31/03/09

Il Maestro della Tradizione

Evola in quaranta capitoli e quaranta autori diversi intervistati da Marco Iacona. È appena uscito per Controcorrente edizioni il Maestro della Tradizione un volume che si pone in scia alle storiche Testimonianze su Evola curate da Gianfranco de Turris e pubblicate in due edizioni diverse per i tipi delle Mediterranee nel 1973 e nel 1985. Il volume contiene un profilo assai variegato dell’Evola-pensiero fra arte, filosofia, politica e spiritualità. Un Evola oltremodo complesso insomma che va ben al di là delle facili letture ereditate dagli anni Settanta da sinistra e da destra e per molti versi speculari.
Gli intervistati, quaranta studiosi che hanno scritto pagine utili, interessanti e per molti versi storiche su Evola o i cosiddetti evoliani, ripercorrono l’intero progetto intellettuale del “Maestro della Tradizione” a cominciare dai primissimi anni nei quali il “filosofo” si andava occupando d’arte e di poesia. Il risultato atteso un po’ da tutto l’“ambiente”, è che a trentacinque anni dalla morte di Evola qualcosa finalmente si è mosso.
Per Gianfranco de Turris che ha curato la prefazione, Evola sta uscendo dalla parte della lavagnetta destinata agli eterni “cattivi” per essere finalmente studiato e non più tabuizzato. Per lo stesso Iacona la diseguaglianza del pensiero di Evola è tutt’uno con un secolo, il Novecento, nel quale lo sciogliersi sbrigativo e violento di alcuni nodi critici ha dato luogo ad un pensiero per forza di cose “irregolare”. Diseguaglianza dalla quale è ovviamente difficile tirar fuori qualcosa che sia appunto “uguale”. Per lo storico esperto d’arte e storia di casa nostra, Jeffrey T. Schnapp, Evola è un genio «insopportabile», un intellettuale aristocratico che in barba ad amici e nemici non volle mai farsi comprendere. Per Giovanni Sessa, Gianfranco Lami e Massimo Donà invece Evola fu un filosofo con un percorso teorico, e non solo teorico, articolato ma ben definito. Quest’ultimo poi, descrive Evola come un vero e proprio filosofo «della libertà». Per Stefano Zecchi, nome notissimo della cultura italiana, Evola fu un pensatore utile ad uscire dal tunnel davvero imbarazzante degli anni del secondo dopoguerra; torna dunque l’idea delle difficoltà della destra italiana. Anche Aldo A. Mola infine, storico della massoneria, ha di Evola un’opinione complessivamente positiva.
Claudio Bonvecchio analizza con la lucidità dello scienziato una delle opere evoliane più controverse cioè Imperialismo pagano, mentre da parte sua Adolfo Morganti cerca di chiarire i rapporti fra Evola e il cristianesimo; all’uopo nuove informazioni su tali rapporti sono estrapolabili anche dalla recente uscita della 4a edizione di Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo – Mediterranee 2008.
Ma non è tutto. All’interno delle quattrocento e passa pagine del libro, Joscelyn Godwin, Renato Del Ponte, Vitaldo Conte, Nuccio D’Anna e Stefano Arcella evidenziano i lati meno conosciuti di Evola, quelli diciamo così più impervi, per non dire poco o punto compresi, non conformisti, spiritualisti ed esoterici, all’interno dei quali ci si muove sempre con mille circospezioni. Dal canto loro Piero Di Vona e Piero Fenili riassumono i tratti dell’ermetismo evoliano.
Il filosofo Manlio Sgalambro, altro nome certamente noto al grande pubblico, sorprende per la lettura evoliana più in chiave “artistica” che “filosofica”, qualche capitolo più in là invece gli accademici Francesco Tomatis, Francesco Saverio Festa, Franco Cardini e Francesco Zambon, che si trovano a loro agio fra le diverse forme di spiritualità orientale ed occidentale, forniscono letture ugualmente colte ma più attente al dettaglio.
Richard Drake, Hans Thomas Hakl e Claudio Mutti si occupano dell’Evola “straniero”, mentre i saggisti Andrea Marcigliano, Marco Rossi e Manfredi Martelli trattano dei rapporti fra Evola e la politica. Denominatori comuni fascismo, nazionalsocialismo e la spinosa parentesi razzista.
Passiamo all’Evola del dopoguerra. Anche Alan De Benoist e Marcello Veneziani si muovono con rara maestria all’interno della visione politica di Evola, l’Evola degli anni Cinquanta e quello della fine degli anni Sessanta per essere precisi, mentre Primo Siena, Fausto Gianfranceschi e Giano Accame, già protagonisti della destra italiana nei primissimi anni Cinquanta ed intellettuali di primissimo piano si lasciano andare anche ai ricordi personali. Mario Bernardi Guardi, Nicola Toraldo Serra e Pietrangelo Buttafuoco forniscono invece tre eleganti letture dell’Evola del dopoguerra – perché si legge o si ama Evola insomma – mentre Claudio Risé e Marino Freschi muovono da argomenti dei quali sono studiosi di chiara fama e cioè i rapporti fra Evola e la cultura tedesca, Jünger in particolare, ed Evola e il mondo della psicanalisi e dell’eros.
Annalisa Terranova e Alberto Lombardo analizzano invece le risposte esistenziali e politiche dei giovani formatisi sui libri del “filosofo”, l’Evola del futuro dunque. Infine Francesco Germinario e Francesco Coniglione forniscono ai lettori due interpretazioni non umorali ma frutto di studi e ricerche, da un angolo di visuale decisamente critico.
L’intento di Iacona che ha pensato e progettato il volume insieme a de Turris e a Pietro Golia – editore di Controcorrente – sembra quello di determinare una lettura delle opere di Julius Evola fuori da qualunque stereotipo “buonista” o “cattivista”, e di consegnare agli studiosi del Terzo Millennio un intellettuale immerso nella cultura e nella cronaca del suo tempo, dalle quali cerca di trarre spunti per riflessioni critiche d’un certo tono e livello; critiche complesse raramente uguali a se stesse – ben meditate ma in movimento – e debitrici per forza di cose del periodo in cui furono pensate ed elaborate. Il tutto condito dal dato di partenza fornito dalla difficile concetto di decadenza. Dopo l’ottimismo del pensiero positivista infatti, tra le due guerre mondiali si acutizza la visione di un declino inarrestabile dell’Occidente, peraltro astrattamente non nuovo, ed è anche da lì che il pensiero evoliano prende forma; pensiero al quale poi, periodicamente, vanno sommati rimedi e soluzioni “pratiche” per l’uscita dal tunnel della cosiddetta crisi.
Ce n’è abbastanza per i lettori, da quelli più “colti” a quelli più distratti? Francamente pensiamo di sì...

Marco Iacona, Il Maestro della Tradizione. Dialoghi su Julius Evola, Controcorrente, Napoli 2008 (pp. 430; euro 30).

(Autore: Alessandra Salvini - 03/03/2009; fonte: Arianna Editrice)


L'Era dell'Acquario-Leone

Joseph Ratzinger, eletto Papa nel 2005 con il nome di Benedetto XVI, conosce molto bene la teologia della storia del francescano dottore della Chiesa san Bonaventura(1221-1274), avendo dedicato a questo soggetto la sua tesi di abilitazione in teologia, cinquantadue anni or sono. In questa tesi apparsa in Francia nel 1988 (1) viene presentato il seguente schema:

“prima della legge + sotto la legge – vocazione dei gentili + vocazione dei Giudei”.

Il senso principale delle “teorie” di san Bonaventura viene spiegato così: si tratta di un annuncio di ciò che deve venire. Poiché se la chiamata dei Giudei alla Chiesa di Cristo si fa attendere ancora, al di là delle testimonianze della Scrittura che la promettono, la Venuta si può dedurre anche dalla non eludibile corrispondenza dei Testamenti. Contemporaneamente, ciò spiega l'incompiutezza del tempo attuale. Quando il tempo sarà compiuto, saranno anche adempiute le parola di Isaia: “I popoli non leveranno più la spada gli uni contro gli altri”. (Is 2, 4). E Joseph Ratzinger precisa: “Una nuova speranza messianica si afferma qui, una speranza interna al mondo, interna alla storia (...) Bonaventura crede a una una nuova salvezza nella storia, all'interno dei limiti di questa età del mondo. Questo importantissimo cambiamento nella comprensione della storia deve essere considerato come il problema centrale della teologia della storia dell'Hexaëmeron ”, vale a dire del commento sui sei Giorni della creazione di San Bonaventura.

