Qumran: tutto sbagliato, tutto da rifare? L’esclamazione bartaliana viene alla mente non appena chiusa l’ultima pagina dell’avvincente Qumran. Le rovine della luna (Edb, pp. 224, euro 21), testo che fin dal sottotitolo mette la pulce nell’orecchio: «Il monastero e gli esseni: una certezza o un’ipotesi?». Un libro in cui il giovane – ma accreditato: insegna esegesi a Vienna e Innsbruck – Simone Paganini smonta a suon di prove e documenti praticamente tutto ciò che sapevamo (o credevamo di sapere...) sulla scoperta archeologica più sensazionale del Novecento, soprattutto per quanto riguarda la storia del cristianesimo. E – proprio perché si tratta di un testo divulgativo, che forse per la prima volta in Italia rende disponibili al grande pubblico i risultati della ricerca scientifica più recente sul celebre sito – le sorprese sono davvero molte. Tentiamone un catalogo quanto mai essenziale.
A Qumran non abitavano gli esseni. Incredibile, no?
Finora pensavamo che la località a nord-ovest del Mar Morto, nei cui dintorni – a partire dal 1946 – prima i beduini e poi gli archeologi hanno scoperto 11 grotte più o meno stipate di antichi manoscritti, fosse un monastero abitato appunto dagli esseni: setta rigorista ebraica che praticava celibato, assoluta purezza rituale, nonviolenza, comunione dei beni e povertà. Non è così: scavi recenti (i primi infatti, dal punto di vista scientifico, sono da dimenticare...) hanno appurato che l’insediamento aveva piuttosto caratteri dapprima di avamposto militare, quindi di centro per la fabbricazione di vasi per uso sacerdotale, ma anche di produzione agricola e commercio, persino con un certo lusso (vedi le molte monete rinvenute) incompatibile con gli usi esseni.
Qumran non era nel deserto
Un caposaldo della teoria essena consiste nel fatto che (più o meno a partire dal 130 a.C.) la setta – alla quale talvolta è stato accomunato Giovanni Battista – si era rifugiata nel deserto in polemica con la corrotta classe sacerdotale di Gerusalemme, in una sorta di eremitaggio esclusivamente maschile di preghiera e copiatura dei testi sacri; e questo fino al 68 d.C., allorché i romani distrussero il sito, provocando (per nostra fortuna) l’abbandono delle grotte con i manoscritti. Ma ormai è dimostrato che Qumran era tutt’altro che solitario, anzi stava all’interno di un trafficato reticolo di strade e – pur essendo un centro di meno di 100 abitanti – conserva un cimitero di oltre mille tombe; le quali peraltro conservano cadaveri non solo maschili, ma pure di donne e bambini.
I papiri non sono stati scritti a Qumran
Un po’ strano, in un monastero dove si copiavano intensamente libri, trovare soltanto tre calamai in pietra e nemmeno un pezzettino minimo di pergamena... Eppure è successo a Qumran, nonostante vi si siano conservate discrete quantità di altri antichi materiali organici. Finora si pensava che gli oltre mille rotoli del Mar Morto (660 sono quelli i cui frammenti permettono un’identificazione) fossero una sorta di libreria segreta degli esseni, che avevano trascritto e sigillato in vasi i loro scritti sacri per conservarli dalla distruzione; e invece non solo i manoscritti appaiono quasi tutti copiati da mani diverse (uno scrivano per ogni libro?!?), ma il loro contenuto riflette tendenze culturali e teologiche diverse e persino contrastanti: come se provenissero da una biblioteca molto aggiornata (per esempio quella del Tempio di Gerusalemme), trasferita in fretta per salvarla dalla distruzione.
Ma gli esseni, poi, sono esistiti davvero?
La cosa curiosa è che, nei manoscritti di Qumran, la parola «esseno»... non esiste proprio! Anzi, per la verità non sappiamo neppure quale fosse il termine ebraico per definire la setta, visto che le uniche notizie su di essa giunte fino a noi dipendono da Giuseppe Flavio, dunque dal latino e dal greco. E c’è persino una seria studiosa israeliana secondo la quale gli esseni non sono mai esistiti, in quanto sarebbe impensabile che nel giudaismo del tempo di Cristo 4000 persone potessero impunemente negare – con la loro castità – il primo precetto biblico: «Crescete e moltiplicatevi».
A Qumran non c’è il testo del Vangelo...
Per i cattolici il frammento qumranico più importante è il famoso 7Q5, nel quale alcuni studiosi hanno identificato un versetto del Vangelo di Marco: fatto di importanza capitale per retrodatare la composizione dei Vangeli, avvicinandola quindi alla morte di Cristo. Secondo Paganini però si tratta di una tesi insostenibile: sulle 20 lettere del frammento, solo 7 sono ricostruibili con sicurezza e sulle 1127 combinazioni possibili appena il 2% potrebbe avere relazione con Marco. Conclusione: «Sicuramente non ci troviamo davanti a un testo cristiano», ma probabilmente a una genealogia greca. Tuttavia i rotoli del Mar Morto, composti quasi tutti prima della nascita di Gesù, restano importantissimi per il cristianesimo in quanto consentono di ricostruire il clima culturale e religioso in cui visse il Nazareno.
...ma nemmeno il complotto del Vaticano
Negli anni Novanta, basandosi sui numerosi «pasticci» combinati dalle équipes di studiosi che da un quarantennio avevano il monopolio sui rotoli di Qumran, si diffusero vari bestseller d’impostazione «complottista» a sfondo anti-cattolico. La tesi fondamentale era: i manoscritti del Mar Morto non vengono pubblicati perché rivelano una verità «alternativa» su Cristo e dunque il Vaticano li sta boicottando. Ma la teoria è inconsistente poiché – spiega Paganini – «il Vaticano non ebbe mai in nessun momento a che vedere con l’opera di pubblicazione dei manoscritti », che dal 1967 dipende dal governo israeliano. Eppure l’ipotesi «alla Dan Brown» resiste nella pubblicistica. Ma la storia dei ritrovamenti di Qumran è costellata da numerosi altri imprevisti incredibili, marchiani errori umani, ritardi ingiustificabili, esose contrattazioni economiche (di numerosi frammenti non si conosce nemmeno l’esistenza perché sono finiti illegalmente in mani private), conflitti personali e guerre vere e proprie tra nazioni... Molti misteri sui rotoli sono dunque destinati a rimanere tali, in quanto i dati che avrebbero potuto fornirci risposte sono irrimediabilmente perduti. Oggi comunque l’ipotesi più accreditata è quella che a Qumran abitassero alcune famiglie sacerdotali ebraiche, dedite alla fabbricazione di ceramica rituale «pura», e che proprio costoro avessero aiutato altri sacerdoti provenienti da Gerusalemme a nascondere la biblioteca del Tempio nelle grotte dei dintorni, fornendo loro anche le giare adatte per contenere i rotoli. Sarà così? «L’analisi dei manoscritti del Mar Morto – ammette Paganini – è appena agli inizi». E dunque...
26/03/11
Qumran: quanti errori su quei papiri
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento