27/11/08

Solidarietà ad Alberto Rosselli


Il giornalista-scrittore genovese Alberto Rosselli come Roberto Saviano, autore di «Gomorra»
Qualcuno non ha gradito il suo saggio storico sull'olocausto per mano dei Turchi nel lontano 1915

di Rino Di Stefano

Il Giornale (Liguria Cronaca), Domenica 23 novembre 2008, p. 56

Roberto Saviano non è l’unico scrittore ad essere stato minacciato di morte per aver scritto un libro. Anche a Genova abbiamo un caso di questo genere. È pur vero che il giornalista napoletano, per sua stessa ammissione, non aveva valutato appieno le conseguenze della pubblicazione del suo libro «Gomorra». E dopo, soltanto dopo, si è reso conto a sue spese che il prezzo del successo era rinunciare alla vita, sotto scorta 24 ore su 24, con la costante paura di finire un giorno nel mirino della pistola di un camorrista. In Liguria, invece, abbiamo un altro scrittore che, occupandosi da sempre di storia, mai più pensava di suscitare una reazione del tipo Saviano solo per essersi occupato del dramma di un popolo avvenuto nell’ormai lontano 1915 in quel di Turchia:il massacro di un milione e mezzo di armeni in Anatolia. Secondo la Convenzione dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite, quello sterminio «è da considerarsi come il primo genocidio del XX secolo». Ed è proprio su questi fatti, accertati da più fonti storiche, che il giornalista-scrittore genovese Alberto Rosselli ha scritto il libro «L’olocausto armeno», pubblicato dalle Edizioni Solfanelli di Chieti.
Il volume, 96 pagine di piccolo formato con un costo di 7,50 euro, vuole essere la testimonianza di come il piano di eliminazione di un intero popolo, non era soltanto il prodotto della politica attuata dal «sedicente partito progressista dei Giovani Turchi, ma traeva le sue profonde origini dalle antiche e mai del tutto sopite contrapposizioni tra la maggioranza musulmana turco-curda e la minoranza cristiana armena». Rosselli, da buon cronista storico, si limita a riportare ciò che avvenne in quei terribili anni. E dice, per esempio, che lo sterminio dei cristiani anatolici è già stato riconosciuto dal governo d’Israele nel 1994, dai Parlamenti russo, bulgaro e cipriota nel 1995, dal Vaticano e dal Parlamento Europeo nel 2000. Fatti accertati, dunque, e certamente nessun particolare mistero rivelato. Soltanto un’accurata e ampia ricostruzione delle vicende storiche che ha portato l’Europa a imporre «il riconoscimento del genocidio da parte di Ankara» quale condizione imprescindibile per l’integrazione turca nella UE.
«Il libro - racconta Rosselli - uscì nel 2007. Dopo alcuni mesi cominciai a ricevere a casa telefonate minacciose, sia nei mie riguardi, sia verso mia moglie. Voci sempre diverse ci dicevano che eravamo dei bastardi, che ci avrebbero ucciso e così via. E alle telefonate seguirono anche messaggi dello stesso tono via e-mail. A quel puntomi recai in Questura a denunciare il fatto, ma fu inutile. Pare, infatti, che le telefonate vengano dall’estero, così come le e-mail. In pratica, mi suggerirono di lasciar perdere e di non dare un peso eccessivo alla cosa. Il punto è che questi signori rivelano di conoscere perfettamente le mie mosse e quelle di mia moglie. Sanno persino che ho un cane e come si chiama. E questo può significare solo una cosa: da un anno mi controllano da vicino».
La situazione che più ha spaventato Rosselli è avvenuta sabato 27 settembre, cioè il giorno in cui a Anguillara Sabazia, amena cittadina sul lago di Bracciano, in Lazio, stava ricevendo il Premio letterario internazionale Arché, proprio per il suo libro «L’Olocausto Armeno». L’anno prima aveva vinto lo stesso premio per il saggio «Sulla Turchia e l’Europa». Quel pomeriggio, mentre si trovava in un albergo della zona, una voce con accento straniero lo ha chiamato al telefono della stanza e ancora una volta lo ha minacciato di morte, coprendolo di insulti. L’ultima volta in cui ha ricevuto queste minacce è stato domenica 26 ottobre, sul suo cellulare, mentre stava recando a Palazzo Tursi per partecipare al dibattito organizzato dal senatore Enrico Musso (Pdl) sul progetto del sindaco Marta Vincenzi di costruire una moschea a Genova.
Ma che cosa dice di tanto sconvolgente il libro di Rosselli perché il suo autore venga minacciato di morte da terroristi internazionali? Nulla che non sia già stato accertato in sede storica. Per esempio, racconta di quando, già nel biennio 1894-1896 le milizie ottomane, affiancate da quelle curde, rasero al suolo 2500 villaggi armeni sterminando circa 300mila persone tra uomini, donne, vecchi e bambini. Sempre nel 1896 il sultano Abdul Hamid ordinò quella che è passata alla storia come la «strage di Urfa». Le milizie del sultano costrinsero circa 3mila armeni terrorizzati a rifugiarsi nella locale cattedrale, alla quale poi diedero fuoco, causando la morte di tutti i fedeli. Non contenti, rapirono anche 100mila donne e costrinsero un egual numero di cristiani a convertirsi all�Islam. Ma il genocidio vero e proprio, racconta Rosselli, fu progettato nel 1913 quando il comitato centrale dei Giovani Turchi «pianificò il genocidio attraverso la messa a punto di un’efficiente struttura paramilitare, l’Organizzazione Speciale (OS), coordinata da due medici, Nazim e Shakir». In un intervento del 25 marzo 1915, il dottor Nazim, segretario esecutivo del comitato, disse: «La Jemiet (Assemblea) ha deciso di salvare la madrepatria dalle ambizioni di questa razza maledetta (gli armeni) e di prendersi carico di cancellare questa macchia che oscura la storia ottomana. La Jemiet, incapace di dimenticare tutti i colpi e le vecchie amarezze, ha quindi deciso di annientare tutti gli armeni viventi in Turchia, senza lasciarne vivo nemmeno uno, e a questo riguardo è stata data al governo ampia libertà d’azione». Il primo eccidio avvenne il 24 aprile l915 quando 500 esponenti del Movimento Armeno vennero incarcerati e strangolati col fil di ferro. In un rapporto del 1917 l’ufficiale medico tedesco Hans Stoffels riferì di avere osservato a Mosul (Irak settentrionale) interi villaggi armeni con migliaia di corpi in decomposizione. «I bambini - racconta - precedentemente violentati, sodomizzati e torturati nei modi più orrendi». Poi inventarono «l’utile combustione»: i prigionieri armeni venivano buttati vivi dentro le caldaie delle locomotive per fornire energia addizionale ai mezzi. L’ultimo sterminio, racconta sempre Rosselli, avvenne nel 1922 a Smirne, quando il nuovo regime repubblicano di Kemal Ataturk, che continuava a negare il massacro, fece uccidere circa 100mila civili greci e armeni.

«L’Olocausto Armeno» di Alberto Rosselli, Edizioni Solfanelli, 96 pagine, Euro 7,50.

lettorespeciale@rinodistefano.com

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