Mettiamo lo schema in prospettiva per meglio apprezzarne la pertinenza:

Antico Testamento: prima della legge/ sotto la legge

Nuovo Testamento: vocazione dei gentili/ vocazione dei Giudei

Un curioso testo del Talmud di Babilonia, trattato Sinedrio 97a, annunciava da molto tempo che “il mondo deve durare seimila anni; duemila nel caos, duemila sotto la Torà e duemila sotto il Messia”. Questa Tradizione si ritroverà negli scritti del primo grande teologo occidentale, sant'Ireneo di Lione: “Se la Creazione è stata compiuta in sei Giorni, appare chiaro che la consumazione delle cose avrà luogo nell'anno seimila”. (2) Poiché la Tradizione stabilisce la durata di un ciclo zodiacale in circa duemila anni, i due Giorni della grande Settimana della creazione, l'era dell'Acquario dovrebbe svolgersi dopo il Grande Giubileo che la Chiesa ha celebrato nell'anno 2000. Patrick de Laubier ha ben spiegato che se la Chiesa, Corpo di Cristo, deve rivivere la vita del suo Signore, “è opportuno per lei rivivere questo momento privilegiato (il giorno delle palme, prima della Passione) all'interno della storia, questo osanna storico che noi chiamiamo la “civiltà dell'amore”, questa vera “domenica delle Palme” che sarà resa possibile dall'unità dei cristiani e dalla riconciliazione della Chiesa e della Sinagoga, quando il Vangelo sarà stato annunciato a tutti i popoli. Così vedremo esaudita la preghiera di Gesù (“venga il tuo Regno!”), quella che i cristiani ripetono da secoli senza poter conoscere la portata di questa straordinaria supplica”. (3) Le tre ere zodiacali di duemila anni ciascuna -Toro, Ariete e Pesci- sboccheranno in quella dell'Acquario. Se si attribuiscono le lettere del Nome YHWH a queste quattro età del mondo, avremo lo svelamento progressivo del mistero trinitario e del piano divino:

Y (PADRE): ERA DEL TORO

Raggruppa tutte le epoche precedenti, dai nostri progenitori Adamo ed Eva fino al patriarca ebraico Abramo di Ur in Caldea. L'umanità s'allontana per orgoglio, dal suo Creatore, il Padre dei cieli, e si smarrisce nei culti pagani delle forze della natura, della fecondità e della vita simboleggiata dal bovino sacro. Il segno zodiacale che fronteggia quello del Toro è quello dello Scorpione, animale nero velenoso rappresentante il potere del male. Ma Dio non abbandonerà l'umanità alle disastrose conseguenze del peccato originale, poiché concluderà con Noè e i suoi figli un'Alleanza della quale l'arcobaleno resta il segno cosmico più splendente.

H (SPIRITO DEL PADRE): ERA DELL'ARIETE

Scegliendo Abramo Dio entra ormai nella storia degli uomini grazie all'intermediario di un clan di pastori orientali nomadi, gli Armeni, dai quali sorgeranno i profeti ebrei porta parola dello Spirito del Padre - “lo Spirito del Cristo” (1P1, 11) – che prepareranno la venuta del Messia Agnello salvatore. Il segno zodiacale di fronte, la Bilancia, sottolinea quanto l'Antica Alleanza sarà dominata dal rigore della Legge, della stretta giustizia, che per fortuna limita la vendetta, occhio per occhio, dente per dente, misura per misura.

W (FIGLIO): ERA DEI PESCI

Quando i tempi furono compiuti, 2000 anni or sono, il Padre inviò a vivere tra di noi il Figlio, nato da Maria, la Vergine di Nazaret (4). Precisamente il segno zodiacale che fronteggia i Pesci è quello della... Vergine! Ammiriamo in silenzio questa strabiliante coincidenza. Il “passo falso” dei Giudei che “rifiutarono di sottomettersi alla Giustizia di Dio” come dice san Paolo (Rm 1, 4), permetterà alle nazioni di ricevere la Buona Novella del Pescatore di uomini.

H (SPIRITO DEL FIGLIO): ERA DELL'ACQUARIO

Papa Giovanni XXIII annunciando il Concilio Vaticano II pregava per una “Nuova Pentecoste”. Da allora, la Chiesa vive una tappa decisiva del suo pellegrinaggio terrestre, segnata poco tempo fa dal Grande Giubileo dell'anno 2000. Lo Spirito del Figlio sarà riversato su ogni carne (Gioele 3, 1), affinché sgorghi la “civiltà dell'amore” sui cinque continenti, nelle sette parti del mondo. Il segno zodiacale che è di fronte, il Leone solare, annuncia che è venuto il tempo, per il popolo Giudeo, di riconoscere il Messia, il vero “Leone della tribù di Giuda” (Ap 5, 5): Gesù il Cristo. Non dispiaccia ai kabalisti di Gerusalemme o di New York, ma l'era dell'Acquario-Leone non sarà post-cristica. Al contrario, vedrà il compimento, la pienezza del cristianesimo il quale, arricchito dalla linfa delle radici dell'ulivo franco per meglio nutrire tutti i rami, porterà così i più bei frutti. Questo dopo le angoscianti prove profetizzate dalla Madre di Dio a La Salette nel 1846. Il Sacro cuore “regnerà malgrado i suoi nemici” e “alla fine il Cuore Immacolato di Maria trionferà”, come è stato rivelato a Paray-Le-Monial nel 1675 e a Fatima nel 1917.

Come notò Albert Frank-Duquesne “la Chiesa cattolica si rifiuta di speculare vanamente su un “millennio” durante il corso del quale il Cristo regnerebbe letteralmente e visibilmente sulla terra per mezzo dei santi già resuscitati dai morti; bensì crede, e il suo istinto di Sposa non si sbaglia, che prima dell'ultima corsa verso l'abisso che deve spingerci in gran fretta verso il trono del Giudizio, ella conoscerà vittorie che oltrepasseranno di molto tutti i trionfi che ha riportato fino ad oggi. Grandi nazioni dell'Estremo Oriente, ma anche le più umili tribù dell'Africa, delle due Americhe e dell'Oceania, devono contribuire ancora alla plenitudine della sua cattolicità. La sua unità spezzata, mutilata, gravemente oltraggiata, deve essere ristabilita affinché possa indirizzare al mondo un messaggio che non sia proprio la prima a contraddire, a rinnegare, attraverso la sua stessa esistenza allo stato di disjecta membra”. (5)

La Rivelazione ebraico-cristiana si dispiega lungo quattro ere zodiacali condensanti il cosmo intero: essa sola è la religione storica universale. E il Nome di gloria Y H Sh W H che essa svolge nel corso dei secoli spiega che la nuova, definitiva ed eterna Alleanza è suggellata nel sangue del Cristo. Come annuncia profeticamente il Salmo 47, Dio sarà contemporaneamente il re d'Israele e del mondo. L'unico popolo eletto, Israele e tutte le nazioni formeranno insieme il Corpo della Chiesa del quale il Messia Re è la Testa. L'alleanza noachita era la prefigurazione della pace celeste che regnerà allora. Sullo stendardo di santa Giovanna d'Arco si vedeva il Cristo Gesù in gloria seduto sull'arcobaleno. “Colui che siede è come una visione di diaspro verde o di corniola; un arcobaleno intorno al trono è come una visione di smeraldo”. (Ap 4, 3)

I dodici segni dello zodiaco ornano la maggior parte delle cattedrali medievali. L'Acquario vi rappresenta il mese di gennaio mentre annuncia simbolicamente il futuro regno della cavalleria celeste sotto forma del santo Graal finalmente contemplato, il vaso sacro che si reputa contenga i sette doni dello Spirito Santo!

Note

[1] La théologie de l’histoire de saint Bonaventure, trad. Robert Givord, Paris, PUF, 1988, p. 16;

San Bonaventura. La teologia della storia (Edizioni Porziuncola, gennaio 2008) .

[2] Contre les hérésies, V, 28, 3, Paris, le Cerf, 1969, p. 359.

[3] Le temps de la fin des temps; essai sur l’eschatologie chrétienne, Paris, Éd. F.-X. de Guibert, 1994, Préface du P. René Laurentin, p. 139.

[4] Nostra Signora è rappresentata dalla lettera ebraica shin, Sh, simboleggiante la carne, natura umana assunta dal Verbo; inserendo il shin, Sh, nel cuore del Tetragramma YHWH si ottiene il Nome di gloria Y H Sh W H, i cui numeri sono 10+5+21+6+5= 47.

[5] Ce qui t’attend après ta mort, ‘La vie dans l’Au-delà à la lumière de la Révélation chrétienne’, Paris, Éd. Franciscaines, 1947, p. 126.

Autore: Jean-Marie Mathieu

Fonte: http://talvera.hautetfort.com/archive/2009/01/31/l-ere-du-verseau-lion.html

(Tradotto in italiano da Letizia Fabbro)

Addendum

Jean-Marie Mathieu vive da circa sei anni in Burkina Faso ed è autore di due interessanti volumi: Le nom de gloire. Ensayo sobre la Cábala i cui temi sono introdotti nel pezzo che abbiamo tradotto e Les bergers du soleil dove si valorizza la grande ricchezza della vita pastorale. Pochi sanno che nella religione islamica praticata dai pastori sono presenti occulti elementi cabalistici. I due volumi sono in vendita su Amazon.fr.

