Zambon Francesco, I trovatori e la crociata contro gli albigesi, Editore Carocci, 2009, euro 14.
In sintesi
La grande fioritura della poesia trobadorica coincise, nella seconda metà del XII secolo, con l´irresistibile diffusione - in una parte della stessa area geografica, la Linguadoca occidentale - dell´eresia catara. Quando la Chiesa, per reprimerla, scatenò la Crociata contro gli Albigesi, i trovatori non tacquero: sentirono incombere una minaccia di distruzione su tutta la civiltà cortese che avevano cantato e fecero sentire la loro voce di rivolta e di speranza. I resti poetici raccolti in questo volume sono fra i più belli e i più importanti dì una produzione civile e politico-religiosa che ebbe esponenti di altissima levatura. come Peire Cardenal, Guilhem Figueira o l´Anonimo autore della seconda parte della Canzone della Crociata albigese autori di fra le più feroci satire o invettive anticlericali (oltre che antifrancesi) che ci abbia lasciato la letteratura medievale. Non che questi trovatori - a eccezione di qualche caso isolato - aderissero alla fede eterodossa: ma i loro argomenti polemici si trovano spesso in così stretta consonanza con quelli dei Catari, che molti eretici -come attestano i documenti dell´Inquisizione- ne conoscevano a memoria le poesie. Ciò che le rende oggi ancora più emozionanti è il fatto che si tratta della testimonianza dei vinti, dei portavoce di quel mondo di Paratge - "Nobiltà", "Patria", "Civiltà", occitana - che stava crollando sotto i colpi congiunti della Chiesa e della monarchia francese. Il sogno di Raimon de Miraval, che era certo del pronto recupero del suo castello conquistato dai Crociati di Simone di Montfort - «poi donne e amanti potranno/tornare alla gioia che hanno perduto» non si sarebbe più realizzato.
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