09/01/16

"La folgore di Apollo" di Roberto Melchionda



Proprio in questi giorni abbiamo ricevuto “La folgore di Apollo. Scritti sull'opera di Julius Evola” di Roberto Melchionda. Il volume trova posto nel sempre più ricco catalogo della Cantagalli di Siena ed è stato curato dall’amico di lungo corso, nonché illustre e antico redattore di “Metapolitica”, Rodolfo Gordini. In copertina campeggia la bella foto di un Evola dallo sguardo vivace, indagatore e sornione allo stesso tempo.
Il nostro incontro con l’opera di Melchionda risale agli anni Ottanta, quando ci occorse di leggere il suo “Il volto di Dioniso” sapientemente prefato dall’indimenticabile Giano Accame - una fra le menti più lucide e colte della destra italiana del secolo scorso. In verità avevamo letto e riletto le opere filosofiche di Evola – la quadrilogia “Saggi sull’idealismo magico”, “L’individuo e il divenire del mondo”, “Teoria dell’Individuo assoluto” e “Fenomenologia dell’Individuo assoluto” – ma senza riuscire a coglierne appieno le vaste implicazioni teoretiche e pratiche. Fu il saggio di Melchionda a fornirci allora le indispensabili chiavi interpretative per superare certe difficoltà di linguaggio della filosofia idealistica del tempo, per eliminare le tesi arbitrarie o quelle deliberatamente tendenziose di Evola e, infine, per dischiuderne le straordinarie potenzialità logiche, epistemologiche e filosofiche. Potenzialità che solo pochissimi studiosi di Evola hanno saputo comprendere e sfruttare adeguatamente. Melchionda è appunto uno di quei pochissimi, insieme a un Giovanni Sessa, a un Claudio Bonvecchio, a un Piero Di Vona e sicuramente a un Marcello Veneziani. Quest’ultimo, che ad Evola deve moltissimo, ha anche prefato il volume in esame.  
Ora, se da una parte la filosofia di Evola va superata perché espressione di un mondo e di una cultura ormai definitivamente tramontati,  dall’altra è sempre possibile abbeverarsene per i suoi non trascurabili elementi di assoluta attualità che ben si prestano a condurre con efficacia quella “battaglia culturale” che la destra ideale e politica è chiamata oggi più che mai a condurre. Per una tale battaglia non serve il feroce armamentario ideologico, strumento regressivo che giustifica qualsiasi nefandezza, né tantomeno lo stupidario retorico e demagogico tanto caro ai politicanti di turno. Alla “buona battaglia” di oggi servono invece ragioni oggettive, argomenti rigorosi, profondità di pensiero e di visione, ricerca e studio incessanti. I fanatici del pensiero vanno banditi dalla cittadella della Tradizione perché sono proprio loro la vera causa dell’insignificanza culturale della destra italiota. La lezione di Evola filosofo, ma anche quella di Evola “uomo della Tradizione” è stata quella di un pensatore intelligente e curioso, avido di conoscenza e di sapere, magari anche eccentrico (noi preferiamo definirlo “extracentrico”, ovvero capace di non lasciarsi influenzare da nessuno, sempre controcorrente, e di stabilire a proprio piacimento i suoi “punti cardinali”), ma altresì capace di riconoscere la superiorità sapienziale e spirituale di un Guénon, verso i cui insegnamenti indirizzerà in vita e oltre i suoi eredi. Che poi la filosofia evoliana, come diceva Gian Franco Lami e come con caparbia, ossessiva e polemica insistenza ci ricorda l’amico Piero Vassallo, sia inconciliabile con il cristianesimo e con il cattolicesimo, a noi sembra del tutto irrilevante. Come irrilevante fu agli occhi di Gesù il paganesimo del centurione che a lui si appellò per ottenere la guarigione del servo.
In conclusione, la qualità del discorso di Melchionda sull’Evola filosofo è indiscutibile e noi auspichiamo che qualche giovane studioso ne raccolga il testimone giacché ancora molto resta da dire.  A questo proposito sarà utile procurarsi anche l’altra raccolta di saggi di Melchionda apparsi nel 2010 con il suggestivo titolo “Scritti per vocazione” per i tipi della Ar di Padova.
A.L.F.

17 commenti:

  1. Ciao Aldo, grazie per questa preziosa segnalazione e ancor più prezioso commento critico.

    In particolare sono molto d'accordo con te quando dici:

    "Per una tale battaglia non serve il feroce armamentario ideologico, strumento regressivo che giustifica qualsiasi nefandezza, né tantomeno lo stupidario retorico e demagogico tanto caro ai politicanti di turno. Alla “buona battaglia” di oggi servono invece ragioni oggettive, argomenti rigorosi, profondità di pensiero e di visione, ricerca e studio incessanti".

