"A questo punto possiamo provare a confrontare la disposizione dell’anima quale appare nei tre patriarchi d’Israele, con quella che caratterizza le tre funzioni sociali nel mondo indoeuropeo. Un tale confronto può essere illuminante per chiarire il rapporto tra la vita dell’anima nelle sue possibilità naturali, e l’evoluzione della stessa, in quanto accolga in sé un principio di vita soprannaturale.
Là dove il produttore, in quanto rappresentante della terza funzione, cerca nell’ambito della vita la ricchezza, prosperità e fecondità dei beni naturali, e opera per accrescerli, Abramo percepisce in quello stesso ambito una grazia soprannaturale racchiudente in sé ogni bene, e si dispone ad accoglierla passivamente, come dono dell’Altissimo. Nel suo chinarsi davanti a Lui diventa virtù quell’umiltà che presso gli Indoeuropei era semplice diminuzione di grado.
Là dove il guerriero con la forza del suo animo erompe all’esterno per affermare il proprio valore, Isacco offre se stesso alla mano del sacrificante. Vi è come un capovolgimento nella vita dell’anima. In tal modo il cuore si riempie di benevolenza, e dall’interiorizzarsi del coraggio nasce il germe della compassione.
Là dove il sapiente mediante l’ascesi si eleva ai princìpi immateriali dell’esistenza, Giacobbe giunge a percepirli in conseguenza del contrasto tra la libertà individuale e la necessità del destino, e per grazia è reintegrato in quest’ultimo in modo nuovo: anche per lui si avvera la promessa di essere “fecondo” e diventar “numeroso”, ma con la coscienza di una meta finale.
Di gran rilievo è il fatto che, mentre nelle società tripartite la priorità gerarchica spetta ai rappresentanti della prima funzione - quella conoscitiva o mentale -, nell’organismo soprannaturale d’Israele è riservata invece al rappresentante della terza, ad Abramo, il portatore della vita. Ciò significa che, mentre nell’ordine naturale la conoscenza ha priorità sulla vita, in quello soprannaturale avviene il contrario. La perfezione dell’esistenza naturale si consegue infatti mediante la conoscenza, elevandosi con essa alle nature superiori dell’universo. La condizione dell’esistenza soprannaturale è data invece dal discendere nelle profondità della vita, per attingervi un rivolo della sorgente che sgorga direttamente da Colui che è all’origine di ogni natura e di ogni vita. Il sapiente scruta con lo sguardo un universo di entità spirituali permeate di energie divine. All’uomo che ha fede nel senso di Abramo è dato un inizio di comunione con Dio stesso, dapprima oscura, ma destinata, secondo la Sua promessa, a diventare anch’essa visione”. (da pagg. 100-101)
"Per Cristo stesso, in quanto Verbo incarnato, le tentazioni significano qualcosa di più: con esse è in gioco il senso stesso della Sua missione redentrice, esigente il sacrificio perfetto di sé al Padre. Per questo ad ogni tentazione Egli contrappone il riconoscimento della sovranità di Lui su ogni esistenza. Ma per la natura umana, che Egli ha assunto, il superamento delle tre tentazioni sancisce la possibilità di una sintesi individuale delle forze dell’anima già un tempo funzionali alla vita dell’organismo sociale. Ciò comporta un mutamento sostanziale della posizione dell’uomo nel cosmo.
Fino allora egli era tenuto a riprodurre in sé una parte della vita del cosmo, nel cui ordine complessivo risiedeva il suo fine. Da ora egli è chiamato a partecipare alla vita del Verbo e, secondo il Suo modello, realizzare nella propria anima un compendio del cosmo intero. Se prima il fine della sua esistenza era al di fuori di lui, nel cosmo, ovvero nella società che ne costituiva il riflesso, ora questo fine è in lui. Si badi bene, non lui stesso, ma il Verbo che abita in lui.
