Fermata l'infamia, il sito pro pedofii è stato oscurato:
http://petizione.epolis.sm/
Una cosa seria ogni tanto in questo paese viene fatta.
17/06/07
11/06/07
Firmate contri l'Infamia!!!
Iniziativa E POLIS per bloccare il Boy Love Day
L'appello.
Il 23 giugno si celebrerà il "Boy Love Day", la giornata dei pedofili.
E' una iniziativa internazionale promossa da diverse associazioni che dialogano attraverso siti internet con lo scopo di diffondere la "cultura della pedofilia" e solidarizzare con i violentatori di bambini in carcere. Nei siti, oltre agli appelli per "accendere una candela azzurra", compaiono foto di minori semi-nudi e chiari inviti al sesso libero tra adulti e adolescenti. Di fronte ad un tale scempio, ci appelliamo all'Unione Europea, all'Unicef e a tutte le istituzioni affinchè il "Boy Love Day" non si celebri e affinchè vengano oscurati tutti i siti Internet dove si sta propagando questa iniziativa.
Occorre reagire con forza e sostenere questa battaglia di civiltà per la tutela dei nostri figli e dei bambini di tutto il mondo dall'orrore degli abusi e delle violenze.
Firma la Petizione (http://petizione.epolis.sm/)
Facciamo notare come sia stato scelto non casualmente il giorno...
L'appello.
Il 23 giugno si celebrerà il "Boy Love Day", la giornata dei pedofili.
E' una iniziativa internazionale promossa da diverse associazioni che dialogano attraverso siti internet con lo scopo di diffondere la "cultura della pedofilia" e solidarizzare con i violentatori di bambini in carcere. Nei siti, oltre agli appelli per "accendere una candela azzurra", compaiono foto di minori semi-nudi e chiari inviti al sesso libero tra adulti e adolescenti. Di fronte ad un tale scempio, ci appelliamo all'Unione Europea, all'Unicef e a tutte le istituzioni affinchè il "Boy Love Day" non si celebri e affinchè vengano oscurati tutti i siti Internet dove si sta propagando questa iniziativa.
Occorre reagire con forza e sostenere questa battaglia di civiltà per la tutela dei nostri figli e dei bambini di tutto il mondo dall'orrore degli abusi e delle violenze.
Firma la Petizione (http://petizione.epolis.sm/)
Facciamo notare come sia stato scelto non casualmente il giorno...
07/06/07
Il Cantico dei Cantici per FMR
L'amore terreno e l'amore divino, l'umano desiderio e la contemplazione metafisica. Questi i temi, diametralmente contrapposti, che scandiscono il Cantico dei Cantici, libro tra i piu' poetici della Bibbia scelto da FMR - ART'E' per inaugurare la collana Livres de Peintre, con l'obiettivo di innovare una delle piu' illustri tradizioni dell'arte contemporanea, quella del libro d'artista.
Il libro verra' presentato il prossimo 12 giugno 2007 al teatro Vittoria di Torino alla presenza del sindaco Sergio Chiamparino, del poeta Edoardo Sanguineti, dell'artista Ugo Nespolo, Marilena Ferrari, presidente di FMR - ART'E' e dall'attrice bolognese Piera degli Esposti che leggera' alcuni testi tratti dal Cantico dei Cantici.
Fonte: AdnKronos Cultura
Il libro verra' presentato il prossimo 12 giugno 2007 al teatro Vittoria di Torino alla presenza del sindaco Sergio Chiamparino, del poeta Edoardo Sanguineti, dell'artista Ugo Nespolo, Marilena Ferrari, presidente di FMR - ART'E' e dall'attrice bolognese Piera degli Esposti che leggera' alcuni testi tratti dal Cantico dei Cantici.
Fonte: AdnKronos Cultura
06/06/07
Roma Reborn
Un'antica Roma mai vista prima, la Roma di Costantino, rivive grazie al progetto di ricostruzione digitale ''Roma Reborn'', frutto di dieci anni di lavoro e della collaborazione tra Politecnico di Milano, Ucla e Universita' della Virginia, archeologi, architetti ed esperti in elaborazione elettronica provenienti da Italia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania. Il progetto, che sara' presentato l'11 giugno alle ore 14 a Palazzo Senatorio, alla presenza del sindaco di Roma, Walter Veltroni, e' stato realizzato con le piu' avanzate tecnologie nel campo della simulazione digitale.