    Cosa intendi invece per "espressione di un mondo e di una cultura ormai definitivamente tramontati"? Ti riferisci al periodo fascista?

    Infine se posso chiederti, quali sono secondo te oggi le opere di Evola, più interessanti da leggere, più sapienziali e meno "politiche"?

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  2. Grazie Fabrizio per il commento. Sì, mi riferisco proprio al "periodo fascista". Per un verso lo dico anche con nostalgia. La ricchezza culturale di quel mondo con tutti i suoi pregi e difetti, noi oggi ce la sogniamo. Per quanto riguarda le opere di Evola che considero attuali, direi sicuramente "Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo". Tutte le altre di orientamento "tradizionale" e "sapienziale" vanno prese cum grano salis, ma le nuove edizioni delle Mediterranee hanno tutte una presentazione che in qualche modo mette in guardia il lettore dai limiti dell'interpretazione evoliana. Esiste infatti un taoismo a là Evola, un buddismo a là Evola, un tantrismo a là Evola, persino un Graal a là Evola, ecc. ecc. L'importante è saperlo e mantenere la giusta distanza di sicurezza. Dopodiché, si possono leggere anche tutti i suoi libri con profitto. Questa almeno è la mia opinione.

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  3. l'unico aspetto positivo del pensiero di Evola è che il mondo è reale non maya illusione come per Guenon e molta parte dell'oriente e L'uomo conserva la sua 'individualità' non si dissolve nel tutto su queste tematiche lui rimane occidentale con retaggi cristiani poi il suo pensiero evolve cambia e non sono un esperto......il ciclo finale kali yuga non è necessario o determinato fatalmente uomo come adamo decide.... si consiglia Rivolta contro il mondo moderno e altre opere oppure EVOLA GUENON DE GIORGIO. Autore, Di Vona Piero .

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  4. Grazie sig. Costa.
    Per quanto mi riguarda, Evola rimane un campione di intelligenza, uno straordinario prosatore e direi anche un eccellente traduttore.
    Di "Rivolta" penso che sia senza dubbio il suo libro più affascinante e suggestivo, ma anche quello meno "storico". Quindi lo si dovrebbe leggere quasi come un'opera di fantasia.
    Infine, per una visione d'insieme dell'opera di Evola, anche critica, io suggerirei "Il maestro della Tradizione" di Marco Iacona. L'opera di Di Vona è più quella di uno "storico delle idee".

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  5. Grazie ad Aldo per le preziose segnalazioni librarie di Melchionda. Vorrei chiedere se l'analisi filosofica di Melchionda porta alle stesse conclusioni di Lami e Vassallo sull'inconciliabilità fra pensiero evoliano e la teologia cattolica.

    Quanto alla possibilità che la filosofia di Evola possa rappresentare un risveglio per la destra e più in generale per la cultura italiana, rimango piuttosto pessimista.
    Temo che al riguardo siamo ancora fermi al mito incapacitante di Tarchi, dovuto certo più ai lettori di Evola che non alla sua filosofia. Inoltre ho notato per esperienza che fra i lettori di Evola ben pochi sono bendisposti verso il cristianesimo (religione venuta dall'Oriente..etc ). Ragion per cui se mai la "buona battaglia" dovesse avere esiti importanti, mi chiedo e vi chiedo, come sarebbero visti i componenti cattolici all'interno della cittadella della Tradizione? Al meglio vi
    sarebbero tollerati. Scrivo così sulla base della mia esperienza personale, ma anche di quella di tanti altri "compagni di viaggio" che Evola l'hanno avvicinato per un rigetto anti-cristiano. Può darsi che fossero tutti cattivi interpreti del Barone, ma di fatto la larga maggioranza dei lettori segue questa via e nelle battaglie culturali e metapolitiche, prima ancora che politiche, i numeri (cioè la maggioranza delle persone) fanno la differenza.

    saluti
    Paolo C.

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  6. Grazie a te, carissimo Paolo! Per il Lami-cattolico come per il Vassallo-cattolico, Evola è un nemico e non un alleato. Un nemico acerrimo. Per Melchionda no, anzi, direi tutto l’opposto. Per quest’ultimo non si tratta di conciliare la teologia cattolica con la “filo-sofia” evoliana (per le critiche di Evola alla filosofia cattolica ti rimando ai “Saggi di Bilychnis”, ed. Ar), ma di riconoscere che anche un cristiano o un cattolico possono trarre un grande profitto intellettuale e spirituale accostandosi alla sua opera. Questa era anche l’opinione di un Panunzio, di un Giafranceschi e di tanti altri. Certo, poi ci sono gli evolomani, gli evoliani pagani et similia, ma questi ultimi non mi sembra abbiano voce in capitolo sulla stampa nazionale, neppure di destra, e dubito anche che siano la maggioranza. Mi pare che nel nostro ambiente e anche su internet abbondino di più gli intransigenti cattolici (tutti rigorosamente anti-evoliani), i quali, a mio modo di vedere, non rendono un buon servizio né alla Verità né alla battaglia delle idee. Il metapolitico poi, non guarda mai ai numeri (altrimenti la sua posizione si confonderebbe con quella del più vieto conformismo), ma sempre e solo alla qualità delle idee.
    Un caro saluto

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    1. Mi corre l'obligo di un chiarimento all'amico fraterno, Aldo La Fata: Gianfranco Lami, pur essendo un allievo di del Noce e suo asistente nella cattedra universitaria, NON era cristiano. Questa sua posizione si fa espicita nel carteggio del primo periodo: fine Novecento) tra lui e Roberto Melchionda.
      Primo Siena.
      Primo Siena

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    2. Grazie Primo. Mi rileggerò con più attenzione le lettere, ma mi pare di ricordare che in diversi passaggi Lami rivendichi la sua appartenenza alla cultura e alla fede cristiana e cattolica in termini di educazione, formazione e militanza. Ho capito male io? Era forse un "cristiano" alla maniera dell'ultimo Croce?

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  7. Grazie Aldo per la cortese risposta!
    In effetti ho chiamato in causa i numeri in relazione ad una "battaglia culturale" e poi eventualmente "politica" nella quale - ahimè - i numeri contano a parer mio. Ma non bastano, ovviamente. Anzi sottoscrivo ogni parola del tuo invito allo studio incessante. Anch'io non condivido l'intransigentismo di molti cattolici, ma sono convinto che la maggior parte degli studiosi contemporanei di Evola mantengano una "visione del mondo" certamente "non cristiana" (certamente Sessa e Bonvecchio, ma anche De Turris fra questi). Magari in un'altra occasione scriverò da dilettante storico delle idee di come il pensiero di Evola s'inserisca nel dibattito europeo (per mezzo dell'opera di Guènon) sulla crisi della modernità che si era avviato nella seconda metà dell'ottocento in Germania.
    Un'ultima domanda: non conosco bene Lami, ma mi sembrava che, seppur discepolo di Del Noce, non fosse cattolico. Sbaglio?

    cari saluti
    Paolo C.

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  8. Carissimo Paolo, potrei farti una lista molto lunga di ex-evoliani approdati al cattolicesimo e tutti illustri. Magari sono gli "specialisti" di Evola che rimangono "evoliani", ma non i lettori di Evola tout court. Ma credo che gli specialisti siano comunque un'esigua minoranza rispetto ai molti lettori e agli studiosi di Evola. Devi sapere che in un remoto passato io frequentavo la Fondazione Evola e le persone che vi orbitavano erano per lo più cattolici professi. Ora magari la situazione e cambiata e i lettori di Evola dei giorni nostri sono magari dei pivelli senza studi o con studi approssimativi.
    Per quanto riguarda Lami, che io sappia, era un cattolico a tutto tondo.

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  9. Risposta più che confortante, caro Aldo! A volte la realtà filtrata dai media sembra peggiore di quel che è.

    tanti cari saluti
    Paolo C.

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  10. Evola non solo è anticristiano ma antiTradizionale a volte anche se potrebbe soprendere la cosa perchè si pone come Maschio attivo di fronte al Sacro insomma come signore del sacro e la cosa è diabolica per tutte le Tradizioni le sue posizioni sfumano a volte ma resta problematico i sui aspetti positivi è la critica del monismo di Guenon che i fessi pensano parli di Tradizione primordiale in senso cronologico o kali yuga attuale ma non capiscono che esiste per lui solo l'Uno immobile tutto il resto è illusione il kali yuga è determinato dall'assoluto è inutile la battaglia al massimo quello di annularlsi nel principio ,per concludere Evola rifiuta le ortodossie tradizionali per un percorso solitario o peggio della mano sinistra e le comparazioni tra le religioni e simboli vengono dal rinascimento quindi è il maestro della MODERNITA'

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  11. Caro Costa, per Lei, come d’altronde per molti cattolici amici di questo blog, Evola è semplicemente un “cattivo maestro” da cui stare alla larga. Io invece lo considero un pensatore a tutto tondo e un filo-sofo da leggere e da studiare a fondo alla stregua di un Platone o di un Aristotele. Punti di vista i nostri assai diversi e distanti. La ringrazio comunque di averci esposto con la consueta franchezza la Sua idea.

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  12. Non ho mai avuto gran piacere nel leggere Evola, non posso sminuire la sua grandezza ma preferisco starne alla larga.
    Purtroppo nel leggerlo si tratta di rettificare qualche sua occasionale mancanza (come con Guénon sul buddhismo o sulla mistica medievale da lui sempre ignorata): con Evola si tratta di separare verità e suoi pregiudizi praticamente in ogni frase.

    C'è tanta profonda verità in quello che dice, ma regolarmente mischiata al "di più" che viene da sue forzature personali.

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  13. Aggiungo che se, nonostante tutto, rispetto Evola, che Dio mi tenga lontano dagli evoliani.
    Quelli proprio non li posso soffrire: c'è una percentuale micidiale di euforici principianti sotuttoio assolutamente anti-tradizionali.
    Cavalcatori di tigri da due soldi, occasionalmente con qualche imbecille che legge la Bhagavadgita e pensa di potersi dare ad ogni vizio "ma con distacco" (come quelli che picchiarono un poveraccio per strada per cercare di allenarsi nel non attaccamento ai frutti delle azioni).

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  14. Non volevo riaprire la solita diatriba su Evola già cominciata in altri post. In realtà io appartengo a quella fascia di "giovani" o ex-giovanissimi, che si sono approciati ad Evola per poi tornare al cattolicesimo con una visione più ampia della realtà.

    Personalmente mi avvicinai ad Evola perchè mi fu indicato come uno dei pochi filosofi occidentali ad aver ben compreso molte dottrine estremo-orientali e di conseguenza ad averle divulgate con chiarezza nelle sue opere. Vero poi come dice Aldo, che esiste un Taoismo a là Evola, un Buddismo a là Evola, etc. Però di questo ci si accorge quando ci si addentra più a fondo nello studio delle opere del Barone. Giustamente va inteso come un filosofo e non per forza un vate o un profeta, ciò che scrive va vagliato alla luce del proprio buon senso e confrontato comparandolo ad altri studi su questi argomenti. Così facendo, nei suoi scritti, si può davvero filtrare il grano buono dalla zizzania. Penso infine, come già detto in passato, che il limite di Evola sia in un radicalismo esasperato in certi frangenti della "sua" filosofia, che lo rende a volte, pesante e inattuabile o limitato nella sua visione, troppo legata alla sua specifica natura di uomo ed intellettuale del suo tempo.

    Personalmente le opere sue che ho letto e più mi hanno impressionato rimangono (in ordine di importanza), fra quelle "politiche" legate più all'attualità:

    1) Rivolta contro il mondo moderno
    2) Cavalcare la tigre
    3) Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo

    Non in classifica ma in forma minore belli anche "L'arco e la clava", "Meditazioni delle vette".

    fra quelle invece più "sapienzali" (anche se in realtà il mio studio si è fermato molto spesso all'inizio dell'opera) ricordo piacevolmente:

    1) Tao Te Ching.Nelle versioni del 1923 e del 1959 (traduzione)
    2) La Dottrina del Risveglio
    3) Il Mistero del Graal

    rimangono poi altre opere sapienziali(alcune delle quali ho in libreria, ma che non ho mai letto) come "Yoga della potenza", "La dottrina ermetica", "Fenomenologia dell'individuo assoluto", "Metafisica del sesso", altrettanto interessanti e preziose.

    Sicuramente gli va dato atto che in termini di profondità di visione, in proporzione alla mera quantità di scritti, Evola è stato davvero uno dei filosofi tradizionalisti più completi e prolifici, pur con tutti i suoi limiti.

    Poi i "fanatici", senza offesa di quest'ultimi, cioè gli evolomani paganeggianti che si limitano a leggere Evola come oro colato senza approfondire per conto proprio altri autori o senza colmare le proprie lacune, ci sono sempre stati e di questo non so quante colpe possa avere Evola (anche qui si apre la vecchia diatriba riguardante i cattivi maestri che molto spesso sono accompagnati però da cattivi allievi).

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  15. Ringrazio i due amici per le loro utili riflessioni. Su Evola ci sarà sempre molto da dire. Non credo ci sia da biasimare né chi legittimamente vuole tenersene lontano, né chi al contrario voglia accostarsene, leggerlo e magari anche studiarlo a fondo come ha fatto con vera arte filosofale, signorilità, intelligenza e cultura, un Roberto Melchionda. Biasimevole è invece la posizione di chi vorrebbe bandirlo del tutto, o di chi vorrebbe invece elevarlo agli onori dell’altare di una sua privatissima e sconclusionata fede.

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