22/01/24

Le lettere di Panunzio ad Attilio Mordini sul Club del sapere filosofico

EDIZIONI: Solfanelli GENERE: saggi e corrispondenza PAGINE: 96 PERSONAGGI DA RICORDARE: Silvano Panunzio, Attilio Mordini FRASE MOTIVAZIONALE: «Il compito dello scrittore è di illuminare. A sua volta l’illuminazione serve per l’edificazione dei lettori e non per un fuoco pirotecnico.» PERCHÉ LEGGERLO: Panunzio e Mordini si prodigarono per rinsaldare fede e cultura, arginando un movimento di fuoriuscita dalla Chiesa determinato da quelle correnti di gnosticismo spurio che promuovevano la superiorità spirituale dell’Oriente sull’Occidente. Dopo più di mezzo secolo il valore del loro impegno intellettuale rimane intatto e inalterato e questa ennesima iniziativa editoriale intende testimoniarlo. CONTENUTO E CITAZIONI DEL LIBRO: Queste Lettere ad Attilio Mordini (1954-1960) scritte da Silvano Panunzio (nelle quali mancano quelle in risposta del Mordini) testimoniano del percorso culturale e spirituale seguito da questi due esponenti del pensiero tradizionale cattolico del Novecento, «attratti dal pensiero anticonformista e antimoderno e dall’esoterismo». Sono anni, questi della corrispondenza, in cui c’è un gran fermento di idee e progetti. Nascono infatti riviste, periodici, bollettini e scuole di giornalismo, fra cui la fiorentina di area cattolica L’ultima (1946), ispirata a Giovanni Papini e Ferdinando Tirinnanzi. Religione e Fede in Maimonide è l’articolo con cui Mordini vi esordisce, destando l’interesse e la curiosità di Silvano Panunzio, allora direttore (insieme con il fratello Vito) della rivista mensile sindacal-rivoluzionaria “Pagine Libere”, alla quale gli propone di collaborare: «Fin d’allora desiderai di conoscerLa di persona perché m’ero subito reso conto che Ella aveva curato di acquisire una formazione tradizionale; cosa, purtroppo sì insolita tra i cristiani, i quali non una ma due volte “dovrebbero esser maestri”.» I due studiosi hanno sì affinità intellettuale e intesa umana – “l’amicizia ben fondata è una perla da tesoreggiare”, soleva ripetere il Mordini – ma ben presto dovranno far fronte a differenze piuttosto importanti. «Si sentivano [Panunzio e Mordini] fraternamente vicini in un’unità di mente e di cuore, ricchi di concretezza intuitiva, lontani da chi tendeva a ridurre il cristianesimo a un’etica, e da una cultura di “gente confusa” dai veri desideri di beni che “servano al progresso”.» Ambedue difendono la «Dama cavalleresca» (alias, la Verità), la Scrittura insegnata dalla Chiesa – che è spirito e vita – dal becero letteralismo dei protestanti: «La Scrittura come viene insegnata dai protestanti è mero letteralismo; la Scrittura insegnata dalla Chiesa, nella sua tradizione pur solo liturgica, è invece spirito e vita. […] Persino Gioberti notò che l’insegnamento protestante della Scrittura è cosa morta, mentre quello organico della Chiesa è vivo; e persino Mazzini ammise nel cattolicesimo la tradizione e nel protestantesimo l’anarchia.» I loro universi sono sì separati, procedono sì su due binari paralleli, ma l’obiettivo e la mèta sono i medesimi: rinsaldare nella fede cristiana innumere giovani e salvarne altrettanti dal pernicioso abisso del nichilismo senza ritorno. In questo modo soltanto possono realizzarsi le realizzazioni interiori e spirituali. Dal 1957, le divergenze tra i due prevarranno sempre più fino a quando, nel 1960, i rapporti (beninteso formali) s’interrompono e seguono cinque anni di silenzio, sebbene – ed è importante dirlo – stima e intesa fraterna non vennero mai meno. «Poiché è impossibile l’interdipendenza delle iniziative, cercherò di mantenere rapporti di buon vicinato.» Antonietta Florio

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