''Roma Reborn'', infatti, e' un sofisticato modello 3D che funziona in tempo reale, dando la possibilita' agli utenti di entrare nella citta' all'epoca dell'impero di Costantino, visitando palazzi e costruzioni pubbliche importanti. Per gli studiosi e gli esperti che hanno lavorato al progetto, si tratta di una vera e propria sfida tecnologica portata avanti con successo. Il progetto e gli usi a cui sara' destinato saranno illustrati nel dettaglio dagli stessi studiosi.
Fonte: AdnKronos Cultura
''Roma Reborn'', infatti, e' un sofisticato modello 3D che funziona in tempo reale, dando la possibilita' agli utenti di entrare nella citta' all'epoca dell'impero di Costantino, visitando palazzi e costruzioni pubbliche importanti. Per gli studiosi e gli esperti che hanno lavorato al progetto, si tratta di una vera e propria sfida tecnologica portata avanti con successo. Il progetto e gli usi a cui sara' destinato saranno illustrati nel dettaglio dagli stessi studiosi.
Fonte: AdnKronos Cultura
02/06/07
Ori e splendori dei cavalieri delle steppe
Di quei cavalieri leggendari sbucati da dove sorge il sole, avvolti nella polvere e nel mistero, l'ultimo grande storico romano Ammiano Marcellino aveva dato nel IV secolo un'immagine tranciante: «Temono le case come fossero tombe».
Quasi che la loro vita nomade e selvaggia, così diversa dai canoni sedentari della polis mediterranea e macchiata dalle pratiche feroci dei sacrifici umani, potesse solo generare una cultura gretta, minore, perfino barbara.
Invece, no: da Erodoto e Strabone in poi questo è rimasto solo uno stereotipo letterario, ad alimentare un atavico scontro di civiltà. In verità, oltre il limes romano, nelle steppe sconfinate che s'allungano per 7 mila chilometri fino al Fiume Giallo, la cultura nomade si è intrecciata con quella sedentaria. E l'influenza di Cimmeri, Sciiti, Sarmati (poi Goti, Unni, Avari e Khazari) è arrivata in Occidente sulle sponde del Danubio grazie alle cicliche ondate dei gruppi tribali nomadi.
Quest'acquisizione, radicata in studi interdisciplinari, si consolida dopo la visita alla scintillante mostra Ori dei cavalieri delle steppe, inaugurata ieri al Museo del Buonconsiglio. Oltre 400 pezzi delle collezioni dell'Ucraina, in gran parte mai visti in Italia, ci guidano a cavalcare a ritroso nei secoli, dall'invasione mongola dell'Orda d'Oro nel 1220 fino al I° millennio a.C.
Franco Marzatico, direttore del Museo del Buonconsiglio: «Le testimonianze del prestigio delle aristocrazie fra i popoli delle steppe - come questo girocollo d'oro, questa spada di eroe, questo corno potorio per i banchetti - trovano sorprendenti corrispondenze nel mondo occidentale. Molti elementi iconografici furono copiati dai cavalieri delle steppe grazie al contatto con i commercianti greci sul Mar Nero. In direzione opposta, vediamo che i principi occidentali hanno assunto il morso del cavallo come status symbol, così come l'inserimento di corniola e granati alamandini su armi e gioielli d'oro».
Il secondo curator e della mostra è uno specialista d'archeologia asiatica, Gian Luca Bonora: «Ci sono tante steppe, quante sono le popolazioni nomadi - ci spiega - i cavalieri furono anche allevatori, o contadini, o pescatori. Non un impero unico, ma clan, tribù, famiglie, mondi complessi». Tutt'altro che deserti senza storia e storie, come documentano nella sala introduttiva le immagini riprese quest'estate in Kazakhistan dall'operatore Giorgio Salomon e una sequenza de «Il cane giallo della Mongolia».
Tre modelli abitativi affiorano come scialuppe dal mare di zolle d'erba: prima le case del periodo prenomadico, dal IV al II millennio avanti Cristo; poi il rarissimo carro proveniente dal Museo di Odessa (I-II secolo d.C.), prima idea di casa-mobile. Fino alla grande yurta di feltro del Museo di Bologna, la tenda salvata dai secoli per la sua praticità e il suo simbolismo: un palo centrale e un foro tra la nuda terra e le stelle, spazio di vita rubato al cielo e incendiato di colori sgargianti.
Colpisce poi la riproduzione della tomba dei re, il kurgan, che garantiva visibilità di piramide: i sovrani defunti si facevano seppellire in compagnia dei servi, dei cavalli e dalle loro principesse ingioiellate, sfavillanti per sempre.
