17/07/15

Papa Francesco e il crocefisso "falce e martello"



Un corrispondente ci ha scritto, senza volontà di polemica, che dopo la perfomance bergogliana con Morales sul Crocifisso in falce e martello l'attuale pontefice non è più difendibile. Abbiamo girato l’obiezione al nostro Primo Siena che ci ha risposto come segue:

Sembrerebbe  evidente che Papa Bergoglio, come buon argentino dice e si contraddice senza troppi complessi (lo conferrma un “argentino doc” come il mio buon amico Alberto Buela). E in questi casi, si puó pensare che, quando non parla ex cathedra, il Pontefice romano (che non cessa d’essere un soggetto umano, con tutte le sue implicite debolezze) non goda  sempre dell’assistenza della Spirito Santo; in assenza della quale l’intelligenza demoniaca dell’Angelo Ribelle soffia ogni tanto anche nei piani alti della Chiesa (come avvertì, a suo tempo, un preoccupato Papa Paolo VI).
Beh, siccome il demonio fa le pentole ma non i coperchi,  si può presumere che anche il gesuita Bergoglio, pur essendo Papa non abbia colto – nel contesto nel quale fu scolpito quel crocifisso blasfemo - quel che s’avventura a capire un modesto cattolico ghibellino, altresì metapolitico, come il sottoscritto. Il gesuita Espinal  (autore di un  crocifisso  ispirato da una pseudo simbologia contemporanea , funzionale  ad un’evidente strumentalizzazione politica) non si è accorto che, anziché esaltare il marxismo nel crocefisso, ha crocefisso nuovamente  nella falce e martello, nostro Signor Gesú Cristo sul Golgota della teologia della Liberazione (discussa e discutibile teologia,  già contestata  autorevolmente da Giovanni Paolo II).
Per questa ed altre “disattenzioni” mi chiedo, piuttosto ironicamente: dove collocherebbe padre Dante, Papa Francisco nell’oltretomba della sua “Divina Commedia?....
Dinanzi a certe perplessità suscitate, negli ultimi decenni, dalla procellosa navigazione della navicella di Pietro, l’indimenticabile nostro Silvano Panunzio, mi consolava avvertendomi : quando claudica il vertice della Chiesa militante di Pietro, resta vigila la Chiesa teofanica dell’apostolo Giovanni, assistita specialmente dall’alta protezione di Maria Santissima, Virgo Bellatrix e Regina Militum.
Perció,  nostante tutto, il sottoscritto (umile cattolico peccatore), confida nella dottrina sapiente della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, che rimane pur sempre la Chiesa di Pietro e Giovanni (*).
Primo Siena

(*) Sia chiaro che anche l’apostolo Paolo  appartiene alla  Chiesa militante di Pietro, del quale è la spada (mentre Pietro ne custodisce le chiavi). Giovanni invece rappresenta la Chiesa teofanica, ovvero la chiesa dei santi e dei profeti. Non a caso Giovanni è  anche l’apostolo dell’ Apocalisse, la cui visione ricevette a Patmos, mentre la Vergine Regina, Maria Santissima viveva presso di Lui.  Giovanni appartiene alla schiera degli apostoli che nel Cenacolo ricevettero il fuoco dello Spirito Santo. Paolo, - e anche questo va ricordato -raggiunge gli apostoli solo  dopo questo evento miracoloso del quale non potette ricevere il segno.
 

12 commenti:

  1. Il crocifisso di Padre Espinal è suscettibile di una doppia lettura simbolica: come discutibile, e condannata, interpretazione teologica della storia mediante le categorie marxiste e, a dispetto delle intenzioni di Espinal, come segno di un nuovo Golgota vissuto dai cristiani, e in generale dall’umanità, nei regimi comunisti. Lo si potrebbe leggere ancora con un altro significato: come assunzione, da parte di Gesù, della voce di quelle masse di poveri, che nell’America Latina e in altre parti del mondo hanno sperimentato e sperimentano tuttora la sofferenza della privazione e la mortificazione dignità. A questo dolore il marxismo ha dato la risposta sbagliata: quella dell’utopia mondana, che immancabilmente trasforma in orrore la speranza. Papa Francesco ha dichiarato apertamente, nelle interviste successive al viaggio, di considerare errata la teologia della liberazione di ispirazione marxista, e di aver portato nel dialogo con i Movimenti popolari la dottrina sociale della Chiesa, adattata alle esigenze locali: un’opera di rettificazione, che è una delle missioni che penso la Provvidenza gli abbia affidato nei riguardi dell’America Latina.

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  2. Condivido come sempre le riflessioni del sapiente Amico Maddalena. Confesso invece ma è sicuro un mio limite il punto di vista di primo Siena. Chiedo lumi... un abbraccio Alberto

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  3. Ma ognuno può trovarci quello che vuole , ma come si è giunti a scordarsi che il materiale influisce sul formale e viceversa? SI potrebbe mai avere la santa Eucarestia col mosto al posto del vino?

