19/10/12

La Verità se mento!


 di Alain Santacreu

Jaques Maritain ha ottant’anni quando, nel 1966, pubblica Le paysan de la Garonne. Nelle sue riflessioni sul tempo presente, costatando che molti cristiani s’inginocchiano oggi davanti al “mondo” considerato unicamente nelle sue strutture naturali e temporali, il filosofo denuncia altri errori caratteristici della cristianità post conciliare della quale, nondimeno, è stato uno dei turiferari.

“Si capisce -egli scrive ironicamente- perché vi siano tre cose delle quali un predicatore intelligente non dovrebbe mai parlare e alle quali dovrebbe pensare il meno possibile, per quanto ogni domenica si debba recitare il credo (ma ci sono tanti miti a questo proposito; e poi, si può sempre ripetere una formula –anche in francese- senza pensarci su).
La prima cosa da lasciare in ombra è ovviamente l’altro mondo (poiché non  esiste). La seconda cosa da lasciare in ombra, è la croce (non è altro che il simbolo dei sacrifici momentanei richiesti dal progresso). La terza cosa da lasciare in ombra, e da dimenticare, è la santità –se è vero che al principio della santità c’è in fondo all’anima (anche se il santo rimane immerso nelle attività del mondo), una rottura radicale con il mondo (intendendo questa parola in senso evangelico), e i falsi dèi del mondo sono dèi mitici, l’Imperatore di questo mondo…”(1)

Maritain segnala anche la tendenza ossessiva della maggior parte dei cristiani, e in particolare dei sacerdoti e dei religiosi (il cui numero tra questi ultimi è allarmante) “a dare a l’efficenza il primato su la verità. Cosa importa se i mezzi che si usano gettano lo spirito su false piste, chiedono ai tecnici e alla psicologia di gruppo di fare meglio delle virtù teologali –all’istinto gregario di fare meglio dei doni dello Spirito Santo –al rigoglio della natura di fare meglio di questa povera vecchia umiltà… Alle celebrazioni comunitarie di accantonare la ricerca del silenzio e della solitudine –alle favole e alle ciarlatanerie del giorno di conferire un po’ di vitalità al catechismo –e soprattutto, al generoso dispendio di sé nelle opere e a un incessante dialogo con tutti, di liberare da tutti gli sforzi di concentrazione intellettuale. Cosa importa, dal momento che questi mezzi sono dinamici –è solo questo che conta- e servono efficacemente a radunare gli uomini nel gregge del Buon Pastore. Questa è proprio un’assurdità flagrante poiché il Buon Pastore è precisamente la Verità stessa… Non arriverà mai per la Chiesa il giorno in cui l’efficenza prevarrà sulla Verità poiché quel giorno, le porte dell’inferno avranno prevalso su di essa…”.(2)  

Certo, quando tutto è perduto, il ricorso alla speranza è sempre efficace!, ma chi oggi potrebbe credere che una “nuova evangelizzazione” possa farsi in nome della Verità piuttosto che in quella dell’efficenza?
(traduzione dal francese di Aldo La Fata)


[1] Jacques Maritain, Le paysan de la Garonne. Un vieux laïc s'interroge à propos du temps présent, Desclée de Brouwer, 1966, p. 90.
[2] Jacques Maritain, op. cit, pp. 140-141.


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3 commenti:

  1. l'ultimo Maritain sembra assai più ispirato...
    non era particolarmente illuminato e caritatevole quando fece fuori, manco fosse un demonio, Guenon dagli ambienti neo tomisti dell'epoca...
    Un conto è avere idee , posizioni diverse, un altro è mettere il bavaglio a chi la pensa diversamente da noi e considerarlo quasi un nemico, o qualcosa di ostile.
    Tale atteggiamento è tipico di chi in fondo si sente debole, arroccato su posizioni difensive e poco universali. (vedi per esempio i sedevacantisti o i cosiddetti tradizionalisti che non hanno capito niente nè di Tradizione nè del vero spirito profetico del Concilio.

    Renè

    Renè

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  2. L'analisi amara ma tremendamente esatta - la faccio mia - del Maritain è da brividi. I brividi li dovrebbero avvertire le gerarchie ecclesiastiche, ma non temete, hanno i peli di cinghiale sul petto, e vivono sereni. Lessi il suo Umanesimo Integrale quando decenni fa feci parte dell'Azione Cattolica, ne rimasi poco colpito. Sembrava un calo di braghette al mondo. Ben scritto come molti intellettuali francesi sanno fare, ma fiacco, leggero. Poi, il Maritain della vecchiaia, forse della saggezza, fu altra cosa.

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  3. Ringrazio René ed Angelo per i loro commenti ai quali non credo di avere nulla da aggiungere. Solo un invito a leggere "Il contadino della Garonna" del 1966 insieme a "La Chiesa del Cristo" del 1970. I due libri sono collegati e offrono molti e attuali spunti di riflessione.

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