14/03/13

Da Papa Benedetto a Papa Francesco: tre giudizi a favore e uno "in sospeso"




L’arcivescovo di Buenos Aires Bergoglio eletto papa col nome di Francesco I. Le sue origini sono nell’Italia del nord, ma non è Scola; è americano, ma non è né Dolan, né Ouellet od O’Malley; è sud-americano, ma non è Scherer. Insomma, Jorge Mario Bergoglio non era fra i “papabili”, anche se, paradossalmente, lo era stato al Conclave precedente, quando i voti che raccolse furono minori solo a quelli di Joseph Ratzinger.
Argentino con radici piemontesi, 76 anni, arcivescovo di Buenos Aires e Primate di Argentina, Bergoglio è membro della Compagnia di Gesù, ma ha voluto assumere – primo fra i romani pontefici – il nome del fondatore di un altro glorioso ordine, quel Francesco non a caso patrono d’Italia. La scelta non poteva essere più opportuna, vista la crisi che attraversa la Chiesa, e della quale l’abdicazione di Benedetto XVI ha rappresentato momento e simbolo eloquenti.
Francesco è stato uno dei più grandi santi della Cristianità, non per niente definito “alter Christus”. A lui (e a san Domenico) si deve quel movimento di riforma che risollevò le sorti della Chiesa del suo tempo. La sua adesione alla “imitatio Christi” fu totale. Di questa fedeltà al Vangelo c’è più che mai bisogno oggi.
Non è forse una caso, ma – ce lo auguriamo – un segno provvidenziale il fatto che la scelta del nome faccia riferimento, per la seconda volta di seguito, a un grande santo italiano e a un grande fondatore: otto anni fa, fu Benedetto, patrono d’Europa, araldo dell’ “ora et labora” e dell’evangelizzazione del continente. Oggi, è Francesco, il più santo degli Italiani e il più italiano dei santi.
Certo, non si deve pensare alla visione distorta e parodistica di un “poverello di Assisi” ecologista, pacifista e pauperista, come tanto piace ai cattocomunismi di retroguardia. Ma, da una parte, la devozione verso “Madonna povertà”, l’amore per i poveri, i deboli e gli umili, la contemplazione della natura e del creato, con tutto ciò che contiene, come opera di Dio, e, dall’altra, la fedeltà assoluta alla Chiesa di Roma, alla sua tradizione, ma anche alla sua magnificenza, sono valori che, riportati in un preciso piano pastorale e magisteriale, non potrebbero che giovare, bloccando la strada, fra l’altro, una volta per tutte, alle derive neocon e catto-liberali che hanno ammorbato la cultura cattolica (e non solo essa) ormai da troppi anni.
Ma non è solo una questione di nomi: un altro elemento-chiave della scelta di Bergoglio è la sua collocazione geografica. Per la prima volta, regnerà un papa non europeo, membro di quella popolazione di lingua ispanica che costituisce ormai la maggioranza in seno alla Chiesa cattolica.
Anche se l’età non più giovane di Francesco I potrebbe costituire un impedimento alla profonda azione “purificatrice” che è chiamato ad adempiere, la sua estraneità alla Curia romana e al grumo di potere che vi si è ossidato intorno (causa non ultima – ne siamo convinti, anche in base ad attendibili testimonianze raccolte – dell’abdicazione di papa Ratzinger) dovrebbe rendergli più facile – o, almeno , meno arduo – il compito di rimettere le cose “a posto”, con un’adeguata “pulizia”.
Per il resto, valgono anche per noi le impressioni che i tanti romani (e gli altrettanti stranieri – ma chi è veramente “straniero” a Roma, la capitale del mondo?!) hanno istintivamente avvertito la sera del 13 marzo dell’anno del Signore 2013: la pioggia che, battente per tutto il giorno, ha cessato improvvisamente di cadere poco prima che il neoeletto si affacciasse al balcone; le preghiere che il papa ha voluto recitate insieme al suo popolo; quella insistenza sull’orazione, chiesta innanzitutto perché Dio lo benedicesse; il ringraziamento a Maria; un senso di affettuosa cordialità, così tipica della mentalità iberica, ed infine il riferimento ai “fratelli cardinali” che “sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo”: una battuta spiritosa, all’apparenza, ma che, se ben meditata, esprime appieno quella cattolicità, quell’universalità, quell’anelito ad annunciare il Vangelo fino ai confini della terra, come Gesù ci ha comandato.

Siro Mazza

Cari amici,
una prima impressione per l'elezione di Papa Francesco. Su 30Giorni ho letto più volte interviste a Bergoglio. Un Pastore d'anime vicinissimo ai poveri, molto duro contro l'arroganza dei ricchi, pur senza cadere nella teologia della liberazione. L'altra sera, domenica sera, a Messa dicevo al mio sacerdote, che è argentino, "vedrai che sarà Bergoglio". Lo speravo proprio perché è ora che si levi forte la voce della Chiesa contro l'economia ingiusta dell'occidente. Papa Benedetto lo ha fatto e chi ne dubita è solo perché non ha letto o non ha letto tutto quanto ha scritto o detto. Ma ora con Bergoglio con quel nome scelto, che è tutto un programma, siamo forse davanti ad una svolta che porterà grandi dispiaceri a tutti i cons, neocons, e catto-cons. Il che mi fa godere in anticipo per lo smacco di questi ipocriti farisei. Ma nessuno pensi, appunto, ad un Papa progressista. La stampa ricorderà solo che è stato '"antagonista" di Ratzinger nel precedente conclave. Ma Papa Francesco appena eletto ricorda e prega per Papa Benedetto, smontando certi schemi. Papa Francesco è di una spiritualità tipicamente ispanico-latinoamericana, la spiritualità di Guadalupe, la spiritualità dell'indio che accoglie la fede ma anche delle radici italiane da cui egli proviene. E' da questa spiritualità, anche gesuitica, che deriva la sua attenzione ai poveri, ai deboli, agli ultimi. Non da ideologie progressiste. La mia speranza è che questo novello Francesco, come l'altro, salvi la chiesa dimostrando che Maestosità e Povertà nella Chiesa sono tutt'uno e che la Chiesa, per quanti compromessi le vicende storiche possano costringerla, non è la corifea del catto-capitalismo come purtroppo certa letteratura interessata ha provato, sin dai tempi di Giovanni Paolo II, a dipingerla in funzione solo anticomunista.
Preghiamo per Papa Francesco e per il Papa emerito Benedetto, perché Dio sa essere spiritoso e ci ricorda che che Tradizione e Giustizia sono una cosa sola.

Luigi Copertino

Caro Copertino,
ritengo assai centrato il suo commento alla elezione del nuovo Papa, il gesuita argentino d’origine italiana Cardinal Bergoglio. Vedo in lui un segno provvidenzale di continuità con il precedente pontificato, sia pure mediante modalità diverse inerenti alla personalità del nuovo Pontefice: Francesco è succeduto oggi a Benedetto,  quasi seguendo – in impressionante e significativa analogia storica-  Benedetto  da Norcia e Francesco d’Assisi. Chi ha voluto, con  subliminale mala fede,  mettere Berglioglio come  concorrente di Ratzinger nel conclave del 2005, ha ignorato che allora Bergoglio, al terzo scrutinio indossò i suoi voti a Ratzinger, divenendo cosí il garante della sua altissima votazione (com’è stato ormai accertato), per cui il fatto che il conclave del 2013 abbia eletto Pontefice colui che nel conclave precedente era per voti il primo dei non eletti, avvalora la  proiezione di un pontificato sull’altro. Chi conosce l’azione del cardinal Bergoglio quale arcivescovo di Buenos Aires, sa che il porporato, assai sensibile verso la povertá materiale, è persona  umile d’animo, ma di spirito forte; il che  fa presumere che sia in grado di  spogliare la Chiesa Romana degli ulteriori residui di potere temporale, per innalzarne vieppiù la grandezza spirituale, mediante la centralità dell’evangelizzazione.
Lo vedo come un Papa riformatore della Curia, alleggerendone le strutture, ma fermo nel  conservare il patrimonio dogmatico e liturgico della Chiesa.
Si sa che a B.Aires, come arcivescovo viaggiava in autobus, ma sempre con l’abito talare, mai  in clergiman. Anche questo è un segno che la dice lunga.  Benedetto XVI aveva sostituto la tiara  nel suo stemma pontificale, con la mitria vescovile  (segno simbolico di profondo significato);  Papa Francesco ha immediatamente sottolineato,  appena eletto, di sentirsi Pontefice della Chiesa universale in quanto  Vescovo di Roma. Anche in questo percepisco un nuovo segno di continuità tra la  extra-ordinarietá del Pontificato  che inizia oggi (a cominciare dal nome assunto dal nuovo Pontefice) oggi, con i precedenti di Pio XII e Benedetto XVI.

Primo Siena



Ognuno ha il pistolero dei suoi tempi, io ho Clint Eastwood che era solito dire: "le opinioni sono come le palle, ognuno ha le proprie". Quindi vado ad esprimere le mie, di opinioni ma anche di palle, relativamente alle mie personalissime "sensazioni" su nuovo pontefice: Premesso che se Dio ce l'ha mannato se lo tenemo...
Ho sempre avuto grande stima della Compagnia di Gesù, se mai avessi avuto la vocazione avrei scelto i Gesuiti quindi un PAPA NERO mi fa piacere. Mi piace che si sia scelto il nome Francesco, almeno non è stato banale, anche se non sopporto la "vulgata" pietistica
di un San Francesco hippy ecologista poverello ignorante.... fatemi il piacere, uno che scrive ciò che ha scritto Francesco è un intellettuale di altissimo livello. Non amo i paesi dell'America Latina, fatevene una ragione, la mia formazione culturale è e resta schifosamente europea e soprattutto franco anglofona, oltreché italiana naturalmente, quindi avrei certo preferito un Dolan od un O'Malley che sanno di erica, whisky e polvere da sparo. Non conosco nulla di Francesco, magari tra qualche tempo muterò opinione. Mi piace un papa che fa dire il Pater Ave Gloria a tutti. Non mi piace un papa che continua a dichiararsi vescovo. Ma non mi piace un papa che si inchina davanti al popolo.  Lo so, io sono fissato con i bei paponi del Rinascimento, con i Borgia, con Paolo IV, con Clemente, Leone e Sisto V, tutta gente che, a proposito di palle, ne teneva spesso quattro a forma di dodecaedro (no con Giuliano Della Rovere no, perché era il "nemico naturale", un savonese che ha voluto distruggere l'antica basilica costantiniana di San Pietro soltanto per il proprio desiderio di egocentrismo). M'era simpatico Pio IX, piaceva persino ad Oscar Wilde, e poi Pacelli.
Lo so, anche in questo sono anacronistico e reazionario, vorrei un Papa Re, un Papa col triregno e la sedia gestatoria... spero che Malachia (che appunto era irlandese e non di Bahia) c'avesse ragione... almeno questo è l'urtimo e dopo s'annamo tutti.

Dalmazio Frau
 

4 commenti:

  1. Son sicuro di una cosa, Sua Santità Francesco non mollerà, andrà fino in fondo nell'opera di pulizia della corte principesca, ramazzando vanagloriosi e carrieristi. I vescovi di Viterbo succedutesi da 40anni ad oggi, non li ho mai visti camminare tra la gente, al contrario erano sempre presenti ad inaugurazioni di banke - a Vt ce ne sono 80 - e altre amenità sociali. Mi risulta che il cardinal Bergoglio passa molto del suo tempo insieme ai barboni, cartonados, alla povera gente. Non viaggia in limousine né ha segretari e autisti in livrea. Mi pare uno stile morigerato e semplice, come un prete e un gesuita dovrebbero tenere normalmente. Immagino che non indosserà ermellini né addobbi imperiali. Evviva il papa. Abbiamo bisogno di una guida coerente col messaggio evangelico e che ha in San Francesco l'esempio. Confido che nel mondo cristiano ci sia una nuova aurora, che la Chiesa non stia più a braccetto - i vertici in primis - con i potenti di questo mondo, che non si sporchi più le mani in tresche bankarie.
    Sua Santità non ha mai appoggiato, da quanto mi risulta, la teologia della liberazione, ed è un bene, sebbene tali fenomeni vanno contestualizzati, è di sana dottrina ma bada più alla sostanza che alla forma. Non si nasconde dietro le parole, ma va' dritto al centro delle cose. Bene. Sosteniamolo, avrà bisogno di tutto il nostro appoggio, perché si farà molti nemici, fuori e dentro la Chiesa.

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  2. Le impressioni su questo nuovo Papa Francesco I sono davvero ottime.

    Non posso che ribadire anch'io, le stesse sensazioni, emozioni e pensieri che vedo condivisi da tanti altri credenti, per l'annuncio di Papa Bergoglio.

    Il suo sorriso e la sua benevolenza sono contagiosi oltre chè, spontanei e genuini.
    E' sembrato trovarsi di fronte più un amico che un Papa. La scelta del nome 'Francesco' è poi chiaramente la sorpresa più grande e bella, per chi spera ad una Chiesa più umile, povera e santa, anzichè potente e secolarizzata.

    Unico neo, le voci riguardanti la sua collusione con la dittatura militare argentina. Ma a riguardo è impossibile ora dire se si tratti solo di calunnie o se vi sia del vero.
    In fondo anche su Ratzinger si rimarcò la sua appartenenza alla gioventù hitleriana, che pur essendo vera, era avvenuta da bambino e chiaramente senza possibilità di scelta.

    Di più per ora, non credo si possa dire.

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  3. E' sembrato trovarsi di fronte più un amico che un Papa.

    E' proprio questo il problema. Anche a me non piace un papa che si inchina dinanzi al popolo. Condivido il parere di Frau, in parte quello di Copertino, mentre non capisco come si possa sperare nella conservazione del patrimonio liturgico-dottrinale ad opera di questo papa (o vescovo di Roma?).

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    1. Capisco chi vorrebbe un Papa autoritario o un Papa 'Ispettore Callaghan' ma...senza offesa, amico non vuol dire che se lo incontro per strada gli do del 'tu', scambiando il 'cinque' con lui.

      Per me 'amico' vuol dire sentirlo più vicino alla gente, finalmente 'uno di noi' nel senso positivo (e non come al solito deteriore e infero), uno che soffre e vive la vita che viviamo noi: povera plebaglia.

      L'essersi inchinato al popolo è stato gesto di umiltà, non capisco perchè dia tanto fastidio.

      Il fatto che abbia per ora rinunciato a certi 'agi formali' tipici del Vaticano (niente croce d'oro, viaggio in autobus con gli altri cardinali, tentare di pagare l'albergo, etc), mi è sembrato sinceramente segno di semplicità e umiltà. Segno che non può che far bene alla Chiesa di oggi.

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