre di Karl e Hugo. So che Karl Rahner ri­mase edificato dalla devo­zione e attenzione alla pre­ghiera in particolare alla re­cita del rosario di Frassati» .
Ma nell’album dei ricordi di Karl Neufeld affiora anche la figura della madre dei fra­telli Rahner, Luisa Trescher. «Una donna molto pia – an­nota – che ha influito enor­memente sulla spiritualità dei due fratelli. Morirà ul­tracentenaria, anni dopo la scomparsa nel ’ 68 di Hugo, su cui veglierà fino all’ulti­mo». E aggiunge: «Dopo il suo decesso i suoi figli tro­varono, tra le sue carte, un foglietto su cui ella aveva copiato a mano la preghie­ra di Pierre Teilhard de Chardin per ottenere una buona morte. Karl, da sem­pre affascinato da questa fi­gura di studioso, rimase commosso da questo fatto». Ma ad impressionare e a sorprendere oggi, a qua­rant’anni della morte di Hu­go Rahner, è certamente la sana competizione accade­mica che esisteva tra i due fratelli. A questo proposito vengono alla mente di pa­dre Neufeld alcuni aneddo­ti che descrivono la grande autoironia di Hugo Rahner nei riguardi del fratello. « I due si misuravano ' sporti­vamente' sul numero di pubblicazioni realizzate nel corso degli anni. Una volta Hugo raccontò a un gruppo di studenti di teologia: ' Quando nacque il piccolo Karl, nostro padre mi con­dusse presso la culla. Guar­dai a lungo quel brutto es­serino. Poi mi alzai di scat­to e dissi: Papà questo lo te­niamo. Provate a pensare se non lo avessi detto! Il dan­no per la teologia e per voi sarebbe stato incommen-­surabile!'» .
E prosegue di­vertito padre Neufeld: « Nel 1956 durante il Katholiken­tag di Colonia, a conclusio­ne del suo intervento sul te­ma ' La Chiesa forza di Dio nella nostra debolezza', Hugo fu avvicinato dall’al­lora arcivescovo di quella città, il cardinale Joseph Frings, che gli disse: ' Lei è il fratello del famoso teologo Rahner' e lui ribatté diver­tito: ' No sono io il più fa­moso dei due fratelli' » . Stelle polari della formazio­ne di Hugo Rahner furono, nel corso di questi anni, studiosi di rango come Lu­dovico Von Pastor, Erich Przywara e Romano Guar­dini. Anni in cui vennero al­la luce i libri più famosi e riusciti del teologo e stori­co della Chiesa tedesco, co­nosciuti e apprezzati anche dal ristretto pubblico di studiosi italiani, come Una teologia dell’Annuncio, Sim­boli della Chiesa. L’ecclesio­logia dei padri, Ignazio e le donne del suo tempo e Miti greci nell’interpretazione cristiana. Nel 1956 Hugo Rahner assieme al fratello Karl, sotto la sapiente dire­zione di Agostino Bea, col­laborò alla stesura e al suc­cessivo commento dell’en­ciclica di Pio XII, dedicata al Sacro Cuore di Gesù, la Haurietis Aquas. Vero pun­to di svolta per la vita di Hu­go fu l’incontro in Francia con i maggiori rappresen­tanti della Nouvelle théolo­gie.
«In quel frangente in­trattiene rapporti di amici­zia con Yves Marie Congar, Louis Bouyer, De Lubac e Jean Daniélou. Stringe una particolare amicizia con il giovane teologo svizzero Hans Urs von Balthasar a cui lo lega soprattutto la co­mune passione per i Padri della Chiesa » . Di particola­re interesse fu il legame con Henri de Lubac. « Tra loro è esistita una vera amicizia. Hugo ha fatto tradurre e co­noscere per primo in ambi­to tedesco – rivela Neufeld – il suo capolavoro Il dram­ma dell’umanesimo ateo e contemporaneamente De Lubac ha promosso in Fran­cia un libro di Rahner sul­l’origine degli Esercizi di Sant’ Ignazio » . A quarant’anni esatti dalla morte di quello che una cer­ta critica teologica ha defi­nito ingiustamente il ' Rah­ner minore' rimane ancora vivo il suo insegnamento proprio in difesa dell’umanesimo cristiano in Occi­dente. « Forse perché ha co­nosciuto in prima persona uomini come Adenauer, Be­tancourt o Schumann – di­ce sorridendo Neufeld – cre­deva all’idea di un’Europa unita e in un certo senso ha anticipato il magistero di Giovanni Paolo II e Bene­detto XVI. Nei suoi scritti si parla già di una difesa delle radici cristiane del vecchio Continente. Diceva quasi profeticamente: ' Chi tradi­sce il suo passato, chi vuole proiettare la sua storia nei mille anni che verranno, è divenuto barbaro e ha do­vuto rinnegare la propria madre' » .
Fiaccato dal morbo di Parkinson e dalla sua ma­lattia che definiva un ' in­ferno' moriva il 21 dicem­bre del 1968, a distanza di tre anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II. «Ha se­guito le vicende conciliari da persona sofferente. Con­vinto come era di aver lavo­rato parecchio. – è la rifles­sione finale di padre Neu­feld – Credo che il suo ap­porto indiretto al Concilio sia proprio nel primo capi­tolo della Lumen Gentium in cui si parla della Chiesa come '"simbolo e mistero". C’è molto del linguaggio che amava Hugo Rahner. È stato lucido fino alla fine dei suoi giorni pur non poten­dosi esprimere. Credo che sia giusto ricordarlo, come amava dire suo fratello Karl come ' un uomo ilare', gioioso e come un teologo aperto all’incontro con il mondo » .

