30/11/24
Attilio Mordini: Lettere a Maria
29/10/24
"Il Talebano": intervista ad Aldo La Fata
LE INTERVISTE TALEBANE: ALDO LA FATA
Posted on 28 Ottobre 2024 by Il Talebano in Attualità, Slide // 0 Comments
Il concetto di Homo religiosus, reso celebre da Mircea Eliade e ulteriormente sviluppato da Julien Ries, costituisce un faro imprescindibile per chi intende riflettere sulla natura profonda dell’essere umano e sulle radici della sua identità. Sebbene spesso associato a correnti identitarie, questo concetto acquista una sfumatura peculiare quando lo si inquadra nel pensiero di questi due grandi studiosi.
Eliade e Ries ci invitano a considerare il patrimonio mitico, simbolico e spirituale non come un mero prodotto storico, ma come un’espressione di una realtà più profonda, metastorica e metatemporale. In altre parole, il sacro, inteso come dimensione trascendente che permea ogni cultura e ogni individuo, trascende le contingenze storiche e le mode del momento.
Da questa prospettiva, le visioni riduttive e ideologiche che spesso caratterizzano le discussioni sull’identità rischiano di impoverire la riflessione sulla spiritualità umana. È fondamentale, invece, confrontarsi con studiosi in grado di integrare la dimensione storica e quella trascendente, offrendo così una comprensione più completa e articolata della nostra identità.
È con grande piacere che oggi accogliamo Aldo la Fata, allievo di Silvano Panunzio e direttore della rivista “Il Corriere metapolitico”. La sua eredità intellettuale, unita alla sua profonda conoscenza delle opere di Eliade e Ries, ci permetterà di approfondire ulteriormente questi temi e di riflettere sul ruolo che la spiritualità può svolgere nella costruzione di una società più giusta e umana.
In un’epoca caratterizzata da un crescente individualismo e da una perdita dei riferimenti tradizionali, il concetto di Homo religiosus ci invita a riscoprire il senso di appartenenza a una comunità più ampia, radicata in valori condivisi e in una visione del mondo che trascende l’individuo. La difesa dell’identità, intesa in questo senso, non è un atto di chiusura verso l’altro, ma piuttosto un’affermazione della nostra umanità comune e della nostra capacità di trascendere i limiti della nostra finitezza.
Dottore La Fata, voglio ringraziarla per la sua disponibilità e chiederle di illustrare ai nostri lettori il suo percorso intellettuale.
Volentieri, ma non prima di aver ringraziato il “Talebano” per l’ospitalità concessami e per l’attenzione riservata al pensiero e all’opera di Silvano Panunzio. Circa il mio percorso intellettuale e spirituale (non posso separare l’uno dall’altro), dirò che esso ha a che fare con quello che il filosofo Julius Evola – altro autore e studioso a al quale devo molto – ebbe a definire “impulso alla trascendenza”. Questo impulso, che nel linguaggio cristiano potremmo chiamare “vocazione”, ha influenzato in modo determinante i miei orientamenti e le mie inclinazioni intellettuali, in particolare il vivo interesse per lo studio comparato delle religioni. Avevo circa quindici anni quando venne pubblicata la prima edizione italiana della “Storia delle credenze e delle idee religiose” di Mircea Eliade, in tre volumi. Ricordo che quella lettura fu decisiva per me, segnando una svolta nelle mie ricerche e nei miei studi successivi. Se ben ricordo, scoprii Eliade proprio grazie a Evola, che fu il mio primo riferimento letterario. Nella biblioteca di mio padre trovai alcuni dei suoi libri, che attrassero immediatamente la mia curiosità di giovane lettore, affamato di conoscenza. Li lessi con grande avidità. Tutti gli autori che Evola citava nei suoi libri furono oggetto del mio interesse e cercai di metterne insieme quanti più ne potevo. A cominciare da René Guénon. Eliade venne appena dopo. Saggi e romanzi. Questi ultimi soprattutto mi appassionarono. Era l’Eliade “esoterico” a colpirmi, quello capace di esprimere nelle sue opere narrative ciò che il più formale storico delle religioni riusciva abilmente a nascondere nelle sue trattazioni accademiche. Sarebbe lungo elencare tutte le mie esplorazioni librarie, ma in sintesi posso dire che, negli anni, mi sono orientato con convinzione verso quella che potremmo chiamare la corrente “tradizionale”, seguendo le orme di Evola, Guénon, Schuon e altri studiosi di questa linea di pensiero, tra cui Panunzio e Mordini. È una prospettiva che, dal mio punto di vista, tenta di conciliare le più elevate visioni spirituali delle religioni tradizionali dell’umanità (senza escluderne alcuna) con il sapere umano, anche accademico, in un raro e prezioso sforzo di sintesi. Due grandi mediatori di questa operazione culturale “provvidenziale” sono stati proprio Eliade e il teologo e antropologo religioso Julien Ries. Pur non essendo gli unici, il loro contributo resta, a mio avviso, quasi ineguagliato.
