03/11/12

TOLKIEN e dintorni - Incontri, arte, Parole e Musica sul Fantastico


Gentilissime Amiche ed Amici,
promosso dal "CENTRO RUSSIA ECUMENICA" che tanto graziosamente ci ospita e supporta ( e sopporta ), con il Patrocinio delle "Biblioteche di Roma" e dell'"Assessorato alle Politiche culturali e Centro Storico", l'ass. cult. no profit "GLI ANGELI ERRANTI" e "AQUISGRANA Caffè Letterario", desiderano inviarvi a

"TOLKIEN e dintorni - Incontri, arte, Parole e Musica sul Fantastico"

dal 10 al 15 dicembre 2012, ogni pomeriggio alle ore 18 presso il "CENTRO RUSSIA ECUMENICA" un incontro non soltanto con l'Opera di J. R. R. Tolkien ma anche con altri temi inerenti alla Letteratura ed alle Arti Fantastiche, fino a concludere con un concerto di musiche medievali a cura dei "VIATORES MUSICI".


Interverranno:

Alessandro Voglino - "IL CONCETTO TOLKIENIANO DEL BENE E DEL MALE"
Gianfranco de Turris e Sebastiano Fusco - "IL MITO E IL VIAGGIO"
Enrico Rulli - "I SOGNI INFRANTI DEL XXI SECOLO"
Dalmazio Frau - "I BASTIONI DI ORIONE"
Errico Passaro - "NATURA E TECNICA IN J. R. R. TOLKIEN"
Grazie a tutti voi per l'attenzione e, se vorrete, per la collaborazione che vorrete darci intervenendo numerosi e diffondendo questa nostra "picciola impresa"


  Dalmazio Frau


32 commenti:

  1. Sarò fuori tema - ma il buon vecchio Tolkien non si dispiacerebbe - ma i cattolici cosa intendono fare di fronte al più pernicioso governo della recente storia italica, quel governo Monti, squadra&compasso, che sostiene i ''buffi'' del Monte dei Paschi di Siena con lasciti di 2miliardi e riduce le risorse ai disabili e agli operatori di sostegno? La Chiesa di Roma, non sente prudere le mani contro il massivo attacco alla libertà condotto da poteri extra nazionali, illuminati che dir si voglia, o è affaccendata in altri impicci? I deboli, i reietti, gli ultimi, chi li protegge?
    La guerra contro l'Oscuro Signore di Mordor non è mai finita. Finiti sono i crociati...

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  2. Caro Angelo, le “armate del papa” non esistono più e in luogo di queste esiste invece il “popolo bue” che siamo o come dicono gli speculatori dell’alta finanza “il parco buoi”. Stando così le cose, solo una transumanza può salvarci dall’aridità dei pascoli. Il problema è che di “verdi pascoli” non ne esistono più in nessun luogo e neanche di “buoni pastori” che sappiano guidare nella giusta direzione. E allora che fare? Espatriare in massa su un altro pianeta -magari a bordo dei dischi volanti!-, oppure pregare il Signore affinché affretti la venuta del Suo Regno. Francamente e ormai da qualche tempo che non vedo più alternative. La “Chiesa del Silenzio” è colpevole! I partiti e i movimenti politici sono tutti allineati e coperti! Vero, verissimo. Ma non è dicendolo che cambieremo lo stato delle cose. Heidegger: “ormai solo un Dio può salvarci”. Rassegnazione? Disfattismo? Direi piuttosto realismo. Realismo metafisico.

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  3. Sono senz'altro l'ultimo che dovrebbe parlare, tanto più per il fatto che siamo fuori tema rispetto all'argomento dell'articolo.
    Mi preme però tanto poter dire qualcosa a riguardo. Sono d'accordo con il j'accuse del Sig. Ciccarella, ma anche con il realismo di Aldous. E' veramente triste e sconsolante sapere, intuire e verificare come lo svuotamento di senso e significato della vita oggi sia persino accompagnato dalla perdita di dignità, non permettendo ai più di vivere o semplicemente sopravvivere, trovando un benedetto lavoro. Certamente è vero che accusare o criticare, sono azioni che difficilmente cambieranno un pò le cose. Mi accodo anch'io all'accorata supplica verso Dio, affinchè affretti la venuta del suo Regno. A queste condizioni era sopportabile vivere ma ora ci tocca anche sopravvivere!

