11/04/12

I primi tre volumi di “Metapolitica” curati da Aldo La Fata: un omaggio a Silvano Panunzio

di Franca Alaimo

Aldo La Fata, amico ed alunno di Silvano Panunzio, cosi come  sua alunna si riconosce la scrivente nel senso più pieno dell’essere stata da lui alimentata con ottime “pietanze” per lo spirito, ha cominciato a raccogliere in volumi ( è stato editato già il terzo)  gli articoli, i saggi, le lettere, le interviste, i commenti apparsi via via nel tempo nei numeri della rivista “Metapolitica”, fondata da Panunzio e da Mario Pucci nel maggio del 1976 e la cui pubblicazione è stata interrotta a causa della morte del suo ideatore nel 2010.
Ovviamente lo scopo primo di tale operazione è quello di non disperdere un lavoro a cui, nel corso degli anni, molti altri illustri filosofi, scrittori, poeti, economisti, studiosi di parapsicologia come di metafisica occidentale ed orientale, sacerdoti, italiani, e non solo, collaborarono, costruendo ( cosa di cui bene ci si avvede ad opera finita, così come il disegno di un arazzo si rende riconoscibile solo quando gli ultimi fili sono stati intrecciati  e la tessitura ultimata ) una sorta di monumento sapienziale di straordinaria  efficacia e bellezza, utile soprattutto a quanti si siano già posti in cammino alla ricerca di una verità non contingente, nozionistica o “nazionalistica” e nemmeno specificatamente ritualistica,  ma  sovra-temporale e sovra-religiosa, perfino, se s’intende per religiosa un insieme di norme  e riti sentiti come i soli e “giusti” strumenti di crescita metafisica.
Un altro scopo è quello di ricordare tanto a quelli che furono abituali lettori  della rivista che  a quelli che magari stanno per la prima volta  scorrendo i volumi curati da La Fata, come la sapienza autentica non solo non corra mai il rischio d’essere sorpassata  dalle nuove conoscenze e logorata dal tempo, ma come, invece, illumini il momento presente e ne tragga, a  sua volta, lume, dimostrando la coerenza progettuale del destino escatologico a cui l’umanità è chiamata.
Nonostante il numero sempre crescente dei collaboratori, direi che l’impronta più evidente, quella che conferisce, pur tra diversità di posizioni, una voce coerente alla rivista, è sicuramente quella lasciata da Silvano Panunzio, il quale, a dire il vero, spesso, nutrito com’era il suo intelletto di letture e l’anima sua di meditazione e contemplazione quotidiane,  firma testi di difficile comprensione per il semplice lettore, come lo fu e purtroppo è la scrivente, sempre grata che alla sua piccolezza lui abbia dedicato ascolto ed affetto e l’onore della dedica dell’ultimo dei libri che hanno costruito l’ampio ed arduo  “corso” di Dottrina dello Spirito. E, tuttavia, a nessuno può sfuggire, nemmeno al più distratto lettore, come tanta cultura non costituisca un’impalcatura noiosa ed imbalsamata, ma una sorta di lievito fermentante che consente la crescita dello spirito attraverso il dialogo aperto, il confronto senza pregiudizio anche con le idee e le ipotesi più diverse, perfino a-scientifiche, se quest’ultime siano riconosciute  quale frutto di purezza di spirito e visionarietà angelica.
Infatti, Silvano Panunzio, come del resto tutti i suoi collaboratori ed amici, si mostra come pellegrino che cerca  la Verità tenendo presente la domanda altissima dell’arcangelo Michele ( alla devozione per il quale  si deve la fondazione dell’Alleanza Trascendente Michele Arcangelo): Chi come Dio?, conservando cioè nel cuore la virtù  dell’umiltà, che spesso lo faceva apparire agli occhi degli amici un meraviglioso fanciullo. E soprattutto non gli sfuggirà una caratteristica del suo procedere intellettuale-spirituale,  (che influenzò , come posso testimoniare in qualità di amica e  assidua corrispondente epistolare, anche la sua esistenza  biografica) secondo un sovrasenso simbolico,  che gli permette  di  sviluppare una lettura  degli eventi terreni e  celesti attraverso una serie di corrispondenze  ed una fitta rete di rapporti matematico-astrologici, che rimandano all’ antica e regale sapienza dei Magi, i sapienti astrologhi che videro e adorano Gesù bambino.
Infatti, superando a volo tutti i motivi di scontro tra popoli e fedi, Silvano ed i suoi collaboratori cercano davvero di legare insieme sia le patenti  che  le sotterranee verità comuni alle grandi religioni dell’umanità, attingendo dall’Oriente come Dall’Occidente, dal passato come dal Presente, dalla saggezza dei testi sacri fondamentali come quelli dei sapienti più recenti, dal profetismo storico come da quello dei mistici moderni.
Si giunge cosi ad una visione ecumenica, che, talvolta, dà le vertigini e che infonde, però, quella letizia che accompagna la comprensione del mistero di Dio e del mistero dell’Uomo. Perché, se ad un primo approccio tanta sapienza potrebbe apparire  “astratta”, cioè non riducibile a una dimensione umana, si dimostra, ad una più attenta disanima, capace di reggere pienamente il confronto con la dimensione terrena e dare una spiegazione a guerre, crisi, scismi religiosi ed ideologici e adattarsi perfino alle dinamiche proprie della vita di coppia, motivandone dalle radici più profonde  la crisi e l’incomunicabilità. Perfino il ruolo della profezia sembra ritornare, grazie a certe pagine, il suo più profondo significato di lettura degli eventi alla luce di un’ideale e mistica sovratemporalità.
Chi legge o rilegge queste pagine si trova anche a dovere fare i conti con la “debolezza conoscitiva” della propria fede, così da essere spinto ad una più attenta comprensione dei testi biblici, effetto che desiderava sommamente il nostro Panunzio, il quale dichiarava di avere imparato a memoria l’Evangelo all’età di otto anni e di potere impiegare anche un’ora nella recita del pater noster e che non cessava di stupirmi nelle sue risposte ai quesiti che gli proponevo circa l’interpretazione di certi passi  dell’evangelo a me più enigmatici.
Aldo La Fata, prima di intraprendere questo lavoro, mi scrisse di se stesso che può pure “passare via”, ma che Silvano Panunzio non deve e non può. E non posso che dargli ragione “toto corde”.
Mi sembra, infatti, che a parte qualche sapiente vegliardo ancora in vita, non ci siano più al mondo Maestri di una statura culturale e intellettuale e sapienziali che possano sostituirlo. Egli fu è resterà uno dei pilastri della Sapienza Universale, uno dei più convinti assertori della superiorità del Cattolicesimo quale apice del cammino verso l’Assoluto tracciato dall’Umanità nel corso dei millenni, in quanto contenitore delle verità e delle fondamentali dottrine di tutte le religioni.
Aldo La Fata, dunque, lega il suo nome a quest’opera ed è, immagino, il suo modo di dimostrare la propria fedeltà ad un grande amico e maestro, che manca a lui,  come a me e a tutti quelli che lo conobbero per l’eccezionalità del suo essere  uomo, amico, credente e scrittore.


