22/04/16

Jean Borella: Lumières de la théologie mystique



Nell’occasione della seconda edizione di Lumières de la théologie mystique di Jean Borella (Édition L’Harmattan), l’amico Alain Santacreu  ripropone sulla sua sempre stimolante pagina web http://www.contrelitterature.com l’eccellente e approfondita recensione che ne fece a suo tempo Christian Rangdreul. Invito naturalemente chi abbia un minimo di famigliarità col francese a leggerla senza indugio e mi limito solo a una brevissima presentazione.
Comincerei col ricordare che Jean Borella non è uno studioso di primo pelo, ma un docente universitario specializzato in storia della filosofia antica e medievale e che può ritenersi a livello internazionale come uno dei più autorevoli esegeti cattolici di René Guénon. Di lui, qui in Italia, è uscito nel 2002 “Esoterismo guénoniano e mistero cristiano” (ed. Arkeios) nell’ottima traduzione di Dorella Giardini. Un testo anche per mole unico nel suo genere, nonostante lo stile forse un po’ troppo prolisso e concettoso. Lo direi anzi un punto di riferimento imprescindibile per tutti quei cattolici desiderosi di accostarsi alle opere del grande metafisico di Blois senza timori e pregiudizi.
Di contro agli spregiatori e odiatori cattolici dello gnosticismo in tutte le sue varianti e molteplici versioni caratterizzate essenzialmente da una forma di sincretismo religioso, Borella ha il coraggio di proporre e definire il cristianesimo come una religione che fin dai suoi esordi fu realmente “gnostica”.  Solo che occorre intendersi bene sul vero e originario significato della parola “gnosi”, in greco “gnosis”. Il giudaismo ellenizzato e quindi di lingua greca avrebbe utilizzato il termine gnôsis  per tradurre l’ebraico da’ath che significa appunto conoscenza. Espressione che si ritrova nei Settanta nella formula “gnôsis tou Théou” che possiamo tradurre con “conoscenza di Dio”. Naturalmente la conoscenza a cui i traduttori del testo biblico in greco si riferivano non era certo la “conoscenza ordinaria”, quella cioè che presuppone un’erudita accumulazione del sapere, ma semmai la “conoscenza sacra” che ha per oggetto la stessa essenza divina. Borella mutuando dal linguaggio dei grandi dottori e teologi medievali parla di “una partecipazione alla conoscenza che Dio avrebbe di se stesso”. Formula dogmaticamente ineccepibile che mantiene la creaturalità dell’uomo ed evita lo scoglio dell’identità ontologica uomo-Dio prerogativa del Figlio di Dio.  La teologia o “scienza delle fede” altro allora non sarebbe che accoglienza e ricerca di un’intelligenza più profonda della “parola di Dio”, come d’altronde aveva benissimo messo in luce la “Costituzione dogmatica sulla divina Rivelazione” Dei Verbum, uno dei pochi documenti conciliari molto apprezzati anche dai tradizionalisti cattolici. La medesima idea la si troverà anche nella Lettera enciclica di Giovanni Paolo II Fides et ratio, documento ampiamente citato nel libro di Borella e oggi riaffermata in perfetta continuità e devo dire a scorno dei suoi critici dottrinari, anche da Papa Francesco I nel suo Lumen Fidei. Fede dunque come adesione alla Rivelazione cristiana e penetrazione intellettiva dei dogmi alla luce delle Sacre Scritture e della Tradizione. Questa sarebbe la vera conoscenza o “gnosi ortodossa”, di contro alla falsa conoscenza o “gnosi eterodossa” dei nemici del cristianesimo. Per Borella solo la prima può, a giusto titolo, definirsi “gnostica”. Quella gnosi che, ad esempio, un Niccolò Cusano avrebbe definito “dotta ignoranza” e che presuppone proprio un abbandono del sapere quantitativo laico, mondano e secolare che al contrario della vera conoscenza genera incertezza e attaccamento e finisce con l’alimentare la vanità personale e l’orgoglio intellettuale.
Altro punto nodale messo in luce da Borella è l’identificazione della vera gnosi con la carità pura. Anche su questo naturalmente non mancano i nutriti riferimenti alla sapienza dei maestri cristiani. Così secondo Evagrio Pontico “la carità è la porta della gnosi” e per un Gregorio Nisseno la gnôsis o “conoscenza mistica”, si trasforma in agapè, cioè in “via mistica” o “unione mistica”. Nella complementarità amore-conoscenza si ritroverà anche la dottrina dell’Amore-Intellezione di un Guglielmo di Saint Thierry e,  qualche secolo più tardi, l’intelleto d’amore di Dante Alighieri.
Borella  ci ricorda con il suo libro che al di là delle astrettezze teoriche di una certa teologia a cominciare dalla Scolastica medievale, magari anche incomprese e ingiustamente giudicate, e le nuove forme di spiritualità contemporanea basate soprattutto sull’esperienza concreta e sull’ortoprassi, può profilarsi una “terza via” della teologia come via spirituale, in verità battuta fin dalle origini del cristianesimo e di cui troviamo tracce non solo nei Padri e nella misitica cristiana, dall’enigmatica opera di Dionigi l’Aeropagita fino alla mistica renana (e qui Borella si ferma),  ma anche, aggiungo io, nelle diverse “scuole monastiche” con i Domenicani, i Benedettini e i Carmelitani in primis, nel “monachesimo interiorizzato” alla Henri Le Saux e infine nella cosiddetta “scuola dell’esoterismo cristiano” che ha in Dante il suo patriarca e in Charbonneau-Lassay, Henri Stéphane, Silvano Panunzio e lo stesso Jean Borella alcuni dei suoi ultimi più autorevoli banditori.  Naturalmente, tra i sostenitori di una teologia come via spirituale, non si può qui non fare il nome dello straordinario Papa-teologo Benedetto XVI che molte parole ha speso su questo soggetto.  
Una gnosi dunque che secondo Borella ha bisogno della religione e che anzi non può prescinderne e una religione che senza gnosi rischia sempre più di perdere di mordente e di forza spirituale attrattiva e ridursi a un banale, per quanto utile, ente di beneficienza.
A.L.F.

33 commenti:

  1. Grazie Aldo della preziosissima segnalazione e della stimolante presentazione del libro di Borella.

    RispondiElimina
  2. Grazie a te Giuseppe per il commento! Un caro saluto

    RispondiElimina
  3. 1) Che i tradizionalisti apprezzino la Dei Verbum mi pare affermazione avventurosa.
    2) Citare papa Francesco è fuorviante, in sede dottrinaria.
    3) Borella è fedele della Fraternità San Pio X.
    4) Il prete amico di Borella fu ridotto allo stato laicale.
    5) "una religione che senza gnosi rischia sempre più di perdere di mordente e di forza spirituale attrattiva e ridursi a un banale, per quanto utile, ente di beneficienza". Proprio quel che è successo, a voler esser buoni.

    RispondiElimina
  4. Egr. Sig. Gigi (?), per quanto riguarda la “Dei Verbum” non mi riferivo evidentemente ai “tradizionalisti” della Fraternità, ma a quelli di Alleanza cattolica e limitrofi.
    Non credo che sia fuorviante citare papa Francesco a meno che non lo si consideri un eretico, ma fino a prova contraria il suo punto di vista sta perfettamente nel solco della Tradizione cattolica, anche se gli amici della Fraternità e altri “duri e puri” non lo pensano così.
    Che Borella faccia parte della Fraternità è una notizia. A me non risulta, ma anche se fosse sarebbe una sua scelta insindacabile che non pregiudica minimamente la bontà delle sue idee. Tra l’altro mi viene molto difficile credere che Borella che fu a suo tempo attaccato duramente proprio da elementi della Fraternità, si sia avvicinato a quegli ambienti o anche che da tradizionalista lefrevbiano citi con tanto consenso e disinvoltura i testi di Giovanni Paolo II. Sarebbe come sconfessare i suoi stessi libri e azzerare tutta la sua opera.
    Il P. H. Stephane non è mai stato ridotto allo stato laicale. Chi Le ha dato questa falsa informazione?
    Per finire, è certamente legittimo pensare che la Chiesa sia ridotta a un ente di beneficienza (rischio che io stesso ho paventato), ma darlo per certo come invece fa Lei ritengo sia un azzardo che rientra però nell’ambito delle opinioni personali di un non cattolico.

    RispondiElimina
  5. Grazie ad Aldo, per questa bella presentazione.
    A costo di sembrare pignolo e un pò nominalista, vorrei sottolineare i pericoli nell'indicare lo "gnosticismo" quale via per "conoscenza di Dio". La nostra bella lingua ci dà tante possibilità per esprimere concetti, perché utilizzarne uno che dalla dottrina cristiana è sempre considerato eretico? Pensiamo agli studi di Ennio Innocenti e Meinvielle abbastanza precisi ed esaustivi. Per rimanere poi in ambito accademico anche Voegelin aveva utilizzato tale espressione per riferirsi negativamente ai movimenti secolaristi moderni, parlando appunto di "gnosticismo moderno". Mi sembra che alcuni tradizionalisti parlano appunto di gnosi spuria in contrapposizione ad una "gnosi pura", alla quale sicuramente anche Borella si riferisce.

    saluti
    Paolo C.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Paolo per il tuo commento. Comprendo le perplessità, ma credo che non dobbiamo temere le parole, ma semmai le loro errate interpretazioni. La parola "gnosi" sta nel lessico cristiano ortodosso da sempre e non credo sia il caso di rimuoverla. Basta fare gli opportuni distinguo, come d'altronde ha fatto molto bene Borella nel suo libro.

      Elimina
  6. Il Signor Gigi ci scrive quanto segue (ometto solo qualche parola sgradevole e insultante al mio indirizzo a beneficio di quei lettori che non si appassionano alle beghe da cortile e per non squalificare la discussione):
    “1) Considerare AC "tradizionalista" significa avere le idee poco chiare. Forse AC era tale 35 anni fa. Sa qualcosa della spaccatura con Lepanto? Introvigne oggi sarebbe tradizionalista? Ma per favore...
    2) No, Francesco non esprimendo alcuna dottrina non può essere considerato, in effetti, un eretico.
    3) Chi ha detto che l'appartenenza di Borella alla SPX pregiudica le sue idee? E' noto che egli segue le messe della San Pio X. Il libro di Meramo, che lei non conosce, era proprio un atto di accusa contro presunti "infiltrati" nella Fraternità. Di Borella si bruciarono alcuni testi a Econe negli anni '80. Borella, in una sua intervista che forse è ancora nel blog a lui dedicato, elogiò in termini chiarissimi Mons. Lefebvre. Borella fa parte di quel settore della Fraternità (Celier, ad es.) tendenzialmente favorevole ad un accordo, quindi che citi GPII non è del tutto incongruo. Ma il discorso si farebbe insostenibile per chi non conosce la San Pio X --di cui io NON sono fedele-- se non dalle cronache scandalistiche.
    4) L'abbé Gircourt fu sospeso a divinis (legga la biografia nella "Introduction").
    5) La qualificazione di "non cattolico", magari, la tenga per sè.
    Cordiali saluti, Gigi (sì, mi chiamo così!)”

