23/12/11

Sul Santo Natale



di Antonio Martino

“Ora , mentre si trovavano in Betlemme, si compirono per Maria i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo”.

Il Natale è vissuto dai più come un momento qualunque, una pausa dal lavoro o un evento commerciale ma da quando le comunità umane sono esistite il concetto di festa, cioè sospensione della normale attività quotidiana, ha sempre richiamato il Sacro. La festa sacra ha la funzione di concentrare l’attenzione su qualcosa di Altro, che trascende la realtà e che ne supera i limiti. A prescindere dalle idee personali in merito a Dio, la sacralità della festa impone a ognuno di noi un attimo di riflessione, quanto meno delle domande. Perché l’evangelista Luca, ad esempio, ci dice che Gesù viene deposto in una mangiatoia? perché nell’albergo non c’è posto?

La scrittura sacra, come ricorda Dante nel Convivio, è soggetta a 4 modi o livelli di lettura: letterale, morale, allegorico e anagogico. Ed è proprio sulla scia di questa classificazione che i Padri del Cristianesimo hanno sempre letto le pagine della Bibbia, con l’occhio di chi non cerca solo una favola, un insegnamento morale o un pezzo di storia ma con la vista lunga di chi cerca sé stesso. Solo quando si capisce che il Vangelo parla a noi e di noi se ne coglie l’immensa profondità e la portata trasformatrice. La prima cosa su cui bisognerebbe soffermarsi è l’idea assurda per cui Dio si incarna presso una povera fanciulla di Nazareth e nasce in una mangiatoia, nel silenzio e in disparte, al cospetto dei soli pastori - ritenuti gli “ultimi” e “impuri” per via del loro contatto con le bestie e dell’impossibilità di santificare le feste. ( Ci sarebbe tanto da riflettere su chi sono i pastori di oggi, gli ultimi che guardiamo con disprezzo ma i soli che riconoscono Gesù che nasce). L’assurdità di tutto ciò ricalca l’assurdità del comandamento di porgere l’altra guancia, di amare i propri nemici e pregare per loro, di vedere Dio che lava i piedi ad un gruppo composto da un ragazzino, dei pescatori ed un traditore. Una dottrina che insegna ad innalzarsi umiliandosi – ma solo agli occhi degli stolti e dei superficiali cui interessa l’onore della terra e non quello del Cielo - è una dottrina che rispecchia il modo di pensare e agire di Dio, “le mie vie non sono le vostre vie” dirà Isaia, che fa vedere come disumanizzarsi – in senso positivo – come porsi sul piano superiore a quello dei potenti e degli arroganti di questo mondo che credono di dominare ma che sono come burattini nelle mani della storia e degli eventi. Nello specifico il senso della deposizione di Gesù nella mangiatoia afferma chiaramente che per essere cristiani, ossia seguaci ed imitatori di Cristo, occorre che il proprio cuore, sede dei desideri “dove è il vostro tesoro lì è il vostro cuore”, sia come una mangiatoia, come una grotta.

Immaginare come fosse la mangiatoia dove nacque Gesù non è molto difficile, basta avere davanti agli occhi un paesino immerso nelle campagne di un migliaio di anime, in pieno inverno. Caratteristiche della mangiatoia sono il freddo, la nudità delle pareti e della costruzione - solo ciò che è semplice ed essenziale - la presenza degli animali che compiono il lavoro duro nei campi – umiltà - certamente un po’ di cattivo odore – convivenza e accettazione dei propri limiti. La mangiatoia è il luogo dove Gesù nasce, ed il nostro cuore per ospitare Gesù deve essere come quella mangiatoia: umile, spoglio, essenziale, semplice, libero! Ciò non vuol dire per forza di cose consacrarsi alla povertà esteriore più totale, quanto vivere e non farsi vivere dalle cose, perché quando viviamo in funzione delle cose (lavoro-carriera, sport-fisico, oggetti-possesso, piacere etc.) il nostro cuore è così pieno da non poter dare spazio all’azione di Dio:n questo è il peccato non altro, scegliere un “Io” finito e mutevole al posto del “Dio” eterno ed immutabile. Solo chi sa guardare all’Essenziale, quel qualcosa per cui la nostra ricerca si ferma ed esclama “mi basta” e la nostra fame dice “ora sono sazio”, può essere come la fredda grotta di Betlemme.

Quanto detto ci conduce naturalmente a leggere in questa chiave la frase successiva e cioè “perché in albergo non c’era posto”, chi o cosa è l’albergo? E perché non c’è posto? L’albergo, apparentemente comodo e accogliente, è il cuore dell’avido, dell’impuro, del geloso, dell’uomo pieno di sé, dell’arrivista così pieno da non avere spazio per Gesù, per l’Essere, per il Verbo fatto carne, cioè la Parola di Dio, cioè l’origine della realtà. Nell’albergo di Betlemme in cui ai tempi c’erano gi uomini e le donne mobilitati dal censimento mondiale di Cesare, e troppo attaccati alla comodità per fare spazio a Maria, oggi ci sarebbero uomini d’affari, managers, economisti, scienziati, professionisti, politicanti, noi tutti forse richiamati a essere “schedati” dal mondo della rete che ci dice a quali modelli omologarci: la carriera, il vizio, il centro commerciale etc. tutti figli del mondo che appartengono ad esso e determinano in piccola o grande scala, crisi, fallimenti, ingiustizie, infamie. L’albergo è come la società fondata sul consumismo che sulla base dell’equazione dare lavoro = creare consumatori, non ha tempo di pensare a Gesù perché è troppo impegnata ad addobbare le vetrine, a vendere, comprare, imbottirsi di cibo e alcool, lamentandosi naturalmente della crisi. Verrebbe da lodarla la crisi, verrebbe da dire santa crisi! che ci aiuterai forse ad apprezzare l’essenziale, a spogliarci del superfluo, a fare e ricevere la carità che rende fratelli. L’augurio più grande per questo Natale è dunque quello di essere capaci di aprire la porta del proprio cuore a quella giovane ragazza che sta bussando, chissà da quanto tempo, e che chiede di poter partorire il suo bambino e trasformaci da albergo pieno di nulla e tristezza a grotta colma di gioia e luce.

In sintesi la scrittura essendo eterna ci insegna che Maria e Gesù sono realtà della nostra anima, REALTA’ E NON SOGNI O IMMAGINAZIONI, e che per ospitarli occorre essere semplici, umili, miti, nudi cioè trasparenti, robusti e forti nella fede!

Buon Natale.


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