25/10/13

La Spada di Perseo: gli itinerari metapolitici di Primo Siena

Pagg. 264 - € 18,00

 Perseo, figlio di Zeus e di Danae, è raffigurato nella celebre scultura di Benvenuto Cellini con la mano sinistra che sostiene la testa mozza della gorgona Medusa, mentre la mano destra impugna la spada con la quale la decapitò.


     Va rilevato che la capigliatura della Medusa è composta da un groviglio di serpenti e che ella è di una tale bruttezza da pietrificare, per il terrore, chiunque la guarda in viso.

     Il significato pristino di Perseo — come ha commentato il filosofo metapolitico argentino Alberto Buela — è “il Distruttore” che , dissidente nato, con la sua spada taglia il groviglio della cripotopolitica; e propone un “senso diverso” all’ordine delle idee, per combattere la corruzione della politica che ne adultera l’essenza trascendente per ridurla, nel migliore dei casi, a pura amministrazione di conflitti.

     Primo Siena — secondo Alberto Buela — ha dimostrato una solvenza intellettuale invidiabile eleggendo Perseo come l’immagine della metapolitica che riscatta il valore classico della “politeia”; mentre la Medusa rappresenta il simbolo delle forze oscure che corrompono la politica affossandola nel livello infero della criptopolitica. Questa corruzione esige l’azione costante della metapolitica per restituire alla politica autentica il luogo e la dignità da dove essa è stata subdolamente sloggiata. 

http://www.edizionisolfanelli.it/laspadadiperseo.htm



22/10/13

Gioacchino da Fiore e la Filosofia

 

NOTE DI COPERTINA:

Gioacchino da Fiore (1135-1202) contrapponeva alla “Chiesa di carne”, ossia alla Chiesa-istituzione temporale (alla Chiesa dei “tiepidi”, come la chiama l’Apocalisse, con tutti i suoi poteri, le sue gerarchie, i suoi privilegi e le sue ricchezze), una “Chiesa dello spirito” in grado di aprirsi realmente e con umiltà alla sofferenza del mondo.
Una Chiesa dei poveri, degli afflitti e dei perseguitati, come ben comprenderanno i Francescani spirituali che, alla fine del XIII secolo, rilessero Gioacchino nella prospettiva di Francesco. Una Chiesa in cui, cioè, si attuasse concretamente quell’estensione pentecostale dello Spirito che i Vangeli ci tramandano, ma che Gioacchino non interpretava come il rinvio ad un’astratta dimensione trascendente, bensì nella trascendenza immanente dell’imminenza del futuro storico. Gioacchino pensa fino in fondo la divinizzazione dell’uomo quale compimento della vicenda storico-universale iniziata con la creazione, annunciata nell’incarnazione e garantita dalla simmetria filiale fra l’uomo e il Cristo nella terza persona della Trinità. Quello Spirito che, come dice l’apostolo, “soffia dove vuole”. Ecco dunque l’impegno a realizzare, qui e ora, sulla terra, un’età dello Spirito che sarebbe approdata ad una effettiva subversio dell’ordine sociale ed ecclesiale esistente, al superamento di ogni letteralità istituzionale, scritturistica e liturgica. Non è solo il filosofo marxista eterodosso Ernst Bloch a indicare in Gioacchino il profeta di una società senza padroni né dogmi, una società di Libero Spirito e di Spiriti Liberi, una vera “democrazia mistica”. Ma anche per il dotto e prudente cardinale Henri De Lubac il nostro abate diviene il precursore di tutte le rivoluzioni della modernità e del germe sotterraneo che le alimenta. A Gioacchino e al suo pensiero, ai “margini della filosofia”, questo libro è dedicato, nella convinzione che ci sia sempre tempo per tornare a sperare in un mondo nuovo e soprattutto migliore.