    RispondiElimina
  7. Bene, rispondo al Sig. Gigi come già feci in altra occasione prima che il nostro cambiasse identità. (A meno che non sia vera l’ipotesi parapsicologica del “doppio psichico”, il ché non nego).
    1)“Alleanza Cattolica è un' associazione di laici cattolici d'impronta tradizionalista”, non lo dico io, ma chi ha curato la voce sull’enciclopedia internettiana wikipedia. E’ evidente che se così non fosse qualche elemento della suddetta associazione si sarebbe preoccupato di emendare la voce, ma non avendolo fatto la qualifica di “tradizionalista” affibbiata all’associazione rimane in essere. Massimo Introvigne non può certamente essere confuso con un Alberto Melloni, o no? Nell’ottica di Gigi, AC non è più tradizionalista; nella mia ottica invece lo è stata e lo è ancora. Si tratterebbe di mettersi d’accordo sul significato da attribuire all’aggettivo “tradizionalista” che fino a prova contraria ha una molteplicità di accezioni e non risulta che il sig. Gigi abbia stabilito erga omnes quale debba essere l’unica valida.
    2)Su Papa Francesco che non avrebbe alcuna dottrina, si viaggia sempre sul piano delle opinioni personali mascherate da assiomi dottrinari (e sennò perché ci sarebbero tanti giudizi discordi?). Pensi quello che vuole il sig. Gigi con le sue granitiche certezze, ma lasci anche a me la medesima facoltà. I documenti prodotti da questo Papa non mi pare si allontanano troppo dalla Dottrina di sempre della Chiesa cattolica, anche secondo il parere informato di molti teologi e dello stesso Benedetto XVI. Ma forse il papa emerito è anche lui un anticristo e non ha mail letto né il Sillabo né il catechismo di Pio X e qualora li avesse letti, certamente non li ha capiti.
    Su questo argomento comunque io sono un po’ all’antica e non mi è proprio possibile accettare l’ipotesi che il papa sia un impostore, che le gerarchie siano rimbambite e che la chiesa sia morta nel 1969 o giù di lì o
    3)Che Borella faccia parte della Fraternità a questo punto è un fatto. Non ho motivi per metterlo in dubbio, ma che citi GPII perché è “tendenzialmente favorevole ad un accordo” mi sembra alquanto offensivo per lui. Se lo cita è perché lo condivide pienamente e non certamente per motivi di opportunismo tatticismo o simili. (Comunque le prometto che glielo chiederò personalmente).
    4)L’abbè Stephane fu sospeso. Anche su questo sembra aver ragione Lei, ma nell’edizione in mio possesso dell’Introduction (1979-1984 ed. Dervy-Livres) non c’è traccia di questa informazione. Verifichi pure.
    5) Fausto Belfiori: “Sono forse cattolici i “tradizionalisti” che trascorrono le giornate in umilianti risse rivendicando ognuno una “fedeltà” che è negata a tutti gli altri e che, per la verità, non si riscontra in alcuni di loro?”. Ci pensi. Anzi, pensiamoci entrambi.
    Un caro saluto,

    RispondiElimina
  8. Dionigi si, tutti i padri della Chiesa si, la nostra grande tradizione monastica anche, però io ci andrei molto cauto ad includere i moderni.
    Abhishiktananda per esempio (non facciamo finta che non abbia significativamente abbandonato il suo nome cristiano) non è esente da gravissimi errori e residui scientisti, modernisti e pseudo-evoluzionisti, da concezioni di "maestri" come Teilhard de Chardin o Aurobindo.
    Affermazioni come quella dell'evoluzione spirituale dell'umanità che passa attraverso il mythos, poi il logos e infine trascende questi limiti devono rimanere confinate nelle grottesche teorie dei neo-vedantini e di chi parla di coscienza cosmica.

    Così come Merton, che oggi si vuole far passare come un grande mistico contemplativo ma che era al massimo un contemplativo teorico che, pur scrivendo da grande illuminato, aveva una relazione con una ragazza di vent'anni e molti problemi nella fase purificatoria dell'ascesa mistica. Per carità le debolezze e le cadute sono normali, il punto è che Merton era in cammino non alla vetta. Usarlo come fosse un esempio per i contemplativi porta tanti in errore.