Vuole spiegare ai nostri lettori chi era e l’importanza di oggi di Silvano Panunzio?
Conobbi Silvano Panunzio dopo aver letto il suo capolavoro “Contemplazione e Simbolo, summa iniziatica orientale-occidentale”, pubblicato nel 1976. Quell’opera in due volumi, per un totale di circa settecento pagine, mi colpì profondamente. Nonostante le mie letture rischiose iniziate molto presto, sono sempre rimasto cattolico, e nessun autore è mai riuscito a sradicare o compromettere la mia fede. Non saprei spiegarne esattamente le ragioni, ma credo che qualcosa di molto profondo in me mi abbia sempre impedito di deviare verso altre strade, nonostante l’attrazione che ho sempre provato, in particolare, per il buddhismo stoico di Evola. L’opera esoterica di Panunzio, cattolico come me, mi risultò quindi immediatamente congeniale. Panunzio, figlio del noto giurista Sergio Panunzio (1886-1944), si interessò anche lui fin da giovanissimo di esoterismo e religioni e sulle orme del padre cercò di conciliare questi saperi con gli studi politici (presa appunto una laurea in Scienze Politiche). Da qui la “metapolitica”, vichianamente una “scienza nuova” che secondo le sue intenzioni avrebbe dovuto affiancare la “metafisica tradizionale”. La sua grande intuizione, che condivido pienamente e che, dopo la sua scomparsa nel 2010, ho cercato di portare avanti con la rivista di studi universali “Il Corriere metapolitico” – nata dalle ceneri della rivista panunziana “Metapolitica”, di cui fui per un decennio caporedattore – fu quella di comprendere che l’individuo non si salva da solo. La sua peregrinazione terrena si compie come uomo fra gli uomini, in un contesto collettivo, e la sfida consiste nel trovare il modo di far cooperare tutte le energie umane verso un fine che sarà necessariamente comune. Naturalmente, qui posso solo semplificare una visione che trova molti punti di contatto con le tradizioni universali, in particolare con il cristianesimo. Non a caso, Panunzio definì la metapolitica come “escatologia civile”. La Dottrina sociale della Chiesa rappresenta una chiave per comprendere questa metapolitica, anche se non è l’unica. In ogni caso, invito chi volesse approfondire questo approccio a leggere i due corposi volumi di Panunzio, “Metapolitica, dalla Roma eterna alla Nuova Gerusalemme”, recentemente ristampati dall’editore Iduna (2019), oppure il più breve testo di scritti panunziani da me curato, “Che cos’è la metapolitica” (Solfanelli, 2023).
L’importanza di Panunzio oggi si spiega facilmente. Credo che egli abbia colto, meglio di altri autori del medesimo orientamento, le radici dei mali che affliggono l’umanità, tracciando una via percorribile per chi desideri uscire da tale impasse. È fondamentale partire dalle proprie radici culturali e spirituali; chi tenta di prescinderne rischia inevitabilmente di smarrirsi o di evadere dalla realtà. Oggi siamo certamente più consapevoli di una condizione collettiva di sradicamento, un fenomeno che forse ai tempi di Panunzio era meno avvertito e che rende la situazione più complessa per tutti. Tuttavia, resta essenziale partire sempre da un “centro”, e questo centro è quello in cui siamo stati collocati, per nascita, per ventura, o per un disegno trascendente di cui non conosciamo l’origine, ma che siamo chiamati a riconoscere e considerare.
Come valuta la figura di Attilio Mordini?