Tale è il coronamento del processo iniziato con il destarsi dell’individualità nel mondo greco-latino, e che senza l’intervento del Redentore si sarebbe risolto in una mera celebrazione di sé da parte dell’uomo. Ora egli è invece investito da Dio stesso di una dignità regale nei confronti della propria anima, e tramite essa, del cosmo. Una regalità, invero, che trova il suo limite nell’organismo universale degli Io sovrani retti dalla volontà unificante dell’Ente creatore". (da pagg. 300-301)
(ANIMA DELL’UOMO, di Giancarlo Roggero, Vie e mete della cultura dell’anima dall’antichità ai tempi nuovi, Ed. Estrella de oriente, 2 volumi)
Là dove il produttore, in quanto rappresentante della terza funzione, cerca nell’ambito della vita la ricchezza, prosperità e fecondità dei beni naturali, e opera per accrescerli, Abramo percepisce in quello stesso ambito una grazia soprannaturale racchiudente in sé ogni bene, e si dispone ad accoglierla passivamente, come dono dell’Altissimo. Nel suo chinarsi davanti a Lui diventa virtù quell’umiltà che presso gli Indoeuropei era semplice diminuzione di grado.
Là dove il guerriero con la forza del suo animo erompe all’esterno per affermare il proprio valore, Isacco offre se stesso alla mano del sacrificante. Vi è come un capovolgimento nella vita dell’anima. In tal modo il cuore si riempie di benevolenza, e dall’interiorizzarsi del coraggio nasce il germe della compassione.
Là dove il sapiente mediante l’ascesi si eleva ai princìpi immateriali dell’esistenza, Giacobbe giunge a percepirli in conseguenza del contrasto tra la libertà individuale e la necessità del destino, e per grazia è reintegrato in quest’ultimo in modo nuovo: anche per lui si avvera la promessa di essere “fecondo” e diventar “numeroso”, ma con la coscienza di una meta finale.
Di gran rilievo è il fatto che, mentre nelle società tripartite la priorità gerarchica spetta ai rappresentanti della prima funzione - quella conoscitiva o mentale -, nell’organismo soprannaturale d’Israele è riservata invece al rappresentante della terza, ad Abramo, il portatore della vita. Ciò significa che, mentre nell’ordine naturale la conoscenza ha priorità sulla vita, in quello soprannaturale avviene il contrario. La perfezione dell’esistenza naturale si consegue infatti mediante la conoscenza, elevandosi con essa alle nature superiori dell’universo. La condizione dell’esistenza soprannaturale è data invece dal discendere nelle profondità della vita, per attingervi un rivolo della sorgente che sgorga direttamente da Colui che è all’origine di ogni natura e di ogni vita. Il sapiente scruta con lo sguardo un universo di entità spirituali permeate di energie divine. All’uomo che ha fede nel senso di Abramo è dato un inizio di comunione con Dio stesso, dapprima oscura, ma destinata, secondo la Sua promessa, a diventare anch’essa visione”. (da pagg. 100-101)
"Per Cristo stesso, in quanto Verbo incarnato, le tentazioni significano qualcosa di più: con esse è in gioco il senso stesso della Sua missione redentrice, esigente il sacrificio perfetto di sé al Padre. Per questo ad ogni tentazione Egli contrappone il riconoscimento della sovranità di Lui su ogni esistenza. Ma per la natura umana, che Egli ha assunto, il superamento delle tre tentazioni sancisce la possibilità di una sintesi individuale delle forze dell’anima già un tempo funzionali alla vita dell’organismo sociale. Ciò comporta un mutamento sostanziale della posizione dell’uomo nel cosmo.
Fino allora egli era tenuto a riprodurre in sé una parte della vita del cosmo, nel cui ordine complessivo risiedeva il suo fine. Da ora egli è chiamato a partecipare alla vita del Verbo e, secondo il Suo modello, realizzare nella propria anima un compendio del cosmo intero. Se prima il fine della sua esistenza era al di fuori di lui, nel cosmo, ovvero nella società che ne costituiva il riflesso, ora questo fine è in lui. Si badi bene, non lui stesso, ma il Verbo che abita in lui.
Tale è il coronamento del processo iniziato con il destarsi dell’individualità nel mondo greco-latino, e che senza l’intervento del Redentore si sarebbe risolto in una mera celebrazione di sé da parte dell’uomo. Ora egli è invece investito da Dio stesso di una dignità regale nei confronti della propria anima, e tramite essa, del cosmo. Una regalità, invero, che trova il suo limite nell’organismo universale degli Io sovrani retti dalla volontà unificante dell’Ente creatore". (da pagg. 300-301)
(ANIMA DELL’UOMO, di Giancarlo Roggero, Vie e mete della cultura dell’anima dall’antichità ai tempi nuovi, Ed. Estrella de oriente, 2 volumi)
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