31/08/10

L'affaire Daniélou. Una nota di Giuseppe Gorlani

di Giuseppe Gorlani

Ho letto con estremo interesse la recensione di Aldo La Fata al libro di Jean-Louis Gabin L'hindouisme traditionnel et l’interprétation d’Alain Daniélou. Spero che qualche editore intelligente capisca l'importanza di tradurre presto questo volume in italiano. Intuisco trattarsi di un'opera chiarificatrice fondamentale.

Personalmente apprezzo le opere di Daniélou, poiché illuminano punti focali nella Tradizione del Sanatana-dharma sconosciuti agli occidentali. Tuttavia, alcuni aspetti del suo pensiero mi lasciano perplesso; per esempio laddove, generalizzando in modo ambiguo e fuorviante, sostiene che la via di Shiva sia tamasica, oppure ancora dove giustifica, e in un qualche modo esalta, i sacrifici umani ed animali, i quali avrebbero la funzione di limitare la violenza, restituendola al divino che l'ha voluta nel mondo. Inoltre, il prof. Fausto Freschi di Udine mi aveva già accennato, una decina di anni fa, ad una scarsa valutazione dell'opera di Daniélou negli ambienti tradizionali indiani.

E dire che Jean-Louis Gabin aveva scritto una bella ed elogiativa introduzione a Daniélou in Caste, Egualitarismo e Genocidi Culturali (Societa editrice Barbarossa, Milano 1997).

Nell'autobiografia La via del Labirinto (Ed. Casadeilibri, 2004) emergono altri punti oscuri nella lettura che Daniélou ci dà dell'Hinduismo; per non citarne che uno: riteneva che Sri Ramana Maharshi (il liberato in vita - jivanmukta - che l'India pregiò in modo pressoché unanime) fosse un imbonitore e un imbroglione.

Ho letto anche lo scambio di opinioni con Angelo Ciccarella; condivido di questi le riflessioni sulla sessualità (non ho mai incontrato in India un sadhaka, uno yogin o un baba omosessuale); anch'io credo che incarnare la norma, ossia la pienezza della virilità, valga quale condizione sine qua non per intraprendere un cammino di autentica ascesi. In tal senso è significativo rilevare come Daniélou, pur avendo penetrato con sufficiente chiarezza l'abito non occidentalizzato del cosidetto Hinduismo, non abbia dato segni di comprensione profonda circa la "via" metafisica asparsha (senza sostegni), ovvero la via diretta, enunciata nelle Upanishad, che essenzia il Vedanta e intorno alla quale ruota la religiosità del Bharatavarsha. Tornando a Ciccarella, non condivido però la sua acrimonia nei confronti della Chiesa. Al di là della meschinità di alcuni (pochi o molti) suoi rappresentanti, una Forma tradizionale non può che attingere al Sovrasensibile e quindi in essa vi è qualcosa di permanentemente valido e provvidenziale.

A quanto pare oggi, mentre riceve plausi lo scientismo, dilaga l'anticlericalismo e molte anime, anche nobili e intelligenti, si lasciano inconsciamente contagiare da tale temperie. Da un lato si esalta - in modo "democratico" si intende - la gerarchia e l'autorità basata sull'avere e sul conoscere empiricamente, dall'altro si rifiuta la gerarchia fondata sulla maggiore o minore riflessione della Conoscenza sacra. Da un simile ribaltamento prospettico, niente affatto casuale, derivano di necessità disperazione e disorientamento. Mentre l'uomo viene docilmente guidato verso l'autoannientamento, lo si persuade che egli può fare tutto da sé; in altre parole, lo si priva della dimensione ontologica, ma gli si porge l'illusione di un "io" contingente assoluto. Detto ciò, si comprenderà come l'avversione per le gerarchie tradizionali e per gli autentici maestri abbia potuto diffondersi.


19 commenti:

  1. Caro Gorlani, l'anticlericalismo quando non poggia su posizioni prevenute e ideologiche, ha una sua ragion d'essere da riflessioni e considerazioni dello status quo oneste, prive di rancori. Le faccio un esempio su tutti, il caso dell'opus dei. Il suo fondatore - fatto santo troppo presto da risultare sospetto - rappresenta quello che un prete non dovrebbe essere: vanaglorioso, superbo, irascibile, cultore della sua personalità. Quando un movimento religioso acquista sì tanto potere da non dipendere dai vescovi - opus dei appunto, ma anche neocat - da formare gli ordinati e i laici attraverso una sudditanza psicologica feroce, incessante e demolitrice; ebbene, qualche riserva sul clero ti viene, o no? Conosco sacerdoti con le pezze al c***, che si tirano su le maniche e lavorano sodo, sudano, magari imprecano ma li senti gonfi di fede e di amore per il prossimo. Ho paura che siano sempre più minoranza, eccezioni. Faccio il tifo e prego per loro. Ma che dire di altri? C'è un livellamento verso il basso che è figlio dei tempi. Laici e religiosi allo sbando, le chiese che si svuotano. Sfiducia, secolarizzazione, ispessimento delle anime, satana, perché no? Queste le cause dell'agnosticismo, del disorientamento? Il deserto cresce.
    Ho vissuto 25anni la vita parrocchiale, l'azione cattolica, ho partecipato, sì. Però Cristo lo ho incontrato altrove, in circostanze estreme. Forse quel che conta, alla fine, è incontrarLo, comunque e a qualunque costo. Cristo regni.

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  2. Cristo lo si incontra solo, ed esclusivamente, nel Santissimo Sacramento dell'Altare. Per fare l'eucaristia ci vuole il Sacerdozio, e per fare il Sacerdozio ci vuole la Chiesa. Tutte cose che sapeva anche la mia nonna. Panunzio stava davanti a Lui, tutti i giorni, verso mezzogiorno. P.Danilo.

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  3. Signor Danilo, Lei crede veramente che ci voglia il pass di Santa Romana Chiesa per incontrare Cristo? Può portarmi tutte le congetture teologiche, le pezze d'appoggio umane, per asserire quello che asserisce, ma non può dire a Dio come fare Dio. Lo spirito è libero, viaggia leggero e scevro da polverose lettere. Poi ci sono i professorini che ti dicono dove come perché, in realtà gli scribi, i chierici, non hanno mai potuto imprigionare la volontà di Dio. Io ho incontrato Cristo, non una parodia arcontica, non un diavolo camuffato, né una chimera di un vagabondo dello spirito. Volete mettere il copyright a Cristo? Guitton disse che Dio è cattolico: una delle tante castronerie da teologo. Ecco, sono questi atteggiamenti che allontanano tanta gente dalla religione o, peggio, dalla spiritualità. Ogni istituzione - temporale e spirituale - ha in sé le manie di assolutismo, di autoreferenzialità. Cristo, credo, sia libero di incontrare me o chicchessia, senza il beneplacito suo o del parroco. O no?

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  4. No, Sign. Angelo Ciccarella, la sua è una religione-fai-da-te, con un po' di spiritualismo tipo New Age, ormai demodé. Se la tenga pure, non c'è bisogno che faccia propaganda. P.Danilo.

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  5. Non faccio il piazzista di Dio, come tanti suoi colleghi. New Age? ma per favore. Religione fai-da-te? Ma crede davvero di essere depositario della verità? Ma crede davvero che chi non è della parrocchia è perduto? Ma crede davvero che bisogna pagare il pedaggio per cercare Cristo? Il Sinedrio di un tempo potrebbe essere la Chiesa di Roma adesso: Duemila anni fa non fu accettato perché non rispondeva alle aspettative dei sacerdoti, e perché Cristo oggi dovrebbe rispondere alle aspettative dei preti? Vede, signor Danilo, Silvano Panunzio, che ritengo una grande anima, un santo senza altare, non era certo accolto a braccia aperte dai professorini del Vaticano. Anzi, in certi ambientini tradizionalisti era considerato un esoterico, quindi un eretico. Ma suvvia, chi cerca un cammino di fede e conoscenza per incontrare Dio, viene spesso tacciato di magismo occultismo newagismo massonismo gnosticismo. Si viene etichettati, bollati, indicati. Chi non è cattolico puzza di zolfo, automaticamente. Signor Danilo, io non voglio convincerla di niente, ma non si permetta di giudicare l'anima di chi non conosce. Di notai di Dio ce ne sono tanti, pochi gli innamorati.

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  6. Caro Sign. Ciccarella, non ho giudicato Lei, né la sua Anima; ho solo fatto un critica a quanto lei espone, che ritengo offensivo verso la Chiesa ed il sacerdozio; e dato che io ci sono dentro da una vita, è offensivo anche nei miei confronti. Punto. Discorso chiuso. P.Danilo.

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  7. Chiudiamola qui, padre Danilo. Non offendo la Chiesa - ostie viventi - ma l'istituzione/potere, se mi consente, cosa alquanto diversa, o non lo ha ancora capito? Chi vi è dentro, vede le cose come può e deve. Io non ho tessere, né casacche. È più difficile muoversi senza le spalle coperte, ci vuole coraggio e un pizzico di follia. Lei, evidentemente, le risposte ce le ha già belle e pronte; io me le devo trovare senza mediazioni. Comunque, fuor di polemica, che Dio la benedica.