La valuto molto bene. Sono da sempre un estimatore del “cattolico ghibellino”, fin da quando scoprii la sua opera leggendo la rivista di comparazione e sintesi “Excalibur”, pubblicata verso la fine degli anni Settanta. Ho scritto di Mordini nell’introduzione a una piccola raccolta di lettere di Panunzio indirizzate al nobile fiorentino, di cui fu amico e, in un certo senso, maestro (“Lettere a Mordini”, Solfanelli, Chieti 2024). In quella sede, sottolineavo le differenze tra i due studiosi, ma anche gli importanti punti di convergenza. Molti ritengono che Mordini oggi non abbia più molto da dire e che la sua opera sia superata, inattuale. Tuttavia, io non la penso così.
Tutto dipende da come lo si legge, e credo che essa vada interpretata per la straordinaria capacità di Mordini di trovare “segni” e simboli ovunque, persino tra le pieghe della storia. Con una grande intelligenza e intuizione, riusciva a trarne insegnamenti validi per l’oggi e per il domani. Ritengo che il vero cuore della sua attualità risieda nel suo “metodo”: un’ermeneutica tradizionale che attinge alla sapienza universale, facendo confluire questa conoscenza in un cristianesimo eterno, senza limiti o confini, né confessionali né religiosi (per quanto all’apparenza questi “limiti” possano sembrare evidenti a qualche lettore un po’ superficiale).
Questo approccio “universale” al pensiero e alla tradizione è quanto mai necessario oggi, e lo si ritrova in abbondanza nelle pagine di Mordini, anche laddove il suo pensiero appare più problematico o controverso. Penso che il lettore contemporaneo abbia il dovere di andare oltre i limiti che ogni opera, ieri come oggi, può porre, per trarre beneficio dall’essenziale che vi si trova contenuto. Chi riuscirà a cogliere questo essenziale, saprà scoprire in Mordini tesori di straordinaria bellezza e profondità.
Paolo Guidone
12/10/24
"Che cos'è l'esoterismo" nella recensione di Dario Noascone
Con Bruno Bérard e Aldo La Fata,
sulle tracce della vera Conoscenza
Il variegato mondo dell’esoterismo, sia esso antico o
contemporaneo, presenta spesso un panorama ai limiti della confusione, e chi si
avvicina all’argomento non può che rimanerne frastornato, quando non
scoraggiato. Questo accade sia che lo si faccia per sincera ricerca di
conoscenza, che per mera curiosità o persino – scelta scellerata – per mal
intesa autoaffermazione e presunta superiorità.
Mentre in quest’ultimo caso, tuttavia, è
frequente il ricorso a fantasiosi bricolage esoterici, chi davvero cerca una
via di conoscenza ed elevazione interiore implora spesso la presenza di opere
che siano in grado di fare chiarezza. Oggi, grazie alla preziosa opera “Che
cos’è l’Esoterismo”, recente pubblicazione per i tipi della Solfanelli che vede
coinvolti il filosofo metafisico francese Bruno Bérard e lo studioso e
ricercatore Aldo La Fata, uno dei più lucidi esperti contemporanei di
esoterismo e spiritualità, il desiderio degli aspiranti esoteristi – quelli
veri – sembra finalmente venire esaudito: a quanto pare, due nomi di
indiscutibile autorevolezza sono riusciti nell’immane impresa di rendere con la
dovuta semplicità concetti complessi per loro stessa natura.
In un mondo abituato alla semplificazione, la
“sorella idiota” della semplicità, che sottrae sostanza ai concetti in nome di
una facile fruibilità senza prospettiva, ci troviamo qui di fronte a un
capolavoro di semplicità vera, in grado di esporre argomenti sfidanti in modo
luminoso ed essenziale, senza sacrificare la complessità dei concetti ma
eliminando, quella sì’, la complicazione e ogni orpello “ad effetto”.
Raggiungere questa “difficile semplicità”
richiede senza dubbio grande familiarità con l’argomento trattato, e Bruno
Berard e Aldo La Fata si dimostrano brillantemente all’altezza del compito.
Nella scorrevole struttura dell’intervista, il primo, con elegante gioco
maieutico, pone al secondo domande cristalline a cui fanno seguito risposte
nette, mai fuorvianti o ambigue. Nella costante impressione che l’intervistato
si attenda esattamente quella domanda, e l’intervistatore conosca
preventivamente quale via prenderà la risposta, quindici capitoli scorrono con
una leggerezza sconvolgente, se consideriamo la densità dell’argomento
trattato, complice un’intesa perfetta tra le due parti che dà vita a un’elegante
e armonica danza di idee e concetti.
