14/09/16

BENEDETTO XVI ULTIMO PAPA? “TUTTO PUO’ ESSERE”, RISPONDE LUI.

Ma chi è oggi il Papa e precisamente quanti ce ne sono? La confusione regna sovrana e la nuova uscita di Benedetto XVI – il libro-intervista “Ultime conversazioni” – invece di dissolvere i dubbi li moltiplica.
Parto dal dettaglio più curioso.
Domanda Peter Seewald a Benedetto XVI: “Lei conosce la profezia di Malachia, che nel medioevo compilò una lista di futuri pontefici, prevedendo anche la fine del mondo, o almeno la fine della Chiesa. Secondo tale lista il papato terminerebbe con il suo pontificato E se lei fosse effettivamente l’ultimo a rappresentare la figura del papa come l’abbiamo conosciuto finora?”.
La risposta di Ratzinger è sorprendente: “Tutto può essere”. Poi addirittura aggiunge: “Probabilmente questa profezia è nata nei circoli intorno a Filippo Neri” (cioè la chiama “profezia” e la riconduce a un grande santo e mistico della Chiesa). Conclude con una battuta di alleggerimento, ma quella è stata la sua risposta.
LA ROTTURA
Dunque Benedetto XVI ritiene di essere stato l’ultimo papa (per la fine del mondo o la fine della Chiesa)? Probabilmente no. Allora ritiene – almeno secondo la versione dell’intervistatore – di essere stato l’ultimo ad aver esercitato il papato come l’abbiamo conosciuto per duemila anni? Forse sì.
E anche questa seconda fa sobbalzare, perché è cosa nota che il papato – d’istituzione divina – per la Chiesa non può essere cambiato da una volontà umana.
Del resto quale cambiamento? C’è una rottura nell’ininterrotta tradizione della Chiesa?
Un altro flash del libro porta in questa direzione. “Lei si vede come l’ultimo papa del vecchio mondo” domanda Seewald “o come il primo del nuovo?”. Risposta: “Direi entrambi”.
Ma che intende dire? Cosa significa “vecchio” e “nuovo”, soprattutto per uno come Benedetto XVI che ha sempre combattuto l’interpretazione del Concilio come “rottura” della tradizione e ha sempre affermato la necessaria continuità, senza cesure, della storia della Chiesa?
A pagina 31 Seewald afferma (e il testo è stato rivisto e vidimato da Benedetto XVI) che Ratzinger ha compiuto un “atto rivoluzionario” che “ha cambiato il papato come nessun altro pontefice dell’epoca moderna”.
Questa tesi – che evidentemente allude all’istituzione del “papa emerito” – ha qualche aggancio con le cose che dice Ratzinger in questo libro? Sì, a pagina 39.
IL GIALLO
Prima di riassumere cosa dice qui papa Benedetto, però, devo ricordare che la figura del “papa emerito” non è mai esistita nella storia della Chiesa e i canonisti hanno sempre affermato che non può esistere, in quanto il “papato” non è un sacramento, come invece è l’ordinazione episcopale, infatti in duemila anni tutti coloro che hanno rinunciato al papato sono tornati allo status precedente, mentre i vescovi rimangono vescovi anche quando non hanno più la giurisdizione di una diocesi.
Ciononostante Benedetto XVI, negli ultimi giorni del suo pontificato, andando contro tutto ciò che i canonisti avevano sempre sostenuto, annunciò che lui sarebbe diventato appunto “papa emerito”.
Non ne spiegò il profilo teologico, però nel suo ultimo discorso affermò: “La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo”.
Benedetto accompagnava tali parole con la decisione di restare in Vaticano, di continuare a vestirsi con la tonaca e zucchetto bianchi, di conservare lo stemma papale con le chiavi di Pietro e il titolo di “Sua Santità Benedetto XVI”.
Ce n’era abbastanza per chiedersi cosa stava accadendo e se si era veramente dimesso dal papato. Cosa che io feci su queste colonne, anche perché nel frattempo il canonista Stefano Violi aveva studiato la “declaratio” di rinuncia ed era arrivato a queste conclusioni: “(Benedetto XVI) dichiara di rinunciare al ministerium. Non al Papato, secondo il dettato della norma di Bonifacio VIII; non al munus secondo il dettato del can. 332 § 2, ma al ministerium, o, come specificherà nella sua ultima udienza, all’‘esercizio attivo del ministero’ ”.