"Gioacchino da Fiore e la Filosofia"
Andrea Tagliapietra
Casa Editrice “Cento Talleri”

Per ricevere direttamente a casa tua il libro al prezzo di copertina (senza spese di spedizione!), manda un'email al seguente indirizzo: ilprato@libero.it
 


19/10/13

La rivoluzione conservatrice europea di Hugo von Hofmannsthal



di Fausto Gianfranceschi

L’editore Marsilio pubblica un testo singolare e puntuale: La rivoluzione conservatrice europea di Hugo von Hofmannsthal. È puntuale perché in questi mesi si stanno compiendo gli atti finali dell’unificazione del Continente; è singolare perché il punto di vista di queste pagine risulta alla lettura notevolmente sfasato rispetto all’odierna pubblicistica politica: ma secondo me sfasato in meglio, e perciò particolarmente interessante.
Hugo von Hofmannsthal (1874-1929) fu scrittore, poeta e drammaturgo della Felix Austria, di cui soffrì il tracollo alla fine della prima guerra mondiale. Aderì spiritualmente al movimento ideale della «rivoluzione conservatrice» che negli anni successivi al disfacimento bellico accese nell’area germanica (con risonanze anche altrove) la speranza di una riedificazione politica che, senza dimenticare il passato, rispondesse alle nuove esigenze storiche (specialmente a quella di contrastare la minaccia che veniva dall’Oriente bolscevico).
In questo libro sono raccolti alcuni interventi in cui l’autore elabora ed esalta il suo concetto di Europa. Sono le considerazioni di un poeta, non di un politico; ma alle volte il poeta è più realista e profetico del politico. Certo, alcune pagine sono datate, addirittura scritte all’inizio della prima guerra mondiale, ma l’ispirazione è così profonda che, dopo «l’esperienza sconvolgente» del tracollo del suo mondo, l’autore riesce ugualmente a guardare lontano con lucidità, senza zavorra nostalgica, e scrive: «Si tratterà di creare un’Europa nuova e dotata della grazia di un’inattesa capacità di volare, risollevandosi dall’incendio del suo nido che essa stessa ha voluto. Fino ad allora ci saranno passaggi, complicazioni e difficoltà pressoché incalcolabili». Qui splende la parola del veggente, con un presagio che oggi, dopo quasi un secolo, sostanzialmente si avvera; da allora sono accaduti eventi di gravità davvero incalcolabile: quella che è stata definita «la guerra civile europea», cominciata nel 1914 e finita nel 1989 con la caduta del Muro, ha prodotto molti disastri e tante mostruosità, da cui però è sorta l’esigenza fortissima di pace e di integrazione continentale.
Il poeta prevede addirittura la necessità di un’estensione della nuova Europa all’«Oriente polimorfo», idea che allora poteva sembrare impensabile, e che ora è di attualità. Tuttavia, leggendo queste pagine aumenta l’insoddisfazione per certi aspetti preminenti dell’attuale processo di unificazione. Hofmannsthal è un ispirato, cita la «dimensione sacra» dell’idea di Europa, che definisce «colore fondamentale dello spirito del pianeta», e reclama una nuova società civile e letteraria in cui «tutto entra davvero in risonanza con tutto». Ma le accese tonalità di tali visioni non compaiono nel quadro politico continentale che abbiamo davanti agli occhi, dove prevale proprio quello che il poeta aborriva: non c’è più nulla di autentico tranne la merce». Addirittura nella nuova Costituzione europea sembra che mancherà il richiamo ai valori cristiani, pilastri storici del continente.
Bisogna continuare a sperare. Il sogno del poeta si è in gran parte avverato: non è detto che, prima o poi, non si avveri completamente.

Tratto da Il Tempo del 06 ottobre 2003.


16/10/13

Jean Tourniac: Melkitsedeq e la tradizione primordiale







Melkitsedeq è sicuramente il personaggio più enigmatico dell'Antico Testamento. Senza una genealogia, egli appare solitario e scompare allo stesso modo senza che si sia fatta menzione della sua morte. Alto Sacerdote e Re di Salem, non è imparentato al patriarca Abramo ma costui gli offre la decima, riceve la sua benedizione e comunione con lui. L'indagine di Jean Tourniac fa riferimento alle prospettive guènoniane per definire il termine di "Tradizione primordiale", fornisce un 'analisi esaustiva dei testi propri del Giudaismo, del Cristianesimo e dell'Islam, e chiarisce le speculazioni ebraiche,gnostiche e cristiane che arrivano fino al XX secolo.


Ed. Irfan