15/10/08

Angeli della nazioni: fede e politica da Daniele a Barth

Il primo numero dell’Annuario 'Politica e Religione' si intitola Angeli delle nazioni. Origine e sviluppi di una figura teologicopolitica e affronta un tema poco noto. L’angelo delle nazioni nasce – si legge nella presentazione – nella lunga elaborazione anticotestamentaria, come funzione vicaria di Dio, suo incaricato e suo rappresentante, nella mediazione tra ambito umano e ambito trascendente.
Tale figura, che trova nel Libro di Daniele una descrizione divenuta classica e che si evolve sino a dar luogo all’immagine degli angeli protettori dei popoli, ha esercitato un grande fascino su numerosi autori antichi: da Filone a Origene, da san Basilio a sant’Agostino. L’idea di un ruolo religioso degli angeli delle nazioni risulta ancora viva in Niccolò Cusano: nel suo De pace fidei, il dialogo che avviene in cielo tra i rappresentanti delle varie religioni, vede come protagonisti proprio gli angeli delle nazioni che in un primo momento si fanno portavoce davanti a Dio delle sofferenze degli uomini e poi vengono rimandati dal Signore alle diverse nazioni per costruire la pace e l’unità. Sul ruolo politico degli angeli delle nazioni si sofferma san Bernardo e riflessioni assai importanti sull’argomento sono state svolte da san Girolamo, Gregorio Magno, Campanella, san Tommaso, Suarez e Bodin. Il volume offre una valida ricostruzione delle dottrine angelologiche di questi pensatori, ricostruzione che si amplia fino a includere anche l’epoca moderna e contemporanea: nel libro troviamo infatti interventi su Leibniz, Lessing, Bulgakov, Guardini, Barth. Tre sono le acquisizioni principali a cui perviene il libro: la prima riguarda la trascendenza del potere politico, il suo derivare da una fonte divina. Il potere non si fonda da sé, si consuma nel suo apparire; la seconda concerne i limiti del potere politico. In quanto l’autorità civile soggetta a una potenza spirituale a sua volta soggetta a Dio, essa non può rivendicare per sé alcuna assolutezza; la terza, infine, fa riferimento alla possibile natura demoniaca del potere. Il demoniaco del potere è l’angelo della nazione caduto, che nel cadere trascina gli uomini con sé. Quest’opera straordinariamente complessa attesta l’importanza del confronto tra dimensione religiosa e dimensione politica e invita a condurre con serietà il dibattito che scaturisce da tale confronto, liberandosi dal peso della separatezza tra i saperi che indagano le cose della città e quelli che indagano le cose divine.

(Autore: Maurizio Schoepflin; fonte: Avvenire del 15/10/2008)


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