In seguito ai miei articoli, il vaticanista Andrea Tornielli, molto vicino a papa Francesco, nel febbraio 2014, andò a domandare a Benedetto XVI perché era rimasto papa emerito e la sollecitata risposta fu questa: “Il mantenimento dell’abito bianco e del nome Benedetto è una cosa semplicemente pratica. Nel momento della rinuncia non c’erano a disposizione altri vestiti”.
Il vaticanista in questione sbandierò ai quattro venti lo scoop che, però, a una seria osservazione, si rivelava un’elegante battuta umoristica (in Vaticano non c’erano tonache nere?) per eludere una questione di cui Benedetto XVI, evidentemente, a quel tempo non poteva parlare.
E infatti ne parla oggi, dopo tre anni, spiegando le ragioni di quella scelta che ovviamente non c’entrano nulla con questioni sartoriali.
SEMPRE PADRE, SEMPRE PAPA
Dunque nel libro appena uscito papa Ratzinger parte dalla riflessione sui vescovi. Quando si trattò di decidere le loro dimissioni a 75 anni si istituì il “vescovo emerito” perché – dicevano – “io sono ‘padre’ e tale resto per sempre”.
Benedetto XVI osserva che anche quando “un padre smette di fare il padre”, perché i figli sono grandi, “non cessa di esserlo, ma lascia le responsabilità concrete. Continua a essere padre in un senso più profondo, più intimo”.
Per analogia papa Ratzinger fa lo stesso ragionamento sul papa: “se si dimette mantiene la responsabilità che ha assunto in un senso interiore, ma non nella funzione”.
Questo ragionamento poetico però è esplosivo sul piano teologico perché significa che lui è Papa.
Per capire il quadro teologico che sta dietro la rivoluzionaria pagina di Ratzinger bisogna rileggere il clamoroso testo della conferenza che il suo segretario, mons. Georg Gaenswein, ha tenuto il 21 maggio scorso alla Pontificia università Gregoriana.
CLAMOROSO
In quel discorso – “censurato” dai media, ma che in Curia è stato una bomba atomica – don Georg disse che “dall’11 febbraio 2013 il ministero papale non è più quello di prima. È e rimane il fondamento della Chiesa cattolica; e tuttavia è un fondamento che Benedetto XVI ha profondamente e durevolmente trasformato nel suo pontificato d’eccezione”.
Il suo è stato un “ben ponderato passo di millenaria portata storica”, un “passo che fino ad oggi non c’era mai stato”.
Perché Benedetto XVI “non ha abbandonato l’ufficio di Pietro”, ma “l’ha invece rinnovato”.
Infatti “egli ha integrato l’ufficio personale con una dimensione collegiale e sinodale, quasi un ministero in comune” e “intende il suo compito come partecipazione a un tale ‘ministero petrino’… non vi sono dunque due papi, ma de facto un ministero allargato – con un membro attivo e un membro contemplativo”.
Fino a quel discorso del 21 maggio, Bergoglio – che deve aver ascoltato queste cose da Benedetto XVI (ma senza capirle bene) – spiegava il papato emerito sulla stessa linea: diceva che quello di Benedetto era stato un “atto di governo”, che egli aveva rinunciato solo all’esercizio attivo e faceva l’analogia con i vescovi emeriti.
Però dopo il discorso di Gaenswein di maggio, alla corte bergogliana si è capito la portata del problema ed è scattato l’allarme. Così a giugno, di ritorno dall’Armenia, Bergoglio ha bocciato la tesi di un ministero papale “condiviso”.
SILURO SU BENEDETTO
Poi, in pieno agosto, su “Vatican Insider” (termometro della Curia) è uscita un’intervista di Tornielli a un importante canonista ed ecclesiastico di Curia, dove si delegittima in toto la figura del “papa emerito” perché “l’unicità della successione petrina non ammette al suo interno alcuna ulteriore distinzione o duplicazione di uffici o una denominazione di natura meramente ‘onorifica’ o ‘nominalistica’ ”. Inoltre “non si dà alcuna sottodistinzione tra il munus e il suo esercizio”.
Però Benedetto XVI, nella pienezza dei suoi poteri, decise proprio di restare papa e rinunciare al solo esercizio attivo del ministero. Se quella sua decisione è inammissibile e nulla significa che è nulla anche la sua rinuncia?
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Antonio Socci
Da “Libero”, 10 settembre 2016