    Infatti, nonostante i meriti Merton, Abhishiktananda e gli altri come loro hanno spalancato le porte a tanti scristianizzatori di professione. Preti zen e preti yoga, gente per cui Gesù è al massimo un'appendice opzionale appartenente a una determinata cultura: cito i gesuiti Piras, De Gennaro, Ballester e un altro di cui non ricordo il nome che è divenuto mastro zen e a cui è stato impedito di pubblicare altri libri.
    La missione dei gesuiti sembra essere diventata quella di induizzare e buddhizzare il cristianesimo invece che l'opposto come facevano un tempo. Fanno un calderone di Jung, de Chardin, meditazione zen e concezioni indù e poi ci dicono che è esattamente la contemplazione dei padri, di Teresa d'Avila e Giovanni della Croce o degli esicasti.
    Mentre noi ci sforziamo a credere che la vetta sia la stessa vi sono alcuni tra i più grandi esicasti di questo secolo che smentiscono in maniera più dura possibile l'identità dell'esperienza pagana (sottolineo pagana) con quella dell'Unione dell'anima con Dio del cristiano. Se alcuni di questi esicasti parlano con spirito settario, altri ebbero addirittura esperienze buddhiste prima di diventare monaci (ad esempio l'archimandrita Sofronio, allievo del grande San Silvano)

    Io stesso sono partito da Guénon e mi sono orientalizzato, scrivo questo perché proprio da Borella sono partito per rendermi conto che la comparazione con l'oriente, fatta dal presupposto che vi sia unità trascendente tra le religioni, lascia del cristianesimo solo un moncone concettuale che inevitabilmente verrà giudicato incompleto.
    Non importa se tutti i cristiani occidentali sono rinchiusi nell'esteriore, la nostra gnosi è sempre viva e non ha nessun bisogno di essere spiegata o accresciuta da tecniche e concezioni pagane che le sono estranee. Non so cosa sperimentino quelle vie, ma nel cristianesimo la Via è solo Cristo, l'iniziatore è solo Cristo e il guru è solo Cristo.
    Non c'è Shiva, Shakti, Krishna, cinque Skanda, tre guna o natura di Buddha che tenga.

    -Ultimo




    RispondiElimina
  9. Caro Aldo, caro Marco, pardon Gigi, sull'effettiva partecipazione di Jean Borella alla Fraternità San Pio X non mi risulta esitano attestazioni sicure, anzi tutto lascia pensare che la Fraternità sia in generale profondamente avversa a Borella come ad ogni forma di "esoterismo cristiano". L'equivoco può esser nato perché, come è avvenuto ed ancora avviene, molti cattolici sensibili all'"esoterismo cristano", hanno dato la preferenza al Vetus Ordo anziché al Novus Ordo. Tutto qui.
    Aggiungo solo che Borella, nel suo tentativo di salvare l'"esoterismo cristiano" respingendo Guénon, si è messo in una posizione un po' difficile...Il monaco cistercense Elie Lemoine ha seguito una via opposta, salvando insieme sia l'"esoterismo cristiano" che Guénon, tutto sotto il cappello del Concilio Vaticano II. Chi ha ragione? E chi è l'eretico? Borella? Lemoine? Tutti i conciliaristi? O tutti gli anticonciliaristi? Forse nessuno? Ma è così importante essere "cattolici anagrafici", come dice un mio amico gesuita e mistico?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Antonello per la tua riflessione che sottoscrivo. Per saperne di più sull'affare Borella ho chiesto all'amico Santacreu che lo conosce bene di dircene qualcosa. Mi ha promesso una "petite note" sulla questione. Un abbraccio

      Elimina
  10. Gentilissimo "Ultimo",
    La ringrazio davvero di cuore per il Suo illuminante contributo che mi sento complessivamente di condividere. Lei dice: attenzione a includere i moderni. Ma “moderni”, caro amico, siamo anche noi. Lei sa bene che il cristianesimo si è ellenizzato fin da subito e che Platone è stato assunto e cristianizzato senza che per questo venisse meno la fede in Gesù Cristo. Oggi – mutatis mutandis – avviene la stessa cosa con l’incontro con le altre religioni, in primis quelle dell’Asia. Questo processo di assimilazione e inclusione, che direi tipicamente cristiano, ha dei vantaggi e degli svantaggi sia sotto il profilo culturale che sotto quello spirituale. C’è chi deraglia e perde la fede - o ne trova un’altra - e chi invece ne riceve un beneficio e la propria fede la rafforza. Io direi che sotto il profilo culturale e non solo abbiamo tutti bisogno di questo confronto aperto e serrato che dovremmo affrontare senza paure o reticenze. Certo, c’è sempre il rischio del sincretismo e delle contaminazioni, ma io credo che noi oggi non si abbia altra scelta. Lei dice giustamente “La Via è solo Cristo, l'iniziatore è solo Cristo e il guru è solo Cristo”. Ma attenzione a non fare del Cristo un idolo. Lui è venuto per la salvezza di tutti e non solo per quella di quei pochi che hanno imparato a pronunciarne il nome. Poi starei anche attento a non confondere l’ottica mentale con la prospettiva spirituale. La “vera gnosi” si colloca su questo secondo versante.
    Un cordiale saluto

    RispondiElimina
  11. Parole sagge, caro Aldo. Ad "Ultimo" suggerirei di essere più prudente nel giudizio sui "gesuiti". Li conosce personalmente o ha letto qualcosa sui media? Conosco personalmente padre De Gennaro (è a lui che mi riferivo nel mio precedente messaggio): è un autentico "mistico" cattolico, quale dubito ci siano molti in circolazione.
    Quanto al rapporto con le altre tradizioni spirituali, volendo semplificare, ci sono due modelli. Per il primo, "inclusivista", più si approfondisce una tradizione spirituale e più si incontrano tutte le altre tradizioni; per il secondo, "esclusivista", al contrario più si approfondice la propria tradizione e più ci si separa da tutte le altre. A ciascuno la sua scelta!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non conosco De Gennaro di persona, conosco Ballester e conosco gente che ha frequentato entrambi.
      Se io sento uno che mi dice "mi sono reso conto che i sacramenti ostacolavano la mia meditazione così ho smesso di seguire l'exoterismo cristiano" per me è un frutto molto negativo.

