24/04/12

Un condivisibile commento di Giuseppe Gorlani al nostro post sull'India

Un anziano Sadhu con gli occhiali da sole

di Giuseppe Gorlani
L’aspetto davvero antitradizionale dell’India attuale non consiste tanto, secondo me, nel suo armarsi – ciò potrebbe inscriversi in un gioco di equilibrio con le altre potenze: bisogna essere forti per tutelare la pace – quanto nell’aver assunto in toto la modernità.
Alcuni giorni fa un amico appena ritornato da quel Paese mi diceva di come la diffusione della televisione, dei cellulari e dei computer e l’assunzione di una mentalità di tipo anglo-americano, fondata sull’idea assurda di un progresso illimitato, stessero distruggendone il tessuto tradizionale incentrato sul Sacro.
Laddove le vestigia del Sacro sussistono vengono banalizzate, rese spettacolo e commercio. I sadhu girovagano con moto e cellulari; il brutto, il volgare, la corruzione, l’inquinamento, la pornografia, l’alcolismo dilagano; la musica sacra viene trasmessa nelle discoteche associata a ritmi techno; i giovani si vestono con abiti occidentali firmati e mangiano carne di manzo; le caste sono state pressoché cancellate e se ne sussistono residui si sono ridotti a etichette burocratiche sancenti particolari privilegi; i divorzi aumentano e le famiglie si sgretolano; gli ashram, che dovrebbero essere centri di serenità e di introspezione, sono diventati, in numerosi casi, luoghi in cui prosperano l’avidità, l’ambizione e la maldicenza.
A ragione Alain Daniélou scriveva più di vent’anni fa in I quattro sensi della vita: «Quasi tutta la società europeizzata di Nuova-Delhi che governa oggi l’India è in effetti dal punto di vista indù una società di paria. Ciò spiega la perfidia con la quale essi combattono le istituzioni tradizionali che li rifiutano». Oggi le cose sono di gran lunga peggiorate; persino molti pandit sostengono che lo sviluppo tecnologico, ormai svincolatosi da ogni principio etico, non è contrario alla saggezza dei Veda e dei Tantra e auspicano una impossibile sintesi tra sapienza orientale e conoscenza scientifica. “Impossibile”, poiché il rapporto tra Conoscenza metafisica e scienza empirica non è di tipo dualistico, in cui si hanno poli complementari, ma gerarchico. La Conoscenza, infatti, include in sé la scienza, pur trascendendola infinitamente. Lo svadharma (il dharma inerente la natura propria di un essere), che costituiva la spina dorsale della Via dei Padri, è stato abbandonato. Oggi i giovani vengono spinti a diventare quello che il mercato richiede. E infine, Moksha, l’ideale della liberazione dall’ignoranza, che presso il Sanatana-dharma è sempre stato ritenuto il fine supremo dell’essere umano, si è ritirato in qualche irraggiungibile grotta himalayana quasi del tutto dimenticato.
Sembra che i valori fondamentali si stiano definitivamente dissolvendo nell’Era Oscura. Ma non bisogna disperare: la bellezza, l’amore, il bene, la pace continuano a vivere nei cuori di quelli che non si lasciano plagiare o intimorire dalla pochezza dominante e insistono a tenere aperto l’occhio della saggezza. L’Atman che in realtà siamo non nasce, non muore ed è un tutt’uno col Paramatman: l’ineffabile Presenza di Dio. Così insegnavano, insegnano e in ogni tempo insegneranno la Shruti e la Smriti, rifulgendo di una luce più splendente di mille soli.


2 commenti:

  1. Piero Scanziani diceva che ''l'India confina con Dio''. Oggi, con chi o cosa confina? E noi? Vittime passive di un mondialismo predatore; ostaggi di club anglofoni ove il profitto è l'unico scopo della vita. Troppi adorano il dio uno e quattrino e non ci sono più eden mistici. Il Tibet è schiacciato dal fiato mefitico e mortale dei rossi cinesi e il Dalai Lama che fa, che può fare? E il nostro Santo Padre? Non sento la Sua voce denunciare esplicitamente i poteri immondi di questo mondo: il sistema banke, trilateral, etc. etc. Accusare satana non costa molto, accusare le multinazionali e i grandi banchieri, è più pericoloso.
    Flebili voci, cuori fiacchi, anime accartocciate, spiriti erranti... solo Dio ci può salvare... se ci mettessimo pure qualcosa di nostro, non sarebbe disdicevole. O no?

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  2. In quanto scrivi c’è senz’altro della verità. Aiutati che il ciel ti aiuta, recita un proverbio di antica saggezza. Tuttavia, credo si debba prestare attenzione a non sottovalutare il lavoro interiore di purificazione. Anzi, direi che innanzitutto dev’essere proprio questo il nostro agire prioritario ed essenziale. Come possiamo lasciarci illuminare dalla Presenza se non ci svuotiamo di tutta la paccottiglia inutile e dannosa accumulata nell’intimo? Diversamente, si corre il rischio di vedere errori ed imperfezioni dappertutto, trascurando il macigno dell’ignoranza che ci portiamo dentro. In ogni caso, qualsiasi azione volta all’esterno deve partire dall’interno, esattamente come ogni parola, per essere efficace, deve scaturire dal silenzio. In fondo, la Fede non consiste proprio nel credere fermamente che la Verità sovrasensibile è infinitamente più reale ed autorevole delle verità contingenti? Non che queste ultime siano irreali o irrilevanti, ma bisogna partire dalla prima per rettificare ed armonizzare le seconde.

    Un cordiale saluto, Giuseppe Gorlani

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