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  4. Io invece, cari amici, non ho mai sopportato il disfattismo o il catastrofismo. Chi siamo noi per limitare l'azione della Provvidenza? Dio è ben superiore alla dottrina dei cicli cosmici.
    Non c'è nessuna necessità assoluta nel cristianesimo, tutto può cambiare ora, in questo istante, se Dio lo vuole.
    Spesso credo che siamo preda di una gigantesca suggestione collettiva che ci paralizza, ci blocca, rassegnandoci passivamente a questa maledetta crisi...
    Sursum corda !!!

    Renè

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    1. Caro Anonimo (perché ''anonimo'', che problema c'è a metterci la faccia sul web) la Divina provvidenza è all'opera da quando l'uomo esiste e fa casino. Tuttavia non siamo marionette plasmabili. Viviamo in questa valle di sangue lacrime e stronzaggine galoppante, per cui si deve lottare, scegliere da che parte stare, urlare dalla rabbia quando tutto ci crolla addosso. Io so, lo ripeto, so che esiste Dio, eccome, e per questo c'è un compito per ognuno di noi. Per tutti v'è speranza ma anche cadute terribili.I giochi non sono mai fatti fino alla fine. Caro Anonimo, non dar per scontato nulla. Noi siamo in trasferta su questo mondo e abbiamo tutto in prestito, ricordalo.

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  5. Dice bene caro Ciccarella, noi qui siamo in trasferta, lo ricordo bene...
    Pellegrini verso il golfo di luce dell'eternità.
    Dobbiamo lasciare sulla terra piccole scintille e tracce di amore e luce, non odio e veleno.
    Volare alti come aquile e umili come bambini.
    Bambini ancora ad un filo d'aquilone, in attesa di spiccare il "folle volo" verso il Dio d'Amore, Gesù Cristo, che ci attende.
    No , cari amici, nessuna nube, ricordatevi sempre che lassù, in alto, al di sopra delle nuvole apparentemenmte minacciose, brilla perennemente il Sole...

    Renè


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  6. Caro René,
    finché la terra soffre e geme è impossibile essere ottimisti. Panunzio proponeva la formula “pessimismo metodico, ottimismo redentivo”. Ottimismo per l’Altrove dunque non per il qui ed ora. Credere che il mondo possa cambiare in meglio è ingenuo, sperare in questo cambiamento è una pia illusione. A meno che, come ho scritto, non intervenga un fattore extra-umano o sovrumano a determinare questo cambiamento (il dio che può salvarci).
    Voltaire affermava che l’uomo è irriformabile. In tutta sincerità lo credo anch’io. La santità e la gioia permanente dei “figli di Dio” è una realtà per pochissimi. Noi umani possiamo solo “sperare” e impegnarci in una dimensione di lotta permanente contro il male che cresce e che ci attanaglia da tutte le parti. Il nostro modello è Giobbe, la nostra massima virtù è la pazienza non l’ottimismo. L’“ottimismo della vita” è solo uno slogan pubblicitario, una fesseria per gabbare e assopire le coscienze. Vigilare e pregare, questo sì è da cristiani.
    “Il catastrofismo non fa governo”, sono d’accordo, ma a volte può aiutare a evitare il peggio.

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  7. Caro Aldous, cari amici,

    di certo non l'ottimismo stupido, ma la vera gioia del cuore del cristiano, questa la nostra meta.
    il nostro modello non è Giobbe ma sempre Gesù Cristo, che ha vissuto una vita da uomo, gioendo e soffrendo.
    Ripeto che non siamo nessuno per limitare l'azione della Provvidenza nella storia e la storia è fatta dalle scelte degli uomini, dalle disposizioni fondamentali del loro cuore.
    Quella frase di Voltaire non è affatto cristiana, poichè l'uomo con la Grazia può fare miracoli, basti vedere le vite dei santi ma per non andare lontano, basta vedere le vite normali di tante persone splendide, ma che vivono nell'umiltà e nel nascondimento.
    Basta aprire gli occhi e guardarsi intorno e , se avremo cuore retto, scopriremo tracce divine intorno a noi.
    Solo un pazzo potrebbe negare la realtà tremenda e misteriosa del male, ma il bene, ossia Gesù Cristo, ha sconfitto DEFINITIVAMENTE il male. Gli resta davvero ormai pochissimo tempo, le sorti sono già decise nei cielo, la battaglia ultima è nei nostri cuori, o aprirsi alla Grazia di Gesù Cristo (vedi Pascal, Agostino come esempi straordinari) oppure perire nel peccato e quindi nel dolore senza speranza e redenzione. A noi tutti la scelta.
    Chi fa davvero il bene e ha scoperto nel suo cuore la presenza reale di Gesù Cristo, è FELICE.


