30/11/07

La Massoneria nel Continente nero

Che cosa unisce con un filo invisibile Cecil John Rhodes, «padre coloniale» dell’attuale Zimbabwe, Ernest Oppenheimer, artefice dell’impero sudafricano dei diamanti De Beers, e gli attuali presidenti del Gabon, Omar Bongo, e del Ciad, Idriss Déby? Il filo invisibile è l’affiliazione di questi personaggi a logge massoniche made in Africa.
La massoneria nel Continente nero ha una storia che affonda le sue radici nel passato coloniale e che continua ancora oggi con una vitalità non trascurabile. Le relazioni tra le Grandi Logge europee e le loro sorelle nere, infatti, influenza gli equilibri del potere e del business in molti Paesi a nord e a sud del Sahara. La storia dei «fratelli della luce» africani ha inizio, ufficialmente, nel 1772, quando a Città del Capo, nel luogo dove ora sorge il parlamento sudafricano, fu fondata la prima Loggia del Continente. Dieci anni dopo, nel periodo in cui, in Europa, il precettore alla corte di Vienna Angelo Soliman, ex schiavo nero, veniva iniziato nella prestigiosa organizzazione massonica 'Zur Wahren Eintracht' e diventava il primo venerabile di origine africana nella storia della massoneria moderna, a Saint­Louis, nell’attuale Senegal, nasceva la prima Loggia francofona del Continente, fondata dal Grande Oriente di Francia (Godf).
Paradossalmente, sul suolo africano si dovette attendere ancora parecchio tempo prima che aspiranti 'maestri' autoctoni fossero accolti nelle 'filiali' (in gergo tecnico 'obbedienze') delle corporazioni europee - non solo francesi ma anche inglesi, irlandesi e scozzesi - che si instaurarono via via in quasi tutto il Continente, dal Marocco, al Ghana, allo Zambia. Una penetrazione profonda che seppe inculturarsi nella tradizione locale delle confraternite e delle società segrete affascinate dall’esoterismo, accogliendo anche elementi, come ad esempio le sedute spiritiche, originariamente estranee ai rituali massonici.
Se nei confronti dell’abolizione della schiavitù e poi delle indipendenze dalle colonie l’atteggiamento delle Grandi Logge europee e americane non fu uniforme, è un fatto che nella transizione post-coloniale - fino ad oggi - il peso delle reti massoniche nelle vicende politiche africane è stato ed è notevole. A parte il caso eclatante della Liberia, dove dall’indipendenza del 1847 fino al 1980 si sono succeduti diciassette presidenti affiliati all’obbedienza massonica afro­americana Prince Hall (di cui cinque gran maestri), restano importanti le influenze esercitate attraverso le reti delle Logge da alcuni settori delle amministrazioni occidentali, in particolare quella francese, sugli esponenti politici africani legati alla massoneria, come il già citato Omar Bongo, Gran maestro della Grande Loggia simbolica, ma anche il presidente del Congo-Brazzaville Denis Sassou Nguesso, o quello burkinabé Blaise Compaoré.
Giochi di potere che, in certi casi, si svolgono in seno alle diverse Logge e obbedienze autoctone. In Nigeria, ad esempio - come ha raccontato il giornalista della Bbc-Afrique François Misser - sta prendendo forma una massoneria su base etnica, che si distanzia dalle obbedienze inglese, irlandese e scozzese e, nella zona del delta del Niger, sostiene la causa del popolo Ogoni.
L’intrecciarsi tra i riti che dovrebbero puntare al 'perfezionamento morale dell’uomo' e i più svariati interessi, locali o sovranazionali, non è affatto un’eccezione, come ribadisce la testimonianza di due volontari in Gabon, rilasciata sotto garanzia dell’anonimato al mensile 'Popoli': «Le logge massoniche ­raccontano i due operatori ­sono infiltrate in ogni affare, lecito o illecito, e in ogni manovra politica». Per quanto riguarda gli affari, non è un mistero che molte grandi società multinazionali abbiano saputo sfruttare le conoscenze massoniche dei propri dirigenti e le loro relazioni privilegiate con alcuni politici 'venerabili' africani per far prosperare affari non proprio trasparenti.
Qualche anno fa l’associazione francese Survie ha lanciato una campagna contro il gruppo Bolloré, la cui rapida espansione nel settore dei trasporti in una quarantina di Paesi del Continente nero - espansione sotto accusa per l’atteggiamento spregiudicato nei confronti dell’ambiente - avrebbe beneficiato di un trattamento di favore, da tasse sull’importazione dissuasive per la concorrenza a lascia-passare facili, grazie proprio alle relazioni occulte del suo management, in rete con i circoli d’influenza massonici, specialmente la Grande Loggia nazionale francese.
A denunciare i torbidi poteri africani nascosti dietro a squadra e compasso, i principali simboli massonici, c’è da sempre la Chiesa cattolica, a cui recentemente si stanno unendo anche le sorelle protestanti, tradizionalmente più tenere nei confronti dei propri fedeli simpatizzanti del Grande Architetto dell’universo. Ma anche il mondo musulmano comincia a interrogarsi, ad esempio in Senegal, sulla compatibilità tra Logge e moschee. Intanto, decine di migliaia di adepti in tutto il Continente continuano a riunirsi nei templi per sgrossare la propria 'pietra bruta' e incamminarsi sulla via della perfezione. Purtroppo, difficilmente per la stessa via arriveranno allo sviluppo.

