24/10/07

Templari: non facciamone dei proto-massoni

Domani presso la Biblioteca Apostolica vaticana si tiene un evento di straordinaria importanza. Sarà presentata l’edizione critica dei documenti relativi al processo all’Ordine Templare, tenutosi fra 1307 e 1312. Fin qui la cronaca di un evento che senza dubbio interesserà gli studiosi; ma che, dato il suo oggetto, non mancherà di incuriosire anche un pubblico molto più vasto, ­noto che, quando si parla dei Templari, le passioni e gli interessi, le cacce ai tesori nascosti e agli imperscrutabili segreti si scatenano violentemente.
In effetti, un’avvisaglia­venuta da un’interessante ma anche discutibile dichiarazione di Claudio Bonvecchio, ordinario di Filosofia Politica all’Università di Trieste e studioso che non ha mai fatto mistero della sua militanza massonica. Bonvecchio si schiera con molta chiarezza, ma non senza qualche contraddizione, dalla parte dell’innocenza dei Templari; il loro scioglimento fu in effetti voluto dal re di Francia Filippo IV desideroso di appropriarsi dei loro tesori (se e nella misura in cui c’erano). In realtà, il sovrano intendeva liberarsi dello scomodo peso dell’Ordine, che gli aveva in passato prestato molto denaro; e vendicarsi forse di più recenti prestiti non accordati. Perchè­ noto che l’Ordine Templare, perdute ormai gran parte delle sue funzioni militari in seguito alla caduta della Terra Santa crociata, era in gran parte rifluito in Europa dove esercitava le funzioni di grande proprietario terrieri e di prestatore di denaro. Il che non mancava di addensare sulla sua testa molte inimicizie. In una parola, i Templari erano ormai, alla fine del Duecento, una presenza militarmente abbastanza inutile per il mondo cristiano e moralmente piuttosto scomoda.
La contraddizione latente nell’assunto di Bonvecchio sta nel militare da un lato per l’innocenza riguardo agli addebiti mossi all’Ordine Templare, ma nell’insinuare dall’altro lato che esso avesse ­un fondo gnostico ­che lo rende affine alla Libera Muratoria. In effetti, insieme alla corretta osservazione che la filosofia massonica, elaborata a partire dal XVIII secolo, attinge largamente a un substrato di tipo gnosticoermetico-esoterico, si lascia intendere che tra le associazioni massoniche e l’Ordine religioso-militare del Tempio esista qualche affinità concettuale e filosofica, nonchè forse una forma di filiazione.
Ma tale idea è ­un mito culturale elaborato a partire dal ’700 tra Inghilterra, Francia e Germania e sono ben noti i responsabili: personaggi come lo scozzese naturalizzato francese Ramsey e il nobile tedesco von Hund. Queste cose sono studiatissime e solo una letteratura occultistica di quint’ordine le prende sul serio. Stupisce che uno studioso di valore dia l’impressione di avvalorarle.
Ma non è ­tutto. Bonvecchio osserva correttamente che Clemente II non fece nulla per difendere i Templari anche se (e i documenti presentati in Vaticano lo dimostrano) era convinto della loro innocenza e ortodossia. Però sbaglia nel sostenere che fu la Chiesa nel suo complesso a condannare un Ordine innocente. Chiariamo le cose: la Chiesa non ha niente da farsi perdonare. Resta vero che l’abolizione dell’Ordine e addirittura il rogo del suo ultimo Maestro è ­una pessima pagina della storia della cristianità. Ma si era in un tempo in cui la Chiesa non coincideva semplicemente con la comunità dei fedeli, benscon la societcivile tutta, con l’Europa cristiana nel suo complesso. E il Re di Francia falsò le carte in tavola e impose un processo truccato. Non­ è lecito pertanto mettere in campo un gioco di bussolotti che relegherebbe agli uomini di Chiesa tutta la responsabilit di quell’orribile evento.

(Fonte: Avvenire del 24/10/2007; autore: Franco Cardini)

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