27/03/09

Un nuovo saggio di Bruno Bérard


Initiation à la métaphysique - Les trois songes
préface de Michel Cazenave
L'Harmattan, 2009, 146 pages, 14,50 €

Bruno Bérard (1958) è un singolare e profondo studioso francese di metafisica e teologia cristiana. A titolo di curiosità ricordiamo che il padre di Bruno, André Bérard (detto Pamphile), fu tra i primi a introdurre in Francia lo Yoga e l'insegnamento della filosofia orientale. Nella cittadina di Nancy Bérard è anche membro di un cenacolo spirituale di cui fanno parte tra gli altri Jean Borella e François Chenique, autori ben conosciuti dagli amici che ci seguono e che godono della nostra più sincera stima. Dopo essersi occupato a fondo del pensiero di Jean Borella e averne curato un lavoro di sintesi (Jean Borella: la révolution métaphysique:Après Galilée, Kant, Marx, Freud, Derrida - Préface du père Michel Dupuy - Apostille de Jean Borella), Bérard ha licenziato proprio in questi giorni un volume di grande spessore teoretico e spirituale, ma comunque di facile lettura e accessibile a tutti, dal titolo Initiation à la métaphysique - Les trois songes (L'Harmattan, 2009). Nel testo si cerca innanzitutto di definire e circoscrivere il concetto di metafisica muovendo da una comparazione a tutto campo con la logica, la psicologia, il simbolismo, l'esoterismo, la teologia e la gnosi. In seconda battuta si mettono a nudo le profonde contraddizioni presenti nelle riduzioni razionalistiche degli ultimi tre secoli (dal kantismo al marxismo, dal freudismo allo strutturalismo) per pervenire infine al vero significato della metafisica, “concetto aperto” e opposto al sapere per astrazione quantitativa tipico della scienza e a quello per costruzione ideale caratteristico dei sistemi filosofici. Insomma, per Bérard si tratta di liberare la fede dal pensiero concettuale fisso e di aprirla alla verticalità nella sua più assoluta Trascendenza accettandone altresì i rischi, le difficoltà e persino le vertigini. Anche in questo libro l'Autore si appoggia all'opera di Jean Borella, ma anche a maestri ed autori del calibro di Aristotele, S. Dionigi l'Aeropagita, Plotino, Proclo, Scoto Eriugena, S. Gregorio il Sinaita, S. Tommaso d'Aquino, Maestro Eckhart, Taulero, Angelo Silesio, Simone Weil, Léo Schaya, il P. Henri Stéphane, François Chenique e altri. Un libro che riprende, ma ampliandolo e arricchendolo alla luce della Rivelazione cristiana, il discorso sulla metafisica che René Guénon espose compiutamente nel suo Introduzione generale allo studio delle dottrine indù (1921) poi sintetizzato qualche anno più tardi nel breve La metafisica orientale (1939).

Addendum

Segnaliamo dello stesso autore anche Introduction à une métaphysique des mystères chrétiens.
En regard des traditions bouddhique, hindoue, islamique, judaïque et taoïste (Préfaces du Père Michel Dupuy et de Monseigneur Dubost, évêque d'Evry-Corbeil-Essonnes - Postface de Jean Borella)

26/03/09

La filosofia di Lanza del Vasto

La filosofia di Lanza del Vasto.
Un ponte tra Occidente ed Oriente
(Jaca Book, 2009, euro 18)

Lanza del Vasto (1901-1981) è stato studente a Pisa (1922-1928), (negli stessi anni in cui lo fu Aldo Capitini), dove si è laureato in Filosofia e dove ebbe la sua prima conversione; la seconda fu quando, nel 1938, restando cattolico, si pose al servizio di Gandhi, venendo da lui chiamato Shantidas (servitore di Pace). Dall'India ritornò per fondare delle Comunità sul modello gandhiano (Comunità dell'Arca), che si sono poi diffuse in vari paesi d'Europa e del mondo. Per quasi trent'anni ha insegnato ovunque una sua maniera specifica di concepire la nonviolenza e con essa un cristianesimo rinnovato; il tutto all'interno di una particolare concezione filosofica elaborata durante la giovinezza. Questo pensiero filosofico fu oggetto della sua tesi di laurea pisana, nel 1928, e venne da lui rielaborato per tutta la vita intrecciando sistematicamente metafisica, teologia, etica ed estetica. È stato dato infine alle stampe con il titolo "La Trinitè Spirituelle" (1971). Il 26-27 gennaio 2007 si è svolto a Pisa un convegno che per la prima volta ha valorizzato il Lanza del Vasto filosofo, dopo che il Lanza del Vasto artista, nonviolento e teologo ha già avuto una sua attenzione da parte del mondo accademico. È risultata una filosofia che unisce strettamente pensiero e pratica di vita, e che, nel panorama del XX secolo, è sicuramente originale per aver superato la divisione tra Occidente ed Oriente, mediante una riflessione profonda sui temi fondamentali della filosofia dei due mondi.


24/03/09

Ricordo del Professor Giuseppe Palomba

di Gino Taddei

Conobbi il Prof. Giuseppe Palomba nel novembre del 1972 quando da matricola di Scienze Politiche all'Università La Sapienza di Roma dove lui teneva i suoi corsi di Economia Politica e di Storia delle Dottrine Economiche. Ricordo che il corso che teneva era per le lettere A-L e dato che io appartenevo all'altro, M-Z, dovetti fare esplicita richiesta per seguirlo, con grande disappunto del mio titolare il Prof. Carlo Pace che mi diceva, dopo aver preso atto della mia scelta, che anche lui approfondiva gli aspetti matematici dell'analisi economica. Scelsi di frequentarli data l'enorme fama che circondava il nome di Giuseppe Palomba : fama che gli derivava dall'essere l'ultimo rappresentante della Scuola di Economia Matematica, quella che da Walras passa per Pareto ed arriva ad Amoroso, insegnante dello stesso Palomba.

Ben presto i rapporti con il Prof. Palomba divennero familiari e consuetudinari dato che seguivo entrambi i suoi corsi di cui avrei poi con lui sostenuto i relativi esami. A questo proposito ricordo che mi colpì, dato che ero una giovane matricola, il fatto che si rivolgesse a me chiamandomi con grande rispetto come Sig. Taddei. E' da questo fatto che nacque in me un più profondo rispetto ed una più alta considerazione nei suoi confronti. Ricordo che quando per i seminari ci riunivamo nel suo studio non mancava volta che ci consegnasse libri o brevi opuscoli che approfondivano e ampliavano i vari aspetti della sua attività.

Per dare un'idea ai digiuni di economia aggiungo che ha applicato all'analisi economica le teorie di Einstein con i calcoli matematici che sottintendono la sua Teoria della Relatività e che parlava di "universo economico in espansione" o di "campo gravitazionale" a proposito della presenza di una grande impresa sul Mercato. Oppure , dando ragione a Marx, spiegava il perché la teoria del plus-valore era da ritenersi corretta e fondata. Ma a differenza di Marx che vedeva nella struttura economica e nello sviluppo della tecnologia applicata all'economia l'origine della cosiddetta sovrastruttura e cioè arte, scienza, filosofia e religione, Palomba era d'accordo con l'analisi di Weber che riteneva come le concezioni religiose avessero grande importanza nello sviluppo dei sistemi economici. Infatti se si prende il bel volume dedicato da Palomba alla Storia delle Dottrine Economiche e che ha titolo "Morfologia Economica" ci si rende conto, dopo la vasta ed erudita analisi dei sistemi religiosi e metafisici di ogni tempo e di ogni civiltà, che lui riteneva fondamentale proprio l'influenza di questi aspetti della vita umana proprio nello sviluppo della vita economica di ogni Società. Quando, in occasione della mia richiesta di tesi presso la sua cattedra di Economia mi assegnò la tesi relativa all'argomento "Disoccupazione Intellettuale", i nostri rapporti diventarono più stretti e cominciai a frequentare casa sua ricordo che un giorno accompagnandolo a casa in macchina alla sua residenza romana di via Santa Costanza, tra via Nomentana e piazza Istria, gli chiedevo se fosse sposato ed avesse figli mi rispose :"Ma certamente !".

Tra i libri che mi regalò, oltre ad un suo prezioso "Economia Matematica" mi diede anche un inatteso e per me nuovo e sconosciuto il secondo volume del Corso di Dottrina dello Spirito del Prof. Silvano Panunzio : "Dalla Roma Eterna alla Gerusalemme Celeste" che lessi subito avidamente e di cui comprai subito direttamente dall'editore il primo volume : "Contemplazione e Simbolo". Questo perché fin da allora mi interessavo di dottrine spirituali ed esoteriche : anzi a questo proposito devo dire che fu grazie alla citazione di un volume presente alla fine di un capitolo di "Morfologia Economica" di un testo di Massimo Scaligero :"II Marxismo accusa il Mondo", che cominciai a frequentare tutti i sabato pomeriggio preso il Gianicolo le conferenze di colui che per tre anni fu il Mio primo Maestro Spirituale. Ricordo che quando sostenni l'esame di Storia delle Dottrine Economiche, con lo stesso Palomba, la prima domanda era : "Cos'è il Graal ?" e ricordo che io risposi con una sola parola :"Comunione !" alla quale lui non replicò e non commentò in nessun modo passando ad un'altra domanda. Quando nel 1977 lo frequentavo ancora mi regalò il suo bell'opuscolo : "Economie appliquée - Archives de l'I.S.M.E.A. - Révision de la teorie de l'équilibre général (III) - Tome XXIX - 1976 - N° 3 - Librarie Droz - Genève" me lo portavo in mano tra gli altri libri, me lo vide uno studente di sinistra di Scienze Politiche che al solo vederlo prese le distanze dicendomi che Giuseppe Palomba era uno dei tanti Baroni dell'Università, dato che in quegli anni (pieni anni di piombo) era in pieno atto la contestazione che sfociò in un secondo “68” con l'appendice di assemblee infuocate con migliaia di studenti che ascoltavano nell'Aula Magna di Lettere a discorsi esagitati che facevano appello esplicitamente alla possibilità dell'ingresso nella lotta armata e all'utilizzo della P38. Non sostenni più la tesi con Palomba e neanche mi laureai più né con lui né con nessun altro. Anni dopo, nel 1986, mi sembra, mi capitò di leggere casualmente tra i necrologi sul giornale il "Tempo" anche il necrologio relativo alla sua morte e dato che ero già in contatto con il Prof. Silvano Panunzio, mi precipitai al telefono e lo chiamai per avere maggiori notizie.