(Autore: Chiara Zappa; Fonte: Avvenire del 29/12/2007)


29/11/07

Esperienze extra-corporee in laboratorio

Le esperienze di quasi­morte citate da Beauregard come prova indiretta del 'cervello spirituale' hanno una stretta parentela con le cosiddette esperienze extracorporee, situazioni nelle quali si è consci di vedere se stessi da una posizione esterna al proprio corpo. Sembra che una persona su dieci provi questa sensazione nella sua vita, spesso in seguito a uso di allucinogeni, ictus, crisi epilettiche o gravi traumi fisici (Yoghi, sciamani, mistici, maghi conoscono assai bene questo genere di esperienze, ma un tale genere di persone non metterebbe mai piede in un laboratorio). In agosto, il ricercatore svedese Henrik Ehrsson ha pubblicato sulla rivista Science un esperimento capace di indurre un tipo di esperienza extracorporea. I partecipanti allo studio sono fatti sedere su una sedia, con un casco dotato di monitor suddiviso in due parti, una per occhio. Il monitor presenta una ripresa video effettuata da due telecamere poste dietro il soggetto, all’altezza della testa, a due metri di distanza. Il soggetto vede un’immagine stereoscopica come se fosse collocato dietro la propria schiena. Il ricercatore si pone a fianco del soggetto, fuori della sua visuale: con due bacchette di plastica tocca simultaneamente il petto del soggetto reale e di quello illusorio, spostando la bacchetta dove dovrebbe essere quest’ultimo, appena al di sotto delle telecamere.
I soggetti così stimolati dicono di avere l’esperienza di trovarsi al di fuori del proprio corpo fisico e di guardare la scena da un punto esterno. Come test ulteriore, si è misurata la risposta fisiologica dei partecipanti, e in particolare la traspirazione epidermica, proponendo una situazione in cui i soggetti hanno la sensazione che il loro corpo virtuale sia minacciato da un martello: la sudorazione indica che a essi il rischio 'virtuale' appare reale.

25/11/07

Evoluzionismo a Varese

Varese
Mercoledì 28 Novembre 2007 ore 17,30
Sala della Parrocchia S. Massimiliao Kolbe
Viale Aguggiari, 140
Relatore
Dr. Giuseppe Santoro
L'EVOLUZIONISMO, SCIENZA O SUPERSTIZIONE?

INGRESSO LIBERO


BASE STORICA E IDEOLOGICA DEL MITO EVOLUZIONISTA
Il mito dell’evoluzione non derivò i suoi concetti fondamentali da nuove scoperte o indagini effettuate nel campo delle discipline biologiche, ma venne concepito dalla forma mentis dell’illuminismo razionalista e del liberalismo progressista, matrici ideologiche di quasi tutti i successivi sviluppi culturali e politico-sociali dell’Occidente, soprattutto a partire dagli anni violenti della rivoluzione francese.
Le suggestioni evocate dal mito evoluzionistico ripresero ad invadere le menti dopo il 1859, primo anno della pubblicazione dell’Origin of Species by Means of Natural Selection, e da allora nulla è riuscito a neutralizzare o ad attenuarne l’influsso.
Con ogni probabilità, l’enorme successo di questo libro fu dovuto sia al fatto che esso raccoglieva in forma ordinata un numero svariato di esempi ed argomentazioni suscettibili di far presa sul grosso pubblico, sia alla continua ed aggressiva propaganda fatta in suo favore soprattutto da Thomas Huxley (il "bull-dog di Darwin"), la quale mirava non solo a convincere il mondo scientifico della verità della teoria, ma anche ad usare quest’ultima come clava per colpire la reputazione della Chiesa ed il sentimento religioso in generale.
Da allora ad oggi, l’azione del mito evoluzionista all’interno della cultura occidentale non ha conosciuto tregua, allargandosi dalla biologia ai dominii più disparati, quali l’astronomia, la geologia storica, la psicologia, la sociologia, la linguistica, la storia, la pedagogia e, naturalmente, la politica.
Nell’ambito strettamente scientifico, dallo scorso secolo ad oggi gli oppositori non sono mai mancati; ma le loro opere, quando non addirittura boicottate, non sono mai state tenute nella dovuta considerazione.
Giuseppe Sermonti - Roberto Fondi: Dopo Darwin critica dell'evoluzionismo (Rusconi Editore, Milano 1980).


