Souvenirs métaphysiques d'Orient et d'Occident
Entretiens avec Christian Rangdreul,
L'Harmattan,
2009, 236 pagg.
Questi Ricordi metafisici d'Oriente e d'occidente, scritti da Christian Rangdreul (l'intervistatore) e François Chenique (l'intervistato) in un linguaggio semplice e alla portata di tutti sono una vera sorpresa. Il libro, suddiviso in quattro capitoli, ci introduce, nella forma viva di un dialogo, a una metafisica alta, non sincretista, approfondita durante tutta una vita e acquisita dalle migliori sorgenti tradizionali: cristianesimo, induismo e buddismo. Chenique, nato nel 1927, ci racconta di questo suo incontro con le dottrine metafisiche a partire dagli “anni giovanili”, da quando a soli 15 anni, l'8 dicembre 1942, festa dell'immacolata Concezione, scopre una metafisica declinata al femminile che, dopo 30 anni di approfondimenti e ricerche, racconterà nel suo libro Le culte de la Vierge ou la Métaphysique au féminin (Devy, 2000 (inizialmente: Le Buisson ardent, 1972).
Così, nel primo capitolo dedicato a questi "anni giovanili", egli si dilunga sugli aspetti controversi e problematici della dottrina cristiana così come era divulgata e insegnata prima e durante la guerra, e soprattutto rivela i dettagli di un incontro per lui determinante e dal carattere “iniziatico”, con l'abate Henri Stéphane, teologo ma anche fine conoscitore della metafisica orientale. Dell'abbé Stéphane, Chenique pubblicherà, quarant'anni più tardi, gli scritti maggiori in un'opera in due volumi da lui annotata, con il titolo Introduction à l’ésotérisme chrétien, con la prefazione dell'amico Jean Borella (Dervy, volume I: 1979, volume II: 1983).
Nel secondo capitolo, l'Autore racconta del suo secondo incontro decisivo con l'opera di René Guénon e del quale affronta dominandole le dottrine più importanti.
Nel terzo capitolo, Chenique spazia dai Padri della chiesa al Concilio Vaticano II, soffermandosi sugli insegnamenti del “Dottore angelico” e su quelli complementari del “Dottore serafico”, sulle teologie d'Oriente e su quelle d'occidente, sulla mistica e sull'esoterismo, e infine dilungandosi ora su quello che lui definisce “lo yoga di san Francesco” (1), ora sul carattere di Bodhisattvâ di Santa Thérèse di Lisieux (2).
Nel quarto capitolo infine, l'Autore ci parla dei sui rapporti con il buddismo e in particolare con il buddismo tibetano più autentico. Una dei testi fondamentali di questa antica e sublime tradizione sul quale Chenique si sofferma è il “Ratnagotravibhâga”, che il Nostro ha impiegato più di vent'anni a tradurre direttamente dal sanscrito e dal tibetano (3).
Insomma, un libro di grande spessore teoretico e di respiro universale che è necessario leggere e di cui dobbiamo essere grati a François Chenique.
(1) Le Cantique des créatures de Saint François d’Assise. Commentaire symbolique, Dervy, 1993 (inizialmente: Le yoga spirituel de S. François d’Assise. Symbolisme du Cantique des créatures, Dervy-Livres, 1978).
(2) Cfr. Sagesse chrétienne et mystique orientale, Prefazione di Jean Borella, Postfazione di Jean-Pierre Schnetzler, Dervy, 1996.
(3) François Chenique, Le message du futur Bouddha ou la lignée spirituelle des Trois Joyaux, traduzione e commenti, Dervy, 2001.
(Fonte: http://talvera.hautetfort.com/)
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