L’opera è elegante, ordinata nella sua
struttura: ogni capitolo vede il concetto di esoterismo confrontarsi con i
differenti campi dell’umano sapere e con le principali religioni, con le quali
i legami spesso sono così stretti da generare confusione…
Grande lavoro viene fatto, nei primi capitoli,
per distinguere l’esoterismo propriamente detto dai numerosi pseudo-esoterismi,
ampiamente diffusi nel mondo della ricerca spirituale, così come molta energia
intellettuale viene profusa per mettere in guardia gli aspiranti esoteristi dal
ricercare tali conoscenze solo per vanità o superbia.
Innumerevoli i “maestri” e gli ermetisti
antichi e moderni che vengono citati, da Pitagora a Dante Alighieri, da Guénon
a Evola, a Paolo Virio e a Silvano Panunzio, quest’ultimo particolarmente
legato a Aldo La Fata, di cui è stato guida e maestro.
In tutto questo emerge un’immagine (ri)pulita
dell’Esoterismo quale Via di perfezionamento dell’individuo, interconnessa con
religione (e religioni), filosofia e metafisica ma, nello stesso tempo,
indipendente nella sua realizzazione. Un esoterismo aperto a tutti coloro che
sono disposti ad accogliere con determinazione lo sforzo necessario a
percorrere questa Via, capace di mettere a dura prova ma anche di offrire
frutti di raro splendore. Infatti, nell’intento di ricondurre all’essenza
l’immagine dell’Esoterismo, spesso offuscata da vane sovrastrutture,
confusionari sincretismi e, ancor più, avvilita dalla vanità di chi lo ostenta
come certificato di superiorità intellettuale, le parole di Aldo La Fata
riportano la conoscenza esoterica alla loro essenza di Via spirituale, e
ponendo come condizione imprescindibile quella “buona volontà” di evangelica
memoria.
Sotto questo profilo è anche più chiaro il
titolo scelto per questa singolare guida a due voci. Non sfuggirà ai più il
titolo quasi banale scelto per l’edizione italiana che, comunque, in termini di
(voluta) ovvietà, viene superato dall’originale francese che suona come
“L’Esoterismo per tutti” … Un “per tutti” che rischia di risultare offensivo
per chi da una vita si dedica ad approfondite ricerche in ambito esoterico. Ma
a questo punto chi ha figli relativamente giovani potrebbe correre con la
memoria ad uno degli ultimi capolavori della Disney, quel magnifico
“Ratatouille” (premio Oscar 2008 come miglior film d’animazione) in cui un
piccolo topo diviene un grande chef.
Anche lì un celebre cuoco francese, poi
deceduto, aveva pubblicato un libro dal titolo “Chiunque può cucinare”,
mandando su tutte le furie i signori delle cucine francesi. Tuttavia, nel
discorso finale del perfido critico gastronomico Anton Ego, che ritroverà la
sua umanità proprio grazie a un piatto semplice come la ratatouille, risuona
una riflessione illuminante: “Non è vero che chiunque può cucinare, ma è vero
che un grande chef può nascondersi dietro a chiunque”.
Il confronto tra la dotta esposizione di Bruno
Bérard e Aldo La Fata e un film d’animazione per bambini può forse sembrare
irriverente, ma l’esempio è senza dubbio calzante: la via dell’Esoterismo non è
per tutti, ma un vero e sincero esoterista può nascondersi dietro qualunque
“uomo di buona volontà”.
La
faticosa via dell’esoterismo - Civico20 (civico20-news.it)
20/09/24
Una recensione di Alberto De Marchi al nostro libro "Che cos'è l'esoterismo"
Bruno Bérard, Aldo La Fata. Che cos’è l’esoterismo tra verità e contraffazioni
Recentissima traduzione in lingua italiana di un testo apparso in francese il 4 aprile scorso, L’ésotérisme pour tous (collana “Metaphisyque au quotidien” delle edizioni parigine L’Harmattan diretta da uno dei due co-autori, Bérard), ho l’ardire di affermare (ma restando comunque aperto a qualsiasi smentita) che questo libro-intervista rappresenti un po’ la summa (per quanto in forma dialogica e, a suo modo, “ridotta” per poter essere ricompresa entro le poco più che 200 pagine) degli studi in materia di Aldo La Fata, principiati addirittura nella preadolescenza grazie alla scoperta di alcuni volumi evoliani nella biblioteca paterna.