(DA OSNABRÜCK, GERMANIA, FILIPPO RIZZI)

18/12/08

Antikythera ricostruito dal New Scientist




Un complimento alla redazione della nota testata scientifica, ma la domanda rimane sempre la stessa: da dove viene la conoscenza necessaria a costruire un dispositivo così sofisticato?

(fonte: http://www.newscientist.com/search?doSearch=true&query=Antikythera)

15/12/08

Vivit!


http://www.apple.com/trailers/independent/reclaimingtheblade/
http://reclaimingtheblade.com/
http://it.youtube.com/user/Reclaimingtheblade

E' ancora viva una Tradizione Occidentale!

Online l'archivio di Solzhenitsyn

Il grande scrittore russo Aleksandr Solzhenitsyn è on line in un suo sito ufficiale: www.solzhenitsyn.ru. Lo ha annunciato l' 11 dicembre, novantesimo anniversario della nascita dell'autore di "Una giornata di Ivan Denisovich", la vedova Natalja Solzhenitsyna , di cui il quotidiano "Rossijskaja Gazeta" ha pubblicato, lo stesso giorno, una lunga intervista che contiene, oltre al commosso racconto delle ultime ore di vita dello scrittore (scomparso lo scorso agosto), una serie di interessanti annotazioni di carattere biografico. Assieme all'intervista è stato pubblicato dallo stesso giornale (ufficiosamente governativo) un inedito dal titolo "A chi fugge dalla Famiglia". In esso Solzhenitsyn si interroga, non senza angoscia, sulla capacità o meno che i russi hanno di conservare la propria "eredità spirituale e culturale".

Il sito e i suoi contenuti
Il sito si apre con una bella foto dello scrittore, da icona. Nella presentazione di Natalja Solzhenitsyna, si legge che il suo fine principale è quello di mettere on line (in formato pdf), a disposizione di studiosi e lettori , i testi delle opere dello scrittore, secondo la redazione definitiva da lui approvata, conservandone tutte le originali caratteristiche grafiche.

Il sito ospiterà un'ampia bibliografia scientifica, notizie e dati biografici, ricordi e testimonianze, lettere, un archivio fotografico (con le foto esposte ora in una mostra a lui dedicata allestita nel centrale palazzo del Maneggio). Il sito, infine, oltre ad ospitare in futuro scritti e materiali inediti, conterrà anche un ampio settore audio-video con documentari dedicati allo scrittore, sue interviste e trasmissioni radio e TV, e registrazioni di brani di opere da lui stesso lette (tra cui l'intero "Una giornata di Ivan Denisovich").

Un seminario internazionale
Sempre nel quadro delle celebrazioni del novantesimo anniversario della nascita, si è svolto il 5 dicembre a Mosca, per iniziativa della presidenza della Federazione russa, una conferenza internazionale dedicata allo scrittore. Vi hanno partecipato, oltre a studiosi e specialisti, rappresentanti della presidenza e del governo, promotori dell'iniziativa. Non c'è che da felicitarsi di queste iniziative dedicate all'uomo che più di ogni altro ha rivelato alla Russia e al mondo gli orrori dello stalinismo. Esse dimostrano che l'autore di "Arcipelago Gulag" e l'intera sua opera sono ormai considerati un valore nazionale da affermare e da difendere. Ma, nello stesso tempo…

Però, anche segnali inquietanti
Tutto questo, tuttavia, contrasta con alcuni segnali che ci vengono da Mosca e da San Pietroburgo. Come le limitazioni che negli ultimi tempi gli storici del periodo sovietico, in particolare del periodo staliniano, si trovano ad affrontare per accedere agli archivi, in particolare quelli degli organi di sicurezza (ex-KGB).

Inoltre, ha suscitato particolare allarme – di cui oggi si è fatta portavoce l'Unione Europea – la perquisizione (avvenuta il 4 dicembre scorso ad opera di poliziotti mascherati inviati dalla locale Procura) della sede pietroburghese della nota associazione non governativa "Memorial" (www.memorial.ru). Tra i compiti istituzionali "Memorial" , oltre all'impegno per la difesa dei diritti umani e civili, ha quello di ricostruire la storia del periodo sovietico, in particolare, di quello staliniano.

Da anni l'associazione raccoglie, pubblica e mette on line testimonianze, documenti inediti, materiali d'archivio ed altri reperti. Il tutto raccolto nelle più diverse regioni russe. Si tratta di un'opera di grande valore, condotta con criteri scientifici, destinata alla conservazione della memoria storica del paese. Al termine della perquisizione, condotta nel quadro di un'inchiesta contro l' "estremismo" (categoria quanto mai estranea allo spirito di "Memorial"), sono stati sequestrati tutti i dischi rigidi dei computer, documenti fotografici e copie di documenti d'archivio, registrazioni di ex-prigionieri del Gulag.

Niente è stato ancora restituito. L'iniziativa della Procura pietroburghese contraddice gli impegni assunti dal presidente Medvedev, tra l'altro anche in un suo recentissimo intervento sui temi della difesa della legalità, delle libertà e dei diritti garantiti dalla Costituzione. Allarma un altro particolare: il fatto è avvenuto quando il mondo ricorda il sessantennale della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Sicuramente contraddice lo spirito delle celebrazioni solzhenitsyniane.