      Se una persona abbandona il cristianesimo dopo aver fatto meditazioni e yoga cristianizzati io mi faccio delle domande.
      Mi chiedo anche cosa ne avrebbero pensato i nostri mistici, anche i più recenti come Padre Pio.
      Mi chiedo se si possa essere mistici cattolici attraverso una mistica non cattolica.

      E la risposta che ottengo è che non credo che la vetta della montagna sia la stessa, lo credevo un tempo e ora non più.
      Il satori, il samadhi, tutti i nomi che ci sono non corrispondono alla vetta dei mistici cristiani.
      Ho il forte, fortissimo sospetto che il cristianesimo sia una coloritura opzionale in questi esperimenti e, poiché l'unità trascendente delle religioni è un astrazione teorica, questo per me non è accettabile.
      Anche evitando le solite demonizzazioni che si dicevano un tempo contro i non cristiani, non possiamo comunque fingere che non ci siano problemi a fare le cose dei pagani.

      Se faccio meditazione, sia pure meditazione esteriormente cristianizzata, trovo il Vuoto, non Dio.

      -Ultimo

      Elimina
    2. Caro Ultimo,
      personalmente sono convinto che il cristianesimo sia una tradizione completa sotto tutti gli aspetti e che non abbia nessun bisogno di mutuare metodi da altre forme tradizionali. Il confronto, a mio avviso necessario, deve servire solo a farci capire meglio e più profondamente quello che già abbiamo e arrivato il caso anche a farci riscoprire lo sconfinato patrimonio di idee, dottrine e spiritualità accumulato in duemila anni di storia e troppo in fretta fatto cadere nell’oblio (complice purtroppo la stessa Chiesa). Penso davvero che ce ne sia –per così dire - per tutti i gusti, senza bisogno di scomodare esotismi di vario genere. Il discorso delle cosiddette tecniche psico-fisiche dovrebbe a mio avviso essere tenuto sganciato dalla spiritualità vera e propria. Voglio dire che si può restare pienamente e perfettamente cristiani anche praticando il “tiro con l’arco” o la meditazione vipassana, anche se sarebbe meglio che noi occidentali praticassimo, chessoio, l’equitazione o la scherma o altre discipline consimili che fanno parte della nostra cultura e della nostra storia. Poi però, smesso il Kimono, appeso l’arco al muro, ricoverato il cavallo nelle stalle e inguainata la spada, bisogna mettersi sul serio alla sequela di Gesù, ascoltare e meditare le Sue parole, partecipare alla vita liturgica e sacramentale, pregare le nostre preghiere, ecc. ecc. Il problema che Lei registra secondo me è un altro. Gli è che ci sono cristiani che hanno scambiato lo psichico con lo spirituale, il falso Oriente con il vero Oriente, le tradizioni costruite a tavolino con le tradizioni autentiche e vive dei popoli (di quelle morte meglio non parlare). Credo che certi personaggi a cui anche Lei si riferisce, Ballester in testa – degli altri non saprei - siano incappati proprio in questo tipo di madornali errori per evitare i quali avrebbero forse dovuto leggere proprio il Guénon (vedo che a volte lo citano, ma assai superficialmente e con scarso o nullo discernimento). Anche per evitare questi rischi è bene darsi una solida formazione culturale e studiare a fondo la propria religione. Abbiamo tanti straordinari maestri a cui attingere.

      Elimina
    3. Ciao Aldo, se posso permettermi, dico la mia su questo argomento, nel tentativo di arricchire il dibattito, essendo un argomento che mi sta molto a cuore.

      Verissimo che le discipline "complementari" devono avere valore propedeutico alla "vera" spiritulità o al vero cammino spirituale. Personalmente come ricercatore, sono sempre stato molto attratto da queste vie complementari di perfezionamento, come appunto le arti marziali (orientali o occidentali che siano) e la meditazione del respiro (di qualunque tipo sia). Dopo anni di ricerca e riflessione, ritengo che siano discipline importanti ma che giustamente devono intendersi complementari ad una vera spiritualità, dalla quale non possono prescindere proprio perchè prettamente "mentali". Solo in Oriente (e forse neanche più nell'Oriente contemporaneo) certe vie potevano essere davvero spirituali, ma onestamente come occidentale in occidente, non mi affiderei mai completamente a certe discipline dandogli cotanta importanza. Tuttavia certe vie complementari sono utili se inquadrate nella giusta guisa. Io ad esempio pratico la meditazione del respiro, ma la ritengo una preparazione alla vera preghiera cristiana. Le meditazione del respiro dev'essere atta a purificare la mente dai pensieri prima di dedicarsi ad un'attività importante. Non scordo quindi che la meditazione del respiro sia una pratica mentale, non già preghiera, nè collegamento verso l'alto, almeno per me, per come la pratico io.