Un dialogo serrato, amichevole e proficuo quello tra La Fata e Bérard, quest’ultimo dottore in Religioni e Sistemi di Pensiero presso l’Ecole pratique des haute études (Sorbona) nonché tra i massimi studiosi ed esperti di metafisica a livello europeo e oltre (per averne contezza, invito alla lettura della sua Introduzione a una metafisica cristiana, uscito in traduzione italiana nel 2021 per Simmetria Edizioni a cura di Aldo La Fata).
Per forza di cose non si è potuto scendere troppo in profondità, ma del resto, tra gli scopi precipui del dialogo, vi è quello di fungere da trampolino di lancio per altre e alte (non che questa non lo sia) letture, dati i titoli importanti – opere di esoteristi, esoterologi, storici dell’esoterismo – di cui vien fatta menzione; la qual cosa potrebbe contrastare con quanto dal sottoscritto affermato poco sopra (la questione della summa) ma, leggendo, ci si può rendere ben conto di quanto il testo in questione possa svolgere pienamente l’una e l’altra mansione!
Con l’umiltà cognitiva (attributo riconosciutogli dal sociologo e metapolitico Carlo Gambescia) che caratterizza i suoi studi, le sue risposte – mai definitive ma sempre passibili di ripensamenti e aperte al confronto, tant’è vero che, lungo tutto il corso del dialogo/intervista, capita spesso che, ad una domanda di Bérard all’intervistato, ne segua subito una di Aldo La Fata all’intervistatore (ed ecco perché utilizzo più volentieri il termine “dialogo” per identificare il “genere” di questo saggio) – e in generale tutta la sua persona, La Fata rende edotto anche il cosiddetto “uomo della strada” (termine esplicitamente usato dai due dialoganti) su terminologie, “scuole”, personaggi, che determinato “falso esoterismo”, quello che si crogiola nelle segretezze spinte all’eccesso e in una chiusura che si rivela alla fine essere soprattutto mentale, vorrebbe nascoste ai “profani incolti” (e proprio in tale atteggiamento questo supposto esoterismo si dimostra falso: nell’osservazione altrui dall’alto in basso, mentre l’esoterista sincero – che lo è allorquando fa aderire il proprio “sapere”, da non intendere, chiaramente, come mero apprendimento, esoterico ad una fede religiosa tradizionale ed assodata, non costruendoselo da sé a spizzichi e bocconi presi qui e là – pur consapevole che la Via è davvero stretta, non ritiene nessuno a prescindere indegno di poterla percorrere). Davvero necessari, al fine di una comprensione la più ampia possibile (per quanto la totalità di una materia quale è l’esoterismo difficilmente si possa comprendere “allo stesso modo in cui si apprende una qualsiasi disciplina scolastica o universitaria”) i capitoli riguardanti l’esoterismo rapportato ai principali sistemi di pensiero “umani” ai più vari livelli: “Esoterismo e scienza” (capitolo I), “Esoterismo e religione” (capitolo II), “Esoterismo e mistica” (capitolo VII), “Esoterismo e metafisica” (capitolo XV).
Ma il vero e proprio nocciolo del testo (almeno a parere di chi scrive) è strutturato in numerosi capitoli (sette) i quali provano (e, a mio modestissimo parere, riescono) a dare un’infarinatura molto più che generale sul tema della strutturazione della tematica esoterica nell’ambito delle principali (e tradizionali) fedi religiose: Ebraismo, Islamismo, Cristianesimo, Induismo, Buddhismo (ancorché René Guénon, del quale La Fata afferma esplicitamente che nessun esoterologo e nessun esoterista possa fare a meno, “avesse ritenuto per un certo periodo di tempo il Buddhismo un’eresia antitradizionale”), Taoismo e un’importante digressione sui cosiddetti esoterismi moderni (veri, presunti o falsi).
Di piacevolissima lettura i capitoli in cui la discussione scende un po’ più nelle vicende personali, di Aldo La Fata (specialmente il terzo, “Biografia esoterica”, ed il sesto, “Un’avventura nell’esoterismo”) e di diverse personalità (in positivo o negativo) “del settore” (il capitolo IV, “Una storia dell’esoterismo” e il XVII, che ha con tutta evidenza dato il titolo al saggio intero, “Che cos’è l’esoterismo”).