22 commenti:

  1. Attenzione a Socci. Non è affidabile, come Bergoglio.

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  2. Pienamente d'accordo su Socci, ma l'articolo solleva alcune questioni sulle quali è bene riflettere.

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  3. Confermo. Bergoglio è velenoso, pericolosissimo, direi letale per le anime. Saluti

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  4. Dunque, ho letto. Socci, oltre che poco affidabile, si contraddice in continuazione, degno allievo di Giussani. Prima afferma che Ratzinger è stato l'ultimo papa "ad aver esercitato il papato come l’abbiamo conosciuto per duemila anni": "Forse sì". - mentre la vera rottura nell'esercizio dell'autorità, ovvero nel non esercizio dell'autorità, si ha nella prima metà degli anni '60, ispirata dalla "medicina della misericordia" di Giovanni XXIII--, e poi, subito dopo, senza colpo ferire: "A pagina 31 Seewald afferma (e il testo è stato rivisto e vidimato da Benedetto XVI) che Ratzinger ha compiuto un “atto rivoluzionario” che “ha cambiato il papato come nessun altro pontefice dell’epoca moderna”. Quindi è Ratzinger, non Bergoglio, il vero rivoluzionario: è lui il papa delle sorprese, una sorta di showman che obnubila il più espansivo Bergoglio. Roba da pazzi. Il ciellinismo di Socci non ammette nè una quota minima di serietà nè il principio di non-contraddizione, oltre ad essere una prospettiva emotivo-visionaria, da rotocalco per servette (infatti scrive su "Libero"). Infatti, forse per vendere qualche copia in più, la butta subito sul giallo. Già il fatto di applicare la poesia alla teologia (al diritto canonico, alla ecllesiologia) qualifica l'argomentare, se vogliamo essere gentili, di Socci. Il papato non è una "funzione interiore", ma l'autorità piena di governo, limitata solo dalla legge divina. Studi Socci, oltre a Giussani e alle veggenti croate, i trattati di ecclesiologia tradizionali. Solo su "Libero" possono andare a finire queste chiacchiere da bar.

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  5. Analisi impeccabile Marco. Quella del giornalista è da sempre una professione che esclude la profondità e molto spesso purtroppo persino la verità dei fatti. Il problema è che Socci si è talmente calato nella parte del profeta di sventure da rotocalco, da non riuscire più ad analizzare i fatti con un minimo di distaccata obiettività (posto che l’obiettività sia un valore e posto che sia mai raggiungibile da chiunque). Comunque, mi pare di ricordare che Socci si sia laureato in lettere. Ergo, al massimo può fare il romanziere, il critico letterario o appunto il giornalista. Anche come conduttore televisivo non mi pare sia riuscito molto bene. Se la smettesse di occuparsi di “storia della Chiesa”, di Magistero e di Papi, forse, come si dice a Roma, “non farebbe un soldo di danno”.
    Per quanto riguarda il tuo giudizio “definitivo” su Papa Francesco (che tu non riconoscendo come Papa chiami coerentemente Bergoglio), come sai non lo condivido. Non perché sicuramente sbagliato (potresti infatti avere ragione), ma forse solo perché “definitivo”. Riprendendo qualche giorno fa il “Signore degli Anelli” ho trovato questa massima di saggezza che mi pare faccia al caso: “Non aver fretta di elargire morte e giudizi; nemmeno i più saggi conoscono tutti gli esiti”.