DARWIN ALLE CORDE ?
di Maurizio Blondet
Ogni settimana, Piero Angela ci istruisce. La giraffa "ha evoluto il suo lungo collo" per brucare le foglie dei rami alti. La balena "discende" da un animale terrestre che "si adattò alla vita acquatica". Informazioni divertenti che presuppongono come vera e scontata la teoria di Darwin: l'evoluzione di animali, la loro trasformazione da una specie a un'altra, a forza di accidentali "mutazioni" conservate, perchè "utili alla vita", dalla selezione naturale. Ciò che non ci dice mai, l'ottimo Piero Angela, è che la teoria di Darwin è messa in dubbio, e a voce sempre più alta, da un numero crescente di scienziati americani.

Dal '93, l'autorevolissima Boston Review (la rivista del MIT, la più avanzata università scientifica Usa) accoglie un dibattito in cui biologi, matematici, paleontologi e biochimici attaccano "il dogma evoluzionista", e su basi scientifiche.

L'evoluzionismo sostiene che nel DNA avvengono di continuo mutazioni accidentali. Il genetista James Shapiro ricorda invece che le mutazioni del DNA, la "scrittura della vita" (un vero "programma di computer", con tutte le istruzioni per formare un essere vivente, presente sia negli esseri più "primitivi" che dei più "evoluti"), sono rarissime. Perchè, dice Shapiro ecco un'altra notizia che Piero Angela evita di fornirci "il DNA è fornito di molti apparati di 'correzione di bozze', su vari livelli, che riconoscono e rimuovono gli errori occorrenti durante la replicazione del DNA". Il DNA dunque si difende attivamente proprio da quelle casuali accidentalità, in cui i darwinisti identificano il motore dell'evoluzione. Di fatto, il DNA è la struttura più stabile dell'universo. Nei secoli, le lapidi egizie di granito diventano illeggibili; il DNA, fatto di proteine, si riproduce sempre uguale, opponendosi in modo attivo al degrado di tutte le cose. E, impariamo ora, si difende anche dal darwinismo.

Le sole mutazioni frequenti sono provocate dall'uomo su animali di laboratorio: con radiazioni nucleari o con agenti chimici che sconvolgono brutalmente la struttura del DNA. è il caso del moscerino della frutta (Drosophila Melanogaster), l'insetto preferito dai genetisti perchè produce una generazione nuova ogni mese. Studiato da 80 anni in tutti i laboratori del pianeta, il moscerino è stato costretto a subire milioni di mutazioni. Tutte, nessuna esclusa, diminuiscono la sua attitudine alla vita (mancanza di occhi, di ali, di zampe); gli animaletti mutanti possono vivere solo in laboratorio, grazie alle cure degli sperimentatori; in natura sarebbero morti prima di trasmettere il loro patrimonio genetico ai discendenti. Meno che mai la drosofila ha dato luogo ad altra specie.

Tutto ciò induce una nuova generazione di scienziati a sostenere, ormai apertamente, che gli esseri viventi sono il frutto di una "progettazione intelligente" (intelligent design). "è una teoria pienamente scientifica che formuliamo come tale", ha scritto William Dembski, logico-matematico della Notre Dame University.

Perchè? Perchè troppi apparati delle creature viventi presentano una complessità irriducibile, risponde Michael Behe, biochimico della Leighton University. Come esempio di "complessità irriducibile", Behe porta il caso della trappola per topi. Costituita di cinque pezzi - una molla, la fagliela, il gancetto che tiene la tagliola in posizione, l'esca, la tavoletta su cui il tutto è inchiodato - è una macchina molto semplice. Ma la sua semplicità "non può essere ridotta". Se manca un solo pezzo, non è che la trappola funzioni meno bene; non funziona affatto. Dunque, non può essersi formata a poco a poco, con aggiunte e miglioramenti; la trappola è stata progettata fin dall'inizio così. Molti apparati di esseri viventi sono ugualmente "irriducibili". Non funzionano se mancano anche solo di un componente.

La lingua del picchio è una "complessità irriducibile". Il noto uccellino ha una lingua lunga 15 centimetri, quanto il suo corpo. Dove la tiene? La tiene arrotolata attorno al cranio, come una fionda. La cosa stupefacente è che la lingua parte dal becco all'indietro, gira attorno al cranio e ritorna al becco dalla parte opposta. Ora, non è possibile che una lingua così straordinaria si sia "evoluta" per gradi. Il solo fatto che sia rivolta all'indietro avrebbe reso impossibile la nutrizione a generazioni di progenitori del picchio, finchè l'apparato non avesse raggiunto la necessaria lunghezza.

