Silvano Panunzio (1918-2010)
di Antonello Colimberti
Pubblicati alcuni scritti del grande pensatore cattolico che ha approfondito l'incontro fra il Cristianesimo e le diverse tradizioni spirituali.
Eppure sono proprio queste le domande che per tutto il corso della sua lunga vita si è continuato a porre una grande figura del pensiero cristiano del Novecento come Silvano Panunzio (1918-2010). Panunzio, come gran parte dei pensatori più importanti del secolo (valga l’esempio di Walter Benjamin e Simone Weil) è vissuto fuori di ogni cerchia accademica, ma proprio per questo la sua opera è risultata più profonda e di ampia e sottile penetrazione.
Autodefinitosi “intermediario ecumenico” (accanto ai suoi amici e colleghi di percorso spirituale Giovanni Vannucci, Divo Barsotti e Raimundo Panikkar) Panunzio fin dal secondo dopoguerra, attraverso una inesausta attività di collaborazione a prestigiose riviste italiane ed europee (da Kairos a Metapolitica, da lui fondata e diretta) ha mostrato la possibilità di un incontro fra il Cristianesimo e le diverse tradizioni spirituali non nella loro superficie, ma nel centro mistico, perché, come scrive, «più si vive perfettamente la propria Tradizione e più si è prossimi a conquistare l’unità centrale del Tutto».
Panunzio a metà degli anni Settanta progettò di raccogliere i suoi numerosi scritti in un Corso di Dottrina dello Spirito in 22 volumi. Ne usciranno solo 12, pubblicati da vari editori e per lo più da anni fuori commercio. Per questo va salutata con particolare fervore l’iniziativa della casa editrice Simmetria (organo della omonima associazione romana diretta da Claudio Lanzi) di ripubblicare Contemplazione e simbolo, arricchito dalla impeccabile cura, prefazione e note di Aldo La Fata, allievo ed erede spirituale dell’autore.
Il corposo testo, pur nella densità e profondità dei temi affrontati (il linguaggio dei simboli, la conoscenza interiore, il rapporto fra Scrittura e Pittura, il Suono e la Luce, gli organi della conoscenza, l’attualità del monachesimo) si avvale di una esposizione chiara e brillante, con ampi spazi di comparazione fra le tradizioni mistiche d’ogni tempo e luogo, secondo le consuetudini della philosophia perennis.
E, per tornare alla triplice domanda iniziale, la risposta è senz’altro affermativa: il Cristianesimo è la Tradizione paradigmatica, in cui «l’Evangelo Eterno insegna in modo arcitradizionale a superare tutte le forme tradizionali – ossia il fariseismo fine a se stesso – e a cogliere l’Universalità Trascendente dell’Unico Verbo o Logos».
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