04/12/07

Avvento


Rilanciamo volentieri quanto ci scrive Mario Bozzi Sentieri:


LA BATTAGLIA METAPOLITICA

Se non si rispettano i tempi giusti, le feste perdono parte del proprio significato, essendo un momento che si ripete ogni anno interrompendo il flusso ordinario dei giorni. Ma se ciò è vero per tutte le feste sacre del calendario, è ancora più vero per il Natale che è da sempre la più sentita e la più popolare delle feste cristiane.
Ormai, purtroppo, il ciclo del Natale viene allungato a dismisura, sovrapponendo l’affarismo al significato sacro della festa.
Ci stanno trasformando in un popolo di consumatori al quale si propone il panettone subito dopo le ferie estive quando, invece, fino a non molto tempo fa, l’inizio dei festeggiamenti natalizi avveniva l’8 di dicembre e solo con l’Immacolata, quindi, si sentiva l’atmosfera natalizia.
Atmosfere festive che si sovrappongono, tempi annullati dalla fretta di fare affari, logiche di mercato che massificano i prodotti: il mancato rispetto dei tempi sacri e di quelli profani ci espone all’incapacità di trasmettere alle generazioni successive il vero significato di feste che da secoli vengono celebrate in Italia. Invertire la tedenza non è impossibile. La prima "rivoluzione" è quella individuale e familiare. Ritrovare il senso del Sacro, riviverne i segni, prendere consapevolezza della Tradzione europea, è la prima essenziale battaglia metapolitica. Basta provarci. Basta crederci...

Mario Bozzi Sentieri

PER NATALE RITROVIAMO LE TRADIZIONI

LA STORIA DEL PRESEPE

Le origini del Presepe sono sicuramente cristiane e risalgono ad una tradizione del II secolo dopo Cristo, di commemorare la nascita di Gesù nella grotta di Betlemme, nella quale si credeva che egli fosse nato. Nel Vangelo di San Luca si racconta che la Madonna, dopo aver partorito, avvolse il piccolo nelle fasce e lo mise in un "praesepe", cioè in una mangiatoia, il che farebbe pensare ad una stalla. Nei Vangeli Apocrifi si parla invece di una grotta e compaiono un bue e un asinello, messi accanto al bambino per riscaldarlo col loro fiato.
La rappresentazione simbolica della nascita di Cristo ebbe un grande successo popolare. I monacicistercensi furono i più accaniti fautori del Presepe, perché sostenevano l'importanza di far conoscere bene alla gente tutte le fasi della vita di Gesù.L'invenzione del Presepe come noi lo conosciamo è invece attribuita a san Francesco. Ne abbiamo appreso i particolari dalla biografia del santo, scritta da Tommaso da Celano. Egli racconta che due settimane prima del Natale 1223 san Francesco si accordò con Giovanni Velita, signore di Greccio, per celebrare lì il Natale, per far vedere a tutti i disagi che Gesù aveva accettato alla nascita.
Velita, anziano e terribilmente grasso, non amando molto camminare chiese di fare la rappresentazione a poca distanza dal suo castello, non più lontano della gettata di un tizzone da parte di un fanciullo. Inaspettatamente, il tizzone volò ad una distanza di oltre un miglio ed incendiò un bosco, cadendo poi sulle rocce: qui venne allestito il primo Presepio.Alcune città fecero del Presepio una vera arte, come Bergamo e Napoli, dove l'abilità degli artigiani ha fattonascere composizioni bellissime. Anche oggi ci sono artisti che costruiscono Presepi in vari stili, riproducendo Natività ambientate in baite montane, spiagge, cascine della Bassa Padana, capanne africane, quartieri cittadini di ogni tempo e luogo, utilizzando i materiali più disparati, come sughero, legno, carta, cartone, polistirolo, terracotta, gusci di noci di cocco o quanto altro può ispirare la fantasia.Il Presepe, secondo la tradizione, deve essere fatto il giorno di san Nicola o di santa Lucia (di sant'Ambrogio a Milano), lasciando però la greppia vuota. Nella notte di Natale si aggiunge il bambinello nella greppia. Il Presepe si completa il 6 di gennaio, con l'arrivo dei tre Re Magi venuti dall'Oriente a portare doni di oro, incenso e mirra a colui che la stella cometa aveva indicato come "Luce del mondo".