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  6. Articoli, libri, dibattiti sulle dimissioni di Benedetto XVI e sulla sua presenza accanto a papa Francesco vertono generalmente e nel migliore dei casi su questioni di natura giuridica non irrilevanti; oppure cercano di ricostruire gli eventi e spiegarli come operazioni, se così si può dire, di criptopolitica vaticana. Tutto può aiutare a capire. Ma preferisco osservare questi eventi da un altro punto di vista: quello di una provvidenziale complementarità. Alle origini stesse della storia della Chiesa, Pietro e Paolo ne incarnano in modo tipico due funzioni: la custodia del “depositum fidei” e della dottrina immutabile nella sua essenza e lo slancio missionario. Non è un caso che gli Atti degli Apostoli ricordino come la nave che conduceva Paolo da Malta a Pozzuoli era dedicata ai Dioscuri, i due mitici fratelli rappresentanti l’alternanza di luce e tenebre, con tutto quello che tale simbolismo può significare. E in realtà il ruolo che il Papa emerito ha riservato a sé, quello della preghiera per l’intera Chiesa, è complementare al ruolo attivo del Pontefice regnante. Ma non è che una delle possibili applicazioni del simbolo. Che questa complementarità presente alle origini della Chiesa si ripresenti misteriosamente oggi è un segno dei nostri tempi. Un ciclo si chiude. E il fatto che Benedetto XVI sembri accreditare la profezia di Malachia è un fatto tutt’altro che trascurabile.


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  7. Bellissima la massima tratta di Tolkien, e molto saggia.

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  8. Ho ripreso sul mio blog uno degli ultimi articoli di Maurizio Blondet: anche quello pone dei quesiti su cui è bene riflettere.

    http://www.maurizioblondet.it/benedetto-xvi-costretto-mentire/

    Ottima la tua citazione del Signore degli Anelli, Aldo: è una delle frasi che ho più a cuore. Vai a riprendere anche ne "Il Ritorno del Re" la parte dove Gandalf rimprovera Denethor.
    Cari saluti,
    Roberto

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  9. Ringrazio Giuseppe per il commento "metapolitico" che sottoscrivo e Robertus per il rimando a Blondet speculare a Socci. Confesso di non aver letto "Il Ritorno del Re", ma appena possibile cercherò di rimediare.

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  10. Da quel che ho capito leggendo distrattamente Blondet, la radice del "complotto" contro Ratzinger è legata alla questione IOR, argomento sul quale non so nulla. Qualcuno forse potrebbe approfondire la questione, veramente intricata e misteriosa. Non credo si tratti solo di poteri mondani, se la ipotesi risponde a realtà. Grazie.

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  11. Dobbiamo seguire le considerazioni moderate ed ispirate di Maddalena non chi sputa giudizi su tutto e tutti. La superbia dei cosiddetti tradizionalisti mi fa venire la nausea ed ispira un sacro furor divino. Eusebio

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    1. Caro Eusebio,
      dietro ogni “tradizionalista” c’è un uomo con pregi e difetti, vizi e virtù, come per noi tutti. Dovremmo batterci solo contro il fanatismo, l’ipocrisia e i “partiti presi” e riservare il “sacro furor” a più nobili cause. Non crede poi che ci sia una contraddizione nel sostenere da una parte la moderazione e dall’altra la lotta senza quartiere ai “tradizionalisti”? Teniamoceli cari questi “tradizionalisti” e cerchiamo piuttosto di arginare e contrastare quelle che noi consideriamo le loro idee sbagliate (anche le nostre a volte lo sono, nessuno è esente da errori). Mai personalizzare lo scontro! E’ infruttuoso e quel che più conta è che non è “evangelico”. Lo dico a Lei, ma lo ripeto anche a me stesso.