Quest'esibizione smodata del potere, affidata a collane, bracciali e placchette con l'immagine fantastica del grifone, è un tema ancestrale col quale il Buonconsiglio ha appagato il suo pubblico fedele: «Se il 57% dei visitatori dice di essere tornato al Museo, non possiamo deluderlo», osserva il direttore Marzatico, mentre indica le raffigurazioni del mito di Achille su una faretra d'oro degli Sciiti: al mondo esistono ancora soltanto due oggetti d'oro simili, uno dei quali è stato rinvenuto come probabile bottino di guerra, nella tomba di Filippo II di Macedonia.
Altri oggetti parlano, come quello strano coronamento d'asta bronzeo risalente addirittura al IV secolo a.C., che esprime già il riferimento magico-religioso ad una divinità, forse lo Zeus degli sciiti.
La sesta sezione della mostra, alla quale hanno contribuito anche Concettina Militello e monsignor Crispino Valenziano, documenta anche il lento processo di cristianizzazione delle steppe: spicca all'epoca dei Goti il vescovo Wulfila che s'inventò il glagolitico per tradurre i testi sacri e, secoli più tardi, l'opera di Cirillo e Metodio, apostoli degli Slavi.
Luccicavano anche gli occhi degli archeologi di Kiev ieri all'inaugurazione («quest'interesse italiano consente loro di offrire un'immagine positiva e reale dell'Ucraina», osserva Marzatico) sotto l'affrescata Loggia del Romanino. «Il Buonconsiglio è l'ambiente ideale per questa mostra - conferma Bonora, docente a Bologna - perché è una fortezza inespugnabile, a custodire questi oggetti d'immenso valore scientifico». Fino al 4 novembre, quando gli ori dei cavalieri torneranno a casa.
Invece, no: da Erodoto e Strabone in poi questo è rimasto solo uno stereotipo letterario, ad alimentare un atavico scontro di civiltà. In verità, oltre il limes romano, nelle steppe sconfinate che s'allungano per 7 mila chilometri fino al Fiume Giallo, la cultura nomade si è intrecciata con quella sedentaria. E l'influenza di Cimmeri, Sciiti, Sarmati (poi Goti, Unni, Avari e Khazari) è arrivata in Occidente sulle sponde del Danubio grazie alle cicliche ondate dei gruppi tribali nomadi.
Quest'acquisizione, radicata in studi interdisciplinari, si consolida dopo la visita alla scintillante mostra Ori dei cavalieri delle steppe, inaugurata ieri al Museo del Buonconsiglio. Oltre 400 pezzi delle collezioni dell'Ucraina, in gran parte mai visti in Italia, ci guidano a cavalcare a ritroso nei secoli, dall'invasione mongola dell'Orda d'Oro nel 1220 fino al I° millennio a.C.
Franco Marzatico, direttore del Museo del Buonconsiglio: «Le testimonianze del prestigio delle aristocrazie fra i popoli delle steppe - come questo girocollo d'oro, questa spada di eroe, questo corno potorio per i banchetti - trovano sorprendenti corrispondenze nel mondo occidentale. Molti elementi iconografici furono copiati dai cavalieri delle steppe grazie al contatto con i commercianti greci sul Mar Nero. In direzione opposta, vediamo che i principi occidentali hanno assunto il morso del cavallo come status symbol, così come l'inserimento di corniola e granati alamandini su armi e gioielli d'oro».
Il secondo curator e della mostra è uno specialista d'archeologia asiatica, Gian Luca Bonora: «Ci sono tante steppe, quante sono le popolazioni nomadi - ci spiega - i cavalieri furono anche allevatori, o contadini, o pescatori. Non un impero unico, ma clan, tribù, famiglie, mondi complessi». Tutt'altro che deserti senza storia e storie, come documentano nella sala introduttiva le immagini riprese quest'estate in Kazakhistan dall'operatore Giorgio Salomon e una sequenza de «Il cane giallo della Mongolia».
Tre modelli abitativi affiorano come scialuppe dal mare di zolle d'erba: prima le case del periodo prenomadico, dal IV al II millennio avanti Cristo; poi il rarissimo carro proveniente dal Museo di Odessa (I-II secolo d.C.), prima idea di casa-mobile. Fino alla grande yurta di feltro del Museo di Bologna, la tenda salvata dai secoli per la sua praticità e il suo simbolismo: un palo centrale e un foro tra la nuda terra e le stelle, spazio di vita rubato al cielo e incendiato di colori sgargianti.