Altro caso: il limulus, una specie di granchio corazzato che vive sulle coste dell'Atlantico. Essere "primitivo", cugino degli antichissimi trilobiliti (estinti da milioni di anni), è considerato un fossile vivente, presente in strati fossili da 300 milioni di anni (e sempre uguale). Di recente s'è scoperto che gli gli occhi del limulus, di notte, aumentano il loro potere visivo di un milione di volte. Non sono affatto occhi "primitivi". Al contrario: sono più sofisticati degli apparecchi elettronici a visione notturna usati per scopi militari. Ciò che vediamo in natura è uno scoppio di fantasia progettistica. Anche l'evoluzione dell'Uomo è in discussione. L'albero genealogico fornitoci dagli evoluzionisti viene sconvolto da sempre nuove scoperte, che spingono i nostri presunti "progenitori comuni fra uomo e scimmia" alla posizione di rami collaterali. L'uomo di Neanderthal, estintosi "solo" 25 mila anni fa (già esisteva l'uomo moderno), non solo ha perso il posto di nostro "antenato", ma anche quello di parente collaterale. Due studi recenti hanno ricavato il DNA del Neanderthal: è cosi diverso dal nostro, che le due specie non potevano unirsi ed avere prole. Era una umanità aliena. Da poco in Spagna (ad Atapuerca) è stato trovato il fossile d'un uomo di 780 mila anni, eppure completamente moderno. Così moderno che gli imbarazzati evoluzionisti hanno creato una specie apposta per lui: Homo Antecessor ("che precede gli altri").

Nel novembre 1999, l'autorevole rivista National Geographic ha pubblicato in pompa magna la foto di una lastra minerale dove si vedeva un dinosauro con ali e piume: "è la prova che gli uccelli si sono evoluti da questi antichi rettili", ha esultato il biologo Barry A. Palevitz nell'articolo che accompagnava la scoperta. Subito dopo, s'è appurato che "il fossile" era un falso, composto da due fossili diversi (un uccello e un sauro) incollati assieme, opera dei contadini cinesi della zona di Liaoning, che sfruttano e vendono (sul mercato nero) i fossili di un giacimento locale. Uno "scandalo" molto chiacchierato in Usa. Piero Angela non ce lo ha raccontato.

Diciamo subito che la Teoria dell'Evoluzione Biologica della specie umana non è Scienza galileiana. Essa pretende di andare molto al di là dei fatti accertati [...] Una teoria con anelli mancanti, sviluppi miracolosi, inspiegabili estinzioni, improvvise scomparse non è Scienza galileiana. Essa può, al massimo, essere un tentativo interessante per stabilire una correlazione temporale diretta tra osservazioni di fatti ovviamente non riproducibili, obiettivamente frammentari e necessariamente bisognosi di ulteriori repliche [...] Se l'uomo dei nostri tempi avesse una cultura veramente moderna, dovrebbe sapere che la teoria evoluzionistica non fa parte della Scienza galileiana. A essa mancano i due pilastri che hanno permesso la grande svolta del milleseicento: la riproducibilità e il rigore. Insomma, mettere in discussione l'esistenza di Dio, sulla base di quanto gli evoluzionisti hanno fino a oggi scoperto, non ha nulla a che fare con la Scienza. Con l'oscurantismo moderno, si". (Antonino Zichichi, Perchè io credo in Colui che ha fatto il mondo Tra fede e scienza, Il Saggiatore, Milano 1999, pp 82-85).

Maurizio Blondet

Fonte: CIRCOLO CULTURALE EXCALIBUR
- alternativa verde - VARESE (Italia)
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24/11/07

Il dramma dei Laogai a Varese


GALLARATE
Palazzo Borghi (Municipio)

MOSTRA FOTOGRAFICA
da sabato 24 a venerdi 30 Novembre
IL DRAMMA DEI LAOGAI NELLA CINA OLIMPICA
INGRESSO LIBERO

“Oggi, in Cina, migliaia di uomini, donne e bambini sono detenuti in circa mille Laogai dove, in condizioni disumane, sono costretti a turni di lavoro forzato che possono raggiungere le 18 ore al giorno.

In questi campi di concentramento, religiosi e oppositori del regime sono mescolati ai delinquenti comuni e subiscono quotidianamente pestaggi e torture finalizzati alla “Riforma del pensiero”, una sorta di “riprogrammazione” del cervello dei peccatori finalizzata a trasformarli in “nuove persone socialiste”.

I prodotti del lavoro forzato dei detenuti nei Laogai offrono vantaggi al Partito Comunista Cinese e alle numerose multinazionali, soprattutto americane, che investono o producono in Cina, garantendo prodotti a costi irrisori che verranno poi introdotti nei mercati occidentali con l’intento di distruggere le Economie locali.
Dopo molti anni di silenzio, solo recentemente il Parlamento Italiano ha deciso di focalizzare l’attenzione sui “Laogai” cinesi con trasversali mozioni al Governo”.