(di Piero Sinatti)



Contro l'Eutanasia



Sostegno al Granduca del Lussemburgo nella sua opposizione all'eutanasia


Il Parlamento del Granducato del Lussemburgo vuole depenalizzare eutanasia e suicidio assistito, ma il sovrano – il Granduca Henri – si rifiuta di firmare la legge. Un atto di straordinario coraggio e di coerenza, che denuncia la deriva antiumana delle democrazie relativiste: un parlamento, democraticamente eletto, vuole legalizzare l’omicidio del consenziente, e un sovrano – che regna per meccanismo ereditario difende la vita dei suoi sudditi e resta fedele alla verità sull’uomo.
Non si può che additare all’esempio della comunità internazionale il sovrano del piccolo stato europeo, che con il suo “no” suona come rimprovero a tutti quei politici che in questi decenni hanno accettato di firmare – senza colpo ferire – le leggi di morte sull’aborto, la fecondazione artificiale, l’eutanasia.
Inqualificabile, invece, la condotta del Primo Ministro Jean-Claude Juncker, che vuole modificare la costituzione per esautorare il Granduca dal legittimo potere di veto sulle leggi approvate dal parlamento. Il fatto più agghiacciante è che Junnker è un esponente dei cristiano sociali, cioè della democrazia cristiana lussemburghese. Da perfetto erede dei funambolismi morotei, questo Junker si è opposto alla legge sull’eutanasia durante il dibattito parlamentare, ma ora si appresta ad attuare un vero e proprio “colpo di stato” istituzionale per togliere di mezzo le resistenze del sovrano e proseguire a occupare la sua poltrona di primo ministro.
Verità e Vita aderisce alla campagna di sostegno al Granduca, e invita ogni persona di buona volontà a fare lo stesso. Ecco il collegamento per sostenere questa campagna pro life:

http://www.liberte-politique.com/soutien_au_Grand_Duc_du_Luxembourg/php/appel.php

http://www.liberte-politique.com/soutien_au_Grand_Duc_du_Luxembourg/php/appel.php

13/12/08

EuropaItalia di Natale



E' uscito il numero doppio dicembre 2008-gennaio 2009!
Il Focus:
GIOVANE EUROPA Le nuove generazioni e l'Unione Europea, oggi e domani.
Cardini, Chiesa, Facciotto, Panzeri, Vinciguerra
OBAMA, SANTO SUBITO
Agnoli
ELUANA ENGLARO: prima condanna a morte nell'Italia repubblicana?
Contributi speciali di:
FRANCO CARDINI, S.EM. PAUL POUPARD,
S.A.I.R. OTTO VON HABSBURG
L'Intervista:
On. Antonella Mularoni
nuovo Segretario di Stato per gli Affari Esteri della Repubblica di San Marino.
E poi: Europanorama, Economia e Imprese, le Rubriche...
64 pagine a colori, € 5,00.

L'Editoriale

Credo quia absurdum…

Qualche anno dopo il secondo conflitto mondiale uno dei poeti statunitensi più importanti del ‘900, Ezra Pound, contemplando il panorama dell’Europa devastata dalla guerra, solcata da una sempre più profonda e feroce cortina di ferro, ridotta a terreno di scontro di superpotenze extraeuropee dotate dell’arma di distruzione di massa per eccellenza, quella nucleare, vide al di là delle contingenze e scrisse due versi straordinari: “Credo quia absurdum. Credo nell’Europa e nella sua rinascita”.
È vero che i poeti sanno guardar lontano: solo dopo decenni, negli ultimi anni del “secolo lungo”, l’assurdo è divenuto realtà; dopo l’implosione del comunismo realizzato è iniziato il processo di ritorno di un’Europa sempre più unita, potenza di pace, al centro del grand jeu della politica mondiale. Inoltre, negli ultimi mesi lo scenario della crisi finanziaria, globale nella sua estensione ma prettamente statunitense nella sua genesi, sta liberando il “vecchio” continente da ogni complesso d’inferiorità economico e strutturale; se una lezione può trarsi al momento da eventi ancora in pieno sviluppo, questa è la maggior robustezza dell’economia sociale di mercato rispetto ad ogni altra ubriacatura virtuale, la maggior capacità del Piccolo di resistere alle grandi tempeste, la maggior coesione delle identità storicamente e spiritualmente forti rispetto ad ogni melting pot.
Per il nostro mensile, che continua la sua corsa ad occhi aperti tra Europa, Italia e San Marino entrando nel terzo anno di vita, guardare in modo non distratto né convenzionale gli eventi che riempiono le cronache induce a centrare l’attenzione su due temi che si connettono in diverso modo al tema della speranza: il futuro dell’Europa, ossia i giovani europei, e la nuova Presidenza USA.
Le nostre strade sono percorse ogni minuto da una nuova generazione di giovani, nati dopo il 1989, che non hanno conosciuto i drammi del ‘900 e sono cresciuti in un’Europa unita. Questi giovani parteciperanno nel prossimo mese di maggio alle Elezioni per il Parlamento europeo, per la prima volta a 27 Stati e non a 15, e quindi veramente innovative. Come vivono i giovani d’Europa questa loro identità continentale? Che cos’è l’Europa unita per loro? Un’opportunità, un gravame, una patria? Grazie al prezioso concorso dell’Ufficio di Rappresentanza della Commissione Europea di Milano, Europaitalia dedica a questo tema il focus centrale di questo numero doppio.
Parimenti giovane e proiettato al futuro appare nella corale rappresentazione dei media il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama. L’Obamamania esplosa in tutto “l’occidente” coinvolge ed interroga l’Europa unita e gli Europei, facendo sperare nella fine del disastroso unilateralismo della precedente amministrazione statunitense.
Queste speranze vanno ovviamente verificate nel tempo, e fin d’ora un poco di avveduta prudenza appare necessaria. L’Unione Europea ha manifestato immediatamente le proprie speranze di un rinnovato dialogo e partnership con la nuova amministrazione, e vi sono segni incoraggianti; nel contempo il sano realismo politico impone di rammentare l’attualità della celebre frase di sir Winston Churchill, secondo cui «L’Inghilterra non ha alleati ma interessi».
Chi scrive non crede a prossime rivoluzioni nella politica estera statunitense, anche perché il nuovo presidente deve prima affrontare e vincere la sfida costituita dalla crisi sociale ed economica che negli USA ha raggiunto livelli da terzo mondo, singolarmente trascurati dalla stampa occidentale. Secondo un recente rapporto del Dipartimento all’Agricoltura Federale USA, dal 2006 al 2007 i bambini malnutriti negli USA sono aumentati del 40%, giungendo a lambire la cifra di 700.000 unità. I poveri che nel 2007 secondo il Rapporto non sono riusciti ad “alimentarsi adeguatamente” sono 36,2 milioni ( il 12 % della popolazione), con picchi che giungono fino al 17% negli Stati del Sud del paese. Un disagio sociale che si esprime nell’esplosione della criminalità, e nell’aumento vertiginoso della popolazione carceraria, che ha superato l’% della popolazione complessiva. Prima di pensare al mondo Barack Obama dovrà dare pane agli affamati, e disinnescare una mina sociale di immensa gravità. Auguri, Presidente!