4 commenti:

  1. Quello che più mi sorprende è il silenzio assordante di tutti coloro che, a vario titolo nel corso degli anni, fecero parte dell'ATMA.
    A ben vedere il sodalizio era nato per portare avanti prima di tutto una battaglia ideale volta a risvegliare le coscienze in preparazione alla Fine dei Tempi.

    Curiosamente in questi ultimi anni la rete è diventata, almeno al livello più basso, un campo di lotta idoneo ad affermare i propri ideali, se uno ce li ha e pertanto mi sarei aspettato di leggere i contributi di qulacuno dei compagni di cordata di allora.

    Ora - come dicono i Francesi - 'il n'en est rien. Tutti spariti, tutti defilati vuoi per motivi di anzianità o di salute, vuoi per altre ragioni che non mi è dato conoscere.

    Per quel mi riguarda, non la penso così ed il mio impegno nella rete volto a combattere le forze asuriche o del caos data da circa una decade ormai. Non dubito che il fare ciò comporti una percentuale di rischio per la mia incolumità, percentuale che al momento non m'è nota.

    Ma che importa? La mia vocazione mi ha portato e mi porta tuttora ad andare avanti fin che Dio vorrà. E la mia rimane ovviamente una pura e semplice lotta delle idee e nulla più, condotta negli assai ristretti limiti delle mie possibilità.

    Ma non credo che il Padre esiga molto più per chi si schiera dalla parte dello Spirito. Credo che l'importante, di questi tempi, sia il dare testimonianza ed è l'ultima opportunità che ci rimane a disposizione. Non spetta a noi vicere l'immane contesa in atto sui piani visibili e soprattutto invisibili.

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  2. Paolo, ti risponderò con le parole di Nicholas il Francese: “…la disunione e l’incostanza hanno aperto larghe crepe nel cemento dell’amore e le pietre del santuario sono state sparse ai quattro angoli del mondo”. Ecco, un coraggioso e sincero esame di coscienza anche da parte tua a tale proposito non guasterebbe.

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  3. Aldo, tu mi chiedi di fare delle riflessioni che non posso pubblicare in rete. Sì, è vero: nel corso degli anni si sono verificate delle complicazioni in seno a quella che era l'Alleanza. Colpe da una parte e magari anche dall'altra? Probabile. Ma credo si tratti ormai di acqua passata.

    Fatto sta che per parte mia vado avanti con un briciolo - e anche più - di temerarietà. E allora chi ha risposto e continua a rispondere alla propria vocazione primordiale alla lotta? Colui che se ne sta in pantofole a leggere un libro oppure chi cerca di smascherare le forze che tentano disperatamente di avvilupparci nella dimensione della Matrix?

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  4. Paolo, gli esami di coscienza pertengono al foro interiore e non vanno certo resi di dominio pubblico. Sono questioni che riguardano solo noi e la nostra “sfera morale”. Di questo parlavo.
    Per tua conoscenza poi, ti dirò che l’unico scopo che si prefigge questo blog è quello di fornire qualche, si spera utile, elemento di discernimento o di sostegno all’intellezione. Niente di più e niente di meno. Quanto al tuo giudizio sui tuoi vecchi compagni di cordata, a me sembra offensivo, irriguardoso e anche sleale. Tra l’altro tu parli di una realtà umana e di una fratellanza che da più di vent’anni hai perso di vista e di cui oggi ignori praticamente tutto.
    Infine, la Sovversione non si combatte a colpi di fantasia (troppo cinema e troppe letture sbagliate nella tua formazione caro Paolo), ma con l’impegno interiore, il buon esempio e la fermezza morale e intellettuale. Senza dimenticare la preghiera e l’adorazione. Ma per far questo bisogna esercitarsi a morire. Un esercizio difficile ne convengo, ma che bisogna compiere con coraggio e sincerità.
    Per ultimo: Paolo, ma che ne è stato della tua fede cattolica? Non era quello un pre-requisito indispensabile per far parte dell’ATMA?

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