Un saggio è sempre un’esperienza complessa. È frutto
di conoscenza e di passione. L’opera di Giuseppe Panella e Riccardo
Gramantieri riflette entrambe queste valenze e la loro enigmatica
combinazione. Enigmatico e inquietante è anche il tema: Paranoia e
delirio narrativo nella letteratura americana del Novecento, che poi è
il sottotitolo di questo libro, Ipotesi di complotto, edito da Solfanelli
(collana “Micromegas”). Un’analisi dettagliata, che sviscera un autentico
“tormentone” della letteratura USA, nonché un “tarlo” di buona parte della
cultura americana. Fin dalle teorie complottistiche relative ai massoni, oppure
ai cattolici e agli stessi ebrei – specchio di certa mentalità WASP (White
Anglo-Saxon Protestant) e risalenti alla fine del Settecento –, si dipana
il filo di una tensione che poi sarà riflessa dalla letteratura e, in
particolare, da quella d’ispirazione noir e thriller. Inizia così l’esame di
alcuni grandi autori, non solo di opere di genere, ma di ritratti di queste e
simili vibrazioni nella psicologia collettiva americana.
Il primo è James Ellroy, la cui stessa
biografia (con la morte della madre, assassinata quando lui aveva solo dieci
anni) è segnata da una profonda inquietudine complottistica – legata anche ai
maestri Dashiell Hammett e Raymond Chandler. “L’America non è mai stata
innocente”, scrive in American Tabloid (cit. a pag. 62). Il complotto è
però ancor più centrale nell’opera di Thomas Pynchon, che trova in esso
la cifra della Storia, come dimostra il suo L’incanto del lotto 49,
mentre per Philip Dick il rapporto tra verità e illusione è
sostanzialmente una corrispondenza biunivoca, fino a sconfinare della
schizofrenia. La realtà stessa, in questo senso, diventa un simulacro, e la
memoria un’immagine che si avvicina alla realtà, ma che in effetti la
reinterpreta.
Dai concetti più ampi inerenti alla “cospirazione”,
nella seconda parte del libro si passa a un esame delle categorie
psicanalitiche della paranoia, ricollegate alla letteratura di Dick e di
William Burroughs. Un altro nome analizzato è poi quello di Kathy
Acker, autrice punk morta giovane ma protagonista della stagione degli anni
Settanta, Ottanta e Novanta, e che nella parte finale del saggio di Panella e
Gramantieri verrà nuovamente presa in considerazione in relazione al tema del complotto
contro l’identità, poiché i suoi personaggi cambiano spesso “nome,
sesso, specie” (pag. 127).
Più ampio, su scala globale, è l’approccio al
complotto di un grande modello della Acker, il già ricordato Burroughs,
il cui tema centrale è il controllo, legato principalmente alle droghe,
che diventano appunto uno strumento di condizionamento individuale e sociale
(si veda il romanzo La scimmia sulla schiena); c’è però anche il sesso,
concepito come una martellante ripetizione di amplessi “senza alcuna
partecipazione emozionale” (pag. 102), come evidenziato da Il pasto nudo.
Infine, veniamo a Don Delillo e Philip Roth.
In loro il complotto si manifesta come una presenza e un agente storico e
culturale: lo dimostra la parabola (per quanto riguarda Delillo) che va da Rumore
bianco (del 1985) a L’uomo che cade (del 2007). Fattore storico e
intimo, il complotto – come Delillo scrive in Libra (1988) – ci lavora
dentro ed è “per noi eternamente inaccessibile” (cit. a pag. 145). Tanto
che il confine (e qui ritroviamo sonorità dickiane) può spostarsi dall’umano al
post-umano, coi criminali androidi.
Ma in fondo è l’America in sé – e così il cerchio del
saggio di Panella e Gramantieri si chiude – a essere eternamente nel mirino.
Dall’assassinio di J.F. Kennedy alle ombre dietro l’attentato alle Torri
Gemelle, è sempre stato così. E allora ecco Philip Roth, con Il
complotto contro l’America (2004), in cui (come ne La svastica sul sole
di Dick) si ipotizza l’affermazione del nazismo negli USA. Si tratta di
un’ucronia e di un processo di ribaltamento paradossale, che ha per
protagonista un eroe americano, Charles Lindbergh.
Termina così un percorso affascinante, che non sa tanto di “lezione”, quanto di visita guidata tra i fantasmi spazio-temporali di una delle democrazie e delle culture più importanti e discusse dell’intero pianeta.
Termina così un percorso affascinante, che non sa tanto di “lezione”, quanto di visita guidata tra i fantasmi spazio-temporali di una delle democrazie e delle culture più importanti e discusse dell’intero pianeta.
Nessun commento:
Posta un commento