    Renè











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  8. Caro René,
    te lo dico in perfetta amicizia: mi spiace ma il tuo discorso, che pure capisco perfettamente, non mi convince affatto. Aggiungo che si deve essere evangelicamente guardinghi verso chi predica “la gioia del cuore” come traguardo cristiano. L’esperienza dei santi è fatta di dolore e di martirio: è morte iniziatica, altro che gioia! Gesù non gioiva affatto quando fu piantato sulla Croce e la perfezione divina di Lui non potrà mai essere il nostro modello: per questo esiste la Chiesa mediatrice, per le nostre imperfezioni, per la nostra assoluta inadeguatezza. L’imitazione di Cristo è solo per gli Eletti, a noi poveracci deve bastare l’imitazione di Giobbe (e magari ci riuscissimo sempre!).
    La felicità in questo mondo è impossibile: Padre Pio aveva “Gesù nel cuore” eppure non era felice. Si può a volte gioire come esortava San Paolo, ma la felicità, ripeto, non è di questo mondo. Schopenauer: su questa terra solo una vita eroica è possibile. Sono d’accordo con lui, come con il buon Voltaire che a te non sta simpatico, ma che ti assicuro aveva intelligenza da vendere (pensiero e intelligenza non sono una prerogativa dei cristiani).
    E’ stato più volte osservato che il Gesù dei Vangeli non ride mai. Sia questo per noi un monito costante. E allora quale conforto? L’Eucarestia.

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  9. Caro Aldo,

    apprezzo come sempre la tua onestà intellettuale ed è normale avere a volte idee differenti (menomale!altrimenti , se fossimo tutti uguali, saremmo dei burattini e non avremmo alcuna libertà|).
    Sintetizzo solo alcuni punti fondamentali: lontano da me, sarebbe assurdo, negare una profonda realtà di dolore nei santi e specie in Gesù Cristo nel mistero della Passione.
    Confermo il mio, direi naturale e forse inguaribile, disprezzo per Voltaire che, quanto a disprezzo credo non fosse secondo a nessuno e , aggiungo, a ipocrisia. (non a caso è il simbolo di una certa sinistra profondamente ipocrita sempre pronta a condannare, mai capace di fare autocritica, vedi Repubblica dell'illuminista Scalfari.
    Padre Pio non brillava certo di gioia, ma ciascun santo ha il suo carisma. Hanno fatto, proprio poco tempo fa, un convegno sul riso nel cristianesimo(c'era Cacciari mi pare fra i relatori oltre ad esponenti della Chiesa), rovesciando lo stereotipo di Gesù che non ride mai. Si richiamava, come esempio fulgido, la figura di S.Francesco, certo non secondo a nessuno per partecipazione al Calvario di Cristo. Ma proprio a quella "hilaritas"spirituale alludevo.
    Del resto proprio Panunzio ricordava sovente "per crucem ad lucem": se non vi fosse la luce come fine ultimo, quella luce finale che reca quindi gioia eterna, chi ce lo farebbe fare? saremmo tutti malati di sadomasochismo se non sapessimo che la croce implica il riscatto finale, la conquista del paradiso, della salvezza e quindi della gioia eterna.
    Aveva proprio ragione Nietzsche quando vedeva intorno a sè musi lunghi che certo non facevano brillare il carisma di Gesù Cristo!!!
    Sorridiamo dunque per Dio!!!

    Renè



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  10. Io credo che la gioia sia possibile anche oggi, nonostante tutto ciò che si vede in giro. La gioia è tipica del cristiano che sa di essere stato salvato. La Liturgia ci propone di gioire nell'avvicinanza del Signore che viene a salvarci. Paolo VI nel 1975 ha scritto una enciclica sulla gioia. La ricordo ancora.
    Anch'io ho sofferto molto, molti anni, nella mia ormai lunga vita, ma oggi posso dire di essere sempre nella gioia. Anche durante gli anni della sofferenza non ho mai provato la terribile "tristitia" che vedo oggi negli occhi di molti giovani. Io penso che la tristezza sia tipica di coloro che vivono senza alcun riferimento a Dio, e di coloro che consapevolmente o inconsapevolmente sono venuti a contatto con l'occulto. Parafrasando San Paolo (che qui cito a memoria): io vi dico: siate lieti; ve lo ordino: siate lieti nel Signore.
    Cordiali saluti, Padre Danilo.