    Riporto una frase del nostro perché certe remore devono finalmente sparire:

    "...si puó pensare che, quando non parla ex cathedra, il Pontefice romano non goda sempre dell’assistenza della Spirito Santo; in assenza della quale l’intelligenza demoniaca dell’Angelo Ribelle soffia ogni tanto anche nei piani alti della Chiesa..."

    Non c'è n'è da pensare, perché che sia possibile è indubitabile, come ugualmente non ha senso dire che 'non goda sempre' perché evitati i casi di infallibilità, si potrebbe avere benissimo un papa in perenne errore lungo il suo "mandato". L'ogni tanto non ha senso, anzi...soffia molto più lì, DA SEMPRE, che nei fedelucci.

    Se ho parlato di false remore e ruffianeria verso il pontefice, dipende appunto dall'aggiunta ROMANA alla santa Chiesa. Di per sé la Chiesa è Israele e Roma già da sé senza bisogno di alcuna aggiunta, aggiunta che svela un certo tipo di preoccupazione quando invece si dovrebbe tuonare senza paura contro certe ambiguità.


    daouda

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  4. Caro Daouda, “tuonare contro certe ambiguità” credo serva solo a infervorare gli animi e ad alimentare polemiche e critiche che alla fine creano solo rancori e divisioni sempre più profonde e irrimediabili. Meglio invitare a un più saggio discernimento. In fondo si tratta di capire e di far capire, ma sempre senza animosità.

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  5. Cari amici, non si può separare l'equazione personale di una persona dal suo pensare. Essere gesuita e sudamericano, non è acqua fresca. Salire sul soglio di Pietro dopo la fuga di Benedetto XVI°, non è esperienza di tutti i giorni. Certe remore, idiosincrasie, la cultura dominante che incarna papa Francesco, condizionano assai il suo essere e il suo operato. Oggi, la Nave sbanda e sembra senza rotta. Sembra proprio che spetti ai pochi (o forse ai più di quanto si creda) credenti, fedeli ai principi non negoziabili, tenere accesa la fiamma che non si estingue. La vanità è tipica dei potenti, e papi e cardinali non ne sono esenti. Non vi nascondo tutte le mie perplessità su Francesco, anzi, mi pare evidente la sua voglia di piacere a tutti, in primis una certa fetta minoritaria dell'intellighentia illuminista italica, atea iconoclasta di stampo massonico (come forma mentis almeno). L'enciclica sul verde è imbarazzante: qui va a camporelle l'anima e si pensa all'inquinamento. Mah, sarò grossolano, ma per guidare una comunità ci vorrebbe uno che veda bene la rotta spirituale, senza perdersi nei meandri del contingente.

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  6. Un saluto a tutti

    leggendo questo articolo, non ho potuto non pensare che forse sono davvero un profano. Ma forse proprio per questo, vi chiederei di spiegarmi dove sarebbe la blasfemia in questo gesto.

    Papa Francesco mi sembra evidentemente confuso in quel frangente (e chi non lo sarebbe stato!), accetta il regalo forse per educazione, ma non mi sembra che riesca a interpretarlo adeguatamente.

    Interpretarlo appunto, perchè qui si giunge al secondo problema. E' davvero un simbolo blasfemo quel crocifisso con falce e martello? Chiaramente non sarebbe da mettere in Chiesa, ma il significato che esprime dovrebbe essere per forza negativo?

    A tal proposito trovo interessante la risposta del filosofo marxista e anti-capitalista Diego Fusaro, ve la riporto di seguito:

    "Ha fatto molto discutere dentro e fuori la Rete, il crocefisso con la falce e il martello donato da Morales al Papa. Lei come lo legge?

    «Io lo leggo fuori dal coro, nel senso che penso che oggi nell’epoca del comunismo storico defunto, il messaggio antagonista e anticapitalista debba essere portato avanti dal mondo cattolico e quindi da un certo punto di vista è un passaggio di consegne. E’ la segnalazione che sono dalla stessa parte, che Cristo e Marx sono insieme nella lotta contro il monoteismo del mercato. Occorre con Cristo cacciare i mercanti dal tempio, e con Marx rivoluzionare il modo della produzione».

    Qui trovate l'intervista per esteso: http://www.intelligonews.it/articoli/10-luglio-2015/28494/bolivia-fusaro-un-fronte-con-francesco-contro-il-nuovo-colonialismo-quel-crocifisso-un-passaggio-di-consegne

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  7. Sono d’accordo con A. Ciccarella, quando sostiene che il peso dell’equazione personale è rilevante: ma questa mi sembra una ricchezza, non un limite. Come gesuita e sudamericano, Papa Francesco è erede di una cultura e di una spiritualità da cui sono nate le reducciones, da lui ricordate e additate, nel corso del viaggio in Paraguay, come esempio di società priva di servitù e di sfruttamento. Noi cristiani europei, eredi diretti della civiltà greco-romana, siamo certamente più sensibili ai temi della difesa dell’ordine naturale, in tutti i suoi aspetti; più disposti a impegnarci per la difesa dei principi non negoziabili, che non in quella delle fasce più deboli, sofferenti e indifese della società. Con il risultato d’aver prodotto, in Europa, ed esportato quella tragedia che fu il comunismo, da San Giovanni Paolo II definito “male necessario”, cioè inevitabile, perché generato dalle nostre stesse ingiustizie. Forse un Pontefice sudamericano e gesuita può aiutarci a rendere più completa e vissuta la nostra fede. Non credo che esista un problema di “difendibilità” di Papa Francesco, ma piuttosto di comprensione del senso del suo Pontificato. Interpretare la sua azione, isolando e decontestualizzando certi suoi gesti e certe sue affermazioni, è un errore, alimentato per motivi diversi, e a volte opposti, dai mezzi di informazione. Bisogna evitare di cadere nella loro trappola.

