''… il calavrese abate Giovacchino di spirito profetico dotato''. Così Dante Alighieri nel 'Paradiso' presentava la figura dell'abate florense calabrese di cui ricorre venerdì prossimo l'anniversario della morte. Il religioso, nato a Celico, moriva infatti il 30 marzo del 1202 a S.Martino di Canale.
Nel 1188 Gioacchino da Fiore fonda sulla Sila il convento di San Giovanni in Fiore e l'ordine dei florensi, che riceveranno l'approvazione di Papa Celestino III nel 1196. Dando vita a un ordine spirituale con regole rigide e severe, indicate da Gioacchino stesso.
Partendo dal dogma della santissima Trinità, Gioacchino divise nelle sue opera la storia dell'uomo in tre epoche fondamentali: l'Età del Padre, corrispondente alle narrazioni dell'Antico Testamento; l'Età del Figlio, rappresentata dal Vangelo e compresa dall'avvento di Gesù fino al 1260; e l'Età dello Spirito Santo, dal 1260 in avanti, descrivendola nelle sue profezie come un periodo in cui l'umanità, attraverso un clima di purezza e libertà, avrebbe avuto un contatto diretto con Dio.
Gioacchino morì nell'antica chiesa di San Martino di Giove presso Canale, nel comune di Pietrafitta, il 30 marzo 1202. Il 30 marzo è inoltre il giorno della sua memoria liturgica.
Nel 1215, qualche anno dopo la sua scomparsa, il concilio Lateranense IV dichiarò eretiche alcune sue tesi attorno alla Trinità. Ma poi papa Onorio III, in due bolle (1216 e 1221) dichiarò che Gioacchino è da ritenere ''uomo cattolico''. Una 'riabilitazione' che arriverà nel giugno del 2001 l'Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano iniziare l'iter per la causa di canonizzazione.
Il pensiero dell'abate ha avuto risonanza anche nella chiesa cattolica contemporanea, tanto che si può parlare di una tendenza "neo-gioachimita". Per i sostenitori di questa corrente il profeta calabrese, annunciando il futuro Regno dello Spirito, avrebbe sbagliato solamente quanto ai tempi: non nell'anno 1260, ma 700 anni piú tardi, questo Regno avrebbe fatto irruzione nella Chiesa, conducendola alla "rivoluzione" del Concilio Vaticano II.
Fonte:AdnKronos Cultura
Nel 1188 Gioacchino da Fiore fonda sulla Sila il convento di San Giovanni in Fiore e l'ordine dei florensi, che riceveranno l'approvazione di Papa Celestino III nel 1196. Dando vita a un ordine spirituale con regole rigide e severe, indicate da Gioacchino stesso.
Partendo dal dogma della santissima Trinità, Gioacchino divise nelle sue opera la storia dell'uomo in tre epoche fondamentali: l'Età del Padre, corrispondente alle narrazioni dell'Antico Testamento; l'Età del Figlio, rappresentata dal Vangelo e compresa dall'avvento di Gesù fino al 1260; e l'Età dello Spirito Santo, dal 1260 in avanti, descrivendola nelle sue profezie come un periodo in cui l'umanità, attraverso un clima di purezza e libertà, avrebbe avuto un contatto diretto con Dio.
Gioacchino morì nell'antica chiesa di San Martino di Giove presso Canale, nel comune di Pietrafitta, il 30 marzo 1202. Il 30 marzo è inoltre il giorno della sua memoria liturgica.
Nel 1215, qualche anno dopo la sua scomparsa, il concilio Lateranense IV dichiarò eretiche alcune sue tesi attorno alla Trinità. Ma poi papa Onorio III, in due bolle (1216 e 1221) dichiarò che Gioacchino è da ritenere ''uomo cattolico''. Una 'riabilitazione' che arriverà nel giugno del 2001 l'Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano iniziare l'iter per la causa di canonizzazione.
Il pensiero dell'abate ha avuto risonanza anche nella chiesa cattolica contemporanea, tanto che si può parlare di una tendenza "neo-gioachimita". Per i sostenitori di questa corrente il profeta calabrese, annunciando il futuro Regno dello Spirito, avrebbe sbagliato solamente quanto ai tempi: non nell'anno 1260, ma 700 anni piú tardi, questo Regno avrebbe fatto irruzione nella Chiesa, conducendola alla "rivoluzione" del Concilio Vaticano II.
Fonte:AdnKronos Cultura
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