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  11. Grazie Padre Danilo per la sua ennesima perla, che porta speranza luce e appunto gioia.
    Ve ne fossero in giro sacerdoti come lei...
    E' terribile la "tristizia", è contagiosa in senso deteriore, è come la peste bubbonica, così come è fortemente contagiosa la gioia dei veri figli di Dio, spesso presente nei cuori più semplici ed umili che hanno conservato una certa purezza il più delle volte sconosciuta agli studiosi...
    Non me ne frega niente dei libri o dell'iniziazione suprema se poi perdo quella gioia interiore senza la quale non vale neppure la pena vivere. Ma l'uomo non la perde se si ricorda che nonostante tutto, Dio ci ama immensamente,ci protegge sempre, conosce tutto di noi, ci ha strappato dalle grinfie della morte, e ci donerà, se lo seguiamo, la vita eterna, ovvero gioia senza fine al Suo Cospetto.


    Renè


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  12. Caro René,
    vedo che citi il buon Nietzsche che del gaglioffo francese (Voltaire) fu a differenza tua appassionato lettore e grande estimatore. Comunque, citare un autore non vuol dire automaticamente sostenerne il pensiero. Ad esempio, in passato io sono stato un lettore attento ed entusiasta di Nietzsche ma ben lungi da me l’idea di farne il santino: ne conosco fin troppo bene i numerosi smarrimenti, gli accecanti abbagli e le rattristanti esasperazioni. Questo non toglie che io ne riconosca anche le qualità del pensiero e ne ammiri la profondità di certe intuizioni. Detto questo, vengo al tuo commento.
    Sui “musi lunghi” penso che Nietzsche si riferisse ai cristiani protestanti e ai puritani del nord e non certo ai cattolici latini che di solito non solo non mancano di buon umore, ma sanno sorridere e ridere di tutto. E’ il puritanesimo soprattutto di marca inglese e il moralismo protestante ad aver guastato il cristianesimo e la sua immagine nel mondo.
    Sulla “gioia spirituale” o “gioia eterna”(una contraddizione in termini: la gioia è una condizione psicologica temporanea e non uno stato spirituale permanente) o “hilaritas” (ma il termine latino ha ben altre sfumature e significati più ampi rispetto al termine un po’ banale “gioia”) penso che sia il caso di bandire quest’idea dal cristianesimo in quanto fonte di equivoci. Oggi chi volesse imitare il “giullare di Dio” (Francesco) senza averne la tempra e il carattere spirituale farebbe la figura del semplice buffone (vedi Benigni). Infine, l’immagine del cristiano “felice” o col sorriso stampato sulle labbra a me fa un certo orrore. Preferisco come atteggiamento esteriore la serena compostezza e la dignitosa serietà (le due cose non escludono certo la possibilità del riso e del canto come osservava Panunzio).
    Insomma e per farla breve: la “gioia eterna” come idea e come espressione può appartenere senza dubbio a un linguaggio mistico e sensuale e come tale io non la critico. Ma non additiamola come obiettivo o peggio come “premio” del cammino cristiano. Sofferenza e felicità appartengono all’orizzonte terreno e non a quello Celeste la cui Luce è Totalmente Altro.

    Ringrazio Padre Danilo per il commento sapiente e “pastorale” in senso autenticamente cristiano. C’è del vero nel considerare che la “tristitia” sia una condizione di molti giovani anche cristiani, ma non credo che questa dipenda dal “contatto con l’occulto”. Ho piuttosto l’impressione che sia la condizione di isolamento a determinarla e la mancanza di affettività. Non c’è “tristitia” nei popoli cosiddetti “primitivi” e che vivono ancora in un contesto sociale e ambientale sano. Eppure questi ultimi non sono esenti da “contatti” con l’occulto. E dunque? Io penso che i cristiani abbiano piuttosto bisogno di riscoprire la dimensione epica ed eroica dell’esistenza proprio per non cadere vittime dello sconforto e del pessimismo. E’ la dimensione eroica che può salvarci dall’inedia e dalla prostrazione psicologica e non una vaga promessa di felicità eterna. Ma questa naturalmente è solo la mia opinione.
    Concludo rassicurando tutti gli amici che ci seguono che da questo blog non verranno mai parole di disfattismo o di catastrofismo senza speranza. La nostra divisa, l’abbiamo detto, è il realismo metafisico. Dobbiamo pregare come se tutto dipendesse da Dio, e agire come se tutto dipendesse da noi.