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  8. Mi spiace di non aver avuto il tempo di intervenire, ma credo che arrivati a questo punto sia ormai troppo tardi. Vorrei solo invitare il caro amico Angelo a intelligere più che a polemizzare, non foss'altro che per non dare scandalo e favorire così “sua eccellenza” l'anticristo che, come tutti sanno o dovrebbero sapere, si compiace della discordia e impera nella divisione. Ma la benedizione pacificatrice e quasi sacerdotale che Angelo impartisce nel suo ultimo commento a Padre Danilo forse lascia ben sperare...

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  9. Caro Aldo, accetto la tua reprimenda. A volte - forse spesso - mi lascio trasportare dalla mia indole guerriera. Non voglio certo dividere e seminare zizzania. Prometto che quando necessario darò il mio contributo culturale e spirituale, ammesso che lo sia e che interessi. Chiedo scusa a Padre Danilo (Scomparin?), è evidente che parla con fede e forza. È un uomo di Cristo e quindi va sostenuto con preghiere. Comunque, indicare i pericoli a cui la Chiesa va incontro, oggi più di ieri, non è fare del disfattismo. All'erta. Non sarò più cattolico, ma non farò nulla contro Cristo e se necessario, difenderò la Chiesa, magari come ausiliario...potrei tornare utile per le mie conoscenze.

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  10. Riceviamo e volentieri giriamo all'attenzione dei nostri lettori e amici l'intervento di Giuseppe Gorlani che entra con ammirevole moderazione nell'acceso dibattito sollevato dal nostro appassionato e polemico Ciccarella. Speriamo ci si renda conto dell'enormità delle questioni sollevate che di necessità richiedono atteggiamenti pacati, approfondito studio e saggia ponderazione.

    "Mi permetto di intervenire nel dialogo tra A. Ciccarella e P. Danilo. Per quanto riguarda la Chiesa, credo che occorra distinguere tra la sua anima sovrasensibile, tradizionale, ovvero capace di trasmettere un valore immutabile, e il suo aspetto umano, contingente. Come si sa, il rito della Messa ha un valore in sé, a prescindere da chi la celebri. La Chiesa rappresenta dunque il corpo mistico, vivente, attraverso il quale si esprime il Magistero di Cristo. Mutatis mutandis, la stessa riflessione può essere applicata ai propri genitori; ci sono un padre e una madre naturali, nel senso di imprescindibili, che rappresentano il cammino attraverso il quale si giunge all'esistenza in un corpo umano, e un padre e una madre sociali, portatori di idee, abitudini, influenze spesso nefaste ed errate. Ai primi non si potrà mai negare devozione e gratitudine, pena il disancorare se stessi dalla Tradizione; i secondi dovranno essere vagliati attentamente, trattenedo il buono ma rifiutando il falso, e, una volta che si sia divenuti adulti, aiutati a ritrovare l'essenza che avevano obliato.
    Anche in India, terra nella quale lo svadharma mi ha condotto ad intraprendere i primi passi sulla Via della Conoscenza per identità, si ritiene che il Maestro sia imprescindibile. L'uomo identificato nella sua condizione individuata ha bisogno di incontrare un altro uomo che abbia realizzato lo stato di Maestro e che sia inserito in una tradizione iniziatica ininterrotta (parampara); diversamente il sedicente aspirante, ricusando la morte iniziatica (riassumibile nell'evangelico deneget semetipsum), ristagnerà in una dimensione psicologica, rigurgitante di dubbi, perplessità ed entusiasmi superficiali, che magari scambierà per spirituale. Solo il Maestro dona al discente la certezza senza oggetto, risvegliando in lui il ricordo della sua natura originaria. I falsi maestri sono quelli che inducono a scambiare la dimensione solipsistica, peritura ed autoreferenziale (la via larga o samsarica), con quella ontologica e spirituale (la Via stretta). 
    Tuttavia comprendo perfettamente lo scoramento e l'indignazione di Ciccarella; viviamo nell'era oscura  per eccellenza ed è difficile per tutti mantenere costantemente desta la capacità di discriminare tra il transeunte e il permanente. Difficile però non vuol dire impossibile, e dunque, oggi più che mai, siamo chiamati a tener viva la fiaccola dell'intelletto d'amore, la buddhi, quella facoltà sottilissima dell'intelligenza capace di intuire la sintesi o il superamento, per coincidenza trascendente, dell'incessante dialettica fra gli opposti".
     