Concluso da una postfazione di Jean-Pierre Brach, Chargé de conférences presso la sezione Scienze Religiose dell’Ecole pratique des hautes études, che plaude alla composizione del volume e alla sincera oggettività col quale il dialogo tra i due co-autori si è svolto, non mancando di osservare quanto “la prospettiva dominante dell’opera sia cristiana, e persino spiccatamente cattolica” (e qui non può mancare un riferimento all’assidua frequentazione panunziana di Aldo La Fata, all’incirca dai suoi 24/25 anni alla morte del “Testimone dell’Assoluto” avvenuta nel 2010, in seguito alla quale ha fatto propria la tensione spirituale del cattolico Silvano Panunzio alla ricerca dei semina Verbi anche al di fuori del Cristianesimo, in ciò dimostrando di essere davvero e autenticamente cattolico, ovverosia universale), questo libro, che speriamo possa almeno un po’ dissipare le fitte nebbie mentali di cui soffrono alcuni autodichiaratisi “esperti del settore esoterico”, pur nella semplicità e anche nella velocità di lettura che il ritmo dialogico permette, necessita di più d’una per essere acconciamente – e in tutte le sue parti – assimilato!
Buona lettura, dunque!
Fonte:
Bruno Bérard, Aldo La Fata. Che cos’è l’esoterismo tra verità e contraffazioni - Satisfiction
07/09/24
Un nuovo libro in collaborazione con Bruno Bérard e un monaco amico: "Théologie pour tous"
Dalla quarta di copertina (traduzione dal francese):
Dans un exposé bien pensé et équilibré, deux laïcs catholiques et un moine orthodoxe tentent de sonder le grand abîme de la doctrine chrétienne à travers les yeux de la Foi. Le sujet de leurs méditations, à la fois théologiques et spirituelles, sont les articles du Credo, successivement commentés. C'est un chemin ardu mais nécessaire que chaque croyant doit parcourir s’il veut parvenir à une rencontre avec le Dieu vivant et vrai de la Foi. On pense généralement que les dogmes de l'Église sont des vérités absolues auxquelles on est obligé de croire aveuglément, mais ce livre montre que chaque dogme est un mystère, un symbole, une question ouverte sur ce qui a le plus de valeur pour un chrétien, en même temps une prière personnelle et chorale. Une perspective œcuménique émerge, justifiée théologiquement et théoriquement, radicalement orthodoxe et spirituellement contemplative. Les auteurs ont confié à Johannes Hoff, théologien érudit, la tâche d'introduire et de clore l’ensemble du discours, confortant un fondement chrétien assuré et ouvrant vers une sélection de méditations à poursuivre.
Bruno Bérard, docteur de l’EPHE (Religions et Systèmes de pensée), se consacre à l’écriture d’essais métaphysiques (certains désormais traduits aux Etats-Unis et en Italie), à la direction de livres collectifs et à l’édition d’ouvrages de métaphysique. Son Introduction à une métaphysique des mystères chrétiens a obtenu l’imprimatur du diocèse de Paris.
Aldo La Fata est un spécialiste de l’ésotérisme chrétien. Longtemps, auprès de Silvano Panunzio, il fut rédacteur en chef de la revue d’études universelles Metapolitica et il dirige aujourd’hui la revue Il Corriere Metapolitico. Il est également auteur, traducteur et éditeur de nombreux livres de spiritualité.
Johannes Hoff est professeur de théologie dogmatique à l’université d’Innsbruck et chercheur principal à l’Institut Von Hügel de l’université de Cambridge. Ses recherches portent sur la tradition prémoderne de la mystique philosophique et sur le défi anthropologique de la transformation numérique.
Seguirà, si spero presto, un'edizione in lingua italiana.
23/08/24
Nelle aule di Göteborg (Svezia) si parla di Silvano Panunzio
E Massimo Introvigne presente in aula commenta: "Un piacere ascoltare all'EASR (Associazione Europea per lo Studio della Religione) 2024 di Göteborg un raro giornale di Piero Latino sull'esoterista "tradizionalista" italiano Silvano Panunzio (1918-2010) che ho incontrato in un'altra era geologica negli anni '70".
12/08/24
Annick de Souzenelle ci ha lasciati
Annick
du Réau de La Gaignonnière, conosciuta come Annick de Souzenelle, nata Meaulle
il 4 novembre 1922 e morta l'11 agosto 2024.