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    2. No, ha ragione Eusebio. Solo i tradizionalisti sono superbi. L'elenco dei vizi capitali riguarda solo loro; anzi, fu stilato proprio per loro, "ante litteram", profeticamente. Se celebrano la messa antica, è per superbia (o per estetismo); se aiutano i poveri, è perché li vogliono convertire a forza; se studiano, è per intellettualismo; se non studiano, ecco!, sono solo fascistoidi ignoranti. In effetti, Cristina Campo, Mons. Lefebvre, Tissier, i cardd. Ottaviani e Bacci, Rama Coomaraswamy, Jean Borella, e molti altri, tutti ignorantoni, zucche vuote buone solo a giudicare (gli altri uomini sono tutti immuni da questa attitudine), tutti superbi: mentre Bergoglio è un finissimo intellettuale, e per umiltà si è pure chiamato Francesco (cosa mai osata da nessun papa precedente, sicuramente per superbia). Comunque, a mio parere il mondo non si divide tanto in superbi e umili (i secondi si contano sulle punta delle dita, e sono i primi a negare di esserlo), ma in buffoni e in persone serie.

      PS Mi chiedo dove o come, poi, il caro Eusebio trovi sfogo al "sacro furor divino" che molto arditatamente si attribuisce (più umana la nausea, che però non si manifesta coi preti clown o omosessuali o pedofili), scatenato --o felix culpa!-- dai villain tradizionalisti, forse responsabili anche del diluvio universale. Al novus ordo? A Medjugorje? Coi neocatecumenali? Leggendo Scalfari che conversa amabilmente con Bergoglio, su argomenti di cui entrambi non sanno nulla?

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  12. La coincidenza c'è: a gennaio 2013 il blocco dei pagamenti elettronici in Vaticano e a febbraio le dimissioni del Papa. Ma a parte Blondet e i soliti siti "complottisti", nessun altro mette in relazione le due cose. Tutti stupidi o tutti complici della "congiura del silenzio"? A me francamente sembra un po' strano. Mi pare solo un'ipotesi suggestiva, non suffragata da elementi di prova decisivi o da pareri convergenti di persone qualificate. Non essendo un esperto di questioni finanziarie, altro non saprei dire, ma invito anch'io chi ne sa di più di illuminarci.

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  13. Gentile Aldous,

    La ringrazio della risposta ma aggiungo solo due cose e poi chiudo. Non è evangelico 'giudicare' tutto e tutti con una presunzione davvero insopportabile. Non è evangelico giudicare Socci e Bergoglio così duramente , non è evangelico dimenticare le terribili sofferenze patite dalla famiglia di Socci. Io lodo i suoi sforzi di apertura e comprensione ma bisogna stare molto attenti a non lasciarsi contaminare da certe sindromi ahimè assai nocive ( queste si per l' anima...). Insomma caro Aldous se non ci è riuscito neppure il nostro amato Ratzinger a far piegare la testa a quelli li pensa di esserne in grado lei ( pur con tutta la buona volontà )?. Dico questo cose anche perché ho sempre apprezzato la sua 'linea' di moderazione, in difesa della Tradizione si ma mai ripiegata nel tradizionalismo fondamentalista. Se lei invece accoglie nel suo seno certe tendenze perderà ( per quanto no muore nessuno ) sostenitori. Con stima Eusebio

