“Uomo e natura: storia di uno stupro” di
Philip Sherrard
Irfan edizioni, 2012
Lo studio è
una splendida lezione d’ecologia, intesa nel significato più profondo della
parola, ovvero d’intima interrelazione tra uomo e natura, considerati entrambi,
olisticamente e teologicamente, come una unità di destino.
Nella misura in cui c’è disordine
nell’anima dell’uomo, ecco che tale squilibrio viene necessariamente a
riflettersi sulla Terra e nella Natura .
La violenza- lo stupro di cui parla in
maniera provocatoria il titolo- è quello
subito dall’uomo stesso che, dimentico della sua immagine divina, è deformato da una mentalità iper-razionalistica e utilitaristica. Ma
è anche lo stupro che tale uomo compie di conseguenza sul mondo naturale ,
considerato ormai un qualcosa d’esterno
a sé da sfruttare senza alcuna riserva.
L’autore , Philip Sherrard, (1922 -1995) traduttore (assieme a G. E. H. Palmer e Kallistos Ware) de la Philokalia, pensatore profondo e originale, poco conosciuto in Italia, ha dedicato molti dei suoi studi alla restaurazione di una cosmologia sacra, che egli considerò come l’ultima possibilità per sfuggire dalla deriva spirituale ed ecologica del mondo moderno. Egli in questo saggio, ad un tempo provocatorio ed illuminante, rilegge la storia degli ultimi secoli cercando di chiarirne le radici lontane e di individuare cause ed errori di un filone di pensiero dualista e razionalista che ha finito per prevalere nel mondo cristiano occidentale, tradendo il nucleo fondante del cristianesimo stesso. Questo processo, spirituale e culturale prima ancora che tecnico-scientifico e poi economico, ha per secoli accompagnato e favorito, prima in Occidente e poi, via,via in tutto il mondo uno sviluppo disordinato, avido e vorace, provocando tragiche conseguente sull’uomo e sulla natura.
L’autore , Philip Sherrard, (1922 -1995) traduttore (assieme a G. E. H. Palmer e Kallistos Ware) de la Philokalia, pensatore profondo e originale, poco conosciuto in Italia, ha dedicato molti dei suoi studi alla restaurazione di una cosmologia sacra, che egli considerò come l’ultima possibilità per sfuggire dalla deriva spirituale ed ecologica del mondo moderno. Egli in questo saggio, ad un tempo provocatorio ed illuminante, rilegge la storia degli ultimi secoli cercando di chiarirne le radici lontane e di individuare cause ed errori di un filone di pensiero dualista e razionalista che ha finito per prevalere nel mondo cristiano occidentale, tradendo il nucleo fondante del cristianesimo stesso. Questo processo, spirituale e culturale prima ancora che tecnico-scientifico e poi economico, ha per secoli accompagnato e favorito, prima in Occidente e poi, via,via in tutto il mondo uno sviluppo disordinato, avido e vorace, provocando tragiche conseguente sull’uomo e sulla natura.
Il saggio, per la prima volta tradotto in
italiano, offre un interessante percorso di consapevolezza interiore ed
intellettuale invitandoci a cercare e
ritrovare la via d’uscita, nel Cuore
stesso della nostra tradizione.
A cura di
Eduardo Ciampi
Uno studio molto interessante. Ringrazio il Corriere metapolitico per proporre sempre queste belle iniziative editoriali che raramente vedremmo altrove.
RispondiEliminaIl tema della natura in relazione con quello della spiritualità è molto interessante. Specie dal momento in cui mentre molte tradizioni hanno fatto della Natura, in qualche modo, il loro tema centrale (anche se spesso simbolico) come nel taoismo o nel culto solare dei Nativi americani, nel cristianesimo la natura in senso stretto viene spesso messa in secondo piano. Interessante quindi uno studio che metta in relazione i due mondi per capire come si è arrivati alla situazione attuale.
La natura è il grande libro dei simboli e ci insegna tantissimo.
RispondiEliminaE' il riflesso della bellezza di Dio. Il cemento ha rovinato molto, oscurato il cielo e la terra.
Lo stato di Grazia permette, come S.francesco insegna, di entrare in contatto reale con la Natura, quasi restaurando la condizione del giardino edenico. Il peccato invece ci rende "nemica" la natura, ostile.
Renè
Sono d'accordo con gli apprezzamenti del Signor Fabrizio. Ma mi permetto di precisare che la posizione di "secondo piano" della Natura è dovuta alla nostra superficialità, occidentale moderna, e non già a una mancanza della nostra Tradizione. Tutto il Vangelo è "intriso" della Natura, dalle Parabole all'ambiente stesso in cui si muove con rispetto per esso il Sommo Maestro; Natura che partecipa direttamente ai Santi Eventi della Vita di Nostro Signore: massime al Golgotha, ma pure alla Natività, e nella Rivelazione. Non mancano poi gli ammaestramenti sulla Natura che ci provengono da Padri e Dottori ("imparerai più dagli alberi..." così San Bernardo, o il "Cantico delle Creature" di San Francesco), e dall'esistenza stessa d'un Monachesimo che ha fatto del legame con la Terra e la Natura uno dei suoi principi, nella Disciplina dell' "ora et labora". Credo che, come al solito, dovremmo piuttosto batterci il petto con accorati "mea culpa" per aver disconosciuto ciò che fu fatto e detto, e che è forse ancor più "completo" di ciò che viene da altre Tradizioni particolari.
RispondiEliminaGli interventi di Fabrizio, René e Miles Armatus si integrano e si completano a vicenda e mi pare che non abbisognino di ulteriori considerazioni.
RispondiEliminaRingrazio il Signor Armatus per le precisazioni. Mi considero un allievo e uno studioso agli inizi cha ha solo da imparare, per cui la mia non voleva essere un asserzione di sfiducia verso il cristianesimo per il suo rapporto uomo/natura, ma semmai una richiesta si saperne di più. Una speranza, rivolta verso questo libro, che possa fugare dubbi e ribaltare vecchi stereotipi.
RispondiEliminaAnche io penso che sia la mentalità occidentale moderna a vedere la Natura come qualcosa da "dominare", da cementificare in virtù di un progresso cieco, di un tecnologismo aberrante, e non una "visione" del cristianesimo(in cui invece i simboli della natura sono ampiemente utilizzati per insegnare e non solo, come dite voi).
Chiaro è però che il cristianesimo rispetto ad altri culti religiosi abbia un rapporto con la natura diverso (soffermandosi su molti altri aspetti), e per diverso non intendo inferiore. Se penso infatti ai Nativi americani, il loro culto comprende la Natura ad un tale livello da considerarla così sacra da rendere persino "sbagliato" costruirvi sopra per non contaminarla (e da qui il significato profondo del vivere nelle tepee, le famose tende). Tutto qui. Sono curioso di leggere quel libro, comunque, per poter approfondire diversi temi.
Signor Fabrizio, la mia era una precisazione sulla Sua asserzione, che senz'altro condivido, d'una posizione di "secondo piano" che oggi avrebbe assunto la Natura nel Cristianesimo, avendo ben inteso ch'Ella non voleva "togliere nulla" al Cristianesimo medesimo; il mio messaggio voleva essere una prosecuzione generale e naturale del Suo discorso, non già una qualche correzione. Del resto, credo, siamo tutti "neofiti", nuove piantine, per rimaner in tema...
RispondiEliminaGrazie del chiarimento Sig. Armatus! A presto.
RispondiElimina