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Rimane il fatto che l’ “angelofilia” della fine del XX secolo sia stato un fenomeno socioculturale singolare, che rinvia alla nostalgia e alle attese dell’uomo contemporaneo, perduto in un universo che sta lasciando ed un altro che non c’è ancora: nostalgia di un universo spirituale popolato di creature luminose, pure e buone, nostalgia di un mondo “incantato”, disseminato di Assoluto; attesa di figure mediatrici capaci di elevare l’anima, di venirle in aiuto, di liberarla dalle tenebre di questo mondo, di guidarla sul cammino della conoscenza e, all’occorrenza, di intercedere in suo favore. Gli angeli hanno spesso preso il posto di un Dio dato per morto o per scomparso, un Dio la cui immagine si è confusa e di cui non si sa più bene né chi sia né che cosa faccia.
Infatti, questo ritorno dell’angelo non ha rinviato ad alcun Dio, ad alcuna tradizione rivelata, si è più spesso presentato come assolutamente slegato dal presupposto biblico o coranico, se si esclude quanto preso a prestito dalla cabala giudaica e dalle scienze occulte. Insieme al primato accordato all’esperienza dell’incontro con l’angelo, questo approccio è stato rafforzato dalla fioritura di una iconografia che privilegiava l’immagine greco-latina dell’efebo svestito o del bimbo alato. Il vuoto dottrinale e il bricolage sincretico caratteristici “della New Age” hanno fatto apparire l’angelo come una forma pura, un involucro suscettibile di essere riempito con le aspirazioni ad una vita “altra” e ad una conoscenza spirituale. Non è più la Rivelazione che dona a quest’ultima il suo senso, ma l’individuo che la costruisce a sua misura. Ne risulta una temibile ambiguità: sulla forma angelica possono proiettarsi tanto fantasmi e volontà di potenza quanto aspirazioni autentiche. Gli angeli sono stati a volte addirittura assimilati agli extra-terrestri o ai “superiori sconosciuti”…
Il bisogno ben comprensibile di un mondo popolato di essere di luce, attenti all’uomo, è come l’inverso positivo della bassezza delle anime, della malinconia diffusa, di un mondo contemporaneo di cui si teme confusamente la fine disastrosa. Ma l’aspirazione alla vita celeste, alla protezione spirituale, alla conoscenza vera, non è evidentemente sufficiente a restaurare una prospettiva tradizionale, e ancor meno un’angelologia.
È giunto quindi il momento di riprendere in esame la figura angelica, rimettendola al suo posto, cioè nella struttura religiosa da cui essa dipende, rivelandone le ricchezze spirituali ed i valori intellettuali. Non è forse urgente cambiare la visione del mondo, rendere alla Realtà tutto il suo spessore, la sua complessità ed il suo mistero, ricucendo i legami rotti tra l’uomo ed il divino?
(Autore: Pierre Lory)
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