12/01/09

Simone Weil, Attesa di Dio

Simone Weil ha convertito molti non cattolici, ha deconvertito molti cattolici»: è sufficiente questa affermazione di un noto teologo per testimoniare quale rivoluzionario valore abbia assunto, nel Novecento, un pensiero che si dipana in una piccola costellazione di «libri duri e puri come diamanti, dal lento ritmo incantatorio, dal francese sublime» (secondo le parole di Cristina Campo). Una costellazione al centro della quale si colloca Attesa di Dio, raccolta di scritti - composti fra l'autunno del 1941 e la primavera del 1942 - apparsa postuma nel 1949 per le cure di Joseph-Marie Perrin, l'affabile padre domenicano che fu amico, confidente e destinatario delle sei lettere che, dettate da un ineludibile «bisogno di verità», costituiscono parte essenziale dell'opera. Ponendosi sulla soglia di una Chiesa che ha svilito la verità a linguaggio normativo, e rimanendo «in attesa» nel punto d'intersezione fra cristianesimo e tutto ciò che non lo è, Simone Weil esprime, attraverso «un esempio concreto e certo di fede implicita», l'urgenza di una nuova forma di religione e di una radicale trasformazione dell'anima. E ancora oggi non si esce illesi dalla lettura di pagine che raggiungono vette paragonabili a quelle della teologia mistica medioevale, e nelle quali l'amor fati dell'antico stoicismo si coniuga all'estinzione del desiderio e al distacco nell'accezione del buddhismo, all'azione non-agente dell'induismo, al Logos, ovvero Numero, della tradizione pitagorica.

Autore Simone Weil
Titolo:Attesa di Dio
Originale: Attente de Dieu
Curatore: Maria Concetta Sala
Con un saggio di Giancarlo Gaeta
Editore: Adelphi (collana Biblioteca Adelphi)
Anno: 2008

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