È passato ad altra dimora Silvano Panunzio. Uso quest'immagine indù non a caso, perché Silvano è il più grande autore tradizionale del Novecento. Si eleva di un palmo su Evola, Guénon e altri suoi epigoni. Lo dico non per banale emozione o passione. Non faccio il prete che durante la messa funebre tesse le lodi di buon cristiano per tizio o caio o nevio, indifferentemente, tanto così usa fare. No, Silvano è un grande poiché è riuscito là dove altri autori più incensati e sostenuti da conventicole di seguaci, hanno fallito; ossia, è riuscito a unire Occidente e Oriente tramite Cristo, vero paradigma dello spirito, oltre le confessioni e le forme religiose che pure rispettava profondamente. Silvano è riuscito a spurgare la gnosi da sostrati fumosi quando non addirittura luciferini, ed ha messo al centro la figura di Cristo, non quello sentimentale, clericale, religioso. Cristo come fonte di gnosi, di conoscenza, di sapienza. Dimora altrove, come intendono gli indù, che della morte hanno un approccio maturo e profondo al contrario di tanti cattolici, infantili e attaccati alla superstizione non appena ne sentono parlare. Io l'ho conosciuto profanamente attraverso il telefono e sottilmente, per quelle vie misteriose, extra umane che frequento e ben conosco. Ciao Silvano, a presto.
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