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  13. Caro Aldo,
    e con questo concludiamo la discussione interessante, anch'io apprezzo molto Nietzsche e aborro Voltaire come s'era capito...
    Accolgo la tua considerazione sul pessimismo protestante.
    Se non ti piace gioia, hilaritas, dì "beatitudine". Per me si può mantenere anche gioia e non v'è alcuna contraddizione perchè è ovvio che si tratta di uno "stato" mistico permanente( avvolti nella luce e nella carità divina)e non di uno stato psicologico transitorio. Per me, già ora nel nostro cuore (nel significato più ampio della parola) possiamo sperimentare ed anticipare paradiso, purgatorio e inferno. C'è continuità, a mio modesto avviso, fra l'ora e l'eternità.
    Concludendo, accolgo con "gioia" le rassicurazioni importanti sulla linea "speranza" del blog.
    Un caro saluto

    Renè

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  14. Il buon padre Danilo, è sicuramente un sacerdote di fede e rettitudine, ma non conosce evidentemente ché la sua esperienza - non è poca a quanto afferma - ma io che ho avvicinato conosciuto praticato l'occulto, come lo chiama lui con titolo spregiativo, son gioioso, giocarellone come si suol dire a Viterbo. Ho incontrato Cristo, e lo son di più, ma non rinnego le passate esperienze esoteriche, cioè interne alla dimensione umana. Ho percepito oltre tempo spazio e dimensione, che esistono realtà quante le pellicole della cipolla, e ciò grazie a pratiche di frontiera. Insomma, si può essere "occultista" e gioioso e cattolico come il signor Monti, ed apparire grigio rinsecchito d'animo e di mente. Caro padre Danilo il carattere conta, l'innato pure, l'acquisito anche. Non metta etichette incapsulando la realtà. Vi son sorprese inusitate dove lo spirito soffia libero. Con rispetto per la sua opera e la sua persona. Angelo

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  15. Gentile Ciccarella,

    mi permetto di dirle che non c'è bisogno dell'occulto per esperire ciò che va oltre i normali confini...
    Ma condivido con lei quanto dice sul carattere, su certe qualità tipiche.
    Ma non credo proprio che Padre Danilo generalizzasse, intendeva, se ho capito bene, alludere ad un certo legame fra tristezze e pratiche d'occulto, chissà forse legate anche alla genealogia...
    Non è solo infatti questione di DNA, come credono gli scientisti profani, ma di pura eredità animica e spirituale.

    Renè

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  16. Ciao a tutti.

    Condivido quanto scritto da Aldo nel suo ultimo commento. In particolare su due aspetti.

    Sono d'accordo con l'idea di provare un sincero sospetto e fastidio per i cristiani col "sorriso stampato".
    Mi trovo d'accordo non perchè sia un masochista che preferisce la tristezza, ma perchè altresì mi piace l'idea di crescere come persona in spontaneità, cioè come qualcuno che sa quando è giusto ammettere ed esprimere i propri stati d'animo, anche più negativi, senza per questo sentirsi meno cristiano.
    Bella quindi l'immagine della serena compostezza che non esclude il riso e il canto.

    Sono inoltre d'accordo con l'associare la "tristitia" di oggi alla mancanza di affettività dovuta all'isolamento, piuttosto che ad uno o più contatti con l'occulto. Il paragone di Aldo con le tribù apparentemente "primitive" si spiega da solo.
    Bello quindi il rilancio di una visione epica ed eroica della vita, piuttosto che una vaga promessa di felicità eterna. Concetto che poi sta tutto in questa bellissima frase: "Dobbiamo pregare come se tutto dipendesse da Dio, e agire come se tutto dipendesse da noi".

