29/11/07

Esperienze extra-corporee in laboratorio

Le esperienze di quasi­morte citate da Beauregard come prova indiretta del 'cervello spirituale' hanno una stretta parentela con le cosiddette esperienze extracorporee, situazioni nelle quali si è consci di vedere se stessi da una posizione esterna al proprio corpo. Sembra che una persona su dieci provi questa sensazione nella sua vita, spesso in seguito a uso di allucinogeni, ictus, crisi epilettiche o gravi traumi fisici (Yoghi, sciamani, mistici, maghi conoscono assai bene questo genere di esperienze, ma un tale genere di persone non metterebbe mai piede in un laboratorio). In agosto, il ricercatore svedese Henrik Ehrsson ha pubblicato sulla rivista Science un esperimento capace di indurre un tipo di esperienza extracorporea. I partecipanti allo studio sono fatti sedere su una sedia, con un casco dotato di monitor suddiviso in due parti, una per occhio. Il monitor presenta una ripresa video effettuata da due telecamere poste dietro il soggetto, all’altezza della testa, a due metri di distanza. Il soggetto vede un’immagine stereoscopica come se fosse collocato dietro la propria schiena. Il ricercatore si pone a fianco del soggetto, fuori della sua visuale: con due bacchette di plastica tocca simultaneamente il petto del soggetto reale e di quello illusorio, spostando la bacchetta dove dovrebbe essere quest’ultimo, appena al di sotto delle telecamere.
I soggetti così stimolati dicono di avere l’esperienza di trovarsi al di fuori del proprio corpo fisico e di guardare la scena da un punto esterno. Come test ulteriore, si è misurata la risposta fisiologica dei partecipanti, e in particolare la traspirazione epidermica, proponendo una situazione in cui i soggetti hanno la sensazione che il loro corpo virtuale sia minacciato da un martello: la sudorazione indica che a essi il rischio 'virtuale' appare reale.

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