      Vero anche che, preferibilmente, c'è più gusto nella pratica di discipline più vicine al nostro patrimonio culturale e storico. A tal proposito ricordo che il tiro con l'arco non è solo prerogativa orientale (l'arco zen per intenderci o l'arco mongolo) ma anche occidentale, essendo esistito anche qui (sia per finalità belliche che per finalità venatorie). Ad oggi infatti esiste un particolare tiro con l'arco che è proprio una simulazione dell'arte venatoria (e che si pratica con archi in legno) e che a mio parere risulta una pratica molto valida per disciplinare la mente.

      Come si può notare quindi, le vie complementari sono tante, ma anch'io ritengo che, in occidente, la via davvero tracciata da mano divina sia una e una soltanto e ovviamente mi riferisco alla via cristiana. Insomma di Avatar ve ne possono anche essere stati molti nel corso della storia umana in molte tradizioni diverse, ma fino a prova contraria il Figlio di Dio è stato uno solo, soprattutto come tradizione diffusasi in occidente (partendo comunque dal Medio Oriente), questo non va ignorato a prescindere dalla via "complementare" che si sceglie di seguire.

      Elimina
    4. Grazie Fabrizio, mi sembra che la tua posizione integri bene la mia.

      Elimina
  12. Ricevo dall’amico Alain Santacreu a cui avevo chiesto lumi sulla posizione di Borella rispetto alla Fraternità la seguente comunicazione di cui lo ringrazio di cuore. Mi pare che a questo punto noi si abbia le idee chiare sul passato, ma che rimanga da chiarire il presente. Chiederemo direttamente a Borella e posto che ci risponda ne daremo conto su questo stesso spazio nei prossimi giorni.

    Bonjour,
    De cette « histoire", je ne peux dire que ça :
    En 1979, le premier ouvrage de Jean Borella, La Charité profanée, fut édité par les Éditions du Cèdre qui étaient aussi l’éditeur de la revue La Pensée catholique de l’abbé Luc Lefèvre et de la revue Fideliter de l’abbé Célier. En 1981, Jean Borella écrivit un article, « Gnose chrétienne et gnose anti-chrétienne », qui parut dans le n° 193 de La Pensée catholique. Il fut aussi invité au premier colloque de l’Institut Saint Pie X dirigé par l’abbé Lorans et collabora à la revue Vu de haut.
    À la demande de Jean Vaquié, Mgr Lefebvre intervint personnellement pour que cessât toute collaboration avec Jean Borella.
    Je ne sais pas si Jean Borella aurait adhéré à la FSPX durant ces dernières années.
    Bien à vous,
    Alain Santacreu

    RispondiElimina
  13. Io non sono Gigi. Se lo fossi, continuerei a firmarmi con questo nome. Tuttavia, ora posterò stralci di una importante intervista del 2008 che fa ben vedere le posizioni (più o meno) attuali di Borella, autore che ho molto studiato e in buonissima parte apprezzato.
    Cordiali saluti,
    Marco Toti

    RispondiElimina
  14. http://jeanborella.blogspot.it/2008/11/intelligence-spirituelle-et-surnaturel.html

    Che Borella frequenti le messe della San Pio X è dato per scontato in ambiente tradizionalista -- e risulta per deduzione da quanto detto sotto da lui stesso -- anche se tra i mugugni di chi non accetta la sua prospettiva "gnostica". Attenzione: le critiche di Borella a Guénon, secondo me, sono più che fondate, e sono fondamentalmente un approfondimento accademico delle posizioni di Schuon, che lo stesso Borella dichiara, nell'intervista, essere stato l'unico suo reale maestro (verso l'inizio degli anni '90 se ne distaccò per motivi complessi).
    Alcune importanti "perle":
    In relazione ai suoi "Le mystère du signe" e "La crise du symbolisme religieux":
    le modernisme, dont l’hérésie bultmanienne est la forme la plus élaborée, exprime la crise religieuse fondamentale de la civilisation occidentale, et [qu’]il n’y a pas encore été véritablement répondu.

    Jean XXIII manquait de discernement intellectuel [...] l’idée d’aggiornamento, chère à Jean XXIII, et à bien d’autres, me paraît l’une des plus funestes illusions de l’Eglise au XXe siècle.

    E.V. – Avez-vous distingué très tôt une opposition flagrante entre les fondements de Vatican II et les préceptes (traditionnels) du “ syllabus ” ?

    J. B. – Il n’est pas besoin de beaucoup de perspicacité pour constater cette opposition (che però sarebbe superficiale, il Sillabo non essendo dotato della nota di infallibilità. La Chiesa di Paolo VI, ad ogni modo, resterebbe mondana e contraddittoria, come il Vat. II. L'"eresia" conciliare sarebbe di natura filosofica, non teologica).

    L’un des exemples les plus flagrants de l’ambiguïté et de la mollesse de beaucoup de déclarations conciliaires nous est offert par les textes sur la liturgie (36, 1-2)

    E.V. – Avez-vous été amené à réviser de quelque manière votre position vis-à-vis du concile dans ces dernières années ?

    J.B. – Sur l’appréciation globale, non, je n’ai pas changé. Je continue de penser que ce concile contient, en particulier sur la culture de notre temps, des “ niaiseries ” affligeantes.

