di Fausto Gianfranceschi
L’editore Marsilio pubblica un testo singolare e puntuale: La rivoluzione conservatrice europea di Hugo von Hofmannsthal. È puntuale perché in questi mesi si stanno compiendo gli atti finali dell’unificazione del Continente; è singolare perché il punto di vista di queste pagine risulta alla lettura notevolmente sfasato rispetto all’odierna pubblicistica politica: ma secondo me sfasato in meglio, e perciò particolarmente interessante.
Hugo von
Hofmannsthal (1874-1929) fu scrittore, poeta e drammaturgo della Felix Austria,
di cui soffrì il tracollo alla fine della prima guerra mondiale. Aderì
spiritualmente al movimento ideale della «rivoluzione
conservatrice» che negli anni successivi al disfacimento bellico
accese nell’area germanica (con risonanze anche altrove) la speranza di una
riedificazione politica che, senza dimenticare il passato, rispondesse alle
nuove esigenze storiche (specialmente a quella di contrastare la minaccia che
veniva dall’Oriente bolscevico).
In questo
libro sono raccolti alcuni interventi in cui l’autore elabora ed esalta il suo
concetto di Europa. Sono le considerazioni di un poeta, non di un politico; ma
alle volte il poeta è più realista e profetico del politico. Certo, alcune
pagine sono datate, addirittura scritte all’inizio della prima guerra mondiale,
ma l’ispirazione è così profonda che, dopo «l’esperienza sconvolgente» del
tracollo del suo mondo, l’autore riesce ugualmente a guardare lontano con
lucidità, senza zavorra nostalgica, e scrive: «Si tratterà di creare un’Europa
nuova e dotata della grazia di un’inattesa capacità di volare, risollevandosi
dall’incendio del suo nido che essa stessa ha voluto. Fino ad allora ci saranno
passaggi, complicazioni e difficoltà pressoché incalcolabili». Qui splende la
parola del veggente, con un presagio che oggi, dopo quasi un secolo,
sostanzialmente si avvera; da allora sono accaduti eventi di gravità davvero
incalcolabile: quella che è stata definita «la guerra civile europea»,
cominciata nel 1914 e finita nel 1989 con la caduta del Muro, ha prodotto molti
disastri e tante mostruosità, da cui però è sorta l’esigenza fortissima di pace
e di integrazione continentale.
Il poeta
prevede addirittura la necessità di un’estensione della nuova Europa
all’«Oriente polimorfo», idea che allora poteva sembrare impensabile, e che ora
è di attualità. Tuttavia, leggendo queste pagine aumenta l’insoddisfazione per
certi aspetti preminenti dell’attuale processo di unificazione. Hofmannsthal è
un ispirato, cita la «dimensione sacra» dell’idea di Europa, che definisce
«colore fondamentale dello spirito del pianeta», e reclama una nuova società
civile e letteraria in cui «tutto entra davvero in risonanza con tutto». Ma le
accese tonalità di tali visioni non compaiono nel quadro politico continentale
che abbiamo davanti agli occhi, dove prevale proprio quello che il poeta
aborriva: non c’è più nulla di autentico tranne la merce». Addirittura nella
nuova Costituzione europea sembra che mancherà il richiamo ai valori cristiani,
pilastri storici del continente.
Bisogna
continuare a sperare. Il sogno del poeta si è in gran parte avverato: non è
detto che, prima o poi, non si avveri completamente.
Tratto da Il
Tempo del 06 ottobre 2003.
"Bisogna continuare a sperare": aveva ragione Gianfranceschi. Sperare con una Speranza teologale, che genera opere e si alimenta di Fede e preghiera. Giuseppe Maddalena
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