Legata alla memoria del Prof. Giuseppe Palomba ho il ricordo di come il suo nome risultasse tra i nomi della Direzione della stessa "Metapolitica", anzi parlando di lui con lo stesso Silvano Panunzio dopo aver letto un articolo dello stesso presente nella Rivista a proposito di "Matematica", che veniva vista in modo molto critico, e tenendo presente l'enorme lavoro espresso dal Palomba in questo ambito, mi permisi di chiedere "Come fate ad andare d'accordo?": fin dal numero successivo constatai con dispiacere che il nome del Prof. Palomba era stato tolto da quelli presenti e citati tra i Direttori della stessa "Metapolitica" : non ho mai chiesto successivamente, o forse non ci fu più l'occasione di sollevare il discorso, allo stesso Silvano Panunzio il motivo di quella esclusione.

Bibliografia essenziale

  • Equilibrio economico e movimenti ciclici secondo i dati della sociologia sperimentale, Editrice Jovene, Napoli, 1935

  • Lineamenti teorici di politica bancaria, classica e contemporanea, Editrice Jovene, 1939

  • Introduzione allo studio della dinamica economica, Jovene, Napoli, 1939

  • Corso di economia politica corporativa, 2 voll., Editrice Jovene, Napoli, 1940-1941

  • Le grandezze fondamentali dell’economia corporativa, 1942

  • Elementi matematici per l’economia corporativa, 1942

  • I nuovi orizzonti della politica e della teoria monetaria, Editrice Jovene, Napoli, 1943

  • Lineamenti di economia pura, Editrice Humus, Napoli, 1945

  • Introduzione all’economia, Pellerano & Del Gaudio, Napoli, 1950

  • Cicli storici e cicli economici, Giannini, Napoli, 1952

  • Morfologia economica, Giannini, Napoli, 1956

  • Fisica economica, Giannini, Napoli, 1959

  • Genesi e struttura della moderna società, Giannini, Napoli, 1960

  • L’espansione capitalistica, Giannini, Napoli, 1960

  • Teoria matematica del bilancio contabile, Giannini, Napoli, 1967

  • Termodinamica, entropia e economia, in Tra Marx e Pareto, De Simone, Napoli, 1970

  • Lezioni di economia matematica, Liguori, Napoli, 1973

N.B. Abbiamo evidenziato in grassetto le opere di Palomba che riteniamo di maggior pregio e interesse dal punto di vista metapolitico.
Si veda pure Giuseppe Palomba, Il pensiero economico italiano (1848-1948), Edizioni Settimo Sigillo, Roma 2004 (www.libreriaeuropa.it), in particolare l'introduzione.

Indice sintetico di “Morfologia economica”

Parte I: La società arcaica

  1. La metafisica

  2. L'Estetica

  3. La logica

  4. L'economia

Parte II: La civiltà cristiana

  1. La “Buona Novella”

  2. Cristianesimo ed Islamismo

  3. Cattolicesimo, ortodossia e protestantesimo

  4. La città medievale

Parte III: Dialettica della svalutazione

  1. La “grande crisi”

  2. Verso l'economia borghese

  3. L'interpretazione dei classici

  4. La “piccola crisi”

Parte IV: Speranze e timori del secolo XX

  1. Il materialismo dialettico

  2. Lo sviluppo economico


22/03/09

Una nuova Arca di Noè nell'Eterno Ritorno (*)

Lo Svalbard Global Seed Vault in Norvegia

di Rafael Videla Eissmann

Il processo denominato “cambiamento climatico” che attualmente è in corso, prospetta, al di là dei fattori scatenanti - siano essi un processo naturale, ciclico, oppure conseguenza della nefandezza di alcune azioni umane - una questione inquietante: la sopravvivenza delle specie.
La vita, il senso della vita riacquisterà il suo significato più essenziale e naturale: la lotta per l'esistenza. Ogni individuo, ogni specie ritornerà alla forma di vita che i suoi millenari predecessori avevano sviluppato. La Natura con la sua essenza spietata affiorerà di nuovo nella Gerda, stendendo il suo manto e spingendo migliaia di esistenze alla lotta per la sopravvivenza.

La Via verso l'Estinzione (“Highway to Extinction”)

Questo è il nome che alcuni scienziati hanno dato al processo catastrofico che si sviluppa a partire dal “cambiamento climatico” e dei suoi effetti sul pianeta e sugli esseri viventi. Di fatto, l'aumento della temperatura causerà l'estinzione di diverse specie e la scarsità di cibo, di pari passo con l'incremento di siccità e inondazioni. E' ciò che viene denominato la Via verso l'Estinzione.
Il Gruppo di Studio Intergovernativo sul Cambiamento Climatico - che coinvolge più di duemila scienziati appartenenti a centoventi nazioni -, informa che nell'ipotesi di irreversibilità di un tale processo a livello planetario, con un 90% di probabilità milioni di esseri umani e numerose specie animali periranno.
Dal 1990 la media della temperatura del globo è aumentata considerevolmente; se questa percentuale viene proiettata al 2020, la conseguenza sarebbe che un numero di persone oscillante tra quattrocento milioni e 1,7 miliardi rimarrebbe senza acqua, con il conseguente aumento delle malattie infettive e delle forme allergiche. Nel caso in cui la temperatura aumentasse di 1,8 gradi Celsius, dal 20 al 30 per cento delle specie del pianeta rischierebbero l'estinzione per malnutrizione, fame, malattie, ondate di caldo, inondazioni e siccità. Tutto ciò accadrebbe all'incirca verso l'anno 2050, secondo il grado di accelerazione o meno del processo planetario.
Calcolando un aumento estremo della temperatura, vale a dire dai 7 ai 9 gradi, la relazione informa che “un quinto della popolazione mondiale subirà processi di inondazione...”. “Da 1,1 a 3,2 miliardi di persone saranno senza acqua... e perverranno a un vasto processo di estinzione su scala planetaria”. Questo eventuale aumento estremo della temperatura, sempre secondo il Gruppo di Studio Intergovernativo, sarebbe determinato in larga parte dalle emissioni di diossido di carbonio.

L'Arca di Noè

Tale catastrofico resoconto ha suscitato una serie di reazioni che, attualmente, di fronte alla drasticità dell'eventuale processo planetario, mirano disperatamente a progettare varie modalità di preservazione. A tale scopo recentemente si è resa nota la progettazione di un catalogo di tutte le specie viventi della Terra al quale lavorano più di tremila scienziati e che dovrebbe concludersi nel 2011. Fino ad oggi sono state individuate 1.009.000 specie.
Lo studio varato dal professor Frank Bisby della University of Reading in Inghilterra, è stato sviluppato su scala mondiale. Gli scienziati pensano di arrivare a registrare 1,75 milioni di specie. Uno de biologi del Museo di Storia Naturale dell'Istituto Smithsoniano ha spiegato che il catalogo include “tutti gli organismi viventi conosciuti, dalle piante agli animali, i funghi e i microrganismi come batteri, protozoi e virus, mentre non sono incluse le specie fossili”.
Il Catalogo della Vita del Sistema di Informazione Tassonomico delle specie dell'anno 2000 ha pubblicato una gran quantità di informazioni sulle specie registrate.
A quanto sopra si aggiunge il progetto Arca Congelata di alcuni scienziati britannici che hanno creato la prima banca di DNA del mondo. Si tratta di preservare le informazioni genetiche di migliaia di specie a rischio d'estinzione. Il progetto contempla anche la classificazione di campioni di DNA e di tessuti delle specie maggiormente a rischio, in previsione di un eventuale fallimento degli sforzi realizzati per evitarne la scomparsa. (1)
I campioni saranno congelati a una temperatura di -80 gradi, come hanno spiegato alcuni esperti delle tre istituzioni a carico del progetto: l'Università di Nottingham, il Museo di storia Naturale e la Società Zoologica di Londra.
Seppure al momento non è stato progettato l'utilizzo dei campioni per la clonazione, gli scienziati responsabili dell'Arca non scartano la possibilità di farlo in futuro. Il professor Brian Clark dell'Università di Nottingham ha spiegato che “è noto che il DNA può durare centomila anni in condizioni naturali. In condizioni ideali potremmo preservarlo ancora più a lungo”. Tra le specie più minacciate d'estinzione figurano il cavalluccio marino giallo (Hippocampus Kuda), la colomba “Socorro” (Zenaida graysoni) che abita solo nella remota isola di Socorro in prossimità della costa Ovest del Messico, il “Pollo di Montagna” che in realtà è una rana (Leptodactylus fallax) e abita nelle isole Montserrat e Santo Domingo, e l'Orix d'Arabia (Orix dammah) del Nord Africa, minacciato dalla caccia e dall'avanzare del deserto.