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  17. Ciò che ho detto sulla tristezza, l'ho appreso, una volta, non ricordo quando, dalla lettura dei Padri della Chiesa, i quali dicono che la tristezza dipede da: nessun riferimento a Dio, contatti con l'occulto (inteso come tutto ciò che appartiene alla sovversione anti-tradizionale e contro-iniziatica) e, aggiungo ora, sesso smodato...; forse bisogna intendersi nell'uso dei termini, ma allora dovremmo scrivere non un breve commento, ma un poema.
    Per quanto riguarda i popoli cosiddetti primitivi: la testimonianza dei miei confratelli missionari: sono schiavi dell'occulto, anche chi ha raggiunto l'università. L'Africa vive nella paura, anzi nel terrore, della magia, della superstizione, della "sorcery" (?), stregoneria; ma non occorre andare così lontano, anche qui, è più o meno così.
    Sono d'accorso sul riscoprire la dimensione eroica anche del cristianesimo: senza sacrificio non si procede in nessuna Via spirituale... non si apprende neppure la matematica.
    Per quanto riguarda la gioia, io la intendevo come un "frutto" dello Spirito Santo nell'anima del credente. Scusate se sono stato un po' pignolo. Ma io sono qua a combattere ogni minuto contro la tristezza soprattutto dei ragazzi e dei giovani e se non recitassi di continuo le mie solite giaculatorie ne verrei contaminato. Solo quei pochi ragazzi che pregano, meditano, si confessano, ricevono l'eucaristia (anche ogni giorno) sprizzano ed emanano una gioia che ti coinvolge. Grazie a Dio, ce ne sono ancora. Cordiali saluti, Padre Danilo.

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  18. Caro Padre Danilo,
    grazie davvero per la tua preziosa testimonianza a cui altro non ci appulcro.

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  19. Caro Fabrizio,

    il giorno in cui criticherai un solo punto di Aldo sarai un uomo!
    scherzi a parte , la luce di Padre Danilo si effonde su questo sito.
    Siamo tutti navigatori... tutti.

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  20. Grazie anche a Lei pungente e saggio Anonimo per il commento. Battute a parte, posso testimoniare e garantire che il buon Fabrizio è persona intelettualmente libera e indipendente e che è talmente gentile e d'animo nobile da trovarsi spesso d'accordo con il sottoscritto... Sono i miracoli dell'amicizia...

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  21. Grazie Aldous, limito i ringraziamenti nei tuoi confronti che potrebbero dare adito a maldicenze e "combine" intellettuali :-)

    Colgo comunque l'occasine per manifestarti la mia "gioia" (questa sì cristiana e umana) di essere considerato tuo amico. Amicizia che ricambio con affetto e stima.

    In risposta all'anonimo delle 20:24, invece 'sorrido' di gusto (ma in maniera non tirata, cioè non da 'sorriso stampato').
    In primo luogo per la gioia, sì, di non dover dimostrare niente a nessuno e tantomeno ad un anonimo. In secondo luogo con la certezza di reputarmi volentieri un ragazzo e non ancora un uomo, se questo vuol dire avere l'umiltà necessaria per riconoscere idee di verità, frutto di grande saggezza e intelligenza, che non richiedono nessuna aggiunta da parte nostra, per essere riconosciute come tali. Idee che invece ci invitano semplicemente ad assentire, senza superflue opinioni personali.

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  22. Ho seguito con grande interesse tutta la discussione. A ulteriore conferma di quanto detto da Padre Danilo, qualora ve ne fosse il bisogno, v'invito a leggere questa testimonianza di Piero Gheddo, che mette in relazione l'animismo con la mancanza di sviluppo e di conseguenza di civiltà.

    Sperando che sia uno spunto di riflessione per i lettori del corrieremetapolitico su piani del'umano diversi da quello dell'"hilaritas", ma di sicuro a questo collegati.
    Va da sè che su altri temi oggetto dell'intervista, fra cui la definizione di civiltà come sembrerebbe intenderla Gheddo, non mi trovo del tutto d'accordo.

    Cordiali saluti
    Paolo

    http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1797214&codiciTestate=1&sez=giornali&testo=africa&titolo=Il%20freno%20dell%27Africa%20è%20nell%27uomo

