Il Corriere
metapolitico in passato si è occupato solo incidentalmente di “complottismo” e
senza mai assumere una posizione netta al riguardo. Non per mancanza di
coraggio, come ci ha accusato qualche malevolo lettore, ma per prudenza e soprattutto
per assenza di convinzione. Certe tesi e certe teorie ci incuriosiscono, ma
solo raramente riescono a convincerci del tutto. Nel dubbio ci asteniamo dal
pronunciarci. Ciò non vuol dire che bolliamo come bufale tutte le teorie
alternative alle versioni ufficiali, ma che ci limitiamo a prenderle in considerazione
con riserva e senza lasciarcene invischiare.
Non possiamo però
tacere il fatto che in questo momento sia in atto in Italia e in Europa, ma soprattutto
in Francia e in Usa, una vera e propria campagna di diffamazione e di intimidazione
nei confronti dei “teorici del complotto”, accusati senza mezzi termini di estremismo,
fascismo, terrorismo ideologico e di vari altri simpatici appellativi, non
ultimo quello di “antisemitismo”, mettendo nello stesso sulfureo calderone gli
ambienti e le persone più diverse e distanti. Insomma, è iniziata la solita e collaudata
"caccia alle streghe". La cosa grave è che man mano che passa il
tempo, le minacce stanno diventano anche fisiche e certi poveri blogger si
trovano costretti a chiudere le loro pagine web.
Il 4 gennaio scorso il
New York Times aveva aperto sulle sue colonne un dibattito con una serie di
articoli sulle teorie del complotto. Dopo gli attacchi di Parigi del 7 gennaio scorso
erano state scritte molte cose a tale riguardo, con titoli espliciti del tipo:
"I giovani: i più esposti alla teoria del complotto", "Come
nascono le teorie della cospirazione", "La teoria della cospirazione,
arma politica dei deboli", " Le ruote della macchina complottiste"
o anche "Perché i bambini sono tentati dalla teoria del complotto?"
(sic!).
Tutti questi articoli si
limitano ad evocare le teorie del complotto, ma senza mai entrare direttamente
nel merito con validi argomenti. Quello che si sostiene è che è in atto una
perdita di fiducia di una parte della popolazione (che per fortuna si considera
ancora minoritaria) rispetto alle cosiddette “versioni ufficiale degli eventi”.
Questa diffidenza – che sia giustificata o meno agli analisti non importa un
fico secco - nei confronti delle tesi ufficiali, sta portando sempre più persone
a dare maggiore peso e credibilità alle fonti non ufficiali rispetto a quelle
ufficiali. Un fatto considerato assai grave e che mette in apprensione i nostri
governanti. Cosa ne sarebbe infatti – dicono i nostri bravi analisti della
stampa estera - del nostro sistema se i cittadini smettessero di credere ai
loro governanti?
E allora non c’è da far
altro che correre ai ripari, intanto cominciando a screditare tutti gli
scrittori, i giornalisti e gli intellettuali non allineati, parificandoli ai
giovani blogger sconclusionati del web.
Si comincia dall’analisi
del linguaggio dei “complottisti” che
viene definito banale, privo di qualsiasi rigore scientifico, magico, antistorico,
irrazionale, cupo, apocalittico e insomma per ciò stesso del tutto infondato. Si
procede poi con un metodo già efficacemente messo in atto in un passato non
troppo remoto, per esempio in Unione Sovietica e nella Cina di Mao, e che
consiste nell’accusare queste persone di
essere afflitte da disturbi del comportamento o da disturbi mentali. (Un
giornalista francese dopo l’attentato terroristico alla redazione del giornale
satirico “Charlie Hebdo”, riferendosi a quanti non accettavano la versione
ufficiale dei fatti, avrebbe addirittura
dichiarato: "dobbiamo identificare e obbligare alle cure tutti coloro che
non sono Charlie!").
Tra le patologie mentali
di cui sarebbero afflitti i complottisti
c’è la solita “sindrome paranoica"; sintomo a sua volta di “ansia
di massa" (si noti la scelta del termine “massa”, ad evidenziare la natura
amorfa, indifferenziata, ovvero “poco istruita”, alla quale apparterrebbero i “teorici
del complotto”). Il quadro clinico così ben esposto porta alla conclusione che
i “complottisti” sono persone non in grado di intendere e di volere e quindi
inaffidabili a priori.