Il disgelo dell'Artico

Il cattedratico di Ecologia dell'Università Fairbanks dell'Alaska, professor F. Stuart Chapin, ha ipotizzato la possibilità della scomparsa del ghiaccio dell'Artico in un lasso di tempo inferiore a cinquanta anni come conseguenza del riscaldamento globale, posto che i cambiamenti avvengono più rapidamente del previsto.
Chapin considera che si stia vivendo un momento “critico” per il futuro del pianeta e della biodiversità. Secondo il suo criterio, le relazioni del Gruppo Intergovernativo dei Cambiamenti Climatici (IPCC, la sua sigla in inglese) dell'ONU sono “molto conservatrici”.
Come dimostrato delle ricerche effettuate dal gruppo di lavoro di Chapin presso l'Università dell'Alaska, nell'Artico la neve si scioglie sempre più presto, il che accelera il processo di cambiamento climatico della regione che negli ultimi tempi ha registrato le temperature più alte degli ultimi quattro secoli.
Sempre secondo Chapin, il protrarsi della stagione senza neve ha consentito l'estensione verso il Nord dell'Alaska del bosco boreale (alberi e arbusti) che va a colonizzare progressivamente le terre già occupate dalla tundra. Se si mantenesse l'attuale ritmo di espansione dei boschi, nelle prossime decadi il riscaldamento atmosferico dell'Artico potrebbe moltiplicarsi da due e sette volte.

La Cosmogonia Glaciale

Secondo Hanns Hörbiger, autore della Cosmogonia Glaciale (1913), tutto questo processo planetario è il risultato della meccanica cosmica del sistema solare, la quale caratterizzata dall'eterna interazione tra Ghiaccio e Fuoco, è causa dei conflitti planetari che hanno afflitto la Terra e i suoi abitanti. Hörbiger ci parla della precessione degli equinozi, dei processi ciclici catastrofici e gelidi che devastano il Pianeta. Cosa accadrà quando i ghiacci dell'Artico saranno sciolti? Ovviamente salirà il livello delle acque modificando le zone abitabili, e si avrà uno squilibrio della massa d'acqua rispetto alla funzione gravitazionale della Luna... Risultato? Un'alterazione graduale del rapporto tra le due forze di gravità con il conseguente impatto del satellite contro la Terra.
Queste considerazioni vengono rafforzate dai miti e dalle leggende appartenenti alle culture aborigene, che si trovano soprattutto nei Codici Maya e negli Edda delle popolazioni del Nord Europa.

Tutto ciò è già accaduto e accadrà di nuovo

La storia dell'Arca di Noè riportata nei capitoli dal 6 al 9 del Libro della Genesi narra la salvezza dal diluvio delle specie umana e di alcuni animali. Nell'Arca Noè porta la moglie, i figli Sem, Cam e Jafet con le rispettive mogli, e alcune coppie di specie animali, al fine di salvarli dalla catastrofe.
Quando l'Arca fu costruita e lui con la sua famiglia e gli animali furono a bordo, narra il Genesi che “si ruppero tutti i fonti del grand'Abisso, s'aprirono le cateratte del cielo, e fu pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti”.
... le quali prevalsero fuor di modo sulla terra, e ne furono coperti tutti i monti più alti che son sotto il cielo. Quindici cubiti (circa 7 metri) s'alzò l'acqua al di sopra dei monti che aveva ricoperti. E fu distrutto ogni essere che si moveva sulla terra,... restò solo Noè, e quelli che eran con lui nell'Arca”.
Finalmente, dopo molti giorni, l'Arca si poggiò sul Monte Ararat e le acque arretrarono per altri quaranta giorni, finché emersero le cime delle montagne. Allora “Noè lasciò andare il corvo, il quale uscì e non tornò sinché le acque non s'asciugarono sulla terra”.
Poi Noè inviò una colomba la quale fece ritorno perché non trovò dove posarsi. Noè la inviò di nuovo e questa volta tornò con un ramoscello d'olivo con verdi foglie nel becco, allora Noè seppe che le acque si erano ritirate. Attese sette giorni e inviò ancora la colomba che questa volta non tornò. Quindi lui e la sua famiglia e tutti gli animali uscirono dall'Arca e popolarono la nuova Terra.
Questo stesso episodio del passato si trova anche nella tradizione orale degli Araucani, i quali raccontano della lotta tra il serpente Kai Kai e Tren Tren: è il diluvio, la Grande Catastrofe dalla quale gli uomini riescono a salvarsi solo sulle alte cime.
D'accordo con la teoria indù dei Kalpa, una volta completato il ciclo, il Polo Nord diventa Polo Sud e viceversa.
Vale a dire, si capovolge l'Asse Terrestre con la conseguente drastica trasformazione del pianeta.
Dopo il cambiamento catastrofico del clima delle zone costiere e delle aree abitabili, si avrà l'avvento di una Nuova Era, di un nuovo ciclo nella spirale della vita della Terra.

(1) L'imminenza della catastrofe ha suggerito l'elaborazione di un registro genetico delle specie, una nuova Arca di Noè nella quale gli scienziati classificheranno geneticamente tutte le specie della Terra attraverso campioni di DNA, onde formare un “codice a barre” per ciascuna pianta e ciascun animale esistente al mondo. Lo scopo è quello di determinare lo stato della biodiversità del pianeta e del ritmo di estinzione, nonché segnalare l'insorgenza di pesti agricole e di agenti patogeni.
Il progetto parte da un consorzio internazionale formato da cinquanta musei zoologici, agenzie governative e organizzazioni specializzate in biodiversità, e si prefigge lo scopo di elaborare un catalogo genetico della vita esistente sulla Terra. I ricercatori del Consorzio per la Classificazione della Vita (http://barcoding.si.edu), presente in venticinque nazioni del Mondo, annunciarono da Londra (Inghilterra), il 10 febbraio del 2005, la loro intenzione di ricavare frammenti del DNA di tutte le specie conosciute al mondo, accostarle a foto e descrizioni, con l'aggiunta di tutti i dati necessari per creare un “codice a barre” corrispondente a ciascun animale e ciascuna pianta. Le informazioni genetiche di creature piccolissime come il plancton o enormi come le balene verranno inserite in una gigantesca banca dati che renderà più facile la classificazione della biodiversità terrestre a esperti e appassionati.
L'ambizioso progetto consta di tre fasi. La prima, che avrà termine nel 2010, completerà la definizione dei codici di circa diecimila specie di uccelli; la seconda si concentrerà sui pesci per un totale di circa ventitremila specie; e la terza, più complessa, studierà circa ottomila specie di piante iniziando da Costa Rica e Centro America.
Mentre gli scienziati si preparano a raccogliere i campioni in tutti i continenti, anche il Consorzio contempla la possibilità di elaborare un registro di “codici a barre”, ma solo per le specie di animali estinti i cui resti si trovano attualmente nei musei, nelle università e nei centri di ricerca.

(*) Diritti riservati. E' vietata la riproduzione senza l'autorizzazione dell'autore.

Allegato I

La vittoria della Cosmogonia Glaciale di Hörbiger

La scienza dei nostri giorni corrobora inevitabilmente, ma con quasi un secolo di ritardo, i postulati dell'ingegnere austriaco Hanns Hörbiger riguardanti la dinamica cosmica e le catastrofi cicliche.

The ObserverEl Mundo, 22 maggio 2007. Di Robin Mc Kie

LONDRA – Tredicimila anni or sono una cometa esplose sulla Terra provocando una pioggia di sfere di fuoco che incendiò la maggior parte dell'emisfero Nord. Furono così distrutte le culture primitive dell'Età della Pietra e la popolazione dei grandi animali terrestri come il mammut e il mastodonte scomparvero dal pianeta. L'esplosione produsse anche un nuovo ciclo di raffreddamento del clima che durò circa mille anni e che interruppe lo sviluppo delle prime civilizzazioni umane emergenti in Europa e in Asia.
E' questa la sorprendente conclusione a cui è giunta una squadra di scienziati statunitensi. “La cometa provocò un'onda espansiva che trasformò la terra drasticamente”, assicura il Geofisico Allen West. “Con un diametro di circa due-tre chilometri, la cometa esplose prima dell'impatto, il che produsse una serie di ulteriori esplosioni ciascuna delle quali equivalente alla deflagrazione di una bomba atomica. Ne dovette risultare un inferno sulla superficie terrestre nel quale la maggior parte dell'emisfero Nord dovette bruciare”.
Questa teoria verrà presentata in settimana durante la riunione dell'Unione Geofisica Americana ad Acapulco, Messico. Un gruppo di scienziati, tra cui il dottor West, annunceranno il ritrovamento di uno strato di microscopici diamanti in ventisei luoghi diversi dell'Europa, del Canada e degli Stati Uniti. Pensano si tratti dei residui di una gigantesca cometa ricca di carbonio esplosa in milioni di frammenti sul nostro Pianeta circa dodicimila novecento anni or sono secondo i loro stessi calcoli. La pressione elevatissima e il forte calore provocati dall'impatto dei frammenti sulla superficie terrestre convertirono il carbonio della cometa in polvere di diamante. “Le onde esplosive e il calore furono certamente impressionanti”, assicura il dottor West. “E' probabile che bruciasse la pelle degli animali e qualunque tipo di abbigliamento indossato dagli uomini, oltre che le praterie dell'emisfero Nord, causando così la morte per fame dei grandi erbivori sopravvissuti all'esplosione. Solo gli animali e gli umani, la cui dieta era più varia, riuscirono a sopravvivere nei tempi che seguirono”.
Gli scienziati fanno notare come le prove archeologiche dimostrino che le prime culture dell'Età delle Pietra subirono gravi stravolgimenti. Concretamente i cacciatori discendenti da quelli emigrati dal Continente Americano in Asia, scomparvero proprio in quella fase.
Questi uomini erano i cacciatori più fieri del pianeta, uomini e donne che fabbricarono magnifiche punte di lance in pietra utilizzate per cacciare anche i mammut. Il motivo della loro scomparsa durante quell'Era è stato discusso in numerosi dibattiti e fino al momento attuale l'opinione prevalente faceva riferimento al cambiamento climatico. Ora invece, si pensa ad una nuova spiegazione: i primi americani sarebbero morti a causa di una cometa.
Certamente la straordinaria esplosione non interessò unicamente il Continente Americano. A quell'epoca la Terra stava uscendo dall'ultima Era Glaciale; il clima si riscaldava lentamente anche se alle maggiori altitudini resisteva ancora il ghiaccio. La disintegrazione della cometa sicuramente causò lo scioglimento di questi ghiacci facendo riversare una tale quantità di acqua nell'Atlantico che certamente provocò lo sconvolgimento delle correnti oceaniche, inclusa la corrente del Golfo. Ne risultò un periodo di mille anni di freddo che colpì l'Europa e l'Asia.

