04/04/09

Emile Cioran: Schimbarea la faţă a României

Era il suo libro maledetto. Quello che aveva cercato di nascondere. Un violento pamphlet dove, accanto alla dichiarata infatuazione per il fascismo, non mancano pagine impregnate di xenofobia e antisemitismo. Schimbarea la fata a Romaniei (Trasfigurazione della Romania) è questo il titolo dell´opera che Emile Cioran scrisse e pubblicò a Bucarest nel 1936. Un libro percorso da un cieco fanatismo di cui in seguito si pentì. Ancora molti anni dopo, nel 1973, in una lettera al fratello non si capacitava di quell´errore giovanile: «L´epoca in cui ho scritto Trasfigurazione della Romania è per me incredibilmente lontana. A volte mi domando se sia stato proprio io a scriverlo. In ogni caso, avrei fatto meglio ad andare a spasso nel parco di Sibiu... L´entusiasmo è una forma di delirio.»
Di quel libro impresentabile, lo scrittore, che all´inizio degli anni Quaranta si era trasferito definitivamente in Francia, continuò a vergognarsi, tanto è vero che molti anni dopo, quando decise di ripubblicarlo a Bucarest, eliminò le parti più compromettenti. «Ho pensato che fosse mio dovere sopprimere certe pagine pretenziose e stupide», scrisse nella prefazione, rimuovendo così quel passato ingombrante e scandaloso. Agli specialisti quelle pagine erano note da tempo, ma ben pochi avevano potuto leggerle, anche se qualche anno fa Patrice Bollon ne aveva utilizzato alcuni passi nella sua biografia Cioran l´héretique. Oggi però è finalmente possibile consultare l´opera nella sua totalità, dato che ne è appena arrivata nelle librerie francesi la prima traduzione integrale: Transfiguration de la Romanie (L´Herne, pagg.344), che per il Figaro è un «documento storico e letterario importantissimo», da leggere come «la confessione di un giovane disperato, segnato dalla lettura del Declino dell´Occidente di Oswald Spengler, esasperato per essere nato in un paese senza storia, accecato dal miraggio totalitario e contaminato dalle teorie antisemite».
Nel 1936, Cioran ha venticinque anni. Negli anni precedenti, è stato in Germania, dove è rimasto affascinato dall´ascesa del nazismo. Tornato in patria, nel clima di totale sfiducia nei confronti del parlamentarismo, il giovane scrittore si avvicina alle posizioni della Guardia di ferro, alternando sentimenti antidemocratici, mistica del sacrifico e nazionalismo sfrenato. E´ in questo ambito che nasce Tarsfigurazione della Romania, in cui l´autore invoca «un´esaltazione confinante al fanatismo», che sola potrà sottrarre il suo paese al torpore e alla confusione, forgiando per esso un destino eroico. In questa prospettiva, il culto della forza e la volontà di potenza lo spingono ad ammirare nel fascismo italiano «un movimento che permette alla nazione di rialzarsi». «Il fascismo ha fatto per l´Italia molto di più che decenni o addirittura secoli d´evoluzione politica», scrive Cioran, che aggiunge: «Né il fascismo né l´hitlerismo hanno modificato le strutture sociali. Hanno però dato ciascuno alle rispettive nazione un dinamismo che è come un palliativo alle lacune delle loro visioni sociali».
Tutto un capitolo del libro è dedicato al nazionalismo e al disprezzo per gli stranieri, che per lo scrittore sono un tratto della cultura nazionale. Da qui il suo antisemitismo senza limiti: «L´invasione giudaica, negli ultimi decenni del divenire rumeno, ha fatto dell´antisemitismo il tratto essenziale del nostro nazionalismo». Il futuro autore del Sommario di decomposizione negli ebrei vede solo «vampirismo», «aggressività», «cinismo» e «volontà di accaparramento». Per lui, «l´ebreo non è un nostro simile, un nostro prossimo», [...] un abisso ci separa, che lo si voglia o no». Disprezzo che conduce a una conclusione lapidaria: «Se fossi un ebreo, mi suiciderei subito».
Per Laurence Tacou, che insieme alla Trasfigurazione della Romania pubblica anche un altro inedito, De la France (L´Herne, pagg. 94), non si tratta di «riabilitare» Cioran, ma neppure di «denigrarlo». Per la direttrice delle edizioni de L´Herne, occorre porre «la questione controversa del suo impegno politico alla fine degli anni Trenta». A questo scopo, un ricchissimo e appassionante Cahier Cioran (L´Herne, pagg.542), accanto a numerosi documenti e altri testi inediti, propone una scelta degli articoli che Cioran scrisse in quegli anni per il quindicinale di estrema destra Vremea, dove ci s´imbatte in frasi di questo tipo: «Non c´è uomo politico al mondo d´oggi che mi ispiri più simpatia e ammirazione di Hitler.» E anche se in seguito lo scrittore li rinnegò apertamente, questi scritti hanno continuato a gettare un´ombra retrospettiva su tutta la sua opera. Tuttavia, secondo Bollon, senza quel passato oscuro e scandaloso, senza quei terribili errori giovanili, Cioran non sarebbe mai diventato il maestro del pessimismo e del rifiuto di tutto le utopie che oggi tutti celebrano e ammirano.