Fonte: CIRCOLO CULTURALE EXCALIBUR - alternativa verde -
VARESE (Italia)
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22/11/07

Antonio Rosmini proclamato "beato"

Il 18 novembre scorso, a Novara, il Prefetto della congregazione per le cause dei santi, il cardinale Josè Saraiva Martins, ha decretato "beato" il sacerdote, teologo e filosofo italiano vissuto nell'800 Antonio Rosmini (Rovereto 1797-1855 Stresa).

In tal modo si conclude positivamente il lungo iter della causa di beatificazione che ha proceduto parallelamente alla complessa riabilitazione di Rosmini, ''assertore convinto del binomio fede-ragione'', come sottolinea oggi Gianfranco Ravasi sulle pagine del domenicale de 'Il Sole 24 Ore'. Uomo dell'800 aperto al nuovo, Rosmini chiedeva il rinnovamento della Chiesa guardando con fiducia al processo di unificazione risorgimentale.

Nel 1882 ebbe inizio la raccolta di testimonianze utili per la causa, ma il processo non venne aperto. In quel periodo, infatti, il Sant'Uffizio stava compiendo un'analisi delle opere di Rosmini, culminata nel 1887 con la condanna Post obitum (pubblicata soltanto il 7 luglio 1888) di 40 proposizioni rosminiane ritenute erronee. In particolare fu il volume 'Delle cinque piaghe della Santa Chiesa' a finire nell'Indice dei libri proibiti nel 1849 (insieme a 'La costituzione civile secondo la giustizia sociale'), per poi essere prosciolata nel 1854 dalla stessa Congregazione dell'Indice con il decreto 'Dimittantur'.

Nell'opera Rosmini faceva una lucida disamina dei mali che affliggevano la Chiesa cattolica già nella prima metà del XIX secolo: ''la divisione del popolo dal clero nel pubblico culto''; ''la insufficiente educazione del clero''; ''la disunione dei vescovi''; ''la nomina dei vescovi abbandonata al potere del clero''; e ''la servitù dei beni ecclesiastici''.

Nella turbolenta stagione del 1848 erano state poi le riflessioni politico-ecclesiastiche di Rosmini e il suo entusiasmo per le nascenti democrazie liberali a catalizzare l'attenzione e a destare timori fra coloro che vedevano nella dottrina di Rosmini il pericolo per uno stravolgimento del dogma cattolico e il tentativo di introdurre la democrazia nella Chiesa. Neppure la scomparsa nel 1855 del filosofo di Rovereto pose fine alle polemiche sulla sua opera, tanto che lo scontro tra sostenitori e detrattori tornò a inasprirsi.

Nel 1928, padre Bernardino Balsari, il Superiore Generale dell'Istituto della Carità, fondato da Rosmini, ritenne opportuno provare a dare inizio alla causa. Ricorreva quell'anno il centenario della fondazione dell'Istituto, si erano verificate guarigioni miracolose ricondotte all'intercessione del futuro beato e non si volevano perdere le testimonianze di chi lo aveva conosciuto.Tuttavia il processo si arrestò. Dal pontificato di Giovanni XXIII in poi però le cose, sia pure gradualmente, cominciarono a cambiare.

E' stato infine il cardinale Joseph Ratzinger a sbloccare la causa di beatificazione di don Antonio Rosmini , fondatore di due ordini religiosi, amico del Manzoni e del Tommaseo, espressione del cattolicesimo liberale nel nostro Risorgimento e antesignano di riforme della Chiesa che trovarono attuazione nel Concilio Vaticano II.

Fra l'altro ha trovato conferma nel corso della causa la notizia circa il possibile avvelenamento del religioso da parte di alcuni suoi familiari, della nobile famiglia Bossi Fedrigotti, legata agli austriaci.

(Fonte: adnkronos.com)

21/11/07

Marta Sordi sulla grotta di "Romolo e Remo"