***

Per i sopravvissuti questo accadimento si trasformò in miti e leggende, confluiti più tardi nella tradizione del diluvio universale esistente presso i Maya, gli Aztechi e gli Inca. Si tratta del cataclisma che distrusse Tiahuanacu-Aztlan; il diluvio del combattimento tra Tren Tren e Kai Kai della tradizione orale degli Araucani; il “salvamento” di Noè e il Crepuscolo degli Dei (Götterdammerung) degli Edda.
La datazione coincide anche con lo sprofondamento dell'isola di Atlantide citato da Platone.
I postulati esposti nella Cosmogonia Glaciale riguardanti la meccanica del Cosmo, la sua composizione dinamica, l'aumento della forza di gravità prodotto dall'inevitabile avvicinamento del satellite lunare, nonché il capovolgimento dell'asse terrestre, sono causa dei conseguenti cataclismi che si sviluppano e hanno luogo ciclicamente.
E' questa la vittoria della Cosmogonia Glaciale di Hanns Hörbiger.


Allegato II

Inaugurazione dell'Arca di Noè nell'Artico con un deposito contenente cento milioni di semi.

Giornale La Segunda. Martedì, 26 febbraio 2008.
Fonte: EFE.

Copenaghen, 26 febbraio.- Il Deposito Mondiale di Sementi di Svalbard, nel Circolo Polare Artico è stato ufficialmente inaugurato oggi con una cerimonia durante la quale sono stati depositati cento milioni di sementi provenienti da un centinaio di paesi di tutto il mondo.
Il progetto voluto dal Governo Norvegese, dal Fondo Mondiale per la Diversificazione delle Culture e dalla Banca Genetica Nordica, consiste nella creazione di un deposito di campioni di semi per coltivazione alimentare che assicura la loro preservazione in presenza di eventuali fenomeni come i cambiamenti climatici o le catastrofi naturali.
Situata nei pressi di Longyearbyen, in un'isola dell'arcipelago norvegese di Svalbard, il Deposito battezzato “della fine del mondo” o “Arca di Noè”, è stato scavato a centotrenta metri
sopra il livello del mare in una montagna di pietra arenaria, esente da attività vulcanica, terremoti, radicamento e innalzamento delle acque.
Il primo Ministro norvegese Jens Stoloenberg e il Premio Nobel per la Pace del 2004, l'attivista keniana signora Wangari Maathai, furono incaricati di collocare al suo interno i primi semi, varietà di riso provenienti da 104 paesi.
Nella cerimonia alla quale prese parte il Presidente della Commissione Europea José Manuel Durao Barroso, il Primo Ministro Stoltenberg qualificò l'impianto come “blocco fondamentale della civiltà umana”, e il Direttore del Fondo Mondiale per la Diversificazione delle Culture, Cary Fowler, parlò della risorsa “più potente” per affrontare minacce come il cambiamento climatico o i deficit di energia di alimenti e di acqua.
Il Deposito – in grado di contenere fino a 4,5 milioni di campioni e circa 2 milioni di sementi –accoglierà inizialmente 268 mila campioni diversi di semi che saranno c
onfezionati in speciali pacchetti di quattro strati, sigillati con il calore per escludere l'umidità, collocati in scatole chiuse ermeticamente e disposte in ciascuna dei 3 locali nei quali è diviso l'ambiente corazzato situato in fondo a un corridoio di 120 metri.
I semi rimarranno immagazzinati a una temperatura di - 18 gradi celsius che garantisce una bassa attività metabolica e un perfetto stato di conservazione per secoli; in caso di interruzione dell'elettricità, il “permafrost” artico (cappa permanentemente gelata) dell'esterno agirebbe come refrigerante naturale.
Venti istituzioni di tutto il mondo hanno inviato campioni per partecipare al progetto, tra di esse il messicano Centro Internacional de Mejoramiento de Maìtz y Trigo (CIMMYT), il colombiano “Centro Internacional de Agricultura Tropical” (CIAT) e il “Centro Internacional de la Papa” (CIP) del Perù.
Il Deposito accoglierà semi di circa 90 coltivazioni come erba medica, asparago, fagiolo, biada, basilico, bieta, carota, lenticchia, pomodoro, cipolla, patata, pisello, spinacio, grano e riso.
Si tratta di varietà poco frequenti o di tipi tradizionali prodotti nei paesi in via di sviluppo, con esclusione degli alberi da frutta e delle piante medicinali nonché degli organismi geneticamente modificati.
I semi potranno essere prelevati dal magazzino solo nel caso della loro distruzione o scomparsa, o nella circostanza in cui i paesi donatori che ne sono i proprietari, ne facessero richiesta.
Il Governo norvegese si è assunto l'onere della costruzione del Deposito per un ammontare di circa 50 milioni di corone norvegesi (6,4 milioni di euro, 9,4 milioni di dollari), mentre il trasporto dei semi e il mantenimento futuro della struttura sarà a carico del Fondo Mondiale per la Diversificazioni delle Colture.
Quello che è considerato il deposito di semi per la coltivazione alimentare più completo del mondo si avvale delle più importanti misure di sicurezza. Il suo tetto e la sua entrata sono stati decorati da artisti norvegesi con acciaio e specchi affinché in estate venga riflessa la luce polare e in inverno assuma una tonalità verde turchese e bianca che lo renda visibile a centinaia di metri di distanza.

20/03/09

Jean Guitton: in memoria


Seconda sessione del Concilio vaticano II: congedo di Jean Guitton, "uditore laico",
da Paolo VI (4.12.1963 – foto Felici).

