Per sette secoli il Giappone è stato governato da una casta militare - i bushi ovvero la classe dei samurai – che ha lasciato di fatto all’imperatore una sovranità di tipo sacerdotale. L’abbigliamento da guerra dei samurai è quindi sempre stato considerato, anche in periodo di pace, come un importante segno di comando e di condizione sociale. La necessità di distinzione della casta di potere ha talvolta, a seconda dei periodi storici, prevalso sulla funzione protettiva dell’armatura, portando alla realizzazione di armature dalla bellezza stupefacente, impreziosite da ornamenti di pregevole fattura.
La Collezione Koelliker di armature giapponesi costituisce una raccolta pressoché unica in Europa per numero e qualità dei pezzi, certamente una delle più importanti al di fuori del Giappone. Gli esemplari sono tutti in ottimo stato di conservazione e provengono esclusivamente da samurai di alto rango, se non da daimyo (signori feudali). Completano la rassegna alcuni oggetti provenienti dalle Civiche Raccolte d’Arte Applicata ed Incisioni, tra cui una bardatura da cavallo completa di armatura e maschera da guerra.
L’esposizione presenta una selezione di circa novanta pezzi tra armature complete, elmi, forniture per spada e altri accessori per samurai, realizzati tra il periodo Azuchi Momoyama (1575 – 1603) e il periodo Edo (1603 – 1867).
In questo secondo periodo vissero samurai leggendari come Miyamoto Musashi, il più grande maestro dell’arte della spada e protagonista del famoso romanzo di Yoshikawa Eiji, venduto in oltre centoventimilioni di copie e ispiratore di almeno quindici versioni cinematografiche.
I samurai avevano il privilegio di portare due spade, il cognome e avevano il diritto di “uccidere e andarsene” (kiritsuke gomen). In seguito alla diffusione in Giappone del buddismo zen i samurai si dedicarono alle tecniche di meditazione per acquisire maggiori poteri intuitivi e conoscitivi, ma anche per cancellare paure ed esitazioni, per raggiungere un totale autocontrollo, accettando il flusso degli avvenimenti non opponendosi a essi con violenza.
La mostra consentirà di ammirare straordinari esempi di tosei gusoku (“armatura moderna”) e di conoscerne la storia, le tecniche costruttive, le principali scuole di armaioli e infine scoprirne gli elementi da cui sono formate (dô, menpô, kote, haidate ecc).
La tosei gusoku sostituisce la ô-yoroi (letteralmente “grande armatura”) del periodo medioevale, in quanto più agevole in battaglia, ma anche più resistente e confortevole. Concepita per far fronte a una situazione di guerra civile, paradossalmente rimase in voga anche per il successivo periodo di pace, diventando un importante simbolo di status sociale e non più un mezzo di difesa. Lo sfarzo di lacche e legature colorate, l’impiego di bordure e ornamenti cesellati e dorati e la continua ricerca di decori insoliti sono la vera caratteristica delle armature tosei gusoku.
L’elmo giapponese, il kabuto, costituisce una sezione a parte della mostra per la sua particolare qualità. Il kabuto è l’elemento dell’armatura che da sempre ha suscitato maggiore ammirazione, non solo per l’elevato potere di espressività delle sue forme, ma anche per le raffinate soluzioni tecniche adottate nella sua realizzazione. Il Kabuto è tra gli elementi più importanti del corredo armato, il primo che istintivamente si nota, e il primo che tradizionalmente viene indicato nello studio critico del corredo. In mostra si potranno ammirare alcuni esempi di kawari kabuto (“elmi straordinari”) dalle forme e dagli ornamenti eccentrici e spettacolari generalmente ispirati a oggetti sacri o a elementi della natura (draghi, animali, frutti).
Completano il percorso alcuni accessori di straordinaria qualità (spesso lavorati a sbalzo), come maedate (ornamenti per elmi), montature per spade e alcune lame di katana, l’arma per eccellenza dei samurai.
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