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  8. Ringrazio Angelo, Fabrizio e Giuseppe per i commenti. La questione con ogni evidenza può essere vista da diversi angoli prospettici, tutti più meno pertinenti e tutti più o meno validi. Dico “più o meno” per suggerire che in ciascuno di essi giudizi e pregiudizi (motivati o immotivati poco importa) vanno di pari passo. Mi pare di capire comunque che sia il papa e non il papato ad essere messo in discussione, anche se il caro amico Angelo sembra non voler distinguere tra le due cose. I cattolici hanno sacrosanto diritto di criticare il Papa, ma cercando di non gettare via il bambino con l’acqua sporca. Tra i cattolici critici oggi ci sono persino un Messori e un Socci, mentre, paradossalmente, un Cardini, da destra (?), ne tesse l’elogio. Evidentemente non tutto è così scontato come sembra ed è l’informazione - manipolata dai media – come giustamente e saggiamente annota Giuseppe, a generare ancora più confusione. Bergoglio, credo, sia semplicemente Bergoglio. Se si legge la sua biografia e il suo curriculum di studi lo si intende perfettamente.

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  9. Condivido anch'io le osservazioni di Giuseppe, così come lo scritto di Primo Siena. Credo che però quando si muovono delle critiche occorre sempre distinguere chi le fa e in nome di che cosa. Il nodo da sciogliere, soprattutto quando si parla di laici intellettuali, è quello del rapporto fra religione e politica. Ad esempio, pur su fronti diversi trovo esagerato il papismo di Cardini o Massimo Borghesi in quanto troppo "politici". Il primo s'infervora per il presunto peronismo di Bergoglio dal punto di vista politico, e per la sua ascendenza "guenoniana" dal punto di vista religioso (dialogo con Islam, Cristiani ortodossi, Ebrei.. ). Il secondo, come Cardini, ha di mira i c.d. catto-capitalisti o teo-con all'amatriciana, ma in nome di un liberalismo vagamente delnociano. Dal punto di vista religioso mi sembra più vicino a Giussani. E questi sono solo due esempi. Tutto ciò per dire, come già avete scritto, che il Pontefice svolge un ruolo delicato a metà fra conservazione della ortodossia religiosa e riforma della società politica. Nelle attuali condizioni di mare in tempesta, è difficile tenere dritta la barra, soprattutto se si aggiunge la difficoltà a molti di noi sconosciuta di relazionarsi con i media. Ciò detto, sono fra quelli che soffre più mal di mare su questa navicella, mentre vedo altri più sereni che si godono il panorama sotto la guida del Capitano Bergoglio. In ogni caso, sono con Petrus.

    cordiali saluti
    Paolo C.

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  10. Grazie Sig. Paolo, le Sue considerazioni mi sembrano ineccepibili. Confesso che anch'io in questa "navigazione" ho sovente capogiri, perdita di equilibrio e persino svenimenti improvvisi, ma certo non mi butto in mare, non organizzo complotti, non propongo ammutinamenti e soprattutto non mi accanisco contro il Capitano ... Vive cordialità anche a Lei

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  11. Complimenti a tutti per le profonde e pacate riflessioni. Un grazie speciale ad Aldous per questa ' tribuna ' davvero provvidenziale ed attuale pur poggiando sui principi eterni e perenni. La strada da seguire a mio avviso è ancora una volta quella di Maddalena. Aggiungo solo che prima di giudicare un ' enciclica va prima letta ed assimilata a dovere... è quello che sto cercando di fare in questa caldissima estate... non è affatto una banale riflessione ecologica sul verde ma al contrario un provvidenziale monito universale Vs sfruttamento della Natura. Essa è l' originale ed attualissimo punto di vista da cui partire per una riflessione più ampia che include tutto : Dio , l ' uomo e la creazione. Per cui concludendo non posso che suggerirvi la lettura dell' enciclica.
    Ps: come è bella e sempre vera la metafora , anzi il Simbolo della ' nave' o barca di Pietro ovvero della Chiesa universale. Chi la ama davvero, come ha scritto Aldo , ci rimane a bordo sopportando anche mal di mare e vertigini quando la navigazione è perigliosa. Non mormora non complotta, ma in Silenzio e nelle notti stellate prega per il Suo Capitano fissando sempre lo sguardo su Maria 'Stella Maris' , segno di Speranza e Salvezza, porto sicuro e destinazione finale del nostro difficile ma appassionante e meraviglioso viaggio . Un caro saluto Alberto

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  12. Grazie a te Alberto, le tue sono parole ben spese.
    Abbraccio

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