Il Direttore

Un altro anno assieme ad EUROPAITALIA, per capire, crescere, conoscere, discutere, costruire, creare, pensare Europeo.

Un grazie e cuore a: Francesco M. Agnoli, Roberta Angelilli, Michele Antonelli, Stephan Baier, Pasquale A. Baldocci, Claudio Cardelli, Franco Cardini, Alman Ceoldo, Maria Cristina Ceoldo, Guglielmo Cevolin, Luigi Copertino, Silvia Cravatta, Giancarlo Dall’Ara, Giancarlo D’Anna, Domenico Del Nero, Camilian Demetrescu, Paolo Facciotto, Marco Fasol, Aldo Ferrari, Claudio Finzi, Dalmazio Frau, Paolo Gambi, Anna Gianfreda, Angela Giuccioli, Gennaro Grimolizzi, Omar Guetarni, Paolo Gulisano, Mykhailo Kirsenko, Rainhard Kloucek, Ennio Lucarelli, Giuseppe Magrì, Stefano Manzocchi, Emma Marcegaglia, Andrea Marcigliano, Victor Matteucci, Mario Mauro, Alessandro Mazzerelli, Valerio Melandri, M.Paola Napoleone, Mons. Luigi Negri, Chiara Nejrotti, Ulderico Nisticò, Francesco Paderi, Domenico Palmieri, Carlo Pantaleo, Elena Percivaldi, Stefano Piacenti, Matteo Piccin, Andrea Pininfarina, Andrea Porcarelli, Bernd Posselt, Mons. Paul Poupard, Cesare Pozzi, Romano Ricciotti, Christian Roccati, Alberto Rosselli, Fabrizio Rossi, Mons. Antonio Rouco Varela, Fulvio Salimbeni, Giorgio Salina, Armando Savignano, Anton Sbutega, Stevka Smitran, Stefano Taddei, Alain Terrenoire, Alessandro Tricoli, Alberto Tripi, Carlos Uriarte, Luca Ventaloro, Fabrizio Vielmini, Alex Voglino, Otto von Habsburg, Paolo Zanna, Samuele Zerbini.
Il Direttore
Console Adolfo Morganti

Redazione: Via Valle di Marco 3, 47890 San Marino Città (RSM).
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Il nuovo sito di Europaitalia: rinnovato, arricchito, aggiornato!

Roberto Rengifo e il segreto dell'America Aborigena

La singolare e quasi sconosciuta opera dell'ingegnere e professore Roberto Rengifo sul mito dell'America primigenia.
Un testo che mette seriamente in discussione le teorie della storiografia ufficiale sulle origini dei nativi delle due Americhe. La tesi, assai controversa e ancora tutta da dimostrare, è quella di un flusso migratorio da Sud a Nord, quindi da un'Antartide pre-diluviana un tempo abitata. In accordo con le dottrine indù dei cicli cosmici, si sostiene inoltre l'esistenza di "diverse e distinte umanità". Molti gli indizi raccolti (mitologici, etimologici, archeologici e antropologici) alcuni dei quali sembrano in grado di scalzare le granitiche convinzioni dell'archeologia accademica.
Un libro affascinante e attualissimo,
per ora solo disponibile in lingua spagnola, scritto dal ricercatore Rafael Videla Eissmann
e che si può acquistare su www.libroseideas.cl

Il piccolo crocifisso di Michelangelo

È scolpito in legno di tiglio policromo il corpo nudo di Cristo in croce attribuito a Michelangelo Buonarroti che il Ministero per i beni e le attività culturali ha appena acquisito (per 3.250.000 euro) e che accoglierà Papa Benedetto XVI nella Sua visita all'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede. Dal 23 dicembre la statuetta sarà esposta alla Camera dei deputati, nella Sala della Regina, per poi essere custodita nel museo fiorentino del Bargello. L'opera proviene da una famiglia fiorentina ed è riemersa grazie al mercato antiquario. Il Crocifisso ricorda altri esemplari dell'ultimo scorcio del Quattrocento: quello in legno scolpito da Michelangelo stesso per Santo Spirito e quello dipinto dal Perugino in Santa Maria Maddalena de' Pazzi.
Il corpo affusolato in posa frontale, colto nell'attimo del trapasso, prova la profonda conoscenza anatomia di Michelangelo che proprio in Santo Spirito ebbe a disposizione per i suoi studi i cadaveri dell'ospedale del complesso agostiniano.
Accostato da molti studiosi al Cristo della Pietà della Basilica Vaticana e al colossale David marmoreo, l'opera, dalle proporzioni perfette (poco più di 40 centimetri), è, come l'uomo vitruviano, iscrivibile in un cerchio e in un quadrato.
L' attribuzione a Michelangelo è frutto dei lunghi studi di Giancarlo Gentilini, esperto di fama internazionale di scultura fiorentina del Quattrocento, condivisi da Umberto Baldini, Luciano, Bellosi, Massimo Ferretti, Antonio Paolucci, Cristina Acidini.