Colpisce poi la riproduzione della tomba dei re, il kurgan, che garantiva visibilità di piramide: i sovrani defunti si facevano seppellire in compagnia dei servi, dei cavalli e dalle loro principesse ingioiellate, sfavillanti per sempre.
Quest'esibizione smodata del potere, affidata a collane, bracciali e placchette con l'immagine fantastica del grifone, è un tema ancestrale col quale il Buonconsiglio ha appagato il suo pubblico fedele: «Se il 57% dei visitatori dice di essere tornato al Museo, non possiamo deluderlo», osserva il direttore Marzatico, mentre indica le raffigurazioni del mito di Achille su una faretra d'oro degli Sciiti: al mondo esistono ancora soltanto due oggetti d'oro simili, uno dei quali è stato rinvenuto come probabile bottino di guerra, nella tomba di Filippo II di Macedonia.
Altri oggetti parlano, come quello strano coronamento d'asta bronzeo risalente addirittura al IV secolo a.C., che esprime già il riferimento magico-religioso ad una divinità, forse lo Zeus degli sciiti.
La sesta sezione della mostra, alla quale hanno contribuito anche Concettina Militello e monsignor Crispino Valenziano, documenta anche il lento processo di cristianizzazione delle steppe: spicca all'epoca dei Goti il vescovo Wulfila che s'inventò il glagolitico per tradurre i testi sacri e, secoli più tardi, l'opera di Cirillo e Metodio, apostoli degli Slavi.
Luccicavano anche gli occhi degli archeologi di Kiev ieri all'inaugurazione («quest'interesse italiano consente loro di offrire un'immagine positiva e reale dell'Ucraina», osserva Marzatico) sotto l'affrescata Loggia del Romanino. «Il Buonconsiglio è l'ambiente ideale per questa mostra - conferma Bonora, docente a Bologna - perché è una fortezza inespugnabile, a custodire questi oggetti d'immenso valore scientifico». Fino al 4 novembre, quando gli ori dei cavalieri torneranno a casa.
Angelo Branduardi e i Tempi delle Scritture
Angelo Branduardi concludera' la terza edizione del Festival Biblico ''I tempi delle Scritture'' con una versione della sua ''Lauda di Francesco'', su testi della moglie Luisa. Lo spettacolo, organizzato da ''La Piccionaia'' e ad ingresso gratuito, e' in programma a Vicenza, Monte Berico, il prossimo sabato 2 giugno.
La Lauda di Francesco, eseguita da Branduardi anche in occasione del Giubileo dei giovani l'agosto del 2000 sul prato di Tor Vergata a Roma, di fronte a una sconfinata platea e a Papa Giovanni Paolo II, e' un'opera a piu' livelli che si inserisce nel solco artistico gia' tracciato dal cantautore milanese a partire dall'album ''Infinitamente piccolo'', pubblicato da EMI nel 2000.
La "lauda", che affonda le sue radici nel Cantico medievale, e' una composizione poetica e musicale in cui il sentimento religioso scopre per la prima volta il mondo della natura. Il genere si evolve nel corso del Medio Evo assumendo caratteri di drammaticita' dovuti a un progressivo distaccarsi dell'uomo dalla religione, la quale e' oggetto per secoli di dispute che vedono protagonisti gli eretici, i nuovi ordini e le compagnie religiose, in lotta per restituire la religione ai laici e per porre gli insegnamenti della parola divina alla portata di tutti. Ed anche il cantico sara' tra gli strumenti di questa battaglia per l'emancipazione.
Fonte: AdnKronos Cultura
La Lauda di Francesco, eseguita da Branduardi anche in occasione del Giubileo dei giovani l'agosto del 2000 sul prato di Tor Vergata a Roma, di fronte a una sconfinata platea e a Papa Giovanni Paolo II, e' un'opera a piu' livelli che si inserisce nel solco artistico gia' tracciato dal cantautore milanese a partire dall'album ''Infinitamente piccolo'', pubblicato da EMI nel 2000.
La "lauda", che affonda le sue radici nel Cantico medievale, e' una composizione poetica e musicale in cui il sentimento religioso scopre per la prima volta il mondo della natura. Il genere si evolve nel corso del Medio Evo assumendo caratteri di drammaticita' dovuti a un progressivo distaccarsi dell'uomo dalla religione, la quale e' oggetto per secoli di dispute che vedono protagonisti gli eretici, i nuovi ordini e le compagnie religiose, in lotta per restituire la religione ai laici e per porre gli insegnamenti della parola divina alla portata di tutti. Ed anche il cantico sara' tra gli strumenti di questa battaglia per l'emancipazione.
Fonte: AdnKronos Cultura
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