    Je pense que l’œuvre de Mgr Lefebvre a été voulue par Dieu, au moins dans ce qu’elle a d’essentiel, c’est-à-dire le maintien de la liturgie traditionnelle (messe, calendrier liturgique, rubriques des grandes fêtes, etc.), et le maintien du sacerdoce catholique de toujours.

    Poi cercherò di trovare altre cose interessanti.
    Buona festa dell'occupazione.

    RispondiElimina
  15. Grazie Marco. Le dichiarazioni di Borella sembrano inequivocabili, ma risalgono a sei anni orsono. Non è tuttavia da escludere la pur remota possibilità che nel frattempo il nostro abbia cambiato idea. Lei comunque ci mandi pure quello che ha sull'argomento, lo leggeremo con interesse nell'attesa che lo stesso Borella, che mi sono permesso di sollecitare, prenda la parola.
    Un saluto cordiale

    RispondiElimina
  16. Le gentili ed interessanti informazioni offertaci da Marco mi confermano nell'idea che Borella si è messo in un gran "garbuglio", come direbbe il grande Gadda. Volendo salvare l"esoterismo cristiano" contro Guénon è finito un po' "fuori strada". Il monaco cistercense Elie Lemoine, come d'altra parte lo stesso Silvano Panunzio (tutti "conciliaristi"), mi sembrano più coerenti, come, sul lato opposto, gli "esclusivisti" e "anticonciliaristi"...Comunque aspettiamo con interesse le parole dello stesso Borella...

    RispondiElimina
  17. Preciso che Borella è stato sempre anticonciliarista, come ha detto nell'intervista, mentre la sua "rottura" con Guénon (e con Schuon) è tarda, risalendo all'inizio degli anni '90. Le due questioni sono distinte. Ci sono molti altri esempi di anticonciliari e estimatori "critici" di Guénon (ad es., il fisico W. Smith). Nè il Concilio né Guénon (o Schuon) sono infallibili: e la dimostrazione sta nei fatti, credo.

    RispondiElimina
  18. Sì Marco, è vero, le due questioni sono distinte. Il mondo cattolico e "tradizionale" è davvero vario: dal conciliari e perennialisti (Lemoine, Panunzio)agli anticonciliari e antiperennialisti (sedevancantisti, lefebvriani) passando per i conciliari e antiperennialisti (la maggioranza),e gli anticonciliari ma perennialisti (Wolfgang Smith, Borella?), e chi più ne ha ne metta. Chi sono i "veri cattolici"? Chi sono gli "eretici"? A tavolino forse nessuno, lasciamo gli anatemi da parte, ognuno segua seriamente la via (e relativi riti ecc.)che sente più spiritualmente per sè proficua, e Dio ci giudicherà. Sono troppo libertario? «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3, 8).

    RispondiElimina
  19. Io non so chi siano i veri cattolici. Il criterio ultimo dovrebbe essere non "teoretico", ma "pratico" (anche se la pratica è fondata sulla teoria), ossia chi ama Dio e il prossimo. Non mi pare di aver lanciato anatemi (non ne ho l'autorità). Anche volendo, non potrei impedire alcunché. Cerco di stare solamente ai fatti, e di individuare laddove possibile serietà, coerenza, rigore, carità.

    RispondiElimina
  20. Beh, una volta tanto siamo pienamente d'accordo!
    "Ama e fa ciò che vuoi: se taci, taci per amore, se parli, parla per amore,se correggi, correggi per amore, se perdoni perdona per amore. Sia in te la sorgente dell'amore, perché da questa radice non ne può uscire che il bene".(Agostino d'Ippiona,In Ep. Jo. 7, 8)

    RispondiElimina
  21. Grazie ad Antonello e grazie a Marco. I toni civili della discussione fanno ben sperare. Personalmente cerco di attenermi - quando posso e non sempre ci riesco - alla massima spinoziana "Humanas actiones non ridere, non lugere, neque detestari, sed intelligere". Lo sforzo di comprensione è o dovrebbe essere la divisa del cristiano. La si può chiamare anche "opera di misericordia intellettuale". Certo, parliamo quasi di un "dono dello Spirito Santo" come sapienza e intelletto e quindi di una virtù più che umana, ma ritengo davvero necessaria per il discernimento.
    Un caro saluto a entrambi

    RispondiElimina
  22. Mi era sfuggita la replica di "Ultimo" sui "gesuiti". Non conosco Ballester, ma ho chiesto ad un caro amico, di lui allievo, se può dire qualche parola in proposito. Quanto a padre De Gennaro, confermo quanto già detto: è un autentico "mistico" cattolico, in particolare figlio, e anche eccellente studioso, della mistica spagnola di Ignazio di Loyola, Teresa d'Avila e Giovanni della Croce. Le sue lezioni di "letteratura mistica spagnola" unite a quelle di "pratica del testo mistico", oggi trasmessa dall'Università della Preghiera, da lui fondata e diretta a L'Aquila, sono di rara qualità. Sull'"unità trascendente delle religioni", che peraltro non ha mai insegnato padre De Gennaro, le sagge parole di Aldo mi paiono sufficienti.

    RispondiElimina
  23. Gentili Signori,
    su richiesta di Antonello, nostro comune amico, allego di seguito una breve descrizione della figura di padre Mariano Ballester, così com'è riportata nel mio sito nella sezione a lui dedicata, insieme ad altre persone a me care: non entro nel merito della vostra dotta e appassionata discussione, ma mi limito a sottolineare come, nel mio caso, il ruolo di padre Mariano sia stato esattamente l'opposto di quanto descritto nel primo esempio citato.