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  23. Il cosiddetto “primitivismo” rappresenta senz’altro una regressione sia da un punto di vista sociale che religioso e ben lungi da me l’idea di esaltarne le forme. Il caso del continente Africano è a tale proposito senza dubbio emblematico, anche se rappresenta un caso estremo. Quali che siano le cause profonde di quella regressione, occorre rilevare subito una precisa responsabilità dell’uomo bianco ad averla accellerata. Qui parlo del colonialismo in modo particolare e della civiltà industriale. Occorre con onestà riconoscere che anche i missionari cristiani hanno a tale proposito la loro buona dose di responsabilità. A seguito di questi contatti con stili di vita, comportamenti, abitudini e mentalità così profondamente diverse da quelle locali, il popolo africano è pervenuto così suo malgrado a livelli di abbrutimento che probabilmente nella sua millenaria storia non aveva mai conosciuto. Il primitivismo in questo senso è paradossalmente un fatto tutto moderno, risale cioè al contatto con l’uomo bianco.
    I “popoli primitivi” a cui io invece facevo riferimento e di cui abbiamo ancora qualche esempio vivente sono quelli che hanno mantenuto uno vero stile di vita ancestrale. In Africa diciamo fino agli anni cinquanta del secolo scorso i Pigmei, i Bantù, i Boscimani e altri popoli simili che riuscirono a mantenersi indenni dal contatto con la nostra civiltà; in Australia gli Aborigini; in India le popolazioni munda; nell’America del Nord alcuni gruppi di Indiani; nell’America del Sud gli Yanomami. Ma gli esempi potrebbero moltiplicarsi: hawaiani di ceppo polinesiano, maori, ecc. ecc.. Sono popolazioni che hanno mantenuto un contatto sano con se stessi, con la propria razza e con le proprie tradizioni spirituali. Questi cosiddetti “popoli primitivi” a mio giudizio hanno molto da insegnarci e anziché distruggerli e contaminarli con la nostra cultura dovremmo difenderli e cercare di mantenere intatta la loro identità razziale e culturale. Più che “dovremmo”, “avremmo dovuto” poiché ormai il danno è fatto e a quanto si vede, purtroppo, irreversibile.

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  24. @Paolo

    Ho letto l'intervista a Piero Gheddo, molto interessante. Certamente meglio una tradizione religiosa autentica, che un coacervo di tradizioni spurie degenerate. Tuttavia non posso che pensare anch'io che vi siano nel mondo altrettanti "tribalismi", che come modello di vita avrebbero molto da insegnarci (altro che dottrine occulte!). Per me il modello sarà sempre quello dei Nativi Americani del Nord America. Non c'è niente di oscuro, occulto, nella loro tradizione religiosa, la loro tradizione è invece solare, positiva.

    E non dimenticherò mai nemmeno io che il "proselitismo" cristiano è stato troppe volte scambiato con integralismo verso gli altri popoli, del tutto simile a quello che critichiamo oggi dell'Islam.
    Ho avuto modo di conoscere ad una conferenza un membro della tribù dei Lakota, un Nativo americano "vero", che aveva una visione totalmente falsata e rovinata del cristianesimo, proprio grazie a questo "proselitismo" muscolare, che gli diceva di essere posseduto dal demonio poichè professava una religione "pagana"! E questo è stato detto da un missionario ad un semplice bambino, proviamo a pensare quali danni irreparabili gli sono stati causati! Lungi da me l'idea che i "missionari" facciano del male, ma dobbiamo stare attenti quando parliamo di evangelizzazione dei popoli primitivi, perchè molto spesso non portiamo altro che quella modernità, quel fanatismo e quel progressismo che ha contribuito a portarci dove siamo ora...e non mi sembra che noi stiamo molto meglio di loro, anzi...

    Consentitemi inoltre questa facile battuta, sempre però molto attuale: non trovo che sia progresso andare nei luoghi dove queste tribù vivono, a cementificare per costruire altri centri commerciali.

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  25. Sono perfettamente d'accordo con entrambi su quanto dite: la civiltà non è e non può essere rappresentata da un centro commerciale. Figuriamoci!

    Mi rendo conto che possa innescarvi delle perplessità l'intervista a Gheddo. Le stesse che ho io probabilmente: cioè che senza che ce ne rendiamo conto, il messaggio di alcuni missionari in africa è inquinato da ideologie occidentaliste, alcune volte "suprematiste", altre "terzomondiste".

    Però mi riesce difficile non riconoscere che la religione cristiana sia stata un fattore di civiltà per l'Europa. Che i privilegi di questa civiltà industriale - del suo progresso tecnico, certo insieme ai suoi svantaggi, siano una filiazione della civiltà cristiana.

    Potrebbe esserlo anche per l'Africa. Chi può dirlo? Ormai per l'intero continente africano, il danno è fatto. L'uomo bianco ha sbagliato e di certo continuerà a sbagliare. Ma non vedo come altro aiutare queste popolazioni se non annunciando la Parola, senza disgiungerla però dal buon esempio nella giustizia sociale.

    Certo parlo di utopie, ma è pur sempre meglio credo, che lasciare il "vuoto" - dove vuoto significa capitalismo alla cinese per intenderci.... - dopo aver portato alla rovina un intero continente. Da occidentale, non mi sentirei di prendermi anche questa responsabilità.