«Con molta probabilità, è stata trovata la grotta che già i Ro­mani avevano scoperto, alla fine del IV o all’inizio del III secolo a.C., e che ritenevano fosse il Lupercale, cioè il luogo in cui Romolo e Remo erano sta­ti allattati dalla lupa. Questa grotta è sta­ta perciò valorizzata da Augusto, che l’ha adattata a sacrario e vi ha costruito ac­canto la propria dimora sul Palatino, do­ve si trovava anche la cosiddetta capan­na di Romolo. Tutto torna. La scoperta o­ra annunciata è certamente un evento importante, ma non ci possiamo aspet­tare che comprovi il mito di Romolo. Non vuol dire cioè che quella grotta fosse l’au­tentico Lupercale, ma che i Romani così credevano che fosse».
Parla Marta Sordi, professore emerito di Storia greca e romana alla Cattolica di Milano, autrice di numerose opere tra cui Scritti di storia greca, Scritti di storia ro­mana e Impero Romano e cristianesimo.
Insomma, professoressa Sordi, non è provato che questa grotta sia il luogo dove veniva ambientato il mito dell’ori­gine di Roma?
«Dire che la grotta è 'di epoca romana' è un po’ poco; occorre precisare il seco­lo. Sarebbe molto utile perché la leggenda di Romolo nasce quasi 4 secoli dopo la fondazione di Roma: della lupa e dei gemelli, infatti, non si parla prima della fine del IV secolo. La famosa statua del­la lupa che allatta i gemelli è degli inizi del III secolo, ed è una scultura etrusca».
E finchè non si trovano prove anteriori, Romolo resta una figura leggendaria.
«Lo è certamente. Ripeto: Romolo è noto solo dal IV se­colo. Romolo e Re­mo e la lupa che li allatta compaiono solo agli inizi del III secolo. La tradi­zione più antica ri­corda Romolo o Romo come figlio di Enea e di Tirre­nia (secondo lo storico siciliano Alcimo); nella tradizione che s’impone successi­vamente Romolo è invece figlio di Mar­te e di Rea Silvia».
Quale significato ha per l’antica Roma il mito dei gemelli?
«È un mito che ricorre in tutta l’antichità, nel mondo mediterraneo, in quello ger­manico e anche fuori dall’ambito in­doeuropeo. E proprio la presenza dei gemelli dà il ca­rattere di leg­genda a quan­to viene tra­mandato in­torno alle ori­gini di Roma. Quanto al loro significato, quello è campo dell’antro­pologia e non della storia. Il Lupercale invece è collegato ai riti pastorali che si celebravano il 15 febbraio a Roma. I Lu­perchi erano sacerdoti che, in proces­sione, con pelli di capra colpivano le donne che volevano essere fecondate. I Lupercali hanno importanza storica per­ché proprio il 15 febbraio del 44 a.C. Ce­sare rifiuta il diadema, simbolo della mo­narchia, che Antonio gli offre. Non ne a­veva bisogno perché era già dittatore a vita; si trattava più che altro di una sce­neggiata preparata dall’opposizione per indurlo a qualificarsi re».
E la lupa che allatta è un’allegoria che indica i predestinati a grandi imprese?
«Il lupo era l’animale totemico per i Ro­mani. Come il Toro per gli Osci. La leg­genda legata al lupo fa dunque parte del­le tradizioni di Roma».
«In quest’antro Cesare rifiutò la corona di re, qui sopra Augusto costruì la sua casa»

(Autore:Luigi Dell’Aglio; Fonte: Avvenire del 21/11/2007)

19/11/07

Sermonti contro Benigni


"Per leggere Dante ci vuole uno scrittore e non un attore che per quanto intelligente e attrezzato professionalmente ha la tendenza a leggere un testo nel modo migliore possibile. Ma cosi' facendo rischia di farsi sopraffare dalla sua bravura". Cosi' Vittorio Sermonti, scrittore, regista e grande divulgatore della "Divina Commedia", che ha fatto conoscere agli italiani prima alla radio e poi nelle chiese e nei teatri di tutta la penisola, attacca Roberto Benigni che giovedi' 29 novembre su Raiuno leggera' il canto V dell'Inferno.

Lo sfogo di Sermonti e' pubblicato da "Tv Sorrisi e Canzoni", il settimanale di attualita'e spettacolo diretto da Umberto Brindani, nel numero in edicola lunedi' 19 novembre. "Benigni e' un esempio emozionante. L'ho visto in tv, mai dal vivo. Eravamo amici. Ora non ci sentiamo da molto tempo", spiega Sermonti che aggiunge: "Il suo modo di attualizzare Dante e' divertente ma non si possono dire spiritosaggini e cose un po' ovvie per adescare il pubblico. Questo non e' un buon servizio fatto al Poeta e nemmeno agli ascoltatori. Ho 78 anni e mi dispiace lasciare il campo a questo tipo di divulgazione allegra. Dante e' duro e severo e ci vuole durezza e severita' per capirlo. E' un'operazione delicatissima, che non si puo' fare alla buona".

Fonte: Adnkronos Cultura

18/11/07

Messaggi nell'Etere


Un'indicazione a tutti coloro che hanno l'"intelletto sano".
Apprendete CHI e quanto grande sia stato quest'uomo che purtroppo nell'essere umano tra gli uomini non è più con noi.
Cercate "Padre Eugenio Ferrarotti", esorcista e superiore di PP. Filippini di San Filippo Neri di Genova.

