«C'era a corte un uomo, funzionario tra i piú alti
per grado, di vita ordinata e pia fede. (...) Accadde che un giorno il re se ne
andasse a caccia con la solita scorta, e anche quel valentuomo fosse della
partita. E mentre questi vagava tutto solo, gli capita, penso per divina
Provvidenza, di trovare in una macchia un uomo accasciato al suolo, con un
piede orrendamente maciullato da una bestia feroce; il quale, come lo vede
venire, lo scongiura di non passare oltre, ma di avere pietà della sua
disgrazia e ricondurlo a casa. E insieme soggiunge: "Vedrai che in futuro
non mi rivelerò senza frutto, né ti sarò inutile". Il valentuomo rispose:
"Ti aiuterò a rimetterti in forze e ti procurerò l'assistenza che posso:
ma disinteressatamente, e per puro Amor del Bene. Comunque, qual è il profitto
che - a quanto dici - mi verrà da te?" E quel povero invalido dice:
"Io sono il Guaritore dei Discorsi. Se avviene che sia riscontrata ferita
o infermità in parole o conversazioni, con appropriati farmaci io saprò
guarirla, sì che il male non abbia a diffondersi ulteriormente"».
Anonimo, Storia di Barlaam e Ioasaf (a cura di Paolo Cesaretti e Silvia Ronchey), Nuova Universale Einaudi
Anonimo, Storia di Barlaam e Ioasaf (a cura di Paolo Cesaretti e Silvia Ronchey), Nuova Universale Einaudi
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