21/11/12

Règinald Garrigou-Lagrange: nuova edizione italiana di Perfezione cristiana e contemplazione



Règinald Garrigou-Lagrange
Perfezione cristiana e contemplazione.
Secondo S. Tommaso d'Aquino e S. Giovanni della Croce
2 volumi
Edizioni Vivere In, Roma 2011
368+462 pagine - euro 35,00

Dalla quarta di copertina
Non ci troviamo tra le mani un trattato di scuola, ma una proposta di vita, che può diventare illuminazione perché si possa realizzare l'anelito più profondo di ogni creatura che aspiri a Colui che è «Atto puro infinitamente perfetto, Pensiero increato eternamente sussistente, Luce di vita e Sorgente di ogni verità» (p. 131).
Colpisce l'affermazione che si legge a p. 264 dove l'autore scrive: «La grazia santificante deifica la nostra anima e da essa derivano nelle nostre facoltà le virtù soprannaturali per elevarle, soprattutto le virtù teologali, la fede, la speranza e la carità, delle quali l'ultima deve durare eternamente». Egli dichiara di essersi collocato alla scuola di due maestri: S. Tommaso d'Aquino e S. Giovanni della Croce. Ma essenziale è soprattutto il suo rifarsi alla dottrina di S. Teresa d'Avila in tutto il lungo trattato dove affronta ed esamina il dono della vita contemplativa infusa. Un capitolo singolare è quello dedicato all'esame della dottrina mistica secondo il pensiero di San Tommaso d'Aquino (p. 93).
L'opera riveste la identità di un singolare trattato di teologia mistica. Come tale rimane sempre viva e valida specialmente quando, come denunziava l'autore, ci si trova in un momento storico e ci si incontra con persone che, in forza di una pretesa modernistica, anche nell'ambito della vita ascetica si lasciano andare in «un certo agnosticismo» (p. 14). Si pretende di poter prescindere dallo studio e dalla meditazione ignorando perfino i testi sacri. Anche noi riteniamo che «questo agnosticismo è falso ed approda ad un risultato funesto».
L'autore nel lungo susseguirsi di cinque capitoli sviluppa tutta la dottrina sulla perfezione cristiana e contemplazione. Egli scrive in una sua prefazione ideale: «La contemplazione infusa, preludio normale della visione del cielo, è accessibile a tutti, come il cielo, mediante la docilità allo Spirito Santo, la preghiera e la croce». Dedicato particolarmente all'esame della dottrina tomistica è il capitolo secondo. Nei successivi capitoli, terzo e quarto, l'Autore si sofferma in una trattazione esauriente dell'essenza della vita cristiana in tutti i vari gradi e, particolarmente, sull'esame della contemplazione infusa da p. 263 fino a p. 364. Nel trattare il tema della contemplazione infusa scrive: «Seguiamo passo passo su questo punto (l'unione con Dio) la dottrina di Santa Teresa» (p. 265).
L'opera è ricca di citazioni, particolarmente collegate con le opere di S. Giovanni della Croce e S. Teresa d'Avila. Lo scrittore stabilisce un giusto legame fra questi ultimi due scrittori quando richiama Giovanni della Croce nel trattato sulla fiamma viva e Teresa nel trattato della settima dimora. Non mancano riferimenti e citazioni di altri scrittori mistici e di vari teologi. Richiamiamo la particolare assonanza tra S. Giovanni della Croce e S. Teresa d'Avila. È ben chiaro che l'autore ne condivide il pensiero. Egli scrive: «Secondo S. Giovanni della Croce, la piena perfezione accessibile qui giù non si trova che nell'unione trasformante o matrimonio spirituale» (p. 170). Quando passa ad esaminare i beni spirituali, si sofferma particolarmente nella descrizione della grazia e della preghiera. Questa, egli scrive, «è sovranamente efficace per ottenerci una fede più viva, una speranza più confidente, una carità più ardente, una più grande fedeltà alla nostra vocazione» (p. 226). In un certo senso si può concludere che il trattato Perfezione cristiana e contemplazione si pone per ogni cristiano come guida a raggiungere la intimità con Dio, secondo il piano della divina chiamata rivolta ad ogni uomo per giungere alla «infusione di grazia» con Colui che della grazia è l'Autore.

5 commenti:

  1. Grazie grande Aldo, per la presentazione di quest'opera di R.G.-L.; ho rintracciato quasi tutte le sue opere, e le medito quasi tutti i giorni.Autore sicuro, meglio conosciuto nel Nord America, dove viene considerato "the monster of Thomism". Viene studiato e citato anche dai Brahamani dell'India. Autore sicuro dicevo per quanto riguarda la filosofia, la teologia, l'ascetica, la mistica, la spiritualità. Merita di essere conosciuto di più anche qui da noi. Cordiali saluti, Padre Danilo.

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  2. Questo sì che è ossigeno per le nostre anime!!!
    Qui si trova quel tomismo di secondo livello che indica come meta Panunzio in Contemplazione e Simbolo.
    Di tali maestri ha un disperato bisogno il mondo moderno!

    Renè

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  3. Grazie per questa segnalazione. Dice bene René: le nostre anime hanno bisogno di ossigeno, e per questo sono necessarie opere come questa, fuori del "supermecato del sacro" e del "sacro a buon mercato". Tocca e consola quel che dice l'autore a proposito della contemplazione infusa: "è accessibile a tutti, come il cielo". Il Vangelo ha aperto a tutti la porta che conduce a Dio. Per quanto dura e spinosa sia la via dell'ascesi, il giogo di Gesù è soave e il termine ultimo del cammino ci si offre già ora, ogni giorno, nell' Eucarestia.

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  4. Qui c'è la dimensione interna del cristianesimo. Via metafisica che può permettersi di fare a meno di bagnarsi nel Gange. Règinald Garrigou-Lagrange è un grande. Se da noi è poco o punto conosciuto, non mi meraviglio. Le melasse spiritualistiche di Bianchi o del videogenico Ravasi, la fanno da padrone. La mistica, oggi, è considerata perfino per molti preti, un "residuato medievale". Proprio con questi termini più di un sacerdote ha definito la via mistica. Sarà che a Viterbo, ormai, fare il prete è un impiego come un altro

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  5. Cari Amici,
    grazie davvero per i vostri arricchenti commenti. Ho nei confronti dell’immenso padre Garrigou-Lagrange un debito di riconoscenza. Avevo 16 anni quando consultando i numerosi libri della biblioteca paterna (una biblioteca scientifico-religiosa) vi avevo trovato il grosso volume “Sintesi tomista”. Ne ero stato subito attratto e quando l’ebbi letto mi sentii ricolmo di sapienza e di grazia. Due anni prima sempre per caso ero incappato in “Imperialismo Pagano” del buon Evola che aveva messo a dura prova la mia ancora ingenua fede nel Redentore. Lagrange mi ricondusse a viva forza al cristianesimo e ai suoi immensi orizzonti. Per questo ancora oggi gli sono assai grato e quando posso mi abbevero alla sua inestinguibile sorgente. Sorgente viva e zampillante, pura e limpida come poche. Panunzio, seppi in seguito, la pensava come me.

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