Era una domenica, il 21 marzo di 10 anni fa, quan­do alle 17 nell’ospedale di Val- de- Grace a Parigi si spegne­va, dopo un’esistenza lunga qua­si un secolo e vissuta tutta nel Novecento, l’anziano intellettua­le che il giornalista di Le Monde Henri Fesquet definì amabil­mente « l’ultimo filosofo cattoli­co » o ancora – come amava de­scriverlo il suo grande amico Al­bert Camus – « l’ultimo dei gran­di umanisti francesi » . Tutto questo è stato, ed è forse ancora oggi per la Francia, Jean Guitton: filosofo e pittore per di­letto, scrittore, uomo « timido e audace dietro i suoi occhiali», ma soprattutto fraterno amico di Paolo VI. Intellettuale atipico, Guitton era stato amico anche di quattro presidenti: da Charles De Gaulle a Georges Pompidou, da Jacques Chirac a François Mitterrand. E proprio in un col­loquio con quest’ultimo aveva detto di sé: « Sartre ha scelto il nulla. Io ho scelto l’essere e la speranza invincibile ». I media francesi infatti lo identificarono come il contraltare del filosofo esistenzialista: « È vero che sono un po’ l’anti- Sartre della nostra generazione – racconterà lo stesso Guitton in una confiden­za del 1974 all’amico giornalista e poi biografo Jean- Jacques An­tier –. Ma Sartre ha tutte le trom­be della celebrità, e io ho appe­na un piccolo flauto».
Amico di Paul Claudel, François Mauriac, Emmanuel Mounier, Maurice Blondel, Pierre Teilhard de Chardin e di Lord Halifax, lo scrittore stringerà un particolare rapporto di stima con il domeni­cano e padre della moderna ese­gesi biblica Albert Lagrange. E­cumenista della prima ora e se­guace del pensiero pla­tonico attra­verso Plotino e Agostino, Leibniz e Pa­scal, John Henry New­man e Hei­degger, Guit­ton sarà so­prattutto l’erede spirituale di Henri Bergson, il filosofo ebreo che nel 1941 in punto di morte non si convertirà al cattolicesi­mo solo per non tradire il suo popolo vittima del nazismo e del dramma della Shoah. « Io credo che Bergson fosse sulla soglia del cattolicesimo, sulla linea di confine – confiderà lo scrittore a Pascal Grousset –; era come co­lui che bussa ma non entra. Questo sarà il destino post- berg­soniano di Simone Weil » .
Ma Guitton era un enfant terri­ble anche rispetto a un certo cat­tolicesimo benpensante. La ri­balta come studioso e accade­mico avvenne nel 1941 con la pubblicazione di Portrait de monsieur Pouget, un testo che diventerà, grazie anche alla bel­lissima recensione di Albert Ca­mus, una pietra miliare della fi­losofia e della letteratura. Il libro rappresenta un omaggio indiret­to al « genio ignorato » e suo maestro spirituale: il sacerdote lazzarista, di simpatie moderni­ste e poi riabilitato, Guillaume Pouget. La fama di Guitton è le­gata però anche a un altro libro, che gli costò una specie di « epu­razione accademica » e un ritar­do dei dovuti riconoscimenti uf­ficiali, tra cui la cattedra di filo- sofia alla Sorbona nel 1954 e l’ingresso nel 1961 alla prestigio­sa Académie Française: si tratta del Journal de captivité ( « Diario di prigionia » ). In quel testo rac­conta la sua vita in un campo nazista ma esprime anche la sua ammirazione per il maresciallo Philippe Pétain e indirettamente per la « collaborazionista » Re­pubblica di Vichy.
A segnare comunque la svolta della sua vita sarà la decisione di Giovanni XXIII di ammetterlo – unico laico – al Concilio Vatica­no II in veste di « osservatore » . Una scelta confermata dal suc­cessore Paolo VI, ma che provo­cherà quasi per contrappasso la sottile ironia e in un certo senso la gelosia del teologo e poi cardi­nale Jean Daniélou: « Il Papa ha compiuto – confiderà il celebre gesuita – due imprudenze: far entrare nel canone della Messa san Giuseppe e ammettere Guit­ton al Concilio » ... Su invito diret­to di Paolo VI lo scrittore pren­derà poi la parola il 3 dicembre 1963 davanti a 2500 vescovi per discutere del difficile cammino dell’unità dei cristiani; e sarà l’u­nico laico ad avere questo privi­legio. In effetti da allora il nome di Guitton resta indissolubilmente legato a quello di Paolo VI, che aveva conosciuto a Roma nel 1949. Da quella data il loro ap­puntamento abituale sarà, ogni anno, l’ 8 settembre, festa della Natività di Maria. Un filo rosso di amicizia e di stima mai inter­rotto legherà i due grandi perso­naggi del Novecento. Al Papa del Concilio e dell’enciclica Populo­rum progressio il filosofo france­se dedicherà due libri, in cui rac­conterà la sua amicizia con il Pontefice: Dialoghi con Paolo VI e Paolo VI segreto. « Era il mio mi­gliore amico – racconterà a Francesca Pini –.
L’ho frequenta­to per 27 anni e spesso mi diceva che lo conoscevo meglio di suo fratello. Quest’amicizia che il Pa­pa mi testimoniava era molto di­screta » . Proprio a Montini Guitton, rima­sto vedovo, confiderà un antico sogno: farsi sacerdote a 75 anni, per scuotere le coscienze di una Francia ormai secolarizzata. Ma la risposta del vescovo di Roma è perentoria: « Non si faccia mai prete! Laico e cristiano, è la sua vocazione » . In seguito Guitton, su mandato di Giovanni Paolo II, si recherà a Écône nel 1988 per tentare invano di ricucire lo strappo della Fraternità San Pio X e del vescovo Marcel Lefebvre con la Chiesa. Terreno privile­giato di ricerca, negli ultimi anni di vita, sarà il rapporto tra Dio e la scienza; in un libro si confron­terà sul difficile ma affascinante tema con i due fisici Grickha e I­gor Bogdanov. I riflettori mediatici torneranno ad accendersi sul personaggio Guitton in occasione dei suoi colloqui con François Mitter­rand sul senso della vita, della morte ma anche della fede e del­la mistica cristiana. L’ultimo in­contro tra i due avvenne il 25 novembre 1994 nell’abitazione parigina di Guitton in rue de Fleurus. Il « fiorentino » – come i francesi amavano chiamare Mit­terrand – morirà un anno dopo, avendo concluso il mandato all’Eliseo, rinunciando ai funera­li pagani e ottenendo la benedi­zione della Chiesa grazie anche al discreto consiglio e sostegno del filosofo ultranovantenne. Il 25 marzo 1999, invece, nella chiesa di Saint- Louis des Invali­des tutta la Francia laica guidata da Jacques Chirac e Lionel Jo­spin rende omaggio all’ultimo « filosofo cattolico».
A presiedere i funerali è l’arcivescovo di Pari­gi, il cardinale Jean Marie Lusti­ger: « Jean Guitton è stato un fi­losofo, un professore e un cri­stiano – ricorderà nell’omelia –. La sua opera di intellettuale e di credente è inseparabile dagli in­contri della sua vita. Io prego per lui come amico e testimone del­la sua costante ricerca di Dio e del suo desiderio di servire i suoi fratelli » . Ebbe vari colloqui con Mitterrand. L’ultima volta fu nel 1994 e quando un anno dopo il presidente francese morì, l’amico mediò perché avesse la benedizione della Chiesa L’amicizia con Paolo VI durò fino alla fine. E quando, ormai vedovo, dichiarò di volersi far prete il Pontefice disse: «Non si faccia mai prete. Laico e cristiano, è la sua vocazione» Jean Guitton.

(Autore: Filippo Rizzi)

18/03/09

Il filo d'erba di Paolo De Benedetti

«egli aveva seguito giorno per giorno
la breve storia d'un filo d'erba [...]. Lo
aveva seguito, quasi con tenerezza
materna, nel crescer lento tra altri più
bassi che gli stavano attorno»

Luigi Pirandello, Canta l'Epistola


Una teologia della creatura oggi non può non guardare, a occhi spalancati, dentro il cuore pulsante del vivente. L'idea che un filo d'erba possa vibrare di sensibilità entrando in viva relazione con il mondo umano emerge dalla novella di Luigi Pirandello, Canta l'Epistola. E solo una teologia come quella di Paolo De Benedetti è capace di cogliere la creaturalità di una bellezza deperibile e inerme come quella di un filo d'erba. Non in virtù di una sensibilità ecologica estesa anche alle cose inanimate - un sentimento pur lodevole che oggi però è abbastanza diffuso, almeno nelle anime più avvertite - ma in virtù di una precisa lettura della Parola biblica, che interpreta la storia a partire dal basso, dall'infimo, dal perdente.

(dalla quarta di copertina)

Paolo De Benedetti è docente di Giudaismo presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale di Milano, e di Antico Testamento presso gli Istituti di Scienze Religiose dell'Università di Urbi e di Trento

(Editrice Morcelliana Via Gabriele Rosa 71, 25121 Brescia, www.morcelliana.it)


La Cosmogonia Glaciale di Hörbiger


di Rafael Videla Eissmann

La Cosmogonia Glaciale (Glazial Kosmologie) pubblicata in Austria nel 1913, è una visione del mondo che risponde fondamentalmente a tre interrogativi: Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Il suo autore è lo scienziato austriaco Hanns Hörbiger (29 novembre 1860 - 11 ottobre 1931) che si è avvalse della collaborazione di Phillip Fauth.
L'opera comprende una visione totale dell'Universo, della Terra, dell'Uomo e dello Spirito. Sostiene l'eterna battaglia tra due elementi complementari: il Ghiaccio e il Fuoco, e le forze di repulsione e di attrazione che si generano a partire da questa dinamica. Questa tensione che governa gli spazi cosmici e i corpi celesti, governa anche la Terra e tutta la materia vivente del pianeta. La cosmotecnica esposta nell'opera di Hörbiger stabilisce l'esistenza in un primo momento di un corpo gigantesco - una Superstella - della Costellazione della Colomba, con una temperatura milioni di volte superiore a quella del nostro Sole attuale. Questa Superstella subì una collisione con un altro corpo celeste formato da un grande accumulo di Ghiaccio Cosmico, provocando un'esplosione di vapori e l'espulsione di frammenti nell'Universo in
espansione. Alcuni di questi vennero attratti dalla massa centrale della Superstella, mentre altri mantenendo una posizione di distanza si trasformeranno nei pianeti del sistema solare.

La Doppia Spirale dell'Universo: Repulsione e Attrazione

Secondo i postulati della Cosmogonia Glaciale, i corpi celesti del sistema solare ubbidiscono a due forze che si sviluppano in contrapposizione: la forza primitiva e iniziale dell'esplosione, che li proietta, e la forza di gravità -implosione- che li attrae verso la massa più forte situata nelle vicinanze. Ovviamente queste forze sono impari: mentre la forza di proiezione iniziale tende a diminuire per la composizione dello spazio interstellare, la forza di gravità è costante e crea un meccanismo per il quale una massa - in questo caso un corpo celeste o pianeta - si avvicina al corpo più prossimo che esercita la forza di attrazione, producendo in questa attrazione, una spirale che tende a stringersi. In tal modo, prima o poi ciascun pianeta si scontrerà con quello a lui più vicino e tutto il sistema planetario, ormai trasformato in Ghiaccio, si scontrerà a sua volta contro il Sole generando nuovamente una grandiosa esplosione.
Così in quell'istante cosmico ogni cosa avrà di nuovo inizio. Un Ciclo si chiuderà e un altro avrà inizio. Sono queste le energie, le due correnti che governano l'Universo, le due spirali che governano i cicli del Cosmo e degli esseri viventi.