(Autore: Donata Marrazzo; fonte: www.ilsole24ore.com)

12/12/08

Il mondo senza di noi secondo Alan Weisman

Guardatevi intorno, nel mondo d'oggi. La vostra casa, la vostra città. Il terreno circostante, con il manto stradale, e il suolo nascosto al disotto. Lasciate tutto com'è, ma togliete gli esseri umani. Cancellateci, e osservate ciò che rimane. Come reagirebbe il resto della natura se all'improvviso si trovasse sollevata dall'incessante pressione che esercitiamo su di essa e sugli altri organismi? Quanto ci metterebbe la natura a recuperare il terreno perduto? A disfare le nostre monumentali città, i composti plastici, i rifiuti tossici? Riuscirebbe a cancellare le nostre tracce? E noi, con la nostra arte e le nostre creazioni, lasceremmo una traccia di qualche tipo, nel mondo senza di noi?

(Ed. Einaudi, pp. 376, 2008)


Piramidi no...Sfingi sì


Ci dispiace sconfessare l'esistenza di antiche piramidi pre-diluviane in Liguria, la formazione orografica di queste anguste terre lavorate spesso a terrazzamenti per ricavarne spazio per ulivi e vitigni può trarre in inganno l'"esoterico" ricercatore di misteri atlantidei o extraterrestri.
Invece sono certe altre cose in terra ligure, cose ben più occulte: una massiccia presenza operativa di forze controniziatiche. Notevole presenza di fenomeni di possessione, ossessione e infestazione di luoghi e persone a cominciare da Genova che pullula di stregoni e streghe ben più di Torino.
Lo stesso dicasi per i fantasmi, spettri e altri ectoplasmi.
Intere cittadine "solari" massimamente nel Tigullio e nella Riviera di Ponente sono infiltrate di massoneria, occultismo e associazioni sataniste.
Per tacere poi di tutte quelle congreghe new age che di recente, non paghe della loro cialtronesca propaganda sincretista, adesso propalano il tristo "sbattesimo" in nome di un'assurda quanto inesistente "laicità". Più "controiniziatico" di così!
Insomma le "piramidi" si vedono bene e non sono tali, purtroppo si vede molto meno facilmente ciò che veramente vi è di "misterioso" ed è più che tale.

11/12/08

Piramidi in Liguria?

Latitudine 44°06'44.18" N, longitudine 8°13'04.46", nella piana di Albenga (SV) nella Riviera di ponente (Liguria occidentale). Piramidi sepolte o colline come piramidi? Chi vive sul posto può controllare e farci sapere?

Pietrangelo Buttafuoco: "Cabaret Voltaire"