17/11/07

Berdjaev pensava "­contro"

Berdjaev, grande ed originalissimo filosofo, accompagna e illumina da sempre la riflessione e il lavoro di ­Russia Cristiana. Molti suoi scritti sono stati per la prima volta tradotti e pubblicati in Italia proprio sulla rivista dell’istituzione nata da padre Romano Scalfi. Sette di questi preziosi contributi sono ora raccolti in un unico volume, tanto agile come formato, quanto denso come profondità della riflessione. E sebbene gli articoli di Berdjaev risalgano a parecchi decenni orsono, non hanno perso nulla della loro carica di novità della capacità di provocare la riflessione del lettore, aprendogli prospettive inedite, controcorrente appunto.
I sette saggi si concentrano su alcune parole chiave dell’esistenza umana che ancora oggi (e lo saranno sempre) meritano ed esigono di essere sviscerate: verità/menzogna, democrazia/libertà, spirito, arte, cultura, religione. Il punto di vista di Berdjaev non­ è mai banale. Basti pensare a come affronta il tema della democrazia: con spietata lucidità il filosofo russo esule a Parigi, che ben conosceva la devastante antiumanità del regime totalitario sovietico, sa indicare i limiti anche di una democrazia ridotta a gioco formale, a compromesso al ribasso nei confronti della verità.
Oppure si pensi al saggio sull’arte: analizzando le avanguardie novecentesche, Berdjaev scorge il grave sintomo si una incombente distruzione dell’identità umana, travolta da una parcellizzazione ­cubista. Berdjaev, pur trattando tematiche differenti, si pone sempre dal punto di vista del filosofo, cioè del­ cercatore della verità, per il quale ogni parzialità non­ soddisfacente ed ogni separazione è ­un passaggio da superare, secondo la grande lezione di Solov’ev, nella tensione all’unità.
Berdjaev è­ stato definito da Solzenicyn un uomo che dimostra di ­avere un punto di vista proprio. Un punto di vista che il volume, grazie anche alla preziosa introduzione di Adriano Dell’Asta, ci ridona nella sua impostazione unitaria, pur nell’approccio a differenti temi. Un punto di vista coraggioso, confrontandosi col quale il lettore avrà modo di fare scoperte decisive.

Nikolaj Berdjaev
PENSIERI CONTROCORRENTE
La Casa di Matriona. Pagine 128. Euro 10

15/11/07

In ebraico la Divina Commedia

E' uscita ieri nelle librerie israeliane la traduzione completa in ebraico della Divina Commedia. Nel secolo scorso si erano cimentati con la traduzione in ebraico del testo dantesco sia l’ideologo della destra sionista Zeev Jabotinsky (che aveva realizzato solo una parte dell’opera) sia lo scrittore Emmanuel Olsberg. Ma i libri di quest’ultimo, giudicati alquanto obsoleti, sono comunque quasi introvabili. La iniziativa della nuova traduzione ­giunta dalla casa editrice Kibbutz Meuhad e dallo scrittore Arie Stav che vanta la traduzione in ebraico di numerosi testi sui quali si fonda la cultura Occidentale: fra questi, il Canto dei Nibelunghi, la Canzone di Rolando, e il Poema del mio Cid.

13/11/07

Gli "apprendisti stregoni" del CERN stanno per creare mini "buchi neri"

"Accanto alle montagne del Giura, la catena montuosa tra Svizzera e Francia che ha dato il nome all'epoca d’oro dei dinosauri, il giurassico, a circa 100 metri sottoterra, c’è una specie di dinosauro circolare di metallo lungo 27 chilometri sul quale i tecnici del Cern di Ginevra ora stanno montando gli ultimi componenti.
È il Large Hadron Collider, LHC, il più potente acceleratore di particelle mai realizzato. Entrerà in funzione tra non molto, facendo scontrare adroni, cioè protoni e antiprotoni, accelerati alla velocità della luce fino a raggiungere energie di 7 TeV. In altri termini, ciascuno dei due fasci di adroni che ruotano nell'anello di LHC in senso opposto avrà un’energia di circa 350 Megajoule (350 milioni di joule), la stessa di un Eurostar da 400 tonnellate che viaggia a 200 chilometri all'ora, sufficiente nel nostro mondo macroscopico a far fondere di colpo mezza tonnellata di piombo.
La differenza, nel mondo ultramicroscopico delle particelle, è che questa energia viene confinata in dimensioni infinitesime. Gli scienziati ritengono assolutamente possibile che si possano creare buchi neri all'interno di LHC, al ritmo di uno al secondo.
Lo stesso Cern, al momento di varare il progetto LHC, ha istituito una commissione di esperti proprio per valutare tutti i possibili rischi legati agli esperimenti che arriveranno a livelli di energia mai raggiunti prima in un laboratorio. «Abbiamo considerato», dice il rapporto finale della commissione, «tutti gli oggetti potenzialmente pericolosi che potrebbero essere teoricamente prodotti da LHC, fra cui i buchi neri. Non abbiamo trovato alcuna ragione plausibile di rischio»".
Dobbiamo crederci?