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  11. Ringrazio Gorlani per le sue parole alte. Discriminare è necessario, soprattutto quando tutto si ingrigisce. Il deposito metafisico della Chiesa resisterà ad ogni sconquasso, così come le luci presenti nelle grandi Tradizioni religiose rimarranno accese anche tra le tenebre. Gorlani ha colto il mio scoramento di fronte alla degenerescenza galoppante. Nelle battaglie che contano ci metto passione, che a volte tracima. Grazie a tutti.

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  12. A dire il vero il limite di Danielou è forse un certo "particolarismo" indù a cui si ricollega l'incapacità di cogliere ad esempio il cuore delle tradizioni abramiche. Detto questo non si capisce perché l'omosessualità dovrebbe rappresentare, in quanto tale, un impedimento. Erano forse i guerrieri spartani poco virili? Anzi, da quel che si evince leggendo l'autobiografia, è evidente che proprio questo orientamento sessuale gli abbia permesso di non essere percepito come un elemento di disturbo "eugenetico". Notevoli le pagine in cui il Gange si ritira dopo il matrimonio di Burnier con Radha, il vero oltraggio...Cordialmente Lorenzo

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  13. ps. Mons Gabin esaltò esageratamente il Danielou (e infatti criticò l'edizione italiana dell'autobiografia dove segnalati alcuni suoi limiti ed incongruenze) facendone un vero guru, ora, esageratamente lo vuol demolire. Di mezzo ci sono biechi interessi materiali temo...

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  14. Gentile Amico,
    sul merito dell'omosessualità come problema o come limite della personalità e quindi ostacolo a una "via spirituale", non entro, essendo questione complessa che richiederebbe un lungo discorso che in questa sede non è possibile neppure sfiorare.
    Sui "biechi interessi materiali" che starebbero dietro l'operazione "denigratoria" di Gabin, francamente non riesco a immaginare quali potrebbero essere. Leggendo il libro comunque non si ha mai questa impressione. In ogni caso, la vera questione riguarda i contenuti del libro che a mio giudizio -sindacabile, per carità!- sono inappuntabili e totalmente condivisibili. Se poi si vuole entrare nel merito delle diverse questioni trattate, lo si faccia pure, ma magari portando argomenti cogenti e non semplici accuse calunniose. Finora mio caro Lorenzo, che a me risulti, nessuno è stato ancora in grado di replicare punto per punto alle tesi di Gabin. Se ciò dovesse avvenire, allora ne riparleremo.

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  15. Beh Gabin era finanziato dalla fondazione Daniélou, appena gli hanno tagliato i fondi sono iniziate le critiche. In parte fondate, in parte tirate. Il fatto è che ne fu un apologeta prima e un denigratore poi, l'equilibrio eterno assente.

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  16. E' vero, Gabin riconosce di essere stato un grande ammiratore di Danielou, ma che fu costretto a cambiare idea dai fatti che denucia nel suo libro. Succede a volte che l'allievo diventi il più acerrimo nemico del maestro (Aristotele-Platone, ecc.), ma in questo caso non ce la sentiamo francamente di dargli torto. Spiegare un libro così imponente e ricco di idee con una motivazione biecamente finanziaria a me non sembra possibile. Ma ripeto, il punto non è questo. Il punto è: la ricostruzione di Gabin è vera o falsa? Gabin ha torto o ha ragione? Ad oggi nessun estimatore di Danielou ha provato non diciamo a rispondere, ma neppure a tentare di rispondere.

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  17. Su alcuni punti ha torto, su altri ragione, ma lo spirito che lo giuda non sembra quello della verità. In merito segnalo un numero della rivista francese Vers la Tradition dedicato al libro di Gabin in cui compaiono sia "accusatori" che "difensori" resta il fatto che Daniélou è un personaggio fuori dal coro e non ha mai avuto molti difensori ne in ambito accademico né in ambito tradizionalista, e tra gli estimatori nessuno legge Gabin

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  18. Innanzitutto Gabin non fu affatto allievo di Daniélou il quale non fondò nessuna scuola, ne fu un apologeta esaltato, e il suo libro non è stato molto letto... da quello che sono riuscito a capire dalle recensioni apparse su Vers la Tradition mescola verità e menzogna proprio come nel periodo apologetico, questione di... stile immagino

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  19. Grazie per il Suo contributo. Cercheremo di procurarci la rivista francese.

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