Proprio perché farà discutere questo libro non poteva non essere dedicato da un polemista a un altro. Tra Pietrangelo Buttafuoco, l’autore, e Giuliano Ferrara, il destinatario, la distanza non si misura con la categoria politologica bensì con la differente visione di fondo che vede contrapposti l’immagine di un Occidente triumphans – quello dell’elefantino del Foglio – e quello patiens dello scrittore siciliano. Cabaret Voltaire. L’islam, il Sacro e l’Occidente (Bompiani, pp. 285, euro 18) ci restituisce Buttafuoco nella sua veste di figlio sradicato in un Occidente che per sentirsi vivo, oggi, deve brindare festoso al suo funerale. E Buttafuoco non si inchina e non si rassegna a quello che ha definito «il totem della modernità». Anzi. L’obiettivo è proprio quello di portarne alla luce «le fondamenta radicalmente ostili al sacro».
E che dire, allora, se gli esecutori materiali (i mazzieri) – anche se non i mandanti – di questa bestemmia planetaria hanno finito per essere addirittura alcuni uomini che si collocano a destra? Sì, è proprio una certa destra, quella in salsa teo-con, quella che per lo scrittore e giornalista sta compiendo la «guerra al sacro», la stessa «mai portata a termine dalla sinistra». Quella che agisce e prolifica «in un mondo senza più rito e senza più il segno del rito». Attenzione però. Qui non ci troviamo dinanzi a una novità, ma alla fine di un percorso dove la vittima prescelta è stata sezionata, sfibrata e svilita della sua missione storica – che è quella di costituirsi come elemento fondante della parabola universale – per venirci restituita in un surrogato dove «le illusioni non hanno neppure bisogno di nutrire utopie ma solo formale enunciazione».
Lo iato di questo continuum storico, il momento nel quale si è considerato sano «emanciparsi dal concetto della Provvidenza per affidarsi al principio meccanico della razionalità» ha un protagonista e una summa laica. Come spiega lo stesso Buttafuoco si tratta di Voltaire, uno dei principi dell’Illuminismo, quello della “sterilizzazione” secolarizzata della fede. È stato il filosofo a innestare nel dibattito l’assurda corrispondenza fra senso religioso e intolleranza. E quale migliore esempio che introdurre nella tragedia un po’ di “scontro di civiltà” ante litteram? Ecco allora "Il fanatismo ossia Maometto profeta", l’opera che – come ci ha spiegato Buttafuoco in una precedente occasione – «più di tutte ha indirizzato l’uomo occidentale verso la distorsione del sacro e, di conseguenza, verso la falsificazione storica di Muhammad, costruito come simbolo del fanatismo religioso. Un’operazione falsa e odiosa, così come la stessa idea che un capopopolo potesse nutrire tale sentimento nella costruzione di una grande civiltà». Come contraltare l’autore riprende uno dei grandi del romanticismo, lo scozzese Thomas Carlyle che, nel suo saggio "Gli eroi", individua il tratto dei grandi costruttori di civiltà. Gli stessi, da cui, la Storia prende forma. E il Profeta Muhammad è proprio una di quelle figure che – come scrive Buttafuoco – «per Carlyle ripropone il mito capacitante delle élite naturali e della forza del singolo come motore della Storia». Questi due tipi, entrambi inseriti nello spirito del tempo, consegnano la dimensione e l’entità della posta in palio. E i risultati si sono visti: in un Occidente che, accusa Buttafuoco, si è smarrito in una selva di atomi impazziti, è proprio la fine del pensiero teleologico che ha consegnato le chiavi della Provvidenza nella mani di una causalità meccanicistica. Del mito di una certa modernità – quella illuministica – lo scrittore ce ne svela la natura luciferina. Quella per cui, nella distruzione del padre, ossia l’Occidente, ne sono responsabili i figli che credono di compiere così cosa buona e giusta. Sono la destra e la sinistra – per come madama Rivoluzione francese li ha creati – e, prima l’altra e adesso l’una, si sono calate così tanto nella parte che davvero stanno per sconvolgere dall’interno la Storia. E "Cabaret Voltaire" indaga e denuncia proprio questo.
Per riportare la “trasmissione” delle cose nel giusto senso, quello che l’autore ci propone in gran parte del libro è un viaggio. Buttafuoco, quasi novello Carlyle, traccia il percorso della Tradizione – e della spiritualità – nella Storia attraverso alcuni dei suoi protagonisti. E in questo racconto – dove il narrare è poi la caratteristica principale di questo straordinario autore – i suoi eroi, depurati dalla patina corrosiva e mendace dell’Illuinismo, vengono proposti per quello che sono. Proprio per restituirli e riporli nella categoria del mito: che per Buttafuoco è l’essenza dell’agire storico. Ecco allora l’ayatollah Khomeyni con la sua politica intesa come scienza spirituale; Francesco d’Assisi che andò a parlare col Sultano e che le marce per la pace le avrebbe di sicuro boicottate; Padre Pio che il demonio c’era e lo prendeva a cazzotti; Attilio Mordini e Mel Gibson che il Golgota lo ripresenta come «nervo che irradia nelle contraddizioni della modernità» e i protagonisti del Venerdì Santo in Andalusia e poi in Sicilia, dove il senso il sacro è così vivo, così intimo e senza traccia di folclore che in quel giorno anche «gli uccelli planano sbilenchi. Per quel che ricordo – nota lo scrittore – non hanno mai cantato il Venerdì».
Tra tutte le suggestioni, i riferimenti e le storie raccontate nel saggio da Buttafuoco c’è un’immagine che sintetizza al meglio quello che ha significato per l’Occidente il trionfo della modernità vincente: «L’ombelichismo elevato a vertice della definizione di destino». Il tutto all’interno di una visione pragmatica che, spiega l’autore, si è sincretizzata con il peggiore cristianismo: «Una religione tagliata con la peggiore farmacopea eretica» di cui la destra bushista è stata la frontiera e, probabilmente, anche il punto di non ritorno. È solo grazie a questo sostrato se è stato possibile che i teo-con (che hanno rappresentato solo una suggestione politica minoritaria e, oggi, fortunatamente perdente), gli americani e un certo conservatorismo occidentale (quello degli ex sinistri) negli ultimi anni hanno praticamente fatto e disfatto quello che desideravano in tutto il pianeta. Insomma, se non avesse procurato la giustificazione ideologica di uno dei conflitti più discussi dal dopo guerra a oggi, quello in Iraq, rientrerebbe in quella che si chiama una fatua casualità.
A farne le spese è stata nell’immaginario occidentale la gente dell’islam. Perché dall’Occidente ritenuto un popolo refrattario alle sirene della dittatura verso il “basso” dei desideri. E tutto ciò che questo occidentalismo non può assimilare lo combatte, ne fa “asse del Male” e vittima di «fobia, fanatismo e razzismo: l’ignoranza che fa da lievito all’attuale stagione di guerra al terrorismo». Per Buttafuoco, quindi, è proprio qui che la società occidentale deve recuperare il senso della dialettica. «Ma è l’islam che sveglierà la nostra stessa identità», afferma lo scrittore siciliano. Ma l’incontro non sarà il “luogo” di un dialogo ecumenico politicamente corretto, «perché la garanzia di convivenza pacifica con le altre confessioni non può essere quella laica, ma, per dirla con una categoria familiare agli europei, può solo essere ghibellina». I musulmani «sono i primi a volere i preti con le tonache, le messe in latino e il Santo Padre della Tradizione, non quello del dialogo interreligioso». Per Buttafuoco saranno gli islamici a darci uno schiaffo per farci destare dal torpore: «I musulmani arrivati nella modernità non se ne giovano di un cristianesimo sempre più minoritario, la Chiesa è diventata un immenso ministero degli Affari sociali in un mondo sconsacrato».