Paola Mastrolilli e Devon Scott (Da www.specchiomagico.net)

PER SAPERNE DI PIU'

Un sito da visitare www.oroincensoemirra.it


PER NATALE RITROVIAMO LA CULTURA DELL'IDENTITA'


Gabriele d'Annunzio - "Favole di Natale", Edizioni Solfanelli - Euro 7,00

Non c’è stato movimento letterario che D’Annunzio non abbia toccato o precorso, a cominciare dal verismo per finire con la prosa d’arte. E non si può neppure trascurare ciò che di romantico in senso nazional-popolare persiste in lui.
Il contatto con le tradizioni popolari e con la poesia dialettale, maestro Cesare De Titta, segna in modo indelebile gli esordi del D’Annunzio narratore, come testimoniano "Terra Vergine" e le "Novelle della Pescara", dove, al di là dell’impianto naturalistico, l’autore solidarizza intimamente con quell’immaginario collettivo svelato da Antonio De Nino e Gennaro Finamore nelle sue "Tradizioni popolari abruzzesi".
Rare volte questo D’Annunzio ha toccato le corde del fantastico o, per meglio dire, del meraviglioso puro, e perciò queste "Favole di Natale", tratte da "Parabole e novelle", edite nel 1916 dall’editore Bideri di Napoli, rappresentano un unicum nella sua produzione.
Se si fa eccezione per "Un albero in Russia", tutte le “favole” della raccolta attingono a quel patrimonio di fiabe popolari che dopo tanti anni e in un clima letterario tanto mutato furono sottratte all’oblio da Italo Calvino. Si tratta, in particolare, di leggende popolari abruzzesi o rielaborate in terra d’Abruzzi, alcune delle quali conosciute di prima mano.
Ma la trascrizione che ne fa D’Annunzio è una ri-creazione. Le sue “favole” recepiscono pienamente la vaghezza della fonte (orale) e sono nello stesso tempo inconfondibilmente dannunziane.

Mauro Mario, “Il Dio dell’Europa”, Edizioni Ares – Euro 13,00

Qual è il filo conduttore della storia europea? L’Europa risponde ancora al progetto dei padri fondatori? Perché, nonostante le bocciature della Costituzione, nessuno affronta con decisione i problemi cardine dell’identità del popolo europeo e delle sue aspirazioni? Quali sono gli spazi disponibili al protagonismo della società civile? Il Vecchio Continente, oggi, sembra non avere risposte, rincorrendo idoli e forgiando regole, alla prova dei fatti, incapaci di creare coesione.
L’Europa sarà cristiana o non sarà, diceva Robert Schuman, primo presidente del Parlamento europeo. E Mario Mauro, attuale vicepresidente, spiega la crisi del processo di integrazione e la mancanza di progetto politico, riconducendole al misconoscimento delle radici cristiane; Mauro cita Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e i non pochi intellettuali laici che temono l’apostasia dell’Europa, l’allontanamento, cioè, dalla propria storia e natura, dall’esperienza di dialogo e di convivenza tra gli uomini che ha dato cinquanta anni di pace, di sviluppo e di diritti.
L’Autore fa fronte a questo stallo assumendo una posizione politica che parte dalla realtà e in stretto confronto con la storia dimostra come la vita e l’identità dell’Europa siano plasmate dal cristianesimo e dal rapporto uomo-Dio. E, in coerenza con questo assunto, elabora proposte concrete da cui far ripartire l’Europa, e anche l’Italia, per un’unità duratura, fondata non sulla burocrazia e sul moltiplicarsi delle normative, ma sulle poche cose vere che ci tengono insieme (pp. 152).