di Fabio Gambaro - 03/04/2009 Fonte: La Repubblica

Addendum

Bio-bibliografia di Emil Cioran


Filosofo e saggista, maestro indiscusso dell'aforisma a cui ha affidato tutti i suoi pensieri (componendo un'opera tanto frammentaria quanto affascinante), questo solitario rumeno è nato l'8 aprile 1911 a Rasinari (Sibiu) in Transilvania.

Figlio di un prete ortodosso e della presidentessa dell'associazione locale delle donne ortodosse, si laurea all'Università di Bucarest con una tesi su Bergson. Inizia ad insegnare presso i licei di Brasov e Sibiu: esperienza che ricorderà come catastrofica. Il suo primo libro, che segna l'esordio letterario del suo tormento interiore, è "Al culmine della disperazione" composto nel lontano 1934. Seguono "Il libro delle lusinghe" nel 1936 e "La trasfigurazione della Romania" nel 1937.
Nello stesso anno vince una borsa di studio grazie alla quale si reca a Parigi ("la sola città del mondo dove si poteva essere poveri senza vergogna senza complicazioni, senza drammi ... la città ideale per essere un fallito") da dove non tornerà più in patria.
Prima di partire per la Francia pubblica a proprie spese "Lacrime e santi". Nel 1940 esce il suo ultimo libro in romeno "Il tramonto dei pensieri": da questo momento in poi scriverà solo in lingua francese ("lingua adatta per il laconismo, la definizione, la formula...").
Del 1949 è "Sommario di decomposizione" in cui il vitalismo e la ribellione che affioravano negli scritti precedenti lasciano il posto all'annullamento totale allo scetticismo e all'impossibilità assoluta di credere e sperare.
Nel 1952 esce "Sillogismi dell'amarezza" raccolta di aforismi corrosivi, mentre del 1956 è uno dei suoi successi più duraturi, successo forse agevolato dal suggestivo titolo, "La tentazione di esistere".
Nel 1960 elabora invece "Storia e utopia" in cui si sottolinea come da qualsiasi sogno utopico basato su una presunta età dell'oro, sia essa passata o futura, si scatenino sempre forze liberticide.
Del 1964 è "La caduta nel tempo" le cui ultime sette pagine - dichiarerà in una intervista - "sono la cosa più seria che abbia scritto."
In "Il funesto demiurgo", del 1969, approfondisce e chiarisce il suo legame con la tradizione del pensiero gnostico mentre ne "L'inconveniente di essere nati" (scritto nel 1973), fra i libri che ha sempre dichiarato di amare di più, la sua arte del frammento filosofico capace di squarciare il velo delle cose e delle emozioni raggiunge una delle sue vette più alte.
La sapienza esistenziale di Cioran si fa d'altronde sempre più scavo analitico e disperante sguardo sul mondo, approdando ad un nichilismo che non conosce confini e che oltrepassa lo stesso orizzonte filosofico per farsi rifiuto concreto della realtà e dell'esistenza. Lo comprova il successivo "Squartamento" (1979), in cui però si intravedono i suoi legami con il pensiero gnostico e orientale, visto come unico approccio davvero autentico alla realtà.
Del 1986 è "Esercizi di ammirazione", raccolta di ritratti di personalità della cultura internazionale (da Ceronetti a Eliade a Borges) ma contenente soprattutto un ampio saggio su Joseph de Maistre.
Nel 1987 pubblica "Confessioni e anatemi", "... libro-testamento, che testimonia a un tempo di una rottura totale e di una certa serenità fondata sul nulla."
Emil Cioran è morto a Parigi il 20 giugno 1995.

(Fonte:www.matmatprof.it)

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