Il Profeta Isaia
di Federico Cavallaro
“Il Signore non fa nulla senza prima rivelare ogni cosa
ai suoi servi e profeti” ( Amos 3,7
).
Segnalazioni della fine del ciclo
Le
ultime elezioni papali hanno segnato l’ulteriore passaggio di una pietra
miliare, lungo il cammino della fine di questo ciclo adamitico, verso la
dirittura d’arrivo. La notissima profezia del vescovo celta Maelmaeedhog
(S.Malachia, c. 1094-1148), morto tra le braccia di S.Bernardo, termina proprio
con un De gloria olivae
(Benedetto XVI) e con Petrus
secundus. I motti sono simbolici, naturalmente, ma - se la profezia non è
stata corretta in corso d’opera dall’Alto - quel secundus è
significativo appunto della chiusura, per lo meno per quanto riguarda la serie
papale della cattedra di Pietro quale la conosciamo; dopo una gravissima crisi
potrebbe peraltro la cattedra tornare ad essere occupata, in vista della fine
del ciclo.
Il
Papa Francesco fin dai primi giorni ha espresso il suo desiderio di “una Chiesa
povera tra i poveri” (leggi: fine dei traffici dello IOR e altro), ma già il
dimissionario Benedetto XVI non era voluto scendere a patti con l’andazzo
curiale e clericale (similmente a quanto compiuto da Celestino V) che aveva già
denunciato pubblicamente da cardinale durante una famosa Via Crucis. E’
interessante notare che esistono profezie su questi due papi, che parevano
richiamare l’ordine benedettino e quello francescano: è chiaro che si sono
avverate non traendoli da questi ordini ma riguardo alla loro ispirazione che
risulta dai nomi scelti. Sul Pastore francescano, pastor funalis (riferito
al cordone), pare che lo stesso S.Francesco si sia espresso al riguardo di una
riforma della Chiesa da attuare e quest’ultima affermazione fu ripetuta da
Bartolomeo da Saluzzo (1605) e dal veggente Gekner (1623) che è quello che lo
chiama pastor funalis.
Ricercatori
francesi hanno da tempo messo in evidenza come, fra i 112 motti di S.Malachia,
risulti al n. 73 il motto di Sisto V (1585-1590), Axis in medietate signi,
come se si volesse indicare una durata temporale a metà tra Papa Celestino II
(1143-44) e l’ultimo Papa, ossia circa 442 anni, così che arriveremmo circa al
2027; quest’ultima data segnerebbe l’effettivo termine di questo ciclo
terrestre. La grande mistica Luisa Piccarreta (1865-1947) di Corato, durante
una delle tante sue esperienze mistiche e spirituali, è portata in braccio da
Gesù per cento miglia simboliche o poco più (siamo nel 1924), verso una nuova
Città (la Gerusalemme Celeste) così che arriveremmo a poco più del 2024. Lungo
questo percorso ella osserva una quantità di disastri e l’atmosfera oscurata
dai vizi.
Come
si sa e si vedrà, la Chiesa terrena è sempre stata accompagnata da personaggi
dotati di spirito profetico, a somiglianza di quanto accaduto nella fase
dell’Antico Testamento e, come allora quelli, i profeti cattolici spesso non
furono troppo graditi al Tempio, all’istituzione permanente; è una reazione
umana, ma troppo terrena, che non vuole tenere conto delle sollecitazioni
inviate dall’Alto, per un’autodifesa del proprio sistema. Se ne era già accorto
F. Dostoevskij (I Fratelli Karamazov) allorché inserisce la “Leggenda
del Grande Inquisitore” che, in sostanza, fa dire a questo personaggio a cui si
presenta il Cristo stesso disceso in terra: Cosa sei venuto a fare? Noi abbiamo
già la nostra organizzazione, abbiamo già sistemato tutto e sappiamo cosa dire
ai nostri fedeli… A ben vedere è la stessa logica che ha portato la Chiesa alla
non divulgazione di tanti Messaggi celesti ricevuti, a cominciare da La
Salette, quasi un rifiuto del Soprannaturale che scende misericordiosamente
sulla realtà terrena! Il “Papa buono” si rifiutò, nel 1960, di pubblicare
l’intero Messaggio di Fatima come richiesto addirittura dalla SS.Vergine e
questo perché ivi si parla della degenerazione degli uomini di Chiesa e dei
disastri incombenti. Anzi, fece apporre dal suo segretario una scritta in cui
diceva che egli non dava nessun giudizio e che poteva essere una manifestazione
del divino o meno (cfr. Antonio Socci, Il quarto segreto di Fatima):
come Ponzio Pilato, “colui che fece per viltade il gran rifiuto” di giudicare
(verso attribuito spesso alla figura di Celestino V).
Da più
di cento anni, queste manifestazioni profetiche vanno intensificandosi
(intendiamo a partire da La Salette) e ripetendo che non siamo lontani dalla
Venuta Intermedia, Seconda Venuta di Cristo o Parusia che dev’essere distinta
da quella che segnerà il Giudizio finale su questo mondo (Ap cc. 20-21).
Distinzione importantissima da fare – soprattutto di questi tempi – perché la
Chiesa terrena si è fissata nel confonderle, con gravissimo danno all’ascolto
profetico odierno, quasi una scusante. Il Giudizio parziale riguarderà i membri
umani di quest’ultimo ciclo, per la selezione di coloro che saranno degni di
abitare, con un corpo già trasformato e risorto, la Nuova Gerusalemme, inizio
di un nuovo ciclo, una tappa di ascesa per l’umanità degna di evolversi. Una
Parusia che trasformerà e rigenererà il pianeta Terra, ponendolo anche in Nuovi
Cieli, ossia in nuove dimensioni dell’essere (nuove per l’uomo, s’intende),
così che la nuova umanità sia adatta alla missione cosmica cui il Sacrificio
cristico compiuto su questo Pianeta avrebbe già dovuto privilegiarla. Siccome
non c’è da illudersi troppo sul nostro livello spirituale generale, c’è da
supporre che esistano altrove altre umanità superiori alla nostra, come pure
che ne esistano tante di livello inferiore (cfr. i messaggi di Stefania Caterina).
La nuova umanità terrestre sarà dotata di un nuovo corpo fisico – simile a
quello del Cristo risorto e della S.Vergine – ma in stretto collegamento col
suo corpo eterico e quindi più adatto a superare gli spazi fra i pianeti
dell’universo. Ormai l’uomo è rivestito anche di un corpo biologico, e quindi
anche questo dev’essere recuperato, oltre alle potenzialità che aveva nell’Eden
ma che erano date allora dal solo corpo eterico.
(fine I parte, continua)
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