(Fonte: www.newton.corriere.it)

12/11/07

Mauro Mazza per Opera Prima


Volentieri allarghiamo l'invito a tutti coloro che fossero interessati:

L'Associazione Opera prima ha il piacere di invitarLa

MERCOLEDI' 21 NOVEMBRE ORE 18,00
presso il Garibaldi Cafè (Via Quattro Canti di San Francesco 28 r -Genova)
all' incontro-aperitivo
"Come eravamo e...come siamo: tra politica ed informazione"
partecipa
Mauro Mazza, direttore del Tg2 Rai,
autore del libro "I ragazzi di Via Milano"

introduce Mariarosaria Murmura, Presidente di Opera Prima

intervengono: Alessio Saso, Piero Vassallo, Mario Bozzi Sentieri


"I RAGAZZI DI VIA MILANO" (Fergen Editore)

E' la squadra più famosa del giornalismo italiano. Eppure negli anni Settanta nessuno voleva giocare contro i Ragazzi di via Milano che si chiamavano Gianfranco F ini e Maurizio Gasparri, Francesco Storace e Silvano Moffa, Gennaro Malgieri e Mauro Mazza, Gianni S. Rossi e Bruno Socillo, Claudio Pompei e Pino Rigido, Adalberto Baldoni e Aldo Di Lello, Adolfo Urso e Teodoro Buontempo.... Lavoravano nella redazione del Secolo d'Italia, il quotidiano del Msi-Dn. Una palestra di giornalismo e di politica, di cultura e di rapporti umani per quella che sarebbe diventata la classe dirigente di Alleanza Nazionale, in anni davvero difficili per la Destra italiana e per il Paese intero. Un viaggio nella memoria, illustrato da 40 foto d'epoca di Enrico Para e da una decina di pagine del Secolo con protagonisti Peppe De Rosa, Angelo Mancia, Giorgio Almirante, Nino Tripodi, Pino Romualdi, Cesare Mantovani, Franz Maria D'Asaro e Alberto Giovannini.

Mauro Mazza (Roma, 1955). Giornalista. Al "Secolo d'Italia" dal 1977
al 1987. Dal 2002 direttore del Tg2

Segreteria: 3478105412

09/11/07

Il Movimento Panturanico e la "Grande Turchia"


Più che volentieri segnaliamo l'uscite del nuovo saggio di Alberto Rosselli:

IL MOVIMENTO PANTURANICO
E LA ‘GRANDE TURCHIA’
Tra mito, storia, e attualità

Ed. Settimo Sigillo

L’Asia Centrale, questo variegato mondo turcofono che ci rammenta la “Via della seta”, abitato da gente orgogliosa della propria identità, capace di raffinatezze elaboratissime ma anche di crudeltà primitive, è la materia del Panturanismo, che, con il Panturchismo, rappresentò - e pare stia tornando a rappresentare – il sogno revanchista del vasto e transnazionale ‘popolo turanico’. Turchia, Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan e Turkmenistan sono i paesi che fanno parte di questo immenso contenitore etnico-linguistico destinato, sembra, a giocare un ruolo strategico – soprattutto economico e militare. Con questa sua ultima ardua opera, Alberto Rosselli ha voluto indagare questa ampia, ma assai poco conosciuta area del mondo, legata da un filo sottile, ma robusto ed antico, ad Ankara. E ne ha tratto uno saggio storico e geopolitico che propende, tuttavia, anche verso l’analisi antropologica e filosofica. Esso permette infatti al lettore di comprendere le complesse radici e il significato profondo del ‘nazionalismo’ turco e le mai interrotte connessioni religiose, culturali e linguistiche esistenti tra il popolo anatolico e le genti dell’’Asia di mezzo’.

ALBERTO ROSSELLI, giornalista e saggista storico, collabora da tempo con diversi quotidiani e periodici nazionali ed esteri e con svariati siti internet tematici. In passato è stato membro del Corerat Regione Liguria e ha collaborato alla stesura de I Media in Liguria, collana dedicata all’informazione radiotelevisiva e a mezzo carta stampata liguri. Come studioso di storia moderna, contemporanea e militare ha al suo attivo diversi saggi tra cui Québec 1759, Il Conflitto anglo-francese in Nord America 1756-1763 (tradotto anche in lingua inglese), Il Tramonto della Mezzaluna - L’Impero Ottomano nella Prima Guerra Mondiale, La resistenza antisovietica in Europa Orientale 1944-1956, L’Ultima Colonia – la guerra coloniale in Africa Orientale Tedesca 1914 – 1918; Il Ventennio in Celluloide; Sulla Turchia e l’Europa, L’Olocausto armeno e Storie Segrete. Dopo una prima fase di ricerche incentrate sulla storia militare nordamericana del XVIII secolo, in questi ultimi anni Rosselli ha dedicato gran parte dei suoi studi e delle sue ricerche alla storia politica, diplomatica e militare slava, balcanica, mediorientale, con particolare riferimento al periodo ottomano e contemporaneo, ed africana.

01/11/07

Ognissanti

La grande festa della Chiesa trionfante, che attorno al trono di Dio esulta nella sterminata assemblea dei salvati, mentre, come dice San Giovanni, "tutti gli angeli gridano: La benedizione e la gloria e la sapienza e il ringraziamento e l'onore e la potenza e la forza del nostro Dio, per i secoli dei secoli".