    Ma non vorrei apparire per quello che non sono: cioè un missionario da tastiera.
    Credo sia più urgente rispondere alla chiamata di Panunzio agli "ultimi cavalieri della Cristianità-Europa" prima che il primitivismo, questo fatto tutto moderno, contamini anche i "visi pallidi" sempre più simili con la loro tristitia, come ci ricordava Padre Danilo, ai tanti africani vittime dell'occultismo.

    un saluto
    Paolo

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  26. I problemi sono tanti e forse insolubili per noi poveri uomini; ma dato che abbiamo almeno un minimo di sensibilità tradizionale sapienziale iniziatica dovremmo almeno essere in grado di formulare qualche idea riguardo la "plantatio Ecclesiae"; la Chiesa va piantata? Sì, signori. In Africa o altrove, come ai tempi di San Patrizio presso i Celti ed i Druidi. Attraverso riti di fondazione, simboli, preghiere, intercessioni, esorcismi, ecc. ecc. prima ancora del catechismo, o della scuola o della sanità, ecc.
    E poi bisogna anche cacciar via i residui psichici e sottili che impediscono la diffusione del Verbum Domini; e questa è un'impresa difficilissima. Cordiali saluti, Padre Danilo.

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  27. Condivido i vari commenti, l'unico punto di vista che non ho afferrato, ma forse sono solo io poco lucido, è quello di Fabrizio.
    Ridurre infatti l'Occidente, la sua storia, ad un centro commerciale, è alquanto bizzarro e fortemente riduttivo non credi?
    Ma forse,ripeto, ho capito male e chiedo venia.
    E' bellissimo e stimolante avere dei compagni di viaggio come voi.
    al timone Padre Danilo,con la sua vera sapienza ispirata, ci conduce verso acque placide e infinite.

    Renè

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  28. @Rene

    quella sul centro commerciale era una battuta scontata come ho premesso, volevo semplicemente dire che in quanto ad essere esportatori di qualcosa (sia democrazia o altri presunti valori) verso altri popoli "primitivi" (salvo alcuni casi) io non me la bevo la balla dell'occidentale evoluto. Era sostanzialmente un attacco alla modernità, unica cosa vera che esporta l'occidente.
    Basti vedere il "progresso" nell'America del Nord, partito dal genocidio(mai riconosciuto) di un popolo nobilissimo: i Nativi americani.

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  29. Già. però continuo a non afferrare il nesso tra la modernità in Occidente da un lato e diciamo la colonizzazione, sono due fenomeni distinti non credi? Non necessariamente lo sviluppo interno dell'Occidente corrisponde alla sua immagine esterna o a ciò che esporta per usare una tua parola.
    Anzi a volte, come si suol dire, si danno gli scarti all'esterno, i frutti marci e ci si tiene quelli buoni dentro casa(vedi le medicine).
    Quanto ai nativi americani da te citati è un fenomeno complesso e andrebbero evitate le solite semplificazioni positive o negative, ma su un punto ti do perfettamente ragione: i nativi americani sono un popolo nobilissimo, differente dalle facce viziose e pervertite dell'europeo medio.


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    1. Ciao, secondo te la colonizzazione non è un appendice di un certo modo di pensare "moderno"? Secondo me sì, se non sbaglio Evola scrisse qualcosa in Rivolta contro il mondo moderno sulla differenza fra civiltà antiche che si espandevano nettamente più nel tempo rispetto a quelle moderne la cui espansione era in particolare solo geografica/spaziale. Se ricordo bene quindi, la colonizzazione è perfettamente più figlia di un Occidente moderno che di un Occidente tradizionale.

      Sui Nativi bè, anche secondo me non bisogna semplificare, ma a mio parere è stato il genocidio bello e buono di.
      Per chi vuole approfondire rimando a un blog secondo me molto autorevole: http://www.nativiamericani.it/

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  30. Si ora ho capito la tua idea.
    sì questo occidente è malato, dall'interno , come dice Papa Benedetto XVI.
    Solo dentro di sè, se riscopre la propria tradizione, ovvero il cattolicesimo nelle sue vere chiavi, può guarire.
    Un cattolicesimo che ritorni alle fresche e pure fonti del simbolo, del rito, del mito, dell'iniziazione, della pura metafisica etc.
    Che non abbia paura ad indicare all'uomo di mirare le stelle, e non il proprio ombelico... (tralasciando in questo caso l'altissimo simbolo dell'omphalos greco).
    Un caro saluto Fabrizio e scusa se non ho subito afferrato il senso delle tue considerazioni. Buona giornata

    Renè


















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