07/12/07

Un estratto del «Testamento» di Pavel Florenskij

L’ 8 dicembre di settant’anni fa, non lontano da quella che allora si chiamava ancora Leningrado, e in una sorta di macabra onoranza al ventennale della rivoluzione, veniva fucilato Pavel Florenskij, uno dei più grandi intellettuali russi di ogni tempo, matematico, filosofo, scienziato, teologo e sacerdote, ribattezzato da qualcuno il Leonardo da Vinci russo. Il suo destino fu quello normale per milioni di altre vittime del totalitarismo comunista: una fossa comune di cui solo per caso conosciamo la collocazione; la sua figura si staglia invece su questo sfondo tragico con una dimensione del tutto eccezionale, che ancora a fatica cerchiamo di apprezzare nella giusta misura e secondo una complessità che ogni volta rischiamo di ridurre.


"Figlioli miei carissimi... abituatevi, imparate a fare tutto quel che fa­te con passione, ad avere il gusto del bello, dell’ordine; non disperdetevi, non fate niente senza gusto, a qual­che maniera. Ricordatevi che, nel 'pressapochismo' si può perdere tutta la vita, e al contrario, nel compiere in maniera ordinata, armo­niosa, anche cose e opere di secondaria importanza si possono fare tante scoper­te, che poi vi serviranno co­me sorgenti profondissime di nuova creatività... E non solo. Chi fa 'a qualche ma­niera', impara a parlare nel- lo stesso modo, e la parola trascurata implica poi di conseguenza anche un pen­siero confuso. Figlioli miei carissimi, non permettete a voi stessi di pensare in ma­niera trascurata. Il pensiero è un dono di Dio, richiede che ce ne prendiamo cura. Essere chiari e responsabili nel proprio pensiero è il pe­gno della libertà spirituale e della gioia del pensiero.
Era tanto che volevo scri­vervelo: guardate più spes­so le stelle. Quando provate dolore nell’anima, guarda­te le stelle oppure l’azzurro del cielo. Quando vi sentite tristi, quando qualcuno vi offende, quando non vi rie­sce qualcosa oppure vi so­praffà la tempesta interiore, uscite fuori e rimanete a tu per tu con il cielo. E allora la vostra anima si placherà.
Non rattristatevi e non da­tevi pena per me. Se sarete lieti e coraggiosi, ne sarò confortato anch’io. Sarò sempre con voi nell’anima, e se il Signore lo permetterà verrò a voi di frequente per vegliare su di voi. La cosa più importante che vi chie­do è che facciate sempre memoria del Signore e cam­miniate al Suo cospetto. Con questo, vi ho detto tut­to quello che ero in grado di dirvi. Il resto non sono che particolari secondari. Ma questo non dimenticateve­lo mai".

(Fonte: «La nuova Europa», n. 6/2007)

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