La ricerca del silenzio e di un rapporto armonico con tutto ciò che definiamo natura, è parte integrante di qualsiasi forma d’ascesi, in un incontro sapiente con luoghi particolari, interiori e esteriori, nei quali l’uomo “edifica ed estende” la sua anima attraverso una particolare geometria e “costruisce” il suo canto al Creato (o, come dicono alcuni, lascia che il creato canti in lui).
Le abbazie e le cattedrali del periodo romanico-gotico rappresentano un raro esempio, a volte integralmente conservato, di questi luoghi particolari: un’architettura vivente dove l’osmosi fra l’uomo religioso (pio direbbero i latini) e la pietra è continua; dove ogni elemento è studiato per accogliere e sviluppare la spiritualità e l’introspezione di colui che la vive; dove l’umiltà psichica di chi osa superare i guardiani della soglia del protiro, si avventura nelle navate, attraversa la foresta di colonne, si arresta nell’ambone, si perde nei labirinti musivi, si ritrova nel transetto e si dilata nell’abside o nelle crociere, magnificando l’anima che trascende le ordinarie barriere spazio-temporali. Tale viaggio predispone all’ascolto del Logos, della voce di Dio; dove proporzioni e luci provenienti dalle rose frontali e dalle ogive colorate, sono sapientemente studiate e accuratamente orientate, anche se l’ingegneria utilizzata non prevarica mai l’apparente semplicità e casualità con la quale tutte le cose si trovano... al loro posto.
La cattedrale di cui si parla in questo testo è quindi una particolare janua coeli, una porta stretta che accomuna l’arte sacerdotale, l’arte filosofica e, misticamente, anche quella “guerriera” di ogni tradizione e che conduce verso le stelle gli... uomini di buona volontà.
Claudio Lanzi, Sedes Sapientiae: l'universo simbolico delle cattedrali, Ed. Simmetria, Roma 2009.
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