Si è spento
domenica, a 87 anni, il pittore di origini rumene Camilian Demetrescu
di Mariapia
Bruno
«Io, anche se non sono proprio un
fiore, sto meglio del mondo in cui viviamo» mi ha scritto, ironico e saggio, il maestro rumeno Camilian
Demetrescu in una mail che ci siamo scambiati la settimana scorsa
nella quale mi allegava anche le immagini delle ultime opere concluse. Si è
spento domenica nella sua casa a Gallese, a 87 anni. Una vita vissuta
intensamente, da giovane pittore dell’Unione degli artisti di Romania a esule
politico in Italia («dovetti fuggire nel mondo libero»), che rifiutava il
paradosso del realismo socialista che imponeva di rappresentare la realtà solo
secondo le indicazioni del partito, a grande maestro di opere dai forti
contenuti spirituali. Ha disegnato fino all’ultimo regalandoci immagini
eloquenti, reali e dirette dei giorni nostri. Pur non negando mai il suo sdegno
verso l’imbruttimento della società attuale, nelle sue opere si avverte sempre
un sottile e forte senso di speranza che è la luce della fede.
La sua ultima opera è il disegno “Le
radici cristiane dell’Europa – I boscaioli di turno”. A commento della sua creazione il maestro
scrive: «Se dovessi raffigurare l’Europa cristiana di oggi in un disegno, farei
un tronco d’albero gigante, con profonde radici nella terra, ma reciso
seccamente al suolo, impietrito in una desolata cicatrice piatta e grigia,
dalla quale spuntano ancora, miracolosamente, alberelli in fiore. Forse i nuovi
boscaioli non sanno che le dodici stelle sulla bandiera che sventola oggi nel
cielo dell’Europa “unita”, non rappresentano né gli stati fondatori, né le
dodici costellazioni politiche del vecchio continente, ma semplicemente – come
ha confessato l’ideatore stesso di questo simbolo – le dodici stelle della
Vergine Maria, descritte nell’Apocalisse di Giovanni di Patmos (12 – 1) : “Nel
cielo apparve un segno grandioso, una donna vestita di sole, con la luna sotto
i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle” (…). Abbiamo faticato
per secoli a tagliare quel maestoso albero. La scure della nostra civiltà si è
abbattuta contro la quercia della Grande Tradizione, ma la linfa vitale
continua a salire, le nuove generazioni stanno riscoprendo le sue radici».
È forse una sorta di testamento
questo disegno semplice e chiaro,
il cui significato è nascosto nella metafora che il pittore stesso ha voluto
cosi raccontare: «Ricordo la parabola medievale dei pesciolini della Senna. Il
fiume attraversa la città di Parigi da est a ovest. Nelle sue acque vivono due
specie di pesci: i pesciolini magri che si danno un gran da fare nuotando controcorrente,
verso la luce del sol levante, verso la sorgente, e i pesci grassi, sonnolenti,
che si lasciano portare dal fiume verso le tenebre del ponente. Mi rivolgo a
coloro che sono consapevoli della deriva del mondo di oggi. Se sentite i colpi
della scure che si abbatte senza sosta sul tronco del Grande Albero, anche voi
potete nuotare controcorrente con tutte le vostre forze, verso la sorgente
della Verità». Lo ringraziamo per questo regalo.
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