di Peppino Orlando
A Genova c'è un pensiero della destra cattolica e nazionale, con caratteristiche peculiari, che Piero Vassallo continua ad onorare con ricerche robuste e coraggiose. Si avverte in lui la cospicua eredità della scuola del cardinale Siri, che con la rivista Renovatiò, diretta da Baget Bozzo tentò il rinnovamento spirituale nella fedeltà della tradizione cattolica. Egli, laico fedele, affronta ora, dopo il fatuo trionfo suicida del progressismo babelico, la solitudine filosofica e politica degli autentici fedeli della tradizione... Egli non gode degli allori e delle prebende post mortem di certo clero che della lungimirante battaglia antimodernistica di Siri ha fatto, occasione di carriera nella fase di freno tardivo delle derive dei novatori secolaristi. Siri rimane un vero tomista non adulterato e camuffato tra i teologi presenti nell'episcopato dell'epoca conciliare. E tomista rimane Vassallo, pur tra pensatori cristiani che hanno profuso altri rivoli nelle acque limpide del rigoroso realismo del grande Aquinate. Mi riferisco alle scuole di Federico Sciacca, Cornelio Fabro, e Augusto del Noce, che da Rosmini e Kierkegaard hanno tratto movenze moderne. Nella specifica tradizione filosofica italiana Vassallo colloca come guide Giambattista Vico e Gentile, soprattutto l'ultimo Gentile, come filosofia cattolica italiana, vera cultura di una destra vera e giusta. Vera e giusta è la filosofia cattolica italiana se è logicamente e metafisicamente libera del tutto di ogni veleno gnostico, arcaico, moderno o postmoderno. Nell'economia di un dibattito sulla cultura di destra elencherò alcune conclusioni di Vassallo e qualche cautela sul sostegno da lui individuata in autori cristiani contemporanei.
Stupende la pagine sulla bellezza e la bontà della creazione della materia e della natura contro la svalutazione catara che giunge fino a Nietzsche e all'agonia illumininistica rovesciata in Novalis, e i falsi mistici del Grund primigenio. E pagine splendide si trovano sul cesarismo, sulla rivelazione primordiale. Storicismo senza storia, progressismo senza progresso, naturalismo senza natura, tradizionalismo codino e settario. La vera tradizione metafisica e cattolica è l'unica fonte di vero progresso civile, morale, spirituale per Piero Vassallo.
Il realismo gnoseologico si esalta in realismo politico nelle magistrali pagine in cui Vassallo analizza le derive occidentaliste e orientaliste che per eccesso o difetto non colgono il significato provvidenziale dell'impero americano di fronte ai totalitarismi del novecento e alla tenebrosa minaccia islamista, che sintetizza col giudizio dell'immoralismo maomettano segnalato da San Tommaso. E quando pone la netta distinzione (non separazione) tra l'ordine della mitezza della carità soprannaturale della Chiesa e l'ordine dell'impero nella storia. Egli richiama Sant'Agostino ai dossettiani che vedono l'alternativa europea all'impero americano, come se gli tati europei attuali fossero librati sul giusto riconoscimento dei principi cristiani! Contro un prevalente pericolo «sionista» Dossetti come Guénon, Garaudj, Alain de Benoist insieme allo storico medievalista Cardini e altri destri italici finiscono sognare una superiorità morale dell'islam ad uso dell'antiamericanismo europeo! Dunque la buona tempra del pensiero genovese rinverdisce nella solitaria testimonianza di Piero Vassallo. Egli mi fa rileggere l'Ultimo Maritain delle «cose del Cielo», che ha rotto con i fatui tomismi della nouvelle théologie
che ha inquinato il concilio e i papi, si, caro Piero anche i papi, che mai tu vuoi toccare, distinguendo funzione carismatica e dottrina privata. Eppoi rileggo di un altro solitario, Andrea Galimberti, che da Aristotele, Leibniz e Kant, giunse a un realismo della «filosofia trascendentale del linguaggio» - ed. Paideia che lo introdusse nella genuina fede cristiana, ma non fu capito dal mondo di «giustizia e libertà» del suo cugino Duccio di Cuneo, da cui proveniva con Baratono e dal mondo cattolico, tra Siri e Sciacca, che all'università gli fecero ostacolo. E ancor meno capirono le schiere di neoteologi di galli e balletti della setta montiniana genovese, che combatteva Siri e Sciacca per motivi politici coperti dal tomismo prima maniera di Maritain, anche quello banalizzato nel sincretismo di babele. Solitudini che s'intrecciano e s'incontrano, a Genova fuori del potere della casta sinistro-gnostica con la filosofia del vangelo. Con Piero, come maccabeo del cattolicesimo, si può discutere in verità. Le pagine di «Memoria e progresso» (ed. Fede cultura) bolla a fuoco le tentazioni nefaste che la falsa filosofia ha scatenato nella chiesa di Roma.
(Fonte:
http://c.ilgiornale.it/a.pic1?ID=364201&START=0&2col)
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