Opere:
·
De l'arbre de vie au schéma corporel, le symbolisme du
corps humain, éditions Dangles,
coll. « Horizons ésotériques », 1977.
·
L'Égypte intérieure ou les dix plaies de l'âme, Albin Michel, collection « Espaces
Libres », 1991.
·
Le Symbolisme du corps humain, Albin Michel, collection
« Espaces Libres », 1991.
·
La lettre, chemin de vie : Le symbolisme des lettres
hébraïques, Albin Michel,
coll. « Spiritualités vivantes »,
Paris, 1993, 340 p. (ISBN 2-226-06512-1)
·
La Parole au cœur du corps, entretiens avec Jean Mouttapa, Albin Michel, 1993 et coll. « Espaces Libres », 1997
·
Job sur le chemin de la lumière, Albin Michel, 1994, 1999 (ISBN 2-226-07022-2), 202 pages
·
Le Féminin de l’être. Pour en finir avec la côte d'Adam, Albin Michel, 2000
·
Œdipe intérieur, Albin Michel, 1998, 2008
·
Manifeste pour une mutation intérieure, Éditions du Relié, 2003
·
L'arc et la flèche, Albin Michel, 2003
·
L'alliance
oubliée, Albin Michel, 2005
·
Résonances bibliques, Albin Michel, coll. Spiritualités vivantes, 2006 (ISBN 978-2226172877)
·
Alliance de feu (2 tomes), Albin Michel, 2007
·
Le Baiser de Dieu, Albin Michel, 2008
·
Jonas. Nous sommes coupés en deux, Éditions du Relié, 2008
·
Cheminer avec l'ange, Éditions du Relié, 2010
·
L'initiation (avec Pierre-Yves Albrecht), Éditions du Relié, 20129
·
Va vers toi, Albin Michel, 2013.
·
Le Seigneur et le Satan. Au-delà du bien et du mal, Albin Michel, 2016 (ISBN 9782226320179)
·
Le Livre des guérisons. Les Évangiles en eaux profondes, Albin Michel, 2017
·
Le grand retournement - La généalogie d'Adam aujourd'hui, Le Relié, 2020
·
Elle participe à l’ouvrage de Marc Welinski, Comment bien vivre la
fin de ce monde, Éditions Guy Trédaniel, mars 2021.
·
Méditation sur la Mort, Le Relié, 2023.
06/08/24
In memoria di Wolfgang Smith
Wolfgang Smith (1930–2024), who passed away just days ago at the age of 94, was one of the seminal thinkers of the second half of the 20th century and first two decades of the 21st. His unique gifts, which enabled his path-breaking thinking and writing, were such as to remain relatively unremarked in the mainstream until the closing decades of his life, during which he came to be regarded as a pivotal thinker through his development of what he came to call Platonic physics, a wholly new understanding of quantum mechanics in tandem with the critical concept of “vertical causality.”
Co-director
Angelico Press
25/07/24
La recensione di Carlo Gambescia a "Che cos'è l'esoterismo"
Esoterismo
liberale
Cosa c’entra il
liberalismo con l’ottimo libro di Bérard e La Fata? Presto detto.
Che cos’è l’esoterismo
tra verità e contraffazioni (Solfanelli*) è uno dei pochi libri,
forse l’unico, che tratta la materia in modo, oltre che scientifico, senza
apriorismi di tipo ideologico. Fa “parlare” tutti, e in questo senso è
tollerante, quindi liberale.
Diciamo che l’
“umilità cognitiva”, virtù caratteristica dello studioso Aldo La Fata, è
riccamente apprezzata anche dal suo interlocutore Bruno Bérard, brillante
studioso di storia delle religioni e di metafisica (senza dimenticare la
puntuale postfazione di Jean-Pierre Brach). E da questa condivisione è nato un
ottimo studio.
Come si è capito si
tratta di un libro-intervista, o per meglio dire di un libro-dialogo tra due
specialisti della materia, che però cercano di parlare al mondo. Qui la
differenza con altri lavori prodotti dalle le varie tribù degli esoterismi
armati di un esclusivismo che per un verso gratifica per l’altro
nullifica, come spiegheremo più avanti.
Intanto, non un
aspetto della materia è dimenticato. La lista è lunga: esoterismo e scienza;
esoterismo e religione; storia dell’esoterismo ( o meglio “una storia”),
esoterismo ed esoteristi; esoterismo e mistica, esoterismo ebraico, islamico,
cristiano, hindù, buddhista, taoista, moderno.