(di Antonio Rapisarda, Secolo d'Italia, 25/11/2005)

10/12/08

Cavalieri



LA BENEDIZIONE DEL NUOVO CAVALIERE

Traduzione dal " Pontificale Romanum "

Tratto da: "SAN BERNARDO - L'ELOGIO DELLA NUOVA CAVALLERIA
Ai Cavalieri del Tempio"
A cura di Mario Polia - Il Cerchio - iniziative editoriali

II cavaliere può essere creato e benedetto in qualunque giorno, luogo ed ora; ma se deve essere creato in seno alla celebrazione della Santa Messa, il vescovo, con quell'abito col quale ha celebrato la Messa o vi è intervenuto, stando in piedi dinnanzi al centro dell'altare davanti al faldistorio, o sedendo su di esso; secondo il convenuto, finita la Messa, compie il rito. Se invece la creazione del cavaliere avviene al di fuori della Santa Messa, il vescovo celebri la cerimonia con la stola sopra il rocchetto, o se può essere regolare, sopra il copripelle. E, per prima cosa, stando in piedi con il capo scoperto, benedice, qualora prima non sia già stata benedetta, la spada che qualcuno genuflesso davanti a lui tiene sguainata, e dice:

  • V. Sostegno nostro nel nome del Signore.

    R. Che fece il cielo e la terra.

    V. O Signore, esaudisci la mia preghiera.

    R. E la mia voce giunga a te.

    V. Il Signore sia con voi.

    R. E con il Tuo spirito.

  • Preghiamo

    Esaudisci, ti preghiamo, o Signore, le nostre preghiere, e questa spada, della quale questo Tuo servo desidera cingersi, degnati di benedire con la destra della tua maestà, affinchè egli possa essere difensore della Chiesa, delle vedove, degli orfani, e di tutti coloro che servono Dio, contro la malvagità dei pagani e degli eretici; e sia egli motivo di terrore e sbigottimento per coloro che tramano insidie contro di lui.

    Per Cristo Nostro Signore.

    R. Amen.

    Preghiamo

    Benedici, o Signore santo, Padre onnipotente, eterno Dio, per l'invocazione del santo tuo nome e per l'avvento di Gesù Cristo figlio tuo Nostro Signore, e per il dono dello Spirito Santo Paraclito, questa spada, affinchè questo tuo servo, il quale oggi per tua sì grande bontà è da essa cinto, calpesti i nemici visibile e, ottenuta in tutto la vittoria, rimanga sempre illeso. Per Cristo nostro Signore.

  • R. Amen. Poi dice, rimanendo in piedi come prima:
  • Salmo 143

    Benedetto sii, Signore Dio mio, che guidi le mie mani nel combattimento: * e le mie dita in guerra.

    Mia misericordia, e mio rifugio: * mio sostegno e mio liberatore.

    Mio protettore, nel quale io sperai: * tu che assoggettasti a me il mio popolo. Gloria al Padre. Come era, ecc.

  • V. Salva il servo tuo, o Signore.

    R. Dio mio, spero in te.

    V. Sarai per lui, o Signore, torre di fortezza.

    R. Dal volto del nemico.

    V. O Signore, esaudisci la mia preghiera.

    R. E la mia voce giunga a te.

    V. Il Signore sia con voi.

    R. E con il tuo spirito.

  • Preghiamo

    O Signore santo, Padre onnipotente, eterno Dio, che da solo ordini tutte le cose e le disponi secondo giustizia, tu che per reprimere la malvagità dei reprobi e per difendere la giustizia permettesti l'uso della spada sulla terra agli uomini secondo la tua salutare disposizione e volesti che fosse istituito l'ordine della Cavalleria per la protezione del popolo, e per mezzo del beato Giovanni facesti dire ai soldati che a lui nel deserto erano venuti di non depredare nessuno ma di esser contenti dei propri salarii ; la tua clemenza, o Signore, supplichevolmente imploriamo, così come elargisti a Davide, fanciullo tuo, la capacità di superare Golia e facesti trionfare Giuda Maccabeo sulla malvagità delle genti che non invocavano il nome tuo, così anche a questo tuo servo, il quale testé sottopone il collo al gioco della milizia, concedi con pietà celeste le forze e l'audacia per la difesa della fede e della giustizia, e aumenta la sua fede, la sua speranza e la sua carità e dagli, parimenti, il timore e l'amore nei tuoi riguardi, l'umiltà, la perseveranza, l'obbedienza, la buona pazienza e disponilo interamente verso il giusto, affinchè non danneggi ingiustamente alcuno con codesta spada o con un'altra e affinchè difenda con essa quanto vi è di giusto e di retto e come egli stesso è promosso da uno stato inferiore alla nuova dignità della milizia, così, abbandonando il vecchio uomo che era e le sue azioni, accolga lui il nuovo uomo che è divenuto: affinchè ti tema e ti onori rettamente, eviti la famigliarità con i perfidi e rivolga al prossimo la sua carità, obbedisca rettamente al suo superiore in ogni occasione ed esegua sempre il suo ufficio secondo giustizia. Per Cristo nostro Signore.

  • R. Amen.
  • Allora asperge la spada con acqua benedetta. Qualora invece la spada sia già stata benedetta si deve omettere quanto detto prima.

    Dopo questi atti il vescovo, sedendo, presa la mitria, consegna la spada sguainata nella mano destra al nuovo cavaliere inginocchiato davanti a lui, dicendo:

    Ricevi questa spada nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo e utilizzala per la difesa di te stesso e della Santa Chiesa di Dio e per scompigliare i nemici della Croce di Cristo e della fede cristiana, e per quanto l'umana fragilità permetterà, non ledere ingiustamente alcuno con essa: e si degni di assicurare ciò Colui che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna come Dio, per tutti i secoli dei secoli.