Le lune e le grandi culture del passato

Arriverà un momento in cui la spirale descritta intorno alla Terra dall'attuale satellite lunare - la Quinta Luna - finirà per chiudersi. In questo modo la Luna si avvicinerà irrimediabilmente all'orbita terrestre provocando con l'incremento della sua forza di gravità l'aumento della statura degli esseri viventi del nostro pianeta. Questo spiega la presenza di insetti e piante giganteschi nell'Età Primaria e l'esistenza dei grandi dinosauri nella Secondaria. La Cosmogonia Glaciale, conosciuta come Welteislehre o Dottrina del Ghiaccio Cosmico, sostiene un'idea ciclica della Storia e postula l'esistenza di culture e civilizzazioni antichissime che perirono a causa di cataclismi e sconvolgimenti planetari occorsi durante il trascorrere delle età. Il fattore gravitazionale consentirebbe così di spiegare l'esistenza di giganti in un passato remoto e dei quali abbiamo notizia da innumerevoli miti e leggende presenti praticamente in tutte le regioni del globo. Vestigia della presenza dei giganti sono le monumentali costruzioni megalitiche esistenti un po' ovunque sul pianeta. Sempre il fattore gravitazionale spiegherebbe anche la longevità degli uomini del passato, di una razza primitiva che ha abitato diversi luoghi della Terra e che ha lasciato testimonianza della propria esistenza in alcuni centri di antichità incalcolabile, come Tiahuanacu nell'America Centrale (la cosiddetta Cultura Tolteca), l'Isola di Pasqua, o altri in Abissinia e nel Tibet.
L'aumento della forza di gravità causato dall'approssimarsi del satellite lunare sarebbe all'origine di quell'
anello di acqua formatosi intorno alla regione tropicale e del conseguente innalzamento del livello del mare. Unici luoghi a poter essere abitati saranno dunque le cime delle montagne più alte - ricordiamo il mito araucano di Tren Tren e Kai Kai - fino al momento dell'impatto lunare sulla superficie terrestre.
Dopo il grande cataclisma -il Götterdamerung, il Crepuscolo degli Dei, degli Asi Nordici- si produce lo spostamento dell'Asse Terrestre e l'avvento delle Ere Glaciali.
I sopravvissuti del catastrofico sconvolgimento planetario, degenerano per entropia e, col tempo, le conoscenze degli antichi abitanti si trasformano in miti e leggende. Ecco che l'esistenza di un'intera cultura dipende dalla presenza di una prova materiale comprensibile per le future generazioni! Senza la presenza del satellite lunare, il destino della Terra sarà determinato dalla stabilizzazione dell'Asse Terrestre e le nuove condizioni climatiche e geologiche si definiranno posteriormente.
Numerosi sono i miti e le saghe presenti soprattutto nelle culture aborigene precolombiane, come presso gli indigeni Tupì, che danno testimonianza di un lasso di tempo in cui la Luna non era presente in Cielo.
Secondo la Cosmogonia Glaciale di Hörbiger, nella spirale descritta dalle orbite planetarie, il prossimo pianeta a essere attratto dall'orbita della Terra per diventarne il satellite sarà Marte. Ma la sua orbita essendo più grande, alla fine verrà catturata dall'attrazione solare. Questo movimento di Marte provocherà la distruzione della Terra a causa dell'aumento considerevole della temperatura e degli importanti effetti gravitazionali. Passato un ciclo, la Terra si trasformerà in un pianeta di Ghiaccio che attratto dal Sole andrà a fondersi, insieme ad altri pianeti, nella massa ignea fino a farla esplodere, dando così inizio a un nuovo processo cosmico.

Questa in breve sintesi la Cosmogonia Glaciale di Hanns Hörbiger.


17/03/09

Guido de Giorgio: Ciò che mormora il vento del Gargano


di Gaspare Dono

Un breve scritto di Havismat (Guido De Giorgio) apre le porte su uno dei più grandi misteri del `900: Padre Pio.
La descrizione del viaggio da Torino a S. Giovanni Rotondo intra­preso nel giorno di Natale dei primi anni '50 in un'Italia devastata dalla guerra ed impoverita dalla domina­zione straniera rappresenta l'ascesa di un uomo e dei suoi compagni ver­so Dio.
Il racconto, inizialmente sotto forma di cronaca e descrizione pae­saggistica, ci propone le immagini contrastanti di un mondo macchino­so e artificioso-rappresentato dalla "locomotiva nera"— -e di una natura che seppur violentata dalla mano umana appare ancora pura all'oc­chio interiore.
Il viaggio si dispiega attraver­so l'adriatico e l'Abruzzo e man mano che ci si avvicina alla meta tutte le contraddizioni descritte, le conside­razioni sul vuoto dell'età oscura, si dileguano lasciando posto al mo­mento del riposo... qualche ora di sonno e sveglia alle 4 e mezza per la messa delle 6.
È il 27 Dicembre e la messa di Padre Pio riempie di calore spirituale quei corpi intirizziti dal freddo e per­forati dal vento del Gargano, la de­scrizione che ci offre l'autore della gente in attesa, della vestizione del frate e dei gesti di amore verso di Lui è splendida. Nel silenzio della chie­setta, sui capi curvi, sulle anime supine si svolge il Rito della Croci­fissione, il Mistero della Morte, la Redenzione dell'Uomo, onda su onda, tra quelle povere dita, tra quelle povere mani piagate acca­rezzanti i piedi del Figlio che si eleva al Padre, trasfigurando la carne in spirito nel sangue che spic­ca, sgorga, inonda il mondo.
Dopo la messa, la confessio­ne; ore e ore di sofferenze, assolu­zioni date e negate, pianti, rinascite e lotte del frate che riannoda le nozze della terra con il cielo.
Come scrive De Giorgio Padre Pio non si osserva, non si indaga, non si studia, lo si ama, ed egli non parla, non fa discorsi, concede graze. Amore e grazie questo è il segre­to del Gargano [...] [Per] Chi non ama e crede, né sente né vede e, non tocca la sua mercede Padre Pio ri­marrà una porta chiusa. Il breve scritto però non è semplicemente la fotografia di un Santo, ma come tutti gli scritti di De Giorgio, uno squarcio di luce dal quale si leva sempre la conoscenza della legge universale del donarsi, commentando infatti la trasmutazione operata dal frate in un uomo scettico scrive chi non si dà, non dà, chi si risparmia si perde.
Nel finale dello scritto lo stile descrittivo si trasmuta nell'esplosi­va poesia che ci ricorda il maestro, il poeta ed il profeta della Tradizione Romana; è la sintesi di una visione del mondo, quella di Havismat, ma­turata in anni di dure prove e ricer­che, è un monito il suo di conversio­ne lanciato a chi ancora crede ed in virtù di ciò conosce, un urlo che ci ricorda che vale solo quello che si fa per Dio e che al di là del suo apparen­te particolarismo costituisce la chia­ve di volta per l'esistenza di ogni uomo della Tradizione: Se non vuoi morire per sempre, muori prima di morire, muori con Dio, altrimenti morrai senza Dio, rotolerai nell'abisso che non ha fondo, nell'abisso che è tenebra, nell'abisso che è macigno di tenebra, nulla del nulla [... /Ma tu Cri­stiano, tieniti saldo alla tua tradizione, non guardare oltre, ti perderesti, guarda la Croce, guarda il Cristo, ma non guardarla solo la croce, salila, coprila di te e del mondo, porta tutto il mondo sulla Croce, come ha fatto Cristo che vi è salito con il passato e con il futuro per conquistare il Presente Eterno, per poter mormorare, bocca a boc­ca, cuore a cuore, respiro a respiro: Abba, Padre!.


(Heliodromos: Speciale Guido De Giorgio, n. 20-21, 2008)

Diorama letterario: numero 291



è disponibile il nuovo numero

Sommario

IL PUNTO

Idee per il tempo che verrà (Alain de Benoist)

LABORATORIO

La crisi finanziaria mondiale dell'autunno 2008 (Alain de Benoist)

Martin Buber, ovvero come risolvere il conflitto israelo-palestinese (Giuseppe Giaccio)

DOSSIER

"L'Europa e gli Usa al tempo di Obama"

Gli equivoci dell'"Obamania" (Alain de Benoist)

Siamo tutti americani? (Francesco Tajani)

Le ragioni dell'antiamericanismo (Alain de Benoist)

Disfare l'Europa (Jacopo Tarantino)

Cambierà qualcosa con Obama? (Giuseppe Ladetto)

OPINIONI

Educazione: un gioco a somma zero (Eduardo Zarelli)

Il denaro e l'etica del dono (Vittorio Miozzi)

IDEE
de Benoist/Giaccio/Preve, Dialoghi sul presente (Marco Tarchi)

Hans Magnus Enzensberger, Il perdente radicale (Saverio Pipitone)

STORIA

Olivier Janz e Lutz Klinkhammer (a cura di), La morte per la patria (Michele Del Vecchio)

Marcello Flores, Il genocidio degli armeni / Guenter Lewy, Il massacro degli armeni. Un genocidio controverso (Marco De Troia)

Stefano Cammelli, Ombre cinesi (Iacopo Nappini)

FILOSOFIA
Philip Zimbardo, L'effetto Lucifero. Cattivi si diventa? (Emilia Musumeci)

Fonte: www.diorama.it