Centrali, almeno a
nostro avviso, sono i capitoli sul rapporto tra “esoterismo e metafisica” e tra
esoterismo e “umiltà cognitiva” ( qui, i nostri ringraziamenti agli autori per
aver ripreso e sviluppato la nostra terminologia). Non meno interessanti i
capitoli sulla biografia intellettuale di La Fata e quello conclusivo sulla
natura dell’esoterismo.
Dal punto di vista del
recensore il volume può essere affrontato seguendo due modalità: 1) in termini
di critica interna ( analisi dei punti, delle virgole, eccetera, puntando sul
richiamo della foresta delle differenti scuole, di qui però i possibili sposalizi,
divorzi, anatemi e conflitti ermeneutici nella più benevola delle ipotesi); 2)
in termini di critica esterna tesa a capire e sviluppare il valore metapolitico
dell’esoterismo, racchiuso nel volume.
Sotto quest’ultimo
aspetto, che è quello che abbiamo scelto (anche per ragioni disciplinari), il
volume di La Fata e Bérard rimanda a un approccio che vede nell’esoterismo un
“fenomeno di mediazione” (che dialoga con la scienza, la metafisica, la
religione), fautore di transizioni sociali. Un fenomeno, che, come sembra di
capire, va al di là della dimensione quantitativa del “gruppo esoterico”. In
questo senso piace molto – perché a nostro avviso giusta e giustificata – l’
immagine, proposta da La Fata, di derivazione guénoniana (se
ricordiamo bene) della religione, come esoterismo vittorioso.
Una vittoria che vede
la trasformazione in quantità, cioè in religione, di una qualità, ossia
l’esoterismo, come sapere di pochi.
Il che – e torniamo al
punto – risulta esito di una mediazione, che potremmo chiamare metapolitica,
perché esito di un processo di razionalizzazione sociale (in senso moralmente
buono; siamo consapevoli del fatto che il termine possa non piacere, ma rinvia
alla metapolitica delle regolarità); razionalizzazione, dicevamo, di una
“verità” precedentemente di pochi. Per dirla banalmente: il seme mette radici,
si trasforma in albero, e l’albero fruttifica abbondantemente
Se non si fa religione
– ecco il punto fondamentale – l’esoterismo resta setta o se si preferisce
regredisce a fenomeno settario . E qui si pensi alla classica dinamica
setta-chiesa studiata da Troeltsch ne Le dottrine sociali delle chiese
e dei gruppi cristiani , ma anche a quella istituzione-movimento
proposta da Alberoni (altra regolarità metapolitica). Detto in altri
termini: Tertium non datur .
Un inciso. Sotto
quest’ultimo aspetto, la biografia di Aldo La Fata sembra essere un continuo
prendere le distanze, per allargamenti cognitivi successivi, da ogni forma di
stantio e lunatico tradizionalismo. Un farsi “istituzione”. Ai futuri biografi
il compito di approfondirne, al di là del bene del male, i sulferei apporti
evoliani (dal punto di vista del “movimento”), che ovviamente non sono i soli
nel brillante quadro intellettuale della formazione lafatiana che include come
“padri”, tra gli altri, Panunzio e Guénon.
Perciò la dinamica
metapolitica dell’esoterismo sembra essere bidirezionale (processi di
inclusione-esclusione, altra regolarità metapolitica): setta-religione;
religione-setta. E qui si pensi per un verso alla magniloquente evoluzione
delle grandi religioni, e per l’altro alla sorte, a un certo punto involutiva,
del buddhismo in India, nonché alla pietrificazione di non poche sette, come ad
esempio le misteriche precristiane, o a certe diramazioni desertificanti del
protestantesimo e del tradizionalismo cattolico.
Si tratta di un
approccio metodologicamente profondo e produttivo che ritroviamo puntualmente
in Che cos’è l’esoterismo. Un libro, ripetiamo, che vuole
parlare al mondo. Qui il suo liberalismo, la sua tolleranza, frutto di
un’umiltà cognitiva sconosciuta ai fautori di un esoterismo settario, o peggio
ancora politicizzato. Insomma, come detto, siamo davanti a un’ottima prova,
largamente superata, di esoterismo liberale.
Carlo Gambescia