    Proveniente infatti a quel tempo dalla sinistra radicale e anticlericale, non ne volevo sentir parlare di gesuiti, cattolici e "oscurantisti" del genere, ed è stato solo merito suo se, basandomi sull'esperienza diretta e sul rapporto personale con lui, ho potuto scoprire tutta la ricchezza e la profondità della tradizione cristiana - cattolica, ortodossa o "di frontiera" che sia.

    Aggiungo solo che, pur ritenendo anch'io profondamente errate e fuorvianti molte affermazioni della cosiddetta new age contemporanea, ritengo tuttavia necessario, quando si vuole esercitare il necessario discernimento sulle persone e sulle loro idee, parlare sempre per esperienza diretta (e con ciò intendo anche attraverso la lettura dei loro libri o la partecipazione ai loro incontri) e non per conoscenze di terza mano o per sentito dire.

    Concludo infine dicendo che mi sento di condividere in pieno le affermazioni di Antonello, cui potrei aggiungerne molte altre che però, per brevità di lettura, mi astengo qui dal riportare: mando quindi un cordiale saluto a tutti voi e auguro a tutti un buon lavoro e una serena riflessione futura.

    Pierluigi Gallo Ziffer

    "Sacerdote gesuita spagnolo, ex direttore del CIPO (Centro Internazionale di Pastorale della Preghiera) e fondatore di MPA (Meditazione Profonda e Autoconoscenza), padre Mariano Ballester SJ ha svolto negli anni una vasta attività di diffusione e promozione della pratica della meditazione silenziosa, sia in ambito cattolico che laico, attraverso la pubblicazione di numerosi libri e l'organizzazione di incontri e corsi periodici sul tema.

    L'ho conosciuto intorno alla metà degli anni Ottanta, e sebbene il mio rapporto col mondo cattolico fosse allora praticamente inesistente, ho incontrato in lui un vero amico e una guida open minded, che mi ha permesso di riconciliarmi interiormente con questa nobile tradizione spirituale, della quale ho imparato ad apprezzare profondità e buona fede, a dispetto dei tanti pregiudizi correnti.

    Diretto responsabile della nascita nel 1990 del nostro Centro Ricerche Musica dal Profondo - in seguito allo storico seminario su "Musica e Meditazione nei Secoli" al CIPO - del suo insegnamento resta traccia, nella vita del Centro, nel Settore Canto dell'Om e Meditazione Profonda, dedicato allo studio delle tradizioni musicali e spirituali della Terra, alla pratica del canto armonico, del canto collettivo dell'Om e della meditazione silenziosa."

    RispondiElimina
  24. Ringrazio molto Pier Luigi Gallo per la preziosa testimonianza. Il lavoro pioneristico che Ballester e altri come lui hanno condotto a partire dal dopoguerra e poi sempre più intensamente sul finire degli anni sessanta e oltre sul fronte dell’ecumenismo “pratico” non è stato esente da azzardi e io direi anche da marchiani errori e deprecabili confusioni oltre che da allontanamenti dall’originaria fede cristiana (diciamo che non possiamo ignorare un certo numero di testimonianze negative ritengo sincere e disinteressate ascoltate anche dal sottoscritto in passato). Quello che va apprezzato, al di là del giudizio di merito sui singoli protagonisti (necessario non generalizzare e valutare caso per caso), è certamente il grande sforzo operato da costoro per portarci ad una migliore comprensione della nostra identità cristiana e farci apprezzare la sconfinata ricchezza delle altre religioni. Un confronto che si è rivelato utile e necessario anche per farci affrontare meglio i tempi ferrigni che viviamo.

    RispondiElimina
  25. Senza spirito polemico mi limito a dire che l' "iniziazione" e la genesi della tecnica di Ballester hanno numerosi punti interrogativi (che non menziono per non scadere nel pettegolezzo). Ci sono storie curiose su come è nata (perché queste cose non nascono senza un "maestro" che abbia istruito chi le divulga).
    E, per conto mio, in tutte le pratiche dei numerosissimi gesuiti orientali, Cristo è sempre al più una parentesi, una coloritura che puoi dare tu individualmente alla tua pratica se per caso sei cristiano.
    A onor del vero riconosco però che questi corsi hanno corretto l'opinione negativa della Chiesa che molti avevano, sebbene non si tratti minimamente di evangelizzazione, perché ogni partecipante fa il percorso che vuole.

    -Ultimo

    RispondiElimina
  26. "Cristo è sempre al più una parentesi"? Ma il gesuita che ho conosciuto direttamente, padre Giuseppe De Gennaro, non ha mai parlato d'altro e non parla d'altro che di Gesù! Allargo le mani e confesso che a questo punto mi vien voglia di rivedere il film "Rashomon" del grande Akira Kurosawa, dove i testimoni raccontano versioni contrastanti e non si capisce bene quale sia la verità.

    RispondiElimina
  27. Direi per il momento di fermarci qua, anche e soprattutto per non rischiare di finire fuori tema.
    Grazie a tutti. Lascio al solo Borella la possibilità di intervenire se lo vorrà.

    RispondiElimina