09/12/10

“Otium e culto" di Josef Pieper

Josef Pieper,
“Otium” e culto
,
Cantagalli, Siena 2010,
pp. 86, euro 12.

La Cantagalli ha appena licenziato un breve ma prezioso saggio di Josef Pie­per dal titolo “Otium e culto”. Nel 2009 l’editrice senese aveva pubblicato dello stesso autore “Sintonia con il mondo. Una teoria sulla festa”. Così come nella gestazione di questo saggio, Pieper si era confrontato con le tesi di Johan Huizinga, in “Otium e culto” sono le idee di “Der Arbeiter” (“L’operaio”) di Ernst Jünger a fornire lo spunto. I fondamenti della civiltà occidentale non sono l’attivismo o il mondo della produzione come aveva sostenuto il funereo e disperante marxismo, ma l’otium, ovvero la “vita contemplativa”, e il culto come “distensione”, “assenza di fatica”, l’eccellenza della funzione del “procurarsi otium”, come da sempre proclama il cristianesimo. Questa la tesi. Il testo costituito da poco più di 50 pagine e lungamente e sapientemente prefato da Raffaele Iannuzzi, è scritto con efficace semplicità e senza le solite contorsioni retoriche tipiche di certi filosofi di professione e il cui unico scopo è quello di impressionare un certo milieu accademico. Pieper appartiene infatti a quella schiatta nobile di pensatori e maestri cattolici che hanno a cuore innanzitutto la verità del cristianesimo e la sua proclamazione chiara e diretta; non il suo oscuramento sintattico e semantico -a là Rahner, per intenderci. D’altronde, Pieper, che in Germania è considerato quasi un “Padre della Chiesa”, si è sempre abbeverato alle fonti cristalline e pure del magistero tomistico, riuscendo così a prendere le giuste distanze da quelle anfibologie heideggeriane che sono “croce e delizia” di tanti moderni teologi.
Salutiamo dunque questa nuova pubblicazione di Pieper che per lo stile e i contenuti ci ha ricordato certe pagine del nostro migliore Attilio Mordini, con vera soddisfazione e auspichiamo di vederne presto tradotta in italiano l’opera omnia.

A.L.F.

Cenni biografici

Nato a Rheine (Elte) il 4 maggio 1904, Josef Pie­per può essere considerato uno dei più famosi filoso­fi cristiani del ventesimo secolo. Dopo aver frequen­tato il rinomato "Gymnasium Paulinum" di Münster, dove imparò ad apprezzare Tommaso d'Aquino e Kierkegaard, studiò filosofia, giurisprudenza e socio­logia nelle università di Münster e di Berlino. Il suo primo libro, elaborato per il dottorato in filosofia, era intitolato La realtà e il bene: derivava dallo sti­molo di un corso di Romano Guardini e dallo studio delle opere dell'Aquinate, la cui lettura Pieper non abbandonò mai, neppure negli anni dell'arruolamen­to nell'esercito tedesco. Sin dagli inizi degli anni trenta, si interessò attivamente ai problemi sociali, anche sulla spinta dell'enciclica Quadragesimo anno, e scrisse diversi saggi sulla questione sociale. Poi si dedicò soprattutto a temi etici e antropologici, a cominciare da una serie di studi su ciascuna delle virtù cardinali e teologali. Insegnò nell'istituto di ma­gistero di Essen e in seguito assunse la docenza di Antropologia filosofica nella "Westfälichen Wilhelms­Universität" di Münster. Tra le altre onorificenze rice­vute, nel 1981 gli venne conferito il Premio Balzan per la filosofia, perché, secondo la motivazione, ave­va «aperto nuovi orizzonti nel riproporre i temi eter­ni della filosofia cristiana, congiungendo i pensieri della saggezza greca col messaggio del Vangelo in un linguaggio adatto a svegliare una coscienza filo­sofica dei problemi ultimi dell'esistenza nel pubblico in tutto il mondo».
Morì il 6 novembre 1997 a Münster (Westfalia). Le sue opere, tradotte in molte lingue, sono state rac­colte in dieci volumi e pubblicate dalla casa editrice Felix Meiner (Hamburg), a cura di Berthold Wald.

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