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  14. Ringrazio Eusebio e Marco per aver espresso con sincerità e chiarezza le rispettive opinioni. Rispetto entrambi perché sinceri. Una volta Panunzio mi disse: “ricordati Aldo, i “tradizionalisti” sono e saranno sempre i nostri peggiori nemici”. Purtroppo ho dovuto impararlo a mie spese. Ma ho anche imparato che i tradizionalisti non sono tutti uguali. Quelli di cui parla Marco, ad esempio, sono persone rispettabili e anche esempi di vita. Bisogna tenerne conto ed evitare, come si suole dire, di buttare via il bambino con l’acqua sporca. Come sa, Eusebio, io e Marco, in altre occasioni, ce ne siamo metaforicamente suonate di santa ragione, ma io non ne ho mai fatto una questione personale e, ho motivo di credere, neanche lui. Non è nell’interesse di questo Blog fomentare inopportuna litigiosità. Qui si riflette e a volte si discute, anche animatamente, ma senza “odio” per nessuno. Chi entra a gamba tesa e fa interventi fuori luogo e fuori posto viene rigorosamente censurato. Chi interviene per esprimere una propria idea o una posizione quale che sia, viene accolto e ascoltato, sempre. Sul Papa ho già detto, ma lascio a Marco la responsabilità delle sue posizioni che però non censuro (il ché non vuol dire “accogliere nel proprio seno”). Su Socci che un tempo ormai lontano era pure amico di comuni amici, mi spiace ma sta sbagliando ed è un dovere farglielo notare. Visto poi che fa lo gnorri, forse è il caso di insistere. So bene quello che ha patito e sofferto per la figlia e per l’ostracismo subito a seguito delle sue posizioni anti-Bergoglio, ma i suoi errori e le sue sviste (non solo sui principi, ma anche sui fatti) sono intollerabili. Per non parlare del suo sostegno ai falsi veggenti di Medjugorje (e provi chi ci riesce a sostenere con autorevolezza e verità che non si tratta di “imbroglioni” in piena regola). Su certi argomenti non si può essere così ingenui. Ho amici in tutta Europa e anche nelle due Americhe e mi risulta che i libri di Socci si vendano molto bene, ovunque. Non gliene faccio certo una colpa, ci mancherebbe (anzi, per certi aspetti è anche un motivo di merito e per lui, immagino, anche di una certa soddisfazione, visto poi che di questo ci campa), ma allora neanche mi preoccupo di criticarlo duramente. Tanto sono sicuro che le mie critiche non ridurranno di una unità le vendite dei suoi libri o il numero dei suoi lettori, semmai l’esatto contrario.
    Circa il perdere sostenitori o semplici lettori, mio caro Amico, credo proprio che io non debba tenerne conto. Mi sforzo solo di essere coerente con le mie poche e malmesse idee e suggerisco a tutti di rafforzarsi nelle proprie, soprattutto attraverso lo studio e l’esercizio costante del discernimento.
    Un caro e grato saluto a entrambi.

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  15. 'giudicare' tutto e tutti

    Tutto e tutti? Io veramente ho "giudicato" solo Socci e Bergoglio, e sul primo Aldo è d'accordo con me, sul secondo non esclude che la posizione "tradizionalista" sia corretta. Ho portato dei fatti, delle deduzioni, mentre si risponde col pericolo di farsi "contaminare", "neanche Ratzinger è riuscito a far piegare la testa a quellì lì", etc. Le do uno scoop: c'è mancato poco che ci riuscisse Bergoglio, qualche mese fa. Se per piegare la testa lei intende celebrare una cena semiprotestante, senza offertorio, col canone mutato, oltre a tutto il resto, meno male che anche in questa occasione la testa è rimasta ben alta.
    Sono umanamente e spiritualmente vicino a Socci per sua figlia, ma ciò non può costituire un alibi per i suoi sproloqui.
    Grazie ad Aldo.
    PS Io poi non mi firmo "Bernardo" o "Orazio Coclite", quindi chiedo a Eusebio di Cesarea di portare rispetto, magari aveno il coraggio di firmarsi con nome e cognome, oltre che di rispondere alle questioni poste, se ne è capace.

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  16. Per me la questione , come detto, è chiusa. Ho espresso solo alcune considerazioni. Solo alcune finali precisazioni: non sono uno strenuo difensore di Socci e non pecco certo di ingenuità: un conto sono le idee, un altro la vita privata. È pur vero però che spesso la vita può portare a profondi sconvolgimenti e alterare i giudizi. Ringrazio Aldous e Toti per lo scambio che a volte , per passione e impeto di verità, può essere anche acceso. Tutto sarà più semplice quando ciascuno si convincerà di non detenere il monopolio della Verità. Cordiali saluti Eusebio ( ma di Vercelli..)

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  17. Per parte mia rinnovo i ringraziamenti a entrambi per l'utile scambio di idee.

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  18. Grazie a tutti. Il monopolio della verità ce l'ha solo Gesù Cristo.

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  19. Esatto M. Toti , e questa mi pare la conclusione più bella. Un caro saluto a tutti E.V

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