Entrato nella vita pubblica
come consigliere comunale e assessore per le Belle Arti nell’amministrazione
civica dell’Urbe nel 1920, Giovanni Gentile
mantiene la carica fino al 1922. Nell’ottobre di quell’anno viene chiamato nel
primo ministero Mussolini come ministro della Pubblica Istruzione e in novembre
è nominato dal Re senatore del Regno.
Resta nel governo per venti mesi progettando e attuando quella particolare riforma della Scuola Italiana che va sotto il suo nome, ispirandola alla sua concezione filosofica e profondendo in essa la diretta esperienza maturata nella scuola alla quale aveva dedicato la passione e l’intelligenza della sua attiva giovinezza. La riforma, che attuò con fermezza e decisione — e fu la prima organica riforma della Scuola Italiana d’ogni ordine e grado, dopo la legge Casati del 1859 — riportò le istituzioni scolastiche a quella missione educatrice dello spirito prima che degli intelletti che le influenze positivistiche, nonostante la benefica influenza del Gabelli, avevano soffocato nell’aridità della cosiddetta “scuola d’istruzione”.
Nel luglio 1924 si dimette dal Ministero per passare alla presidenza della Commissione detta dei “Quindici” e poi dei “Diciotto”, incaricata della riforma costituzionale che egli decisamente ispirò influenzando alcuni atti legislativi, fra i quali i primi orientamenti corporativi e la legge sul Primo Ministro.
Negli anni tra il 1926 e il 1928 presiede il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Fece parte del Gran Consiglio del Fascismo; dal 1923 al 1924 come Ministro, e poi in qualità di Presidente dell’Istituto Fascista di Cultura da lui stesso fondato nell’anno 1925.
Concepì il grandioso disegno d’una Enciclopedia Italiana: ispirò e promosse l’opera che, dietro suo diretto consiglio, il conte Giovanni Treccani assunse come editore. Gentile ne fu il direttore generale e scelse direttamente i collaboratori.
Resta nel governo per venti mesi progettando e attuando quella particolare riforma della Scuola Italiana che va sotto il suo nome, ispirandola alla sua concezione filosofica e profondendo in essa la diretta esperienza maturata nella scuola alla quale aveva dedicato la passione e l’intelligenza della sua attiva giovinezza. La riforma, che attuò con fermezza e decisione — e fu la prima organica riforma della Scuola Italiana d’ogni ordine e grado, dopo la legge Casati del 1859 — riportò le istituzioni scolastiche a quella missione educatrice dello spirito prima che degli intelletti che le influenze positivistiche, nonostante la benefica influenza del Gabelli, avevano soffocato nell’aridità della cosiddetta “scuola d’istruzione”.
Nel luglio 1924 si dimette dal Ministero per passare alla presidenza della Commissione detta dei “Quindici” e poi dei “Diciotto”, incaricata della riforma costituzionale che egli decisamente ispirò influenzando alcuni atti legislativi, fra i quali i primi orientamenti corporativi e la legge sul Primo Ministro.
Negli anni tra il 1926 e il 1928 presiede il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Fece parte del Gran Consiglio del Fascismo; dal 1923 al 1924 come Ministro, e poi in qualità di Presidente dell’Istituto Fascista di Cultura da lui stesso fondato nell’anno 1925.
Concepì il grandioso disegno d’una Enciclopedia Italiana: ispirò e promosse l’opera che, dietro suo diretto consiglio, il conte Giovanni Treccani assunse come editore. Gentile ne fu il direttore generale e scelse direttamente i collaboratori.