    R. Amen.

    Poi la spada viene riposta nel fodero e il vescovo cinge il nuovo il cavaliere con la spada, dicendo:

    Ti cinga la tua spada sopra il femore, o fortissimo, e considera che i santi non con la spada, ma con la fede vinsero i regni.

    Perciò il nuovo cavaliere cinto dalla spada si leva in piedi ed estrae quella dal fodero e fa vibrare virilmente tre volte quella sguainata e la terge sopra l'avambraccio sinistro, poi la ripone nel fodero.

    Allora il vescovo dà al nuovo cavaliere il bacio della pace dicendo:

  • La pace sia con te.
  • E il vescovo prendendo di nuovo la spada sguainata nella destra percuote leggermente tre volte con quella sopra le scapole il nuovo cavaliere inginocchiato davanti a lui, dicendo nel frattempo solamente:

    Sii cavaliere pacifico, valoroso, fedele e devoto a Dio.

    Poi, riposta la spada nel fodero, il vescovo dà con la mano destra un leggero schiaffo al nuovo cavaliere dicendo:

    Sii destato dal sonno della malizia, e veglia nella fede di Cristo e sia lodevole la tua fama.

    E i cavalieri astanti impongono gli speroni al nuovo cavaliere; e il vescovo, stando seduto con la mitria, pronuncia l'antifona:

    Bello nell'aspetto davanti ai figli degli uomini, cingi, o fortissimo, il tuo fianco con la tua spada.

    Il vescovo si leva in piedi e stando rivolto verso il nuovo cavaliere, scoperto il capo, dice:

  • V. Il Signore sia con voi.
  • R. E con il tuo spirito.
  • Preghiamo

    Onnipotente eterno Dio, sopra questo tuo servo che desidera essere cinto con questa insigne spada (lett. punta), infondi la grazia della tua benedizione, e fa sì che egli, fidente nella virtù della tua destra, sia armato di celesti presìdi contro tutte le cose avverse, affinchè in questo secolo non sia turbato da nessuna tempesta di guerra.

  • R. Amen.
  • Pronunciate queste parole, il nuovo cavaliere bacia la mano del vescovo, e, deposti la spada e gli speroni, va in pace.

    09/12/08

    Simmetria: una casa editrice amica


    Simmetria, fondata da Claudio Lanzi nel 1975, nasce come gruppo di ricerca sulle scienze e sulle tradizioni spirituali d'Oriente e d'Occidente, svincolato da qualsiasi sudditanza culturale e politica.
    Nel 1985 iniziano le prime pubblicazioni di estratti da corsi e seminari. Tale attività prosegue nel 1996 con un'iniziativa editoriale autonoma e la stampa di alcuni testi che rappresentano abbastanza efficacemente le linee ispiratrici della associazione.
    Nel 2000 apre a Roma il Centro Studi "Simmetria" di via Grazioli Lante 13 e prendono vita la relativa associazione culturale, la rivista omonima e l’edizione pianificata di tre collane di libri.
    Temi fondamentali delle ricerche di Simmetria sono:
    - La geometria e la matematica sacre, la ritmologia, la danza e le discipline di matrice orfico-pitagorica, asse portante di qualsiasi percorso conoscitivo occidentale e base di ogni ascesi e di ogni sacralità seriamente intese.
    - Le religiosità e le ritualità arcaiche europee, con particolare attenzione a quelle latine e alle osmosi con le altre tradizioni del bacino mediterraneo.
    - La gnosi protocristiana e l'esicasmo delle origini, dove il ritmo e l'armonia svolgono un ruolo fondamentale nel sentiero di risalita di Sophia verso il Suo Artefice e dove il silenzio diventa disciplina e contatto con il cuore.
    Ciò non esclude dai nostri interessi qualsiasi argomento che si apra verso la filosofia e la scienza d'Oriente e d'Occidente, sacralmente intese.
    Una parte degli argomenti oggetti di studio è stata pubblicata nei testi delle edizioni omonime. Le relazioni relative ai convegni hanno dato quasi sempre luogo alla stampa degli "Atti" mentre la Rivista e il sito on line, riportano sia gli estratti dei corsi e dei seminari come articoli originali provenienti da vari collaboratori.
    L'associazione s’impegna a testimoniare con semplicità, ma con rigore scientifico, le ricerche operate in "Simmetria", costituendo un punto di incontro e di orientamento, un centro di studi e di riflessione che, in questa convulsa babilonia di proposte pseudospirituali accattivanti, aiuta ad orientarsi responsabilmente, a non essere preda di fanatismi acefali, a non farsi irretire da facili approdi emozionali, a non precipitare nelle fantasmagorie degli esoterismi sempre più in svendita in questo mondo pesantemente inquinato, ormai non solo nella terra, ma anche nell'anima.
    In tale contesto è auspicata e gradita la collaborazione di coloro che, rispettando l'impostazione decisamente old age di Simmetria, vorranno proporre temi, ricerche originali qualificate, articoli, e che vorranno collaborare strettamente con noi, con chiarezza e sincerità d'intenti.

    Fonte: www.simmetria.org

    Addendum

    A dimostrazione dell'amicizia e della spirituale sintonia, Simmetria ha inserito nella sua pagina web, esattamente tra gli "articoli", alla categoria "orientamenti tradizionali", un capitolo dell'ultimo libro di Silvano Panunzio, "Metafisica del Vangelo Eterno" , con il titolo "Continuità della Tradizione Iperborea".