Sulla stampa USA si parla della "vulnerabilità" di
questi soggetti e del fatto che siano per lo più dei giovanotti o, quando sono
adulti, di “immaturi dall’adolescenza tardiva”.
Quando si entra nel
merito delle “teorie del complotto”, la stampa di regime è di solito molto
parca – a meno che non si tratti di Umberto Eco che invece si diffonde in
lunghe e dettagliate digressioni sul tema - e si limita al “non siamo mai andati sulla
luna”, al “patto scellerato” del governo Usa con presunti alieni, “alla verità
sulle scie chimiche” e simili. A questa lista di amenità qualcuno ha pensato
bene di aggiungere “la negazione dello sterminio degli ebrei” che una volta era
prerogativa esclusivamente dei neonazisti e che oggi invece farebbe parte del variegato
repertorio di tutti i complottisti senza distinzioni. Quindi, questi “complottisti”
non solo sono matti, ma sono pure dei reprobi, politicamente infrequentabili.
Sul noto e longevo quotidiano
francese Le Figaro del 12 gennaio scorso, l’editorialista di turno scriveva:
"Le teorie del complotto sono state partorite negli ambienti dell'estrema
destra, ma anche in alcune correnti della sinistra radicale”. Il messaggio è
chiarissimo: estrema destra ed estrema sinistra sono gli irragionevoli e
pericolosi ideatori della “teoria del complotto” e chi ne segue i discorsi fa
automaticamente parte di quegli schieramenti.
Più interessante
ancora, e anche più inquietante, la descrizione della “teorie cospirative” da
parte della Fondazione Jean-Jaurès, il famoso think tank del Partito
socialista, a cui il presidente Hollande ha commissionato un rapporto nel mese
di gennaio su questa questione. Ecco ciò che il think tank, rinomata sede della
élite intellettuale del partito di governo, ha scritto nel suo rapporto: "(...)
movimento eterogeneo, fortemente integrato con il movimento negazionista dell'Olocausto,
e che unisce gli ammiratori di Hugo Chavez e gli appassionati di Vladimir
Putin. Un mondo sotterraneo che consiste di ex militanti (...) di estrema
sinistra (...),ultranazionalisti nazional-rivoluzionari, nostalgici del Terzo
Reich, anti-vaccinazione, revisionisti dell’11 Settembre, anti-sionisti,
sostenitori della medicina alternativa, influenzati da agenti del regime
iraniano, ecc ecc(...)".
Quindi, un fronte unito
di appassionati senza vergogna della medicina alternativa, ammiratori del nazismo e simpatizzanti di Hugo
Chavez (ma quest’ultimo non era stato regolarmente eletto quattro volte
consecutive in elezioni democratiche e non era quello che manifestava a livello
internazionale e senza remore il suo rifiuto di piegarsi al dominio statunitense
e che attraverso la sua alleanza con Morales in Bolivia, con Correa in Ecuador e
con Castro a Cuba alla fine ha contribuito a far togliere – sempre che Obama
riesca a convincere il Congresso - l'embargo a Cuba con il plauso di tutto
l’Occidente progressista?).
Sempre su Le Figarò
qualcun altro ha scritto: "Per combattere un nemico, è necessario
innanzitutto conoscerne il nome. Le teorie del complotto si stanno diffondendo
senza limiti e, in passato, hanno fortemente contribuito a provocare vicende
sanguinose. Quindi, per queste minacce, abbiamo bisogno di risposte, risposte
forti, risposte adeguate. (...) Dobbiamo essere consapevoli del fatto che le
tesi complottiste prendono la loro diffusione attraverso i social network (...)
Internet. Dobbiamo agire a livello internazionale per un quadro giuridico da
definire, e creare una piattaforma che gestisca le reti sociali mettendo i
singoli davanti alle loro responsabilità e sanzionarli in caso di infrazione".
E così, tanto per
finire la festa in pace, il 19 marzo viene presentato in Francia dal Consiglio
dei Ministri un disegno di legge per rafforzare i controlli della Rete: l'idea geniale
è quella di installare delle “scatole nere” in ISP per il controllo di tutti i dati
in transito. Si tratta in buona sostanza di creare degli algoritmi in grado di
rilevare eventuali comportamenti anti-sistema e di individuarne e controllarne gli
autori.
I “complottisti” francesi
sono dunque avvertiti. Non resta che aspettare che anche l’Italia e gli altri
paesi della comunità europea si allineino alla Francia.
A.L.F.