Mauro Mario, Chiappa Elisabetta, “Piccolo dizionario delle radici cristiane d’Europa”, Edizioni Ares – Euro 15,00

L’Europa raccontata ai ragazzi: l’Unione Europea di oggi, l’Europa che è stata e che ha maturato attraverso i secoli una fisionomia precisa, l’Europa che sarà…
Mario Mauro, vicepresidente del Parlamento europeo firma con la giovane autrice per bambini Elisabetta Chiappa questo volume tutto teso a far comprendere ai più piccoli il mondo e la civiltà in cui sono nati e in cui daranno da grandi il loro apporto.
Lo fa da un punto di vista preciso, manifestando il suo credo cristiano fin dal titolo, nella convinzione che l’identità civile e nazionale dell’Europa si fonda nelle radici culturali e religiose di una tradizione bimillenaria di storia; lo fa senza alcuna pretesa di dire o spiegare tutto, ma scegliendo, nella forma del dizionario illustrato, alcune parole chiave che aiutino a farci capire, in quanto europei, chi siamo veramente e da dove veniamo.
A questo scopo il volume è allegato Eurovia, il magnifico gioco della Bandiera Europea che propone una gara avvincente e istruttiva attraverso tutti i Paesi dell’Unione.
La prefazione è del presidente Francesco Cossiga, i disegni coloratissimi sono di Benedetto Chieffo (pp.72).

Roberto de Mattei, “La dittatura del relativismo”, Edizioni Solfanelli – Euro 9,00

Il grande dibattito del nostro tempo, secondo Roberto de Mattei, non è di natura politica od economica, ma culturale, morale e, in ultima analisi, religiosa. Si tratta del conflitto tra due visioni del mondo: quella di chi crede nell’esistenza di principi e di valori immutabili, iscritti da Dio nella natura dell’uomo, e quella di chi ritiene che nulla esista di stabile e di permanente, ma tutto sia relativo ai tempi, ai luoghi, alle circostanze. Se però non esistono valori assoluti e diritti oggettivi, la volontà di potenza dell’individuo e dei gruppi diventa l’unica legge della società e si costituisce quella che Benedetto XVI ha definito la “dittatura del relativismo”.
La denuncia della minaccia relativista è il filo conduttore di queste pagine, che raccolgono scritti e interventi dell’autore svolti tra il 2005 e il 2007. L’opposizione alla dittatura del relativismo, che oggi si esprime attraverso il terrorismo psicologico e la repressione giudiziaria, passa attraverso la riscoperta di quella legge naturale e divina che ha costituito il fondamento della Civiltà cristiana, formatasi nel Medioevo in Europa e da qui diffusasi nel mondo intero.
Il pensiero cui questo libro si ispira è quello della Philosophia perennis, integrata dal Magistero tradizionale della Chiesa, ma anche dall’insegnamento dei grandi autori contro-rivoluzionari cattolici dell’Ottocento e del Novecento, di cui l’autore è, in Italia, erede e continuatore.


Alain de Benoist, "Tradizioni d'Europa", Edzioni Controcorrente - Euro 30,00

«La tradizione non è il passato. La tradizione ha a che vedere con il passato né più né meno di quanto ha a che vedere col presente o col futuro. Si situa al di là del tempo. Non si riferisce a ciò che è antico, a ciò che è alle nostre spalle, bensì a ciò che è permanente, a ciò che ci sta “dentro”. Non è il contrario dell’innovazione, ma il quadro entro cui debbono compiersi le innovazioni per essere significative e durevoli».
Alain de Benoist

Con Tradizioni d’Europa, Alain de Benoist ci offre delle suggestive sintesi sull’origine e la storia delle grandi tradizioni popolari, in buona parte associate al ciclo delle stagioni, che, dalla notte dei tempi, hanno ritmato la vita degli uomini e delle comunità in Europa. Le tradizioni popolari erano legate all’esistenza del mondo contadino, con le sue comunità, i suoi modi di vita, i suoi ritmi di esistenza in armonia con le forze cosmiche. Conoscerle è necessario. Il mondo di domani, così diverso da quello che lo ha preceduto, darà vita a nuove tradizioni, a loro volta diverse da quelle che abbiamo conosciuto. Ma in questo campo, come in molti altri, non si può immaginare l’avvenire prescindendo dal passato. Tradizioni d’Europa è un libro che è possibile leggere tutto d’un fiato, ma anche aprire a caso e sfogliare liberamente. Ovunque, tra le parole e le immagini, si